Cap. 6: Ti ammazzo

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- Caster! - Interruppe la Master ed afferrò il suo braccio; - Andiamocene!
Egli non sembrava voler andarsene. Ora più che mai aveva intenzione di rimanere, di scoprire se la sua supposizione era vera.
Ayaka Aise si avvicinò alla finestra e fece per lanciarsi da lì ma dovette fermarsi a vedere il suo famiglio non seguire quanto appena detto.

La voce avvolta dal fumo continuò a parlare imperterrito, mentre la donna rimaneva intrappolata da quello strano attacco.
- Ascoltate bene! Questo è il suono d'un genio! Questo è...
I tentativi della fanciulla per uscire da quella prigione aumentarono, si triplicarono ma ogni attacco lanciato non funzionava. Non c'era via d'uscita da lì.

Prima che concluse la frase colui che parlava si mostrò in viso; che era un uomo lo si intuiva già dalla voce, non servì l'aspetto a confermarlo. Affermò piuttosto i sospetti che chiunque s'era fatto in quella stanza; era una persona singolare, dai gusti e dai toni differenti dal comune.
Il suo vestiario ricordava i colori, i motivi e le forme di una farfalla. I capelli biondi sbiaditi erano disordinati e lunghi, talmente tanto scombinati che lisciarli avrebbe fatto solo perdere il suo fascino diverso dal solito. Sulle spalle un mantello il cui interno, che si riusciva a vedere di sfuggita, era del medesimo colore dei capelli, solo più acceso. All'esterno era nero con strisce penzolanti e lunghe viola e gialle.
Il completo non aveva nulla di tanto strano come lo aveva il mantello, l'unica cosa stravagante erano dei dettagli blu e verdi, ma ciò veniva compensato da un grosso cappello in testa che prendeva una forma vagamente simile alle ali di una farfalla. Da una parte, la sinistra, era colorato interamente ed unicamente di viola, la destra invece era nera e verso l'estremità verde e blu s'incontravano e formavano una sfumatura adatta a ciò a cui si ispirava l'abito. In mano impugnava una bacchetta da direttore d'orchestra

S'inchinò elegantemente accompagnandosi con la mano destra e si rimise dritto. Volle finir di parlare, di presentare il suo attacco, ma dovette interrompersi.
Una fredda lama argentata accompagnata dal rosso dell'elsa tentò d'attaccarlo a gran velocità ma dovette scontrarsi contro il muro, fu abile nello schivare.
Fu proprio Caster ad attaccare di colpo. Anche se il suo viso era nascosto, così da non mostrare il suo sguardo, lo si intuiva dal tono e dai modi che quello strano uomo lo infastidiva - no, non era solo fastidio. Era odio puro.

- Questo sarebbe il ringraziamento?
Affermò sconsolato il bizzarro ragazzo senza contrattaccare.
- Caster!
Richiamò la Master e nuovamente fu ignorata da lui, che piuttosto si concentrava unicamente su chi aveva di fronte.
- Ho promesso che ti avrei ucciso. - Proferì Caster. Normalmente aveva un tono calmo e un ritmo lento, che alla lunga rilassava l'interlocutore, ma stavolta era totalmente diverso. Trasudava disprezzo. Continuò; - Ho sperato di reincontrarti dal momento in cui sono rinato sotto questa forma.
- Chi non vorrebbe incontrare un genio? - Si complimentò da solo chi aveva davanti, senza lasciarsi intimorire dalla voce stracolma di odio; - Per quanto tempo ancora desideri rimanere nascosto in quell'armatura, amico mio?
I due rimasero in silenzio a scrutarsi. Il nuovo arrivato si lasciava scappare un sorrisetto divertito dal trovarsi davanti proprio lui. D'altrocanto, Caster rimase stranito dal fatto che venne riconosciuto nonostante fosse coperto dalla testa fino ai piedi.
Quale destino crudele avrebbe mai potuto far incontrare nello stesso posto quei due? Proprio loro due.
- Pensavi davvero che non ti riconoscessi? Dopo tutti questi anni la tua voce è sempre rimasta la stessa, come potrei mai dimenticare il tuo nome?
- Sei proprio tu...
Si lanciarono un'ultima occhiata tra loro ed insieme esclamarono i nomi altrui.

- Antonio Salieri!
- Wolfgang Amadeus Mozart!

Si corsero incontro e si scontrarono a metà strada. La spada argentata di Salieri si scontrò con un flusso di mana che prendeva la forma d'uno spartito lanciato ora da Mozart. Si poteva udire da quell'attacco una sinfonia come se le note, una volta scagliate, emettessero una parte di un'opera. Presumibilmente, ad ogni colpo corrispondeva un'opera diversa.
Ad ogni fendente Mozart si allontanava, preferendo piuttosto attaccare da lontano. Salieri al contrario preferiva avvicinarsi, ma presto capì che lo avrebbe solo portato ad un inutile inseguimento.
Si fermò e deviò la traiettoria di un attacco diretto verso di lui con la spada.
Dalla mano generò dell'energia magica che prese la forma delle corde d'un violino le quali si attaccarono alla sua spalla per star rigide. Avvicinò la lama alle corde e fece come per suonare; funzionò.
Si sentì il suono distintivo d'un violino e in contemporanea a questo si formarono dei piccoli accumuli di mana vicino a chi aveva davanti, sospesi in aria tra il collo e le spalle ed anche accanto ai fianchi. Con l'ultima nota suonata questi si strinsero di più e furono costretti ad esplodere, ferendo il nemico.
Il genio non si diede per vinto e tese la bacchetta verso il violinista, scagliando un altro attacco a distanza che venne incassato.

- Non credevo che qualcuno riuscisse ad evocare qualcuno come te, amico mio! Ti fai chiamare Caster così?
Tra gli scontri d'armi e magie l'austriaco non riusciva a tacere e tentava di scambiare qualche parola. Il suo tono non era cambiato, rimaneva scherzoso pur essendo coinvolto in combattimento.
Al contrario, l'italiano non rispondeva. Ciò che sapeva far uscire dalla sua bocca era un " Ti ammazzerò " colmo d'ira, era l'unica cosa che in quel momento il suo corpo, percorso da un'adrenalina mai provata prima d'ora, permetteva lui di dire.
Ogni colpo sferrato da Salieri era più veloce del precedente, ogni attacco aveva il preciso compito di ferirlo mortalmente e non aveva intenzione di trattenersi.

Per quanto Mozart non fremesse dalla voglia di combattere contro di lui, era costretto a farlo e ad aumentare il ritmo per non rimanere indietro e non esser colpito. In battaglia si muoveva molto abilmente, la sua somiglianza ad una farfalla non si limitava soltanto al suo aspetto e ai suoi abiti ma riguardava anche la sua agilità e la sua destrezza. I suoi scatti non erano netti, erano fluidi da andare in contrasto con quelli rigidi di Salieri, lo scontro di movimenti totalmente opposto rendeva quello scontro non solo uno spettacolo unico a livello musicale ma riusciva a soddisfare anche la vista.
Caster bramava con tutto sé stesso di ucciderlo. Era ciò che più desiderava. Il mondo dopotutto lo conosceva già come l'assassino di Mozart, l'invidioso musicista che avvelenò il genio della musica per togliersi dai piedi un rivale nella sua arte. Cosa sarebbe cambiato allora se questa volta, per davvero, sarebbe stato lui ad ucciderlo?
Agli occhi di tutto era un mostro. Far cambiare idea al mondo era impossibile, tanto valeva diventarlo.

Se l'intero mondo ti dipinge come un mostro, non ha senso cercare di esser altro.

I loro colpi continuarono ancora a ritmo di piano e violino, tra le note di canzoni scagliate a ferire. Quando la spada si scontrava contro del mana o quando solleticava le corde del violino usato come arma si aggiungeva una nota, da quello scontro poteva nascere un'opera completa traboccante di nostalgia e di odio.
Pareva l'atto di una tragedia; l'innocente divenuto un mostro dal volere di popoli interi che cercava la vendetta contro l'uomo prediletto, l'acclamato dagli uomini ed amato da Dio.
Per quanto il primo desiderasse con ogni minima briciola di sé stesso la morte del prediletto, fu costretto ad interrompersi, richiamato nuovamente da Ayaka Aise.

Fece per girarsi con l'intento di lanciarle un'occhiataccia, ma non fece in tempo a farlo che capì immediatamente il perché di questo richiamo.

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