Cap. 9: Alleanza

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L'aria di tensione si spezzò di colpo. Salieri spalancò gli occhi e si alzò di scatto, mirando con lo sguardo due sagome che si presentavano timide nell'ombra dei cespugli e della notte. Non fu solo la vista ad allertare il Servant; poteva percepire da loro del forte mana — da uno, principalmente.

Ayaka anche se ne accorse e non tardò ad alzarsi, trattenendo con tutta sé stessa il fiatone dovuto dalla stanchezza che le riempiva il corpo: il suo Caster le aveva risucchiato fin troppa energia magica durante il combattimento e stava diventando difficile per lei rimanere ancora concentrata. Oltretutto c'era anche la ferita alla gamba che le impediva di rimanere in piedi senza barcollare, ma ce la mise tutta per non cadere all'indietro.

Caster lo sapeva bene. Gli fu spontaneo tendere il braccio davanti a lei per ostacolarla, per farle intuire di rimanere indietro. A lui spettava il dovere di difenderla, sebbene — così pareva dal suo rigido comportamento — lo seccasse mostrarsi protettivo. Aveva percepito, o forse solo intuito, il lieve rossore che s'era posato gentile sul viso della Master, e questo lo seccava ancor di più.

Le sagome si avvicinarono abbastanza da assumere più dettagli. Si potevano decifrare ora molte più informazioni, come il sesso e presumibilmente la loro etnia.
Erano un uomo ed una donna. Concordavano sulla pelle, scura, ed i loro occhi morbidi e rotondi, da far intuire facilmente che non erano giapponesi, non di sangue almeno. Si scontravano tuttavia sui capelli: ci si aspettava che scuri fossero anche quelli, eppure la ragazza era un'eccezione rara. I suoi erano bianchi candidi e, anche se quella era un'accoppiata così rara, sul suo viso s'intonavano perfetti. Cadevano lunghi sulla schiena e la superavano, fermandosi poco prima delle gambe. Le ciocche libere erano accompagnate da due grandi sorelle unite a trecce.

Di bianco però c'era anche la maglietta smanicata che indossava. Assieme a quel pigmento danzavano ordinati su quell'abito anche il rosso centrale, come a formare una linea retta, ed il marrone della cintura che indossava. Per di più, il principale aveva cercato di espandersi anche nei pantaloni ma non c'era riuscito, così da candidi diventavano neri, e s'incastonavano assieme perfettamente.

Lo sguardo, però, rompeva l'inganno che la ritraeva come una persona innocente: le sue iridi arancioni erano quelle di qualcuno che sapeva il fatto suo. Seria scrutava chi aveva davanti a sé. Non aveva l'aria da una guerrafondaia ma piuttosto d'un soldato che segue gli ordini.

Cremisi ed arancione si scontrarono: Salieri puntò la lama nella direzione della misteriosa donna appena apparsa. Lei, dal canto suo, non si armò ma rimase silenziosa ad osservare. Guardò poi con la coda dell'occhio l'uomo accanto, aspettando suoi ordini.

« Non attaccare, Saber. » parlò lui.

Era un uomo semplice, tanto comune da risultare noioso. Capelli monotonamente corti, castani e compatti. In vestiti, poi, non era tanto meglio: una camicia semplice e bianca accompagnata da una cravatta gialla ed una giacchetta marroncina, ed i pantaloni invece neri. Solo gli occhi erano leggermente più in rilievo rispetto al resto. Erano gialli accesi, quasi tendente ad un arancio chiaro, ma diversi del tutto da quelli della donna.
Ciò che aveva di imparagonabile, però, era il suo viso: morbido, gentile, innocente forse fin troppo da risultare ingenuo.

« Sputate il rospo piuttosto che rimanere impalati. » parlò Ayaka; « Rimanete buoni e non vi attaccheremo. »
Cercò di risultare sicura di sé e forse minacciosa. Aveva capito già solo dal mana percepito che quei due non erano semplici visitatori causali, erano anche loro Master e Servant. Per via della differenza di energia magica si poteva intuire subito chi era il mago e chi il servo. Aveva anche capito la classe grazie al mago: saber, la classe di spadaccini.

