Capitolo 19

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«Allora, cosa fai nella vita?» mi chiedesti cogliendomi impreparata. Avrei preferito rimanere sul mio letto abbracciata a te, ma tu avevi fatto un'espressione così carina che non potei rifiutare quella colazione.

Di certo non mi aspettavo un tale interessamento nei miei confronti. Io, d'altronde, non avevo nulla di speciale.

«Lavoro in una caffetteria» lo borbottai, vergognandomi di che compito svolgessi.

I tuoi occhi però luccicarono quando udirono le mie parole e io ne rimasi incantata, perché la tua felicità poteva essere scorta in ogni tuo tratto.

«Io invece ho trovato lavoro in un'agenzia discografica, anche se il mio sogno è quello di aprirne una tutta mia con gli hyung» mi dicesti spiegandomi le tue ambizioni.

Ho sperato davvero che si realizzassero perché, se fosse avvenuto, saresti stato felice.

«Io mi vergogno un po' del mio lavoro...» mormorai, insicura delle mie stesse parole.

«Come mai?» Mi guardavi curioso, come se avessi necessariamente bisogno di saperlo.

Era difficile da spiegarlo per me, eppure riuscì a farlo. Mi davi la forza per fare qualsiasi a cosa.

«Come dire... Ho avuto un'educazione molto rigorosa e i miei genitori non sono molto fieri di ciò che faccio, avrebbero preferito qualcosa di meno umile per la loro "bambina".»

«La cameriera è un ottimo lavoro, dovresti andarne fiera!» affermasti come per tirarmi su di morale «Spero di poter venire a vederti lavorare uno di questi giorni» continuasti per poi allungare la tua mano verso la mia per stringerla.

Sentì le mie guance e le mie orecchie andare a fuoco, ma non osai spostare la mia mano; d'altronde quella notte avevamo fatto anche di peggio...

«Mi metteresti nei guai» borbottai in imbarazzo.

Il tuo sorriso si spense di poco, ma non ti rassegnasti. «Non possono impedire a qualcuno di venire.»

Il tono con cui lo dicesti era così infantile che mi fece scoppiare a ridere senza ritegno, non avevi proprio capito.

«Ehi! Perché ridi?»

«Mi metterei nei guai perché tu mi distrarresti e finirei col rompere qualcosa» risposi, notando la tua crescente impazienza.

«Ah, ho capito! La mia bellezza ti manderebbe in confusione.» La faccia che facesti dopo avrebbe dovuto essere provocatoria, ma l'unico effetto che scatenò in me fu un'altra risata, se possibile, più sguaiata di prima.

«Mi piace quando ridi.»

Cavolo, la mia regola.

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