X. Il Tesoro Spagnolo: Palma de Ayz

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L'accampamento dei superstiti al naufragio del galeone spagnolo si trovava nei pressi di un isolotto di minuscole dimensioni al largo della Florida, poco a nord rispetto all'insediamento di Nassau, nelle Bahamas.

L'isola era chiamata Palma de Ayz, e consisteva in una spiaggetta abbastanza ampia, costeggiata da alghe secche depositate sulla riva che emettevano un odore piuttosto acre e da diversi tronchi caduti, forse in seguito a un uragano scatenatosi sulla zona qualche tempo prima.
Oltre il litorale, si estendeva una piccola foresta tropicale, umida quanto fitta e gremita di fauna locale.

Le due corvette, capitanate rispettivamente da Lavy e Henry Jennings, e lo sloop chiamato Roger appartenente a Charles giunsero a destinazione nel giro di poco meno di due settimane, col favore del vento, il clima mite e le acque quiete ad assisterli. Ma si sapeva che in mare i periodi di calma prolungati spesso erano solo il preludio a una tempesta devastante. Essere preparati o no ai pericoli di tali improvvise intemperie era ciò che distingueva i capitani di valore dai semplici filibustieri con troppa fortuna e fiducia in loro stessi.

Lavy lo sapeva ormai fin troppo bene, poiché l'aveva imparato a sue spese.

Come punto d'attracco, le navi raggiunsero sotto consiglio di Jack Rackham la costa a est dell'isola, più frastagliata e isolata. Il quartiermastro di Vane infatti aveva già navigato nei pressi del galeone qualche settimana prima per studiare bene la conformazione del territorio e lo stato dell'equipaggio spagnolo naufragato.

Anne Bonny, in quel momento accanto a Lavy sul ponte, le stava ripetendo le parole pronunciate da Jack prima di partire, quando aveva spiegato il piano da lui ideato in anticipo, così da essere coordinati nel momento di agire. "Avremo più difficoltà a calare l'ancora, dato che gli abissi sono più profondi in quella zona e ci sono pochi appigli su cui legare le cime nello scorcio di spiaggia che si trova là, ma è la migliore posizione per attaccarli da un punto cieco passando per la foresta."

"So ciò che devo fare, non c'è bisogno che me lo ricordi." controbatté la ragazza con aria seccata.

"Lo spero." disse Anne, col solito accento irlandese dalla tonalità cadente. "Fa' solo in modo che anche i tuoi uomini sappiano cosa fare. E soprattutto, non commettere pazzie stavolta." la piratessa enfatizzò l'ultima frase come a volerla inculcare a forza nella mente di Lavy. Per quanto le si ripetesse qualcosa, era tanto testarda da risultare a tratti irritante e in questo, la rossa dovette ammettere a sé stessa, si rivedeva alquanto.

Lavy si limitò a sbuffare e rivolgerle un rapido cenno di assenso.

"Tranquilla." Le sorrise a mezza bocca. Poi, rivolse il suo sguardo verso l'isola ormai in avvicinamento. La bruciante determinazione scolpita nei suoi occhi luminosi sotto l'ombra del tricorno catturarono l'attenzione dell'altra, la quale si accorse di provare enorme difficoltà a voltare il capo altrove. C'era qualcosa in lei che l'attraeva, qualcosa che vedeva anche nel suo capitano, Charles Vane. Ma quella era un tipo di attrazione diversa.

Quella che provava per Vane era basata esclusivamente sul carisma, sul rispetto e il riconoscimento del suo valore, della sua brama di risultati.

Il viso di Lavy invece, nella sua delicatezza contrastata da una rabbiosa durezza conferitale dall'espressione assente che mostrava, era come le pagine di un libro interessante di cui si volevano scoprire i segreti. O come una sirena il cui canto ammaliava senza possibilità di distrarsi da esso.

Rossa sulle gote, Anne emise una sorta di grugnito a metà tra lo scorbutico e il convinto, e si allontanò di getto a passo rapido, lo spadino e il pugnale oscillanti ai lati dei fianchi esili e armoniosi.

"Sbarchiamo tra pochi minuti." sbottò da sopra la spalla.

Ognuno si appropinquò a calarsi sulle scialuppe che furono posizionate nei pressi della riva situata nel punto dell'isola indicato da Jack, vicino al quale furono ormeggiate le due corvette con i pirati di Sabers, Vane e Jennings, celate alla vista dalla barriera naturale che costituiva la foresta, oltre la quale era situata la spiaggia del relitto spagnolo.

