Prologo

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Un funerale. Lucifero mai di sarebbe aspettato di dover riapparire tra gli umani per un fottuto funerale!
Odiava entrambi: umani e funerali!
Trovava stupido tutta quella pomposa riverenza per un corpo ormai freddo.

Dimmelo quando sono in vita che sono una persona speciale, altruista, lavoratrice etc...

Solite cose. Solite frasi. Nessuno mai dirà che eri un coglione al tuo funerale! Eppure in quel momento lui pensava proprio questo: coglione!
Lo diceva a quella bara di mogano e a se stesso. Coglione!
Alzò gli occhi al cielo, in quella giornata fastidiosamente serena, e storse la bocca munita di sigaretta.

Coglione: avevi smesso e adesso?
Fanculo. Ne ho bisogno!

Come poteva esserci un cielo così sereno in un giorno come quello? Ma del resto, rimuginò ancora, a Dio che vuoi che importi? Magari è pure contento...

L'ormai ex signore degli Inferi era giunto in quel luogo a bordo della sua auto, seguendo il carro funebre dall'obitorio, con la musica a volume altissimo. Non perché gli piacesse, ma perché così non riusciva a sentire i propri pensieri.

Terreno consacrato. Nessun problema per uno che ormai non aveva nulla a che fare con Paradiso e Inferno, ma per Lilith era diverso. Era stata lei a supplicarlo di andare in cimitero, di accompagnare quella bara nell'ultimo viaggio. E lui non era riuscito a dirle di no, perché non aveva mai visto Lilith in lacrime. E così era entrato in quella minuscola stanza accanto all'ospedale, per vedere quella scatola di mogano chiudersi sul cadavere dal bellissimo viso deformato. Non lo avrebbe rivisto mai più quel viso e a pensarci percepì una fitta al cuore. Non pianse, non poteva farlo, ma nemmeno voleva farlo. Dopotutto, pensò, è stata una sua scelta finire in quella scatola!

Non era entrato in chiesa, si rifiutava di udire troppe cazzate preconfezionate stile "la sua anima è con Dio". No, mi 'spiace. Si è sparato in testa, non è di certo con Dio.

Aveva atteso fra le lapidi del cimitero, osservando chi fosse presente a quell'ultimo commiato: umani, moltissimi umani. Si stupì di quante persone ci fossero, addolorate e sconvolte, strette attorno a quella fossa pronta ad essere riempita. Il prete si rivolse in particolare a una donna dai capelli corvini, che indossava spessi occhiali da sole di circostanza, e a un bambino dai capelli biondi. Il bambino piangeva sinceramente, la madre no. E Lucifero era bravissimo a percepire i bugiardi. Rimase ad osservarla, mentre la bara veniva calata lentamente e benedetta dal sacerdote.
A turno i presenti lasciavano un fiore o schizzavano qualche goccia di acqua santa con l'aspersorio, sussurrando ultime parole d'addio. Il Diavolo rimase in disparte. Che avrebbe dovuto dire?

Coglione.

Quello voleva dire.

Hai rinunciato a tutto per lei? Lei che nemmeno ti piange per davvero?

Coglione!

Hai rinnegato la tua famiglia per allevare quel moccioso non tuo?

Coglione!

Hai perso l'immortalità, scegliendo di avere un corpo fragile e mortale, per poi spararti in testa?

Coglione!

Ti sei smarrito e hai preferito morire piuttosto che ammettere di aver commesso un errore.

E io?  E io che sono, che ero, tuo padre? Dov'ero? Come ho potuto permettere che tutto questo accadesse?

Armand c'era scritto. Aveva perfino cambiato nome. Troppo poco umano, quello scelto da Lilith? Ma Lucifero lo sapeva che in quella bara non giaceva Armand.

"Ahriman..." riuscì a sussurrare, ricacciando tutti quei "coglione" giù per la gola. E si sentì smarrito, circondato da umani inconsapevoli e qualche angelo in incognito "... il mio bambino...".

Lo ricordò da piccolo, con quei capelli ramati inconfondibili e il ghigno divertito. Lo ricordò mentre gli insegnava tutto e lo vedeva crescere, lasciandogli in mano gli Hotel e le anime umane. Era diventato uno splendido uomo Ahriman! Un tentatore demoniaco perfetto, di quelli a cui nemmeno gli arcangeli potevano tener testa! Eppure...

"Come ho fatto a perderti?" mormorò Lucifero distogliendo lo sguardo dalla bara che veniva lentamente ricoperta di terra.

Come ho fatto? Ripetè. E chiuse gli occhi. Il sole... il sole è così forte da far lacrimare.  Fottuto sole.

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