XII. Il Tesoro Spagnolo: Susan

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Odio e morte.

Questo era tutto ciò che traspariva dagli sguardi in collisione dei due capitani che si fronteggiavano a muso duro sulla spiaggia di Palma de Ayz.

Anche solo le loro espressioni in quel momento erano una promessa di violenza, i loro occhi recavano con sé scintille che avrebbero innescato una vera e propria esplosione di fiamme se non fossero state soppresse in fretta.

Nessuno tra Lavy Thomson e Charles Vane accennava ad abbassare il capo, tantomeno a staccare le mani dai pomelli delle loro armi riposte nei foderi. La tensione si avvertiva in ogni goccia d'umidità che impregnava l'atmosfera, sui brividi che percorrevano ogni centimetro di pelle dei presenti a quell'inatteso risvolto.

Anne aveva puntato d'istinto la sua pistola contro Lavy, ma così aveva fatto anche Nick col suo moschetto, diretto verso Charles. E, intanto, Flicker era giunto accanto a lui insieme a Hector e il resto della ciurma, compresi i reduci spagnoli, confusi.

Ben presto, la zona si riempì di uomini in fermento pronti a estrarre le armi al minimo sentore di pericolo.

"È davvero questo che vuoi, Sabers? Riflettici bene, hai intenzione di spargere altro sangue inutile per qualche moneta in meno?" la voce sibilante di Vane aveva un che di calmo e deciso, una sicurezza che quasi ammaliava.

Ma che non aveva effetto su Lavy.

"E tu, invece? Tratti così quelli che si fanno il culo per appoggiare il tuo piano e combattono al tuo fianco? Sono un capitano proprio come te, proprio come Jennings." indicò col mento l'omone alle spalle di Vane che in quel momento maneggiava la sua ascia, lanciandosi occhiate colme di rivalità con Hector, simile a lui per fattezze ed equipaggiamento.

"Ma tu hai meno uomini e non hai una nave a cui badare, hai meno spese e mi vieni a dire che vuoi la mia stessa quota perché la tua mente del cazzo ha deciso di essere mia pari?" sbraitò Vane, alzando d'improvviso il tono di voce, che divenne furente. "Beh, non lo sei. E se non accetti subito le condizioni che io ho stabilito, ti giuro che tu e i tuoi amichetti finirete in mare a galleggiare insieme a quegli spagnoli. È chiaro ora?"

Le palpebre di Lavy si assottigliarono. Mosse un passo indietro, senza staccare gli occhi dal rivale.

"Chiarissimo." mormorò, asettica.

Prima di estrarre di getto le due sciabole e rotearle verso il collo di Vane.

Quest'ultimo a sua volta reagì, piazzando rapissimo la sua spada davanti a quelle della piratessa. Il cozzare delle tre lame risuonò per tutta la zona, creando un grande scompiglio tra i corsari.

In un baleno, ognuno si accinse ad avanzare per spargere sangue, imitando i due capitani che si erano scontrati.

"Fermi, fermi, fermi tutti!" la voce di Jack, sorprendentemente acuta, riuscì in qualche modo a evitare che tutto sfociasse nella violenza.

I pirati si bloccarono di colpo, così come Lavy e Vane che guardarono sott'occhio nella direzione dell'uomo, senza però dividere le loro armi, le braccia in costante tensione.

La stessa Anne lo scrutò con un'occhiataccia.

"Che cazzo fai, Jack?" disse Vane.

"Evito di ridurre i nostri equipaggi a un numero tanto esiguo che non ci permetterebbe nemmeno di andarcene da qui, a te cosa sembra?" replicò, eloquente, l'altro. "Non c'è bisogno che tutto finisca così, capitano Sabers." si rivolse a Lavy, che lo fulminò con lo sguardo. "Dovremmo rimanere alleati, abbiamo compiuto questa impresa insieme ed è nel nostro interesse restare uniti per amministrare come si deve i guadagni. Possiamo parlare e trovare un accordo, come persone civili quali siamo."

"Ma cosa diavolo dici?" intervenne Anne. "Ha alzato le armi contro il tuo capitano, e ci ha anche rubato un uomo." indicò con il pugnale Nick, rivolgendogli un'occhiata colma di astio. "Stevenson era con noi, perché adesso punta le armi contro Vane, in tuo favore, eh? A me sembra che tu ci stia sabotando, Lavy."

"Ha scelto lui di unirsi a me, non l'ho costretto. Magari si è sentito preso in considerazione perché non l'ho abbandonato a morire sotto una corvetta, che dici?" replicò, stizzita, l'altra.

Jack si piazzò tra le due, riprendendo in mano le redini della situazione. "Calmiamoci tutti. Io avrei un'alternativa da proporre, se il capitano Vane mi concede di esporla."

"Parla e basta, ma fa' in fretta." Charles alzò gli occhi al cielo.

