Capitolo 27

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Il vassoio che stavo portando si sbilanciò tra le mie mani e una tazzina cadde a terra facendomi chiudere gli occhi spaventata.

Odiavo la mia maldestrezza ed ero sciura che presto sarei stata licenziata, o che mi sarei licenziata. Il mio stipendio non faceva altro che diminuire, mentre le mie spese aumentavano e si facevano sempre più insostenibili. In poche parole il mio lavorare poteva essere quasi paragonato a un passatempo, data la mia misera retribuzione.

Mi abbassai in fretta a raccogliere i pezzi rotti di ceramica; annuivo alla ramanzina del capo senza ascoltarla veramente. Alla fine era sempre la solita storia e le sue urla non servivano a niente... Mi mortificavo certo, ma la mia totale mancanza di equilibrio e di grazia erano ormai un problema irrisolvibile.

Il soliloquio del mio datore di lavoro venne lasciato a metà quando entrarono dei nuovi clienti nel locale. Da una parte ero felice che la mia punizione fosse finita prima del previsto, dall'altra mi imbarazzava pensare che degli altri estranei avrebbero visto una scena così patetica di me.

Poi però sentì una risata familiare e non potei non sollevare lo sguardo. Sgranai gli occhi confusa: tu eri davanti a me.

Quella visita era talmente inaspettata che non mi accorsi neppure di star sanguinando dalle mani; fu il tuo sguardo preoccupato a farmelo notare.

Subito dopo ci ritrovammo in bagno, con te che mi disinfettavi un taglio abbastanza profondo e mi guardavi severamente. Hoseok e Yoongi, con cui eri venuto, avevano già preso posto nel bar e aspettavano solo te per poter ordinare.

«Non credevo potessi seriamente lasciarti distrarre così da me...» dicesti prima di prendere un cerotto dal kit di pronto soccorso.

«Te lo avevo detto. Non saresti dovuto venire» dissi imbarazzata. In realtà mi faceva piacere fossi venuto a trovarmi, ma le mie predizioni si erano purtroppo rivelate corrette.

«Ma... Io volevo solo vederti.»

«Non ci incontriamo solo da qualche giorno...» constatai confusa.

«Ma stare lontano da te è come passare dieci anni della mia vita chiuso in un bunker sotterraneo.» Eri veramente esagerato e drammatico, eppure mi scaldasti il cuore.

Ormai non potevo neppure più controbattere perché, anche se non volevo ammetterlo, anche tu mi eri mancato.

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