« Non siamo qui per combattere. » pronunciò l'uomo, cercando di rassicurarla almeno un minimo: « Siete stati attaccati da Berserker, non è così? »

Rimasero in silenzio. Ayaka non aveva intenzione di rivelare alcuna informazione e Salieri seguiva soltanto la linea di pensiero di Ayaka, evitando d'agire di testa propria.

Il nuovo arrivato sospirò e si grattò la testa, socchiudendo poi un po' gli occhi.
« Capisco la vostra perplessità. Non è molto facile fidarsi di qualcuno appena incontrato… »
Fece qualche passo in avanti verso la master ma fu obbligato a fermarsi dalla lama di Caster, che arrivò a sfiorargli il petto.
Diede uno sguardo a chi aveva davanti e spostò poi la direzione verso la ragazza. Tese la mano verso di lei e pronunciò un incantesimo: la ferita venne avvolta in un fascio di mana verde chiaro, poi questo svanì in un istante e seguì anche la ferita. La guarì.

La più giovane degli Aise si toccò dove prima risiedeva la ferita e notò che ora non c'era più niente. Rimase stupita, lo stesso stupore che assalì anche Salieri, ma lui fu più abile nel nasconderlo e rimanere composto, seppur severo.

« Perché lo hai fatto? »

« Noi non siamo vostri nemici. » s'aggiunse alla discussione la donna dai capelli bianchi: « Sappiamo della follia di Berserker. Ha attaccato molte persone, tutto per cercare una donna. La sua descrizione coincideva a te. »

« Anche se fosse così, che senso avrebbe aiutare qualcuno che non conosci nemmeno? » domandò Salieri ed anche lui, finalmente, s'unì attivamente alla discussione: « Voi siete nostri nemici e noi i vostri. »

« È vero, lo siamo. Ma prima di tutto siamo persone e nessuno merita di morire per questa guerra, né tanto meno dei civli. Berserker è un pericolo per tutti; ha attaccato un'intera città qui vicina soltanto per trovare te, ragazza. E non trovandoti è andata su tutte le furie. » rispose Saber.

« Un'intera città..? »

Rifletté per qualche istante. Non ne sapeva nulla dell'attacco e non capiva perché non conoscesse nessun dettaglio a riguardo, ma non ci volle molto per realizzare: dopotutto non aveva avuto tempo libero in quella giornata per guardare la TV o aprire il telefono.
Dopo aver realizzato rimase in silenzio. Tutto il mondo le cadde addosso. Molte persone erano morte per le follie di quella pazza e per l'ossessione nei suoi confronti. In parte, così le sembrava, era colpa sua. Sentì il peso di centinaia di vite sulle spalle e strette quasi per crollare su se stessa. Tutti quei innocenti massacrati soltanto per cercare lei… quasi le mancava il fiato. Era qualcosa di troppo grande per lei da sopportare.
Quella era una guerra, sì, ma tra loro. E avrebbe fatto di tutto per non fare morire persone non necessarie.
Servì che Saber tornasse a parlare per distrarla e per farle tornare il rigido scudo che indossava sempre davanti agli altri.

« Non possiamo lasciare che uccida altre persone per mero capriccio. Finché lei non sarà sconfitta voi non sarete nostri nemici. »

Caster si girò verso Ayaka, cercando dei suoi ordini. Per qualche secondo non ottenne altro se non silenzio, ancora scossa da quanto sentito. Solo lunghi istanti dopo riuscì ad ottenere almeno uno sguardo. Spostò il braccio che la bloccava e si avvicinò al ragazzo.

« Se avete intenzione di ucciderla voglio aiutarvi. »

« Ne è sicura, Master? » domandò Salieri e la risposta fu stavolta veloce ad arrivare: gli fece sì con la testa. Non era qualcosa che voleva perché colpita dalla nobiltà d'animo dei due, a dire il vero era l'ultima opzione per lei allearsi con qualcuno: voleva vincere da sola, dimostrare al mondo che anche solo con il suo Servant avrebbe potuto vincere, ma ora c'era in ballo qualcosa di troppo grande per lei e la cosa più logica da fare era allearsi.