Le sciabole di Lavy si staccarono dalla sua, e i due si limitarono a guardarsi in cagnesco mentre Jack sospirava e si accingeva a esprimersi ancora con la sua parlantina rapida.

"Lavy." la chiamò per nome. "La farò breve: credo che per te possa risultare più vantaggioso ottenere qualcosa di fondamentale, come una nave, che qualche doblone o carico di merci in più. Se nessuno ha obiezioni, proporrei di concederti una delle corvette usate per raggiungere questo posto, quella su cui hai viaggiato all'andata. In cambio, accetterai mezza quota in meno rispetto a Vane e Jennings. Che ne dici?"

La giovane rimase in silenzio per qualche secondo. A tutti gli effetti, non le sembrava una cattiva idea, una nave la cercava già da un po' e le avrebbe fatto comodo possederla. Si grattò il mento, pensierosa, poi fissò Flicker, che annuì impercettibilmente come a convenire che fosse una buona condizione.

"E sia. Facciamo come dici tu, Jack." inspirò a fondo, rinfoderando le sciabole, seguita a ruota da Charles.

"Anche per me va bene. Non servirebbe a nessuno spargere altro sangue." sbottò il vigoroso pirata mentre si voltava, lanciando a Lavy un ultimo sguardo astioso.

Jack emise un lungo sospiro di sollievo e si affiancò a Anne, la quale gli rivolse un sorrisetto pieno di velata ironia. Era il suo modo di esprimere ammirazione, lui lo sapeva ormai benissimo. Era felice che tutto si fosse risolto senza inutili conflitti in più. Per lui ricorrere ad altri mezzi rispetto alla violenza era ciò che differenziava i rozzi dalle menti più fini.

"Quindi, niente lotta? Ah, che palle! Volevo usare un altro po' la mia bellezza!" esclamò Hector, poggiando il manico dell'enorme ascia sulla sua altrettanto massiccia spalla.

"A chi lo dici. Bell'arma, comunque, si vede che hai stile!" Jennings si avvicinò a lui e gli diede qualche grossa pacca sulla schiena, che Hector ricambiò con giovialità.

"Anche tu, amico, niente male!"

I due si scambiarono una virile stretta di mano, mentre Danny e Nick li osservavano, allibiti.

Così, i gruppi si divisero e la matassa si sbrogliò. Man mano, tutti si prepararono a riprendere il viaggio e tornare a Nassau con il bottino che avevano ottenuto. Oltre ad affrontare ciò che avrebbero trovato in quella che era a tutti gli effetti la loro base principale.

Le preparazioni per il ritorno a New Providence iniziarono a essere attuate dai membri delle ormai tre ciurme pirata, due già esistenti in precedenza, sommate a quella del capitano Sabers, sempre più ampia e vicina alla completezza. Adesso, tra i filibustieri assoldati da Danny in precedenza e gli ex corsari della Corona di Spagna sconfitti durante l'assalto, Lavy contava circa una trentina di uomini a bordo. Abbastanza per riuscire a utilizzare l'imbarcazione di medie dimensioni che era riuscita a ottenere.

La sua nave.

Il pensiero di possederne una, dell'indipendenza via via più grande che stava acquisendo in quanto piratessa, le causava un caldo sfarfallio nello stomaco, colmandola di soddisfazione.

Sebbene dall'esterno ciò non si intravedesse affatto, a causa della sua perenne imperturbabilità, in quel momento era davvero felice.

Sapeva che probabilmente sarebbe durato poco, che attimi come quello erano fugaci e di certo l'avrebbero attesa altre sofferenze e grandi sforzi da compiere, ma adesso voleva solo godersi ciò che si era guadagnata con la fame e la risolutezza. Attributi in lei sempre crescenti negli ultimi giorni.

Le merci saccheggiate sul relitto del galeone spagnolo ammontavano a circa trecentocinquantamila pesos per Vane e Jennings, e poco meno per Lavy, la quale divise equamente il bottino tra gli uomini del suo equipaggio, senza pretendere nulla in più rispetto a tutti gli altri, né fare favoritismi. La somma che rimase come differenza fu conservata in un forziere nella sua cabina, usato in funzione di cassa comune per ogni evenienza.

In questo modo, tutti i preparativi furono rapidamente ultimati, e l'itinerario per Nassau poté cominciare.

Per qualche ragione, Anne Bonny decise di intraprendere con Lavy la navigazione anche stavolta e per non creare altri inutili contrasti la ragazza decise di acconsentire, chiedendosi però quale fosse il motivo dietro quell'insolita scelta.

Sul ponte, intanto, Nick se ne stava seduto con la schiena poggiata al parapetto mentre attendeva la partenza. Il suo sguardo era perso nel vuoto, assorto nelle riflessioni su tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi giorni, da quando aveva conosciuto quella strana a ardimentosa ragazza. La sua presenza, comprese, lo rassicurava con delle qualità che mai erano appartenute a Vane. Si sentiva spinto a seguirla, poiché in lei aveva avvertito qualcosa di così raro da aver dimenticato che esistesse al mondo.

