L'era di Ahriman

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6 ANNI PRIMA

Il Kerigma era l'orgoglio di Ahriman.
Il giovane figlio di Lucifero e Lilith aveva progettato personalmente un hotel suddiviso in tre edifici, permettendo ad angeli, demoni e umani di non mescolarsi più di tanto. Era un edificio grandioso, imponente e lussuoso, con casinò, piscine, terme, spa, palestre, area bambini e qualsiasi altra cosa che a un cliente pagante potesse venire in mente.
Lo gestiva con entusiasmo ed energia, portando anime all'Inferno per la sorella Najira. Andava fiero di quel luogo e di quel lavoro, gestiva con orