Figli ed eredi

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"Mai mi sarei aspettata di vederti qui, principessa" ghignò una ragazza, osservando Kaila in quella piccola stanza senza finestre.

La ragazzina non rispose, si limitò a sedersi in un angolo, consapevole di doverci rimanere per un bel po'. Quella era una camera di detenzione, una punizione per chi in accademia infrangeva qualche regola di troppo.

"Che hai combinato?" continuò l'altra cadetta, ridacchiando "Ti sei messa a piangere perché papino non ti porta a casa?".

"E tu perché sei qui? Non ti facevi mai i cazzi tuoi?".

"Ah ma allora sai parlare! Dicono che non apri spesso la bocca".

"Sono qui per imparare, non per socializzare".

"Siamo troppo inferiori per te, cocca di mamma?".

Kaila non rispose, non aveva voglia di rovinarsi ulteriormente la giornata con un litigio. La ragazza che si trovava in punizione assieme a lei la superava di certo in età ed altezza, non era saggio provocare inutilmente.

"Io sono Liblikas, bella bimba. Tu lo sanno tutti come ti chiami. Non vuoi dirmi che hai combinato? Sono curiosa. Se voi inizio io: ho nascosto delle sigarette in camera e ho dato fuoco al letto".

"Liblikas? Farfalla?".

"Già. Carino, vero?".

Kaila fissò quella ragazza, notando dei lineamenti familiari. I suoi occhi brillavano in modo frammentato, con colori diversi, e portava insoliti capelli ricci di un intenso color porpora, decorati da ciuffi di colore diverso.

"Sei figlia di Astaroth? Assomigli a quello spione di Ver...".

"Hai indovinato. Astaroth, Astarde, è nostra madre. Ver ha quattro anni più di me".

"Capisco...".

"Allora... mi dici che hai combinato?".

La figlia di Lucifero non rispose subito: non era del tutto convinta di volerlo ricordare. Ma poi capì che il tempo non sarebbe passato più in fretta stando in silenzio e parlò.
Era in accademia ormai da mesi, eppure ancora tutti la trattavano come una bambina viziata e incapace. Non si era creata degli amici o degli alleati, veniva vista come una raccomandata altezzosa e non aveva molta voglia di cambiare le cose. Dopotutto lei era la sorella della regina! Un pomeriggio, dopo l'addestramento esterno, aveva deciso che si meritava un dolce e così, conoscendo fin troppo bene il generale Keros, decise di rubare qualcosa dalla sua stanza. Il figlio di Michael era famoso per la sua proverbiale golosità e sua madre Carmilla gli faceva sempre avere i dolci migliori, che custodiva gelosamente nelle sue stanze private e nell'ufficio accademico. Kaila raggiunse quell'ufficio senza timori, dicendosi che si trattava dell'amante preferito di sua sorella, non correva alcun pericolo.
Mossa da fin troppa sicurezza, entrò e rubò quanto voluto, rintanandosi poi in camera per godersi la refurtiva. Peccato che Keros, una volta scoperto il furto, si era riproposto di punire tale sfrontatezza e aveva dato ordine a tutti i cadetti di mettersi in fila fino a nuovo ordine. In piedi, senza riposo, fino a quando non si scopriva il colpevole. Dopo una lunga giornata di studio e combattimenti, le proteste non mancarono e così Kaila, dediderosa anch'essa di andarsene a dormire, si era fatta avanti.

"Calmati. Sono solo dei biscotti!" era stato il suo commento "Erano buoni. Scusa, dirò alla tua mamma di fartene altri!".

Lo sguardo di Keros a quelle parole si era acceso di giallo e si era parato dinnanzi alla giovane incrociando le braccia. Gli altri allievi prudentemente si erano allontanati in silenzio, non nascondendo un certo timore. Rimasti a spiare quel che accadeva, avevano assistito alla reazione del generale contro quella ragazzina indisciplinata.

