Giudizio -parte prima-

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Quella mattina iniziò a nevicare. Lucifero odiava la neve, la trovava insopportabile quasi quanto Michael e lui trovava davvero molto insopportabile Michael! Lailah e il resto della famiglia però sembravano apprezzare molto e sorrisero entusiasti, uscendo in terrazza e allungando le mani verso i fiocchi che cadevano.

"Fanculo..." borbottò invece il Diavolo, salendo in macchina e impostando il navigatore per la casa di Magdalena.

Non riusciva a trovare una stazione radio decente, "La musica umana fa veramente cagare ultimamente" e alla fine si arrese. Iniziò a parlare da solo, per evitare che pensieri inopportuni lo disturbassero.

"È un contratto" si disse "Coraggio. È da un sacco che non ne faccio uno ma è sempre la stessa menata. Questo non sarà diverso".

Invece sapeva che sarebbe stato diverso. Perché doveva mettere piede nella casa dov'era morto suo figlio e perché da quel contratto dipendeva il futuro degli alberghi, non solo un'anima dozzinale.
Nevicava sempre di più, per strada la gente era poca e guidava a caso. Fermo al semaforo, notò con fastidio che la sua bella auto scura si stava imbiancando.

La casa era fuori città, su una zona privata delimitata da delle transenne. L'edificio, squadrato e moderno, era leggermente sopraelevato rispetto alla strada e impediva a chi transitava di vedere all'interno delle ampie vetrate che circondavano l'intero perimetro.

Sceso dalla macchina, chiudendola col telecomando e stringendo una piccola cartellina nera tra le mani, Lucifero trovò ad accoglierlo Magdalena e una copiosa nevicata.

"Puntualissimo" commentò la donna, invitandolo ad entrare.

"Ci tengo ad esserlo" rispose il demone, guardandosi attorno.

Gli interni erano chiari e moderni, si notavano le rifiniture di pregio e i piccoli dettagli che impreziosivano gli ambienti. La nevicata, da quelle grandi finestre, era un spettacolo mozzafiato. Lucifero riusciva a percepire ancora la presenza di Ahriman e rimase in silenzio.

"Avanti, facciamo in fretta" brontolò Magdalena "Hai i miei soldi?".

"Come già accennato in hotel, vorrei prima parlarle un attimo. Ho delle opzioni da proporre".

"E, come ti ho già detto in hotel, non mi interessa. Io voglio i miei soldi. Se fosse stato tutto di Armand, come mi aveva detto, avrei già venduto tutto e al Diavolo!".

Vendere tutto era un'idea che era balenata anche nella mente del proprietario. Ma a chi? Vendere a degli umani significava chiudere le porte ai demoni. E i demoni che lavoravano lì erano fin troppo insistenti.

"Ho solo pensato che potesse interessarle un tipo di pagamento diverso, rispetto all'unica soluzione. Parliamo di una cifra che potrete ottenere a vita, oltre che a una buona somma iniziale".

"A vita?".

"Per lei e per chi viene dopo di lei. Ha un figlio, giusto?".

L'espressione di Magdalena cambiò di colpo, invitando il demone e sedere al tavolo e prendere un po' di tè. Lucifero aveva intravisto un bambino, che spiava dalla cima delle scale di vetro.

"Come mai nell'eredità non figura il piccolo?" domandò, rifiutando lo zucchero.

"Non è di Armand" spiegò la donna, sedendosi e mescolando due zollette nel tè bollente.

"E come mai non lo ha riconosciuto?".

"Non ho voluto che lo facesse".

Il Diavolo la fissava, scrutandone ogni movimento. Fin'ora pareva dire la verità.

"E non avete voluto figli vostri?".

"Ci stavamo provando. Ma non abbiamo fatto in tempo".

Prima piccola bugia. Lo aveva capito da un sussulto negli occhi.

"Parliamo di soldi, Signor non mi ricordo come ti chiami" sbottò lei, cambiando argomento "Sono tutta orecchi".