Di fianco alla scialuppa di Lavy si trovavano Hector, Flicker e anche Nick Stevenson. I quattro erano accanto alle cime che avrebbero funto da contrappeso per indirizzarla verso la superficie del mare.
La ragazza aveva ordinato al giovane mozzo di starle il più vicino possibile durante l'assalto e lui, spiazzato da quella richiesta, aveva iniziato a sentire una certa pressione interiore, mista a una punta d'irritazione: se l'aveva voluto al suo fianco, senza che lui avesse ancora dimostrato nulla, allora significava che lo considerava debole e per qualche motivo desiderava evitare che morisse in azione. Intendeva proteggerlo.

Questo pungeva il suo orgoglio, gli pizzicava le interiora alimentando un fuoco che gli infondeva una gran voglia di dimostrare a Lavy Thomson che si sbagliava. Che anche lui possedeva delle qualità.

"Nick, hai qualche abilità particolare? Qualcosa che potrebbe esserci utile durante lo scontro?" a un tratto, la voce della corsara lo attirò con quella domanda inattesa. Possibile che allora davvero volesse prendere in considerazione il fatto che possedesse un talento? Non lo vedeva solo come qualcuno da difendere?

Evidentemente, dal suo sguardo si intuivano eccome i suoi pensieri, come se glieli stesse urlando in faccia con gli occhi, perché lei alzò un sopracciglio con aria che sarebbe quasi sembrata sbeffeggiante, se non fosse stato per la patina inespressiva che le modellava il volto.

"Che c'è? Credevi forse che avrei portato qualcuno con me solo per simpatia? Se non puoi combattere o renderti utile, rimani qui." affermò. "Oppure partecipi, e muori."

La verità era che in lui Lavy aveva intravisto qualcosa, una punta di sfrontatezza nel modo in cui aveva risposto ai due molestatori che lo stavano maltrattando, l'altro giorno. Un amor proprio che non abbandonava mai, per niente e nessuno. O almeno questa era l'impressione che aveva avuto. Ma sapeva benissimo che non poteva basarsi solamente su intuizioni e sensazioni. Per questo, intendeva scoprire se quel ragazzo potesse davvero offrirle un valido aiuto. Voleva dargli l'occasione di mostrare il suo valore.

Nick percepì le sue intenzioni e per questo decise di essere sincero. "Beh... a dire il vero, me la cavo a sparare." la informò, tenendosi sul vago. Omettendo per quale motivo sapesse farlo se era solo un mozzo, o chi gli avesse insegnato.

Lavy annuì piano, gli occhi dischiusi in un breve stato di riflessione. "Bene. Flick, per caso quando hai acquistato quelle armi a Nassau ne hai presa qualcuna da fuoco?" chiese allo spadaccino, in quel momento ad attenderla presso le cime accanto a un eccitato Hector che continuava a menare fendenti di prova con la sua ascia bipenne.

"Dovremmo avere dei moschetti in più. Pare che quasi tutti preferiscano le pistole, tra gli uomini." rispose Danny.

"Vanne a prendere uno per il nostro Nick, allora. Sono sicura che ci sorprenderà." sorrise lievemente Lavy, rivolgendo al giovane dalla chioma rosea uno sguardo complice di sottecchi.

Lui arrossì, senza sapere cosa dire. Ma in cuor suo era davvero felice che quella ragazza lo avesse considerato come risorsa, nonostante le apparenze. Dopotutto, non lo aveva mai fatto nessuno.

Nessuno a parte quella donna dal sorriso espansivo, anni prima. In quel momento Lavy le somigliava così tanto che Nick credette fossero addirittura parenti.

Ma, in fondo, quante possibilità c'erano che fosse davvero così?

I quattro raggiunsero la battigia e scesero dalle barche, bagnandosi appena i piedi sugli ultimi, calmi metri che le onde percorrevano prima di infrangersi sulla sabbia pallida e ritirarsi in un ciclo infinito.

L'ingresso nella vegetazione dovettero crearselo da soli attraverso varie sciabolate dei guerrieri e colpi d'ascia di Hector, che per poco non sradicò una palma con un tondo roverso a due mani un po' troppo poderoso. Nick, col moschetto a tracolla attraverso un cinturino, era poco indietro rispetto all'energumeno e a Flicker, i quali invece affiancavano il loro capitano su ambo i lati. Alle loro spalle, gli uomini di Lavy misti ad alcuni tra quelli di Vane li seguivano.

I tronchi attorno a loro erano lisci e umidi, il terreno vischioso e coperto da una coltre d'erba molliccia. Zanzare e vari altri insetti fastidiosi si aggiravano col loro ronzio attorno alla pelle sudata degli incursori ammantati da quella torrida natura incontaminata.

Anne e il resto delle forze erano penetrati nella foresta da un punto leggermente più a est, per attaccare il nemico da più lati insieme e non concedergli punti di riferimento.

Proprio a questo proposito, Nick fu colto da un dubbio improvviso: la nave di Charles Vane a un certo punto si era distaccata dalle corvette, dirigendosi più a ovest, verso la spiaggia principale. Nella sua mente si chiese il motivo.

Nello stesso momento, la testa di Lavy ripercorreva il piano che erano in procinto di mettere in atto, tramite le parole di Anne che sciamavano dentro di lei.

"Io e te condurremo due gruppi diversi di grandezza più o meno uguale. Ci introdurremo nella vegetazione da posizioni diverse, così attaccheremo la ciurma del galeone spagnolo prendendola di sorpresa da direzioni opposte in contemporanea." le aveva spiegato, durante il viaggio in mare.

"E Vane nel frattempo cosa farà? Starà a fare comodamente il guardone col cannocchiale dalla sua cabina?" aveva sbraitato Lavy, contrariata.

A quel punto, Anne le aveva rivolto un mezzo ghigno spregiudicato. Le sue lentiggini erano state illuminate dalla luce del sole, mettendo in risalto gli occhi di smeraldo.

"Quei bastardi spagnoli sono pochi, deboli e disorganizzati. Il naufragio alla lunga li ha sfiancati, e le loro risorse scarseggiano. Sono poco lucidi..."

Mentre ricordava quelle parole, Lavy, tagliando altri irti cespugli assieme a Flicker, giunse a uno spiraglio dal quale si insediava una fioca luce. Fece cenno a tutti i suoi seguaci di fermarsi, e sbirciò tra i tronchi.

Erano tutti lì, sul litorale, sparsi tra i granelli bianchi. Alcuni passeggiavano nei pressi del mastodontico scheletro che era il loro galeone. Nonostante gli alberi spezzati, le vele piegate e stracciate e lo scafo perforato in più punti con il legno ormai fatiscente, la visione di una nave così grande colmò di meraviglia la giovane corsara dalle sciabole pendenti lungo i fianchi.

L'eccitazione, però, crebbe ancora di più quando scrutò, sistemate in ordine sul versante sud della spiaggia e seminascoste dal relitto arenato, innumerevoli casse sicuramente ricolme di merci di ogni tipo tra tabacco, rum, tessuti, legno e forse anche oro.

L'obiettivo era lì. A portata di mano. E se lo sarebbe preso.

Le sue iridi blu divamparono come la zona più intensa del nucleo di una stella.

Intanto, le ultime parole che Anne le aveva rivolto durante il viaggio si palesarono dentro di lei, mentre udiva rumori di spade sguainate e primi spari lontani, provenienti dalla riva dirimpetto a lei.

"Proprio a causa della loro esasperazione, si aspetteranno un attacco pirata e risponderanno ferocememte al fuoco. La Roger attraccherà sulla spiaggia principale, e Vane guiderà un assalto frontale..."

Lavy sguainò le due sciabole.

Vedendola agguerrita e pronta a spargere sangue, a unirsi ai guerrieri sul lato opposto in procinto di collidere con l'equipaggio spagnolo, Flicker, Hector, Nick e ogni presente sul luogo avvertirono istintivamente le forze e le sicurezze in loro raddoppiare.

"... Ma quello sarà solo un diversivo per facilitare il nostro massacro."

Anne e i suoi sbucarono nello stesso momento di Lavy dagli alberi a circa duecento metri più a est. Il suono degli stivali che calpestavano la sabbia era quasi forte quanto l'odore della paura dei nemici.

Insieme a quello di Vane e Jack, i loro gruppi di guerrieri circondarono gli spagnoli da tre direzioni diverse. Davanti, dietro e sinistra.

"Uomini... all'arrembaggio!" il grido di Lavy risuonò dappertutto, infondendo vigore nelle membra di tutti. "Non risparmiate nemmeno uno di quei luridi cani!"

Così, galvanizzato dalla vista della sua schiena dritta e imponente, dal furore che trasmetteva direttamente nelle sue vene, Nick Stevenson imbracciò il fucile, concentrato.

Pronto a far fuoco.

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