Seppur sopita, aveva visto la gentilezza dentro Lavy.

Questo lo portò a chiedersi in che modo qualcuna come lei fosse finita a frequentare un ambiente del genere.

"Ti piace stare sempre seduto per terra, eh? Così è inevitabile che gli altri ti guardino dall'alto." proprio la sua voce, ironica e calda, lo risvegliò dal torpore dei pensieri.

"Lavy..." alzò lo sguardo verso di lei, contemplando il suo viso dal basso.

Almeno finché la giovane non si sedette accanto a lui, poggiando a sua volta la schiena al parapetto ligneo, accanto a un opaco cannone sporgente.

"Allora, alla fine hai deciso di unirti a me? Ne sono felice, mi sarai sicuramente utile." esordì Lavy. "Oltre ad avere gli occhi di un falco, c'è altro che dovrei sapere sulle tue abilità?" chiese, scrutandolo di sottecchi.

"Beh, so fare anche il mozzo..." scherzò Nick.

Lavy non riuscì a soffocare una lieve risata, il volto illuminato dal sole in alto la rese molto più radiosa di quanto il fuciliere l'avesse mai vista da quando l'aveva conosciuta.

In quel momento le sembrò totalmente identica a Ginny. Al modo in cui gli sorrideva anche lei, anni prima.

"Un mozzo a bordo serve sempre, dopotutto. Ma non caricarti di tutto il lavoro da solo, intesi?" lo guardò con un misto tra finto rimprovero e complicità. "Altrimenti ti butto in mare."

Nick annuì, distogliendo lo sguardo con un sorriso un po' sciocco.

Al che, Lavy sospirò e si alzò di nuovo. "Benvenuto a bordo, dunque, Nick Stevenson." gli tese una mano dall'alto, mentre i raggi solari penetravano tra le ciocche di capelli simili all'oceano che sottostava a loro, cascanti dal tricorno a punta tonda che gettava una lieve penombra sulla parte superiore del suo viso. "Permettimi di presentarmi per bene: mi chiamo Lavy Thomson. Spero starai bene con me."

"Thomson..." Nick sgranò gli occhi, collegando infine quell'estrema somiglianza tra lei e quella donna euforica con cui aveva navigato in tenera età.

Lavy gli rivolse un mezzo sorriso, intuendo ciò che gli stava passando per la mente. "Mi parlerai spesso di questa famosa Ginny durante i nostri viaggi, d'accordo?" propose.

Nick ricambiò il sorriso d'istinto e strinse con foga la mano della sua nuova compagna. In quell'istante pensò che l'avrebbe seguita ovunque fosse andata.

"Sì, capitano." rispose, sicuro.

L'altra annuì, per poi rivolgergli le spalle e raggiungere il timone, dove Danny Flicker già l'aspettava con la sua postura fiera e composta.

Anne era come sempre poco più in là a girarsi tra le dita il suo pugnale con aria truce.

Lavy osservò bene la sua nave dall'alto del ponte di poppa: gli uomini che iniziavano a dirigersi verso le loro postazioni appena la videro al timone, guidati da concitate istruzioni del troneggiante Hector. Il gigante albero di maestra le cui vele iniziavano a venir spiegate al vento, svolazzanti, instillando in lei un profondo senso di libertà. I cannoni disposti a distanze simmetriche lungo le zone laterali del ponte centrale, nei pressi delle cime per le vedette.

Era tutto suo.

Un nodo alla gola le si formò senza che potesse evitarlo e, in un baleno, nella sua testa esplose l'immagine di quella ragazzina dai capelli d'oro e gli occhi di smeraldo a cui aveva confidato tutti i suoi segreti e le sue ambizioni, nelle infinite giornate passate insieme. Nella cavità della grotta marina dove si rifugiavano per trascorrere ore in compagnia.

"Ce l'ho fatta, amica mia..." pensò, posando una mano sopra il suo copricapo e facendo pressione fino a schiacciare il suo liscissimo crine.

Flicker mosse un minuscolo passo verso di lei, fissandola con attenzione. Quella donna ancora era un mistero per lui, ma confidava che un giorno avrebbe saputo tutto sul suo conto. E, forse, anche lui si sarebbe aperto.

"Hai già scelto un nome?" le chiese. "Per la nave, intendo. È consuetudine tra i capitani trovarne uno per il proprio mezzo principale."

Lei lo fissò per un attimo, per poi schermare il cielo con le sue iridi quasi trasparenti sotto i raggi del sole. Non dovette pensarci nemmeno per un attimo.

"Susan." sorrise, le guance rosee. "La chiamerò Susan."

Flicker annuì, pensieroso. "Inusuale... ma è un bel nome." affermò.

Così, il silenzio tornò a regnare tra i due. Mentre il respiro caldo del vento si mescolava al cigolio del legno e allo scorrere placido dell'acqua.

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