"Wow. Immagino si sia incazzato di brutto" ridacchiò Liblikas "sei una piccola pazza! Cosa ti è saltato in mente di parlare in quel modo? È il generale! Il più forte combattente degli Inferi!".

"Ci ha tenuto tanto a ricordarmelo" fece una smorfia Kaila, percependo ancora le fiamme di Keros sulla sua pelle eburnea. Di certo d'ora in poi non si sarebbe mai più azzardata di mancare di rispetto al generale, seppur praticamente suo parente!

"E quanto tempo starai chiusa qui?".

"Non lo so. Ha detto che deciderà quando farmi uscire e che informerà i miei genitori".

"Per essere spedita in accademia mi sa che neppure con papà eri tanto obbediente...".

"No, ho combinato un po' di casini anche al piano di sopra. E tu? Anche tu hai fatto arrabbiare la mamma? Tuo fratello non è qui...".

"Mio fratello ha terminato l'addestramento".

"Ma è giovane!".

"E allora? Se superi tutte le prove e concludi un percorso di studi, puoi uscire. Lui ha terminato due anni fa, come tentatore e mutaforma".

"Ma sta con la mamma a fare tatuaggi e gioielli!".

"Sai quante anime puoi ottenere con la vanità e l'orgoglio? E un gran bel paio di tette quando mostra il suo aspetto femminile...".

"Puoi farlo anche tu? Diventare uomo, intento".

"Sì, ma preferisco questo corpo".

"Quindi sei in accademia perché Astaroth ci manda tutti i figli?".

"Anche. E per via di mio padre...".

"Tuo padre?".

Liblikas non voleva parlarne, era evidente. Ma lo sguardo di Lailah la spingeva ad aprir bocca.

"Io sono figlia di Belzebù" ammise.

"La mosca? Il traditore?" si stupì la figlia di Lucifero "È ancora in grado di riprodursi?!".

"Evidentemente...".

"Ma... com'è possibile? Pensavo che tra mio padre ed Astaroth ci fosse lealtà reciproca! Come può lei aver partorito il figlio di quell'essere?!".

"Anche Lilith ha partorito figli di vari esseri, Belzebù compreso, eppure...".

"Già. Ma...".

"Mia madre scopa e basta. Quando ha voglia di riprodursi lo fa, non sta a pensare ad alleanze e questioni di altro tipo. Inoltre non è una concubina di tuo padre, è libera di fare quel che le pare!".

"Hai ragione... ti chiedo scusa... solo che ho sentito cose terribili su Belzebù".

"È un traditore, lo so. So quel che ha fatto. Non mi interessa. Io sono qui per dimostrare quel che valgo, non di chi sono figlia. E tu dovresti capirlo".

Kaila annuì. Era vero: lei voleva essere vista per quel che era, non semplicemente come la figlia di Lucifero o la sorella della regina.

"E anche Ver è figlio di...?".

"Non so chi sia il padre di Ver. Tranquilla, non è Belzebù. La maggior parte dei figli di mia madre non si sa di chi siano. Se io non riuscissi a scindermi in tanti piccoli insetti, come fa mio padre, non si saprebbe nemmeno il mio. Hai temuto per qualche istante di ritrovarti sposata con certa progenie?".

"Sposata? Con Ver?!".

"Certo. Non sai come funziona?".

"Mio padre è contro certe cose".

"Se ne sei convinta...".

La ragazzina non rispose subito. Era confusa, le era sempre stato detto di stare attenta a Belzebù e i suoi alleati e ora davanti aveva sua figlia. Si poteva fidare? Forse era meglio concentrarsi su discorsi meno personali...

"Hai fame?" domandò Kaila.

"Sono qui da giorni. Certo che ho fame...".

"Biscotto?".

Da una tasca interna della divisa la giovane principessa estrasse parte di quel che aveva rubato a Keros, tra le risate della sua compagna di cella che gradì moltissimo lo spuntino inaspettato.

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