Il mago rimase stupito per qualche istante. Non si aspettava di certo un'alleanza, non da quel poco di carattere che aveva percepito dalla giovane, ma non nascose la sua felicità nel sentire quelle parole. Le sorrise dolcemente e le porse la mano. Lei la strinse subito.

« In quattro riusciremo a fare qualcosa contro di lei, non è così? »

Il suo era un tono dolce come quello di un bambino. Non aveva paura a mostrare la felicità o l'entusiasmo. Il sorriso che adottava era fin troppo dolce da resistergli, perché troppo innocente da considerare come un nemico o, peggio, come un pericolo. Si poteva dedurre che era molto contento dell'aver sigillato un'alleanza con loro piuttosto che combatterli. Questo irritò un po' Ayaka, ma decise di non dire nulla a riguardo.

. . .

Un po' di tempo era passato, un'ora scarsa o probabilmente anche di meno. Basdev — quello era il nome del ragazzo, aveva accompagnato Ayaka e Salieri a casa sua dopo aver saputo dell'incendio. Si erano seduti su dei cuscinetti nel salotto, uno di fronte all'altro con i propri Servant seduti accanto, divisi soltanto da un tavolino in legno. Sorseggiavano tutti del chai che Basdev aveva preparato personalmente. L'aroma tipico del tè indiano si sprigionava nella loro bocca e persuadeva anche l'olfatto. Quel tocco di fatto in casa gli dava quel qualcosa in più che nessun tè comprato avrebbe mai potuto superare.

Le parti più importanti dell'alleanza se le erano già dette: nessuno dei due avrebbe saputo l'identità dell'altro famiglio, soltanto la classe, e soprattutto questa alleanza si sarebbe conclusa con la morte di Berserker.

« Così hai avuto la fortuna di evocare un Saber… » sbuffò Ayaka, evidentemente infastidita. Lei aveva cercato in ogni modo di evocarne uno eppure aveva fallito, e questo la mandava su tutte le furie. Ciò che però la rincuorava era sapere che Salieri non era così pessimo come credeva e che, almeno, il Saber evocato non era proprio quello che cercava con tanto desiderio.

Egli si accorse del fastidio che lei provava e accennò una risata: « È vero, sono stato fortunato. Nessun Servant, però, è debole: sono sicuro che il tuo Caster sia ugualmente forte. »

« Lo è davvero! » si vantò lei: « Mentirei se dicessi il contrario. »

« È la minima forza richiesta per poter proteggere il proprio Master. Non sarei definibile famiglio se non ne fossi in grado. » s'intromise lui, giocando il ruolo del modesto.

Basdev inghiottì l'ultimo sorso del chai e posò la tazzina sul tavolo, dopodiché si alzò e così fece anche la ragazza dai capelli bianchi.

« È meglio riposare adesso. Da domani cominceremo con il rintracciare il nostro obiettivo, ma per ora è meglio dormire. Saber penserà a sorvegliare. »

« Sorverglierò anche io. Non ho bisogno di riposo, dopotutto. » si unì il musicista; « Master, riposati a dovere. Se sarai stanca sarà un problema per entrambi. »
Per qualche motivo quest'ultima frase era detta con un tono che tendeva più al dolce, per quanto difficile fosse da captare in un tono rigido come il suo. Così almeno parve ad Ayaka, che lo guardò per qualche istante. Spinta da questa illusione le fu spontaneo un sorriso che accompagnò la sua risposta.

« Va bene, Caster. Mi affido a te. »

Anche Basdev salutò Saber con un sorriso, che lo ricambiò senza esitazioni. I Master poi andarono nelle proprie stanze, mentre i due servi si zittirono e si diressero sul tetto, dove avrebbero potuto avere una vista ed una percezione di un possibile mana nemico migliore.

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