"Per prima cosa le darei l'intera liquidazione di Armand. Parliamo di una cifra considerevole, che le permetterebbe di sistemarsi per un po'. Inoltre le proporrei uno stipendio mensile a cinque cifre nette. Che poi erediterà suo figlio, se vorrà".

"Di che cifre parliamo esattamente?".

"Due milioni subito. Stipendio da mezzo milione l'anno, più eventuali bonus se gli affari vanno meglio del previsto. Non è subito la cifra che ha chiesto, ma facendo i conti totali...".

La donna sorrise, questa volta piuttosto soddisfatta.

"Sarebbe interessata?" incalzò Lucifero, trovando il tè disgustoso.

"E la cifra pattuita la riceverei entro...?".

"Anche immediatamente, se ne ha voglia. Anche se prima preferirei qualche firma".

"Ovvio! Mica voglio che ti rimangi quello che hai detto!".

"Non potrei mai. Potrei invece avanzare una piccola richiesta?".

"Dipende...".

"Io accetto a versarle la cifra patuita, compreso lo stipendio mensile, se lei rinuncia alla proprietà. Inseriamo il nominativo del bambino fin da adesso, ma io divento unico proprietario. E di conseguenza non dovrà occuparsi in alcun modo dell'hotel".

"Era quello che avevo in mente. C'è altro?".

"Solo una curiosità: lei crede in Dio?".

"Certo. Perché?".

"Così... per sapere...".

L'umana sembrava soddisfatta. Stava per firmare quando la porta di ingresso si aprì ed entrò un uomo alto e biondo. Magdalena si agitò, alzandosi e raggiungendolo. Gli parlò sottovoce, convinta che Lucifero non sentisse.

"È quello dell'albergo".

"E allora?!" sbottò l'umano.

"Non deve sapere che noi due... È il collega di Armand!".

"Ah, giusto".

L'uomo camminò verso il demone e gli porse la mano, presentandosi come l'avvocato della donna. Il Diavolo finse di crederci. Si vedeva lontano un miglio che quello non era un avvocato. Vestiva male e puzzava d'alcol, inoltre il suo sguardo non trasmetteva nulla di buono. E quel bambino sulle scale aveva una certa somiglianza...

Magdalena spiegò quel che stava per firmare e il nuovo arrivato le ordinò di firmare subito, senza capire un tubo di quel che tentava di spiegare il Diavolo e senza leggere quel che diceva il contratto. Lei firmò. Il demone sorrise.

"Sembri uno dei tizzi nei dipinti di Armand" commentò il finto avvocato "Magari ti piacerebbe comprarti un ritratto? Vuoi vedere?".

"I quadri?".

"Sì, sono nello studio dove si rinchiudeva a dipingere".

Lucifero non rispose subito. Pensò al verbale della polizia che aveva letto. Diceva che Ahriman si era sparato nello studio e che a trovarlo era stata Magdalena, sola in casa.

"Vieni" lo invitò la donna "Ti piaceranno".

Il biondo fece strada, lungo le scale. Il bambino rimase dov'era e fissò il demone mentre gli passava accanto. Aveva grandi occhi malinconici e non aprì bocca.

"Non si è tolto la vita in quella stanza?" domandò il Diavolo, conoscendo già la risposta.

"Sì ma è stata pulita. Non ci trovi sangue o cervella, tranquillo!" quasi rise l'uomo.

"Non sembrate particolarmente sconvolti da quanto successo...".

A questo non risposero. La porta dello studio si aprì e Lucifero ebbe una sensazione di bruciante deja-vu. Sulle pareti erano appesi quadri con il suo volto, e quello di molti altri demoni. Gli sembrò di rivedere Sophia, ossessionata dal suo essere angelico, che dipingeva poco tempo prima di uccidersi. Possibile che fosse accaduta la stessa cosa?

