Istinto

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Lailah era la protettrice dei bambini, lei sapeva quando un piccolo aveva bisogno del suo aiuto e qualcosa le diceva che quel bambino aveva davvero bisogno di qualcuno. Era andata a trovare il figlio dei due assassini di Ahriman, utilizzando il portale già aperto e di solito sfruttato da Lucifero e Lilith. Ultimamente era lei a presentarsi al fanciullo, capendo quanto si sentisse solo. Quella notte lo trovò in lacrime, rannicchiato in un angolo. Appena la vide, saltò in piedi e sorrise raggiante per abbracciarla.

"Cosa succede?" domandò Lailah, accarezzandogli la testa.

"Hanno detto che nessuno mi adotterà, perché sono un bambino grande. Nessuno mi vorrà mai bene, perché non sono un neonato e la mia vera mamma non mi vuole".

"Che cosa brutta da dire! Non è assolutamente vero che...".

"I bambini della mia età non li adottano. È vero. Restano qui, in istituto, e poi li mandano via quando sono grandi. Io non avrò mai una famiglia!".

Lailah non sapeva bene cosa dire, forse era vero quel che diceva. Poi era figlio di due assassini e sapeva che più di qualcuno si sentiva a disagio al solo pensiero.

"Senti..." mormorò lei, senza pensarci troppo "E se venissi via con me?".

"Con te? Via da qui?".

"Sì. Vorresti?".

"Tu mi vuoi? Non sono un bimbo grande?".

"Sei un bimbo. Hai bisogno di un posto più allegro di questo".

"E mi vorrai bene?".

"Tu me ne vuoi?".

"Sì!".

"E io te ne voglio anche di più!".

Si abbracciarono molto forte e Lailah decise di far attraversare il portale al bambino, consapevole che così facendo stava infrangendo una regola importante. Si aspettava di vedere Espero comparirle davanti per fermarla ma non successe, quindi forse era giusto così. Qualcuno avrebbe potuto occuparsene in modo diverso...

Espero aveva altro a cui pensare. Lilith gli aveva espressamente ordinato di girare al largo, di lasciarla da sola, ma lui non era riuscito ad allontanarsi più di tanto. Se ne stava a distanza di sicurezza, osservando la dimora della tentatrice dal giardino adiacente. Camminava nervosamente e sussultava a ogni fruscio, con l'istinto che lo obbligava a sentirsi iperprotettivo. Quando nell'aria si udì un vagito, percepì il cuore riempirsi di gioia e orgoglio, quasi fosse lui stesso il padre. Quella notte era nato un bambino, ed era anche merito suo!

"Bambine, dove siete?" chiamò Lailah "Ho una persona da farvi conoscere!".

Le tre gemelline erano in giardino, Najira le stava sorvegliando dall'ingresso.

"Cosa fanno?" chiese la madre, notando come si fossero messe in cerchio una accanto all'altra.

"Disegnano, mi pare" rispose la regina infernale, alzando un sopracciglio verso il piccolo umano biondo.

Lailah le raggiunse e rimase perplessa. Le gemelle avevano realizzato un disegno davvero bellissimo, estremamente dettagliato.

"Chi ha fatto quel disegno? Naji vi ha aiutato?".

"Questo è papà" rispose una delle piccole.

La figura al centro del foglio era vestita di nero, con i capelli sciolti e due grandi corna sulla testa.

"Ma papà non ha le corna" sorrise Lailah "Perché gliele avete messe?".

"Le abbiamo viste".

"Dove? Naji vi ha mostrato qualche vecchio quadro?".

"No, abbiamo visto papà. Era qui, in questa casa e aveva le corna".

"Ma quando?".

"Un giorno...".

Lailah scosse la testa. Forse era stato un sogno e lei come sempre si preoccupava troppo!

Il cucciolo di Lilith ancora strillava e si agitava quando Espero entrò in casa, ricevendo un'occhiataccia infastidita dalla tentatrice.

"Scusami" si scusò l'angelo "Volevo vederlo. È andato tutto bene?".

"Certo" rispose lei, avvolgendo il neonato in una coperta e sistemandosi a letto "Ho moltissimi figli e li ho sempre partoriti senza aiuto".

"È... un maschio?".

"Un bel maschio dai capelli rossi. Sembra Ahriman... Ora puoi andare. Non ho più bisogno del tuo potere".

"Lo so... ma... posso aiutarti in qualche altro modo? Ti serve qualcosa?".

"Un bicchiere d'acqua lo gradirei" si arrese lei, capendo che non esisteva altro modo per farlo stare buono.

Con un bicchiere colmo in mano, Espero si avvicinò e sorrise al piccolo.

"Come hai deciso di chiamarlo?".

"Pensavo di dargli il nome del fratello ma poi ho capito che non è giusto. Ahriman era unico, a modo suo, e lui sarà diverso. Perciò lui sarà Eosforo".

"Il portatore dell'Aurora? Nome interessante... ora immagino me ne debba andare".

Lilith non rispose subito. Lo lasciò allontanare di qualche passo e poi sospirò, con un mezzo sorriso.

"Sai che c'è? Mi sta comodo avere qualcuno nei paraggi ancora per un po'. Resta. Se vuoi, prendilo in braccio. È tuo fratello, dopotutto".

L'angelo non se lo fece ripetere due volte e fu felice di cullare a sua volta il fratellino.

"Dovresti trovarti una femmina e farne una paio di tuoi" commentò Lilith.

"Ci penserò. Per ora va bene così...".


"È tardi" ripetevano quelle voci.

"È tardi" facevano da eco tutte le ombre che ora avvolgevano Lucifero ed Ahriman.

"È tardi" era diventato un mantra infinito che lo circondava e al demone sembrava di restare senza respiro.

"Perché sei qui?" chiedeva invece Ahriman "Dovevi esserci quando ero in vita! Ora è tardi".

Tardi. Era tardi. Era vero. Suo figlio era morto e lui non poteva far altro che guardarne l'anima.

"Perché?" riuscì ad urlare "Perché il Giudizio? Perché io sono la carta del Giudizio? Io non voglio giudicarti, io non posso giudicarti! Tu sei mio figlio e volevo solo che fossi felice! Perché non lo eri, Ahriman?".

"Ho scelto di essere un umano, è ovvio che giudicavi la mia scelta sbagliata! È ovvio che per te ero diventato di razza inferiore, è questo che pensi degli umani!".

"Ahriman, io odio gli umani. Questo non posso negarlo! Ma non ho mai odiato te. Io avrei fatto qualsiasi cosa per te. Guarda fin dove sono arrivato, per te! Non mandarmi via, Ahriman! Usciamo da qui!".

"Lo fai solo per sistemarti la coscenza...".

"No, lo faccio perché sei mio figlio. Lo faccio perché qualsiasi cosa tu decida di essere sarai sempre il mio bambino".

"Papà... io sono morto. Non posso decidere di essere nient'altro se non un'anima...".

"Puoi scegliere se essere un'anima libera o un'essenza prigioniera delle ombre".

"Guarda che sei tu quello prigioniero delle ombre...".

Lucifero si guardò attorno. Era vero, era circondato dell'oscurità e quelle voci incessanti gli martellavano il cervello. Le sue paure, i suoi rimpianti, le sue paranoie... erano tutte lì pronte ad afferrarlo e non lasciarlo andar via. I sensi di colpa erano pesanti fardelli che lo risucchiavano verso il basso, allontanandolo da Ahriman.

"No!" reagì, poco prima di tingersi completamente di nero "Questa volta non sarà troppo tardi!".

Spalancò le ali, dissolvendo le ombre con la spada e la propria luce.

"Io ho una famiglia da cui tornare!" esclamò "Coloro che mi attendono hanno fiducia in me, più di tutti la mia Lailah. E Lilith. E i miei figli. Tutti i miei figli. Non ti lascerò qui, Ahriman".

L'anima parve scossa da quelle parole, stupendosi davanti a tanta determinazione. Non potè far altro che annuire, afferrando la mano del padre e lasciando finalmente la Gehenna.

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