Capitolo 6

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Uscimmo tante altre volte in quei giorni. Era bello passare del tempo con te.

Mi aiutavi a staccare la spina.

La mia vita stava diventando sempre più monotona in quei giorni, l'ansia mi assaliva mentre tutti a lavoro si prendevano beffe di me.

Arrivai al punto di esserne quasi terrorizzata; sapevo di non star andando bene, ma tutta quella pressione che mi avevano messo mi stava solo trascinando più a fondo.

Tu, in uno dei nostri tanti incontri pomeridiani, te ne accorgesti.

Mi guardasti di traverso, in modo curioso.

Mi trattenni dal sorridere nel vedere la tua espressione da cucciolo, ma poi la domanda che mi ponesti fu abbastanza per far cessare una qualsiasi emozione in me.

«Ti vedo strana. Cos'hai?» lo dicesti in modo serio, tentasti però di alleggerire la pressione puntandomi contro la cannuccia del tuo frappè.

Fu difficile trattenermi dal raccontarti tutto, eppure, ci riuscì.

Ti sorrisi semplicemente, e dileguai quella tua domanda con un finto «Sto bene».

Sapevo che avresti voluto conoscere la mia storia, ma io non ero ancora in grado di raccontartela.

Cavolo, mi sentivo veramente egoista.

Tu mi raccontavi tutto di te, ogni singolo dettaglio, e io ormai avevo imparato a conoscerti meglio di me stessa.

Comprendevo il desidero di curiosità che traspariva dai tuoi atteggiamenti, ma ero troppo restia anche solo ad aprire bocca, figuriamoci a spiegarti la mia triste vita.

Un giorno, magari, mi sarei scusata per tutto quello. Sempre se il nostro rapporto sarebbe continuato in futuro.

Jungkook, io non credo in noi.

Erano state poche parole che avevo sussurrato contro le fredde lenzuola del mio letto, dopo una delle nostre tante uscite. Pensavo che nulla sarebbe stato difficile, ma quella situazione lo era davvero per me.

Ero arrivata al punto di impedirmi di sorridere: non volevo vederti soffrire.

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