Sotto ogni quadro vi era un titolo e un numero romano. Erano le carte dei tarocchi. Lilith rappresentava la Luna, Lailah le stelle, Najira ed Espero il Carro. E proprio davanti all'ingresso, con ancora qualche schizzo di sangue su di esso, c'era lui: il Giudizio. Ahriman lo aveva rappresentato così, con lo sguardo fisso e inquietante di chi ti legge dentro e ti sussurra "te l'avevo detto". Quell'immagine fu una pugnalata al cuore per Lucifero. Suo figlio lo vedeva così? Davvero gli aveva trasmesso così tanta altezzosità e disprezzo?

"Allora, ti piace? Lo vuoi?" parlò l'umano, interrompendo il silenzio "Se lo vuoi, puoi comprarlo. Non sappiamo che farcene degli altri".

"Posso portarli tutti via con me?" domandò il demone, afferrando il suo ritratto e fissandolo.

"Se paghi..." alzò le spalle l'umano.

"Però adesso nevica. Si rovineranno. Posso tornare quando c'è il sole? Per ora porto via solo questo, lo nascondo sotto al cappotto fino in macchina".

Voleva uscire da quella stanza. Voleva andarsene da lì. Percepiva Ahriman. Percepiva il sangue, la morte. Era una sensazione che gli metteva i brividi. Estrasse il portafogli da una tasca e porse all'umano quel che aveva con sé, pur di fare in fretta. Poi scese di corsa le scale, riprese tutti i suoi incartamenti e raggiunse la porta.

"E il nostro contratto?" lo fermo Magdalena "Quando avrò la cifra che mi spetta?".

"Entro domattina sarà tutto sul suo conto. Ora vado, si è fatto tardi. Il primo giorno di sole, passerò per i quadri".

Tagliò corto Lucifero, accelerando il passo verso la macchina, col quadro ben coperto sotto al lungo cappotto. Nevicava molto, faceva freddo e il sole era già tramontato. Si era alzato un vento pungente e sulla strada non si vedeva molto. Ma lui voleva tornare a casa.

"Il Giudizio" continuava a ripetere "Il Giudizio! Non guardarmi con quegli occhi, papà! Quegli occhi giudicanti! Cazzo, me lo diceva sempre!".

Premette l'acceleratore sentendo slittare le gomme, correndo per le strade buie senza fermarsi.

"Fanculo! Fanculo a 'sta neve di merda! Fanculo a questo mondo di merda! Fanculo a quella donna del cazzo che ti sei sposato e fanculo a te, Ahriman! Fanculo!".

Gridava e accelerava sempre più, finché l'auto sbandò per colpa dell'alta velocità e del ghiaccio e si schiantò contro un palo della luce, finendo poi in un fosso.

Imprecando, Lucifero uscì dell'abitacolo e si guarì usando i propri poteri. Nascondendo sotto al cappotto anche la valigetta con il contratto, iniziò a camminare verso il Kerigma.

Azazel non credeva ai suoi occhi. Il suo capo era appena rientrato in hotel completamente ricoperto di neve, ghiacciato e con sul viso una strana espressione. Decisamente in disordine, con capelli e cappotto fradici e rovinati, non guardò negli occhi il receptionist.

"Capo! Siete tornato!" esclamò Azazel "Eravamo tutti in pensiero! Dove siete stato fino a quest'ora?".

"Mi serve un'auto nuova" si limitò a dire Lucifero, scuotendosi dalla neve e senza cambiare espressione, continuando a camminare.

"Un'auto nuova? Perché? Dov'è quella vecchia?".

"Da qualche parte giù per un fosso".

"Ma... ma come? In che senso? Signore?!".

Il Diavolo non rispose.

"Signore!" insistette il messaggero "E il contratto? Ma che è successo?".

"Fanculo pure a te, Azazel!".


Ultimamente aggiorno un sacco. Dopo taaaanto tempo ferma a fare un tubo. Cavalco l'onda e inizio la seconda parte del capitolo. A presto!

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