Discesa

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La torre che fungeva da alloggio ad Espero era stata un tempo la casa di suo padre. L'angelo lo sapeva bene e, nonostante ormai vi vivesse da anni, provava ancora la sensazione di disturbare o non meritare quel luogo. Col passare del tempo, era riuscito a scovare molti tesori che il precedente proprietario non aveva richiesto indietro. Questo perché quella torre era rimasta disabitata dai tempi della caduta, nessuno possedeva sufficiente coraggio o voglia di entrarci. Ma Espero l'aveva preferita alla torre della madre, volendo evitare di posare lo sguardo dove da bambino si era ritrovato davanti il suo corpo morto.
Si sentiva ancora un ospite e tentava di cambiare o muovere meno cose possibili, affascinato dagli scritti e dagli oggetti che ancora trovava nascosti in scomparti segreti che evidentemente Lucifero amava creare.
Trovava incredibilmente istruttivo leggere e sfogliare pagine antiche quanto il Mondo, con disegni ed appunti di ogni tipo e domande decidamente bizzarre che si poneva il genitore al tempo. Pensò non fosse una coincidenza se proprio quel giorno si fosse ritrovato a sfogliare determinati passaggi, scritti in una lingua antica quasi quanto il cosmo ma che Espero non faticava a tradurre.

Oggi i rimproveri a cui sono ormai abituato mi sono sembrati più severi. Credo che il Creatore si stia stancando del mio modo di essere e stia cercando di farmelo capire in modo sempre più evidente. C'è qualcosa di sbagliato in me, qualcosa che non va, me ne rendo conto ormai da un po'. Sono il Portatore di Luce la cui luce trema. Sono affranto da questo, io non voglio che Lui sia deluso, si aspetta molto da me e davvero faccio del mio meglio. Ma qualcosa nella mia testa è cambiato e non riesco a ignorarlo. Qualcosa in me di profondamente erroneo mi sta portando in direzione opposta a quella che dovrei seguire e il cuore mi si riempie di angoscia e paura, entrambe cose che mai avevo provato o pensato di provare. Non voglio smarrire la strada che è stata scritta per me ma qualcosa mi spinge a provare diversi sentieri. Sentieri che il Padre ha definito impervi e disseminati di spine, come quei fiori che da poco ho donato a Duma per il nuovo giardino. Perché li ho plasmati con tali spine? Se lascerò il sentiero, mi perderò per sempre. Se lascerò il sentiero, le conseguenze non tarderanno ad arrivare. Così mi è stato detto. Ed io so che non devo abbandonare il sentiero! Continuo a ripetermelo, ma qualcosa dentro di me temo che già si incammini lungo quella via...

Poteva una lettura essere così adatta al momento che stava vivendo? Espero si stupì di come quelle righe calzassero a pennelo, nonostante fossero state scritte migliaia di anni prima. Come in quei giorni, Lucifero si apprestava ad attraversare sentieri che sapeva di non dover attraversare e lui, giovane angelo rappresentante la Sapienza, ultimamente sapeva di non essersi comportato come ci si aspettava, di non aver seguito perfettamente il dogma a cui era sottoposto. Stava sbagliando tutto? Aveva consegnato la spada a suo padre senza che questi gliela chiedesse, usando il proprio potere in modo inopportuno. A lui, personificazione della Sapienza, non era permesso agire o interferire per modificare gli eventi sfruttando il proprio potere, ma non era riuscito a far altro. Si sentiva ancora tremendamente in colpa per quanto successo ad Ahriman e, nonostante non sapesse cosa ci fosse esattamente in quel luogo chiamato Gehenna, non voleva rischiare di perdere un altro membro della famiglia. Ancora guardava con nostalgia verso la torre dove dimorava sua madre...
Se ne stava seduto a terra, dopo una poco simpatica ramanzina divina, e non riusciva a trovar pace. Era agitato, spaventato e piuttosto confuso. Aveva dovuto rassicurare il suo fratellino Kairos, preoccupato che potesse succedere qualcosa di brutto. Si era ritrovato a mentire, non sapendo per davvero cosa dire, assicurandolo che tutto sarebbe andato per il meglio. Tutto. Ma tutto cosa? Cosa poteva ottenere Lucifero, trovando l'anima del defunto Ahriman? Forse portarla in Paradiso, dove meritava di stare? Ad Espero sembrava una buona idea, dopotutto il fratello aveva dimostrato più volte di possedere un cuore buono. Ma era possibile? E se non ci fosse riuscito? Perché suo padre sembrava sempre così concentrato sui morti, quando aveva moltissimi vivi che abbisognavano della sua presenza? Espero sospirò, poggiando il viso sulle ginocchia. Anche lui ne aveva bisogno, lo doveva ammettere!

"Riassumendo: perché sei qui?" domandò Najira, fissando Lucifero con aria interrogativa.

"Tu sei la regina dell'Inferno" le rispose il padre "Tu devi darmi il permesso di attraversare le tue terre".

Najira rise. L'ex sovrano infernale era giunto a palazzo inaspettatamente, senza alcun avviso. Era strano, di solito si faceva annunciare o comunque comunicava l'intenzione di farsi vedere da quelle parti. Najira, capendo che non si trovava di certo lì tanto per perdere tempo, lo aveva fatto accomodare in una delle sue stanze private. Un tempo, in quella sala anche Lucifero riceveva gli ospiti più intimi e illustri, offrendo loro prelibatezze, doni e consigli. La regina non volle essere da meno, con una speciale bevanda infernale e dei dolci altrettanto unici. Lucifero si stava godendo con soddisfazione uno di quei dolci, consapevole che lungo il viaggio non ne avrebbe trovati.

"Tu mi prendi in giro" sbuffò Najira, prendendo a sua volta un dolcetto e incrociando le gambe su quella sedia finemente lavorata.

"Perché dovrei?" le rispose l'ospite, dall'altro capo di un piccolo tavolo tondo.

"Che alternative avrei? Posso forse io vietarti di andare nei territori proibiti della Gehenna? Potrei, certo. Ma poi? Passerei per quella che vieta a suo padre di salvare l'anima del fratello. Pessima reputazione, no? Che figura ci farei?".

"Puoi farlo, se lo ritieni giusto".

"Scherzi, vero? Per me è una grandissima cazzata quel che vuoi fare. La cosa più stupida che possa venirti in mente di fare! Solo un coglione potrebbe partorire una simile scemenza! Se quel luogo è proibito, e fin'ora nessuno ci è mai uscito, un motivo c'è. No?".

"Hai ragione".

"E allora perché?".

"Non posso, come padre, lasciare nulla di intentato. È mio figlio. Era mio figlio. E la sua anima non merita di restare intrappolata per sempre in un incubo malcreato dalla mia mente".

"Ma non sai cosa c'è là sotto! È pericoloso! Lui è morto, papà. Tu no. E tanti accanto a te, ancora in vita, non vogliono vederti correre rischi. Chi ti dice poi di poter davvero riportare la sua anima in Paradiso? Ti è concesso?".

"Non lo so. Non è mai stato fatto prima".

"Appunto. Per me tutto questo non ha senso. E se l'anima non ci fosse? E se trovassi là sotto qualcosa di sconvolgente, traumatizzante, e...?".

"Peggio di quanto ho visto e vissuto fin'ora? Pensi sia possibile?".

"È il tuo inconscio, papà. Tremo al solo pensiero di cosa possa esserci".

"Sono lieto che tu sia in pensiero per me. Ma...".

"Non solo io, cazzo! Sei tu che non te ne rendi conto! Ma che problemi hai?!".

"Lo sai che problemi ho...".

Najira rimase in silenzio, notando come  il padre avesse distolto lo sguardo rivolgendolo verso un punto imprecisato della stanza. Sospirò, allungando una mano guantata verso quella del genitore.

"Tu non hai colpa, papà. Ahriman non è morto per colpa tua. Lo sai questo, vero?".

Lucifero non rispose, sempre guardando altrove.

"Guardami" ordinò la figlia, senza risultato.

"Lui era come te" continuò lei "Davanti a una donna, non ha più ragionato in modo sensato. Chi altri, se non un folle, rinuncerebbe a tutto pur di seguire una femmina? Come te con la mamma. Come te con Lilith, che in questo momento di scarsa e comprensibile lucidità ti convince a compiere colossali minchiate. Follia".

"Come sai che è stata Lilith?"

"C'è sempre in mezzo qualche femmina quando fai qualche cagata di troppo. Ti conosco. Fin troppo bene...".

Il padre sorrise, voltandosi verso la figlia. Era davvero bella con quelle regali vesti nere e argento. Una donna ormai, potente e magnifica, con uno strano diadema incastonato in fronte che decisamente attirava l'attenzione.

"Puoi proibirmelo, Najira" mormorò il demone, agitando leggermente la coda "Sono pronto ad obbedirti".

"Non posso impedirtelo. È la tua mente. La tua zona d'ombra. Quel che il tuo cervello ha creato per non impazzire del tutto dopo la caduta. Tua scelta".

"Lo faccio per Ahriman".

"No, lo fai per te stesso. Perché un dolore così non lo hai mai provato. Perché come genitore vorresti solo riabbracciarlo e non lasciarlo andare mai più. Sei divorato dai sensi di colpa e dall'angoscia. Credi che portare la sua anima in Paradiso sia l'unico modo per poter superare tutto questo".

"Te ne viene mente un'altro, forse?".

"Andare avanti. Come fanno tutti. Purtroppo è l'unico modo. Vivere. Vivere è l'unico modo per rendere sopportabile la morte".

Lucifero era sconcertato da quelle parole. Sua figlia parlava con una saggezza che non si sarebbe mai aspettato. Aveva ragione. La sua bambina aveva ragione!
Però lui sapeva di non poter fare a meno di intraprendere quel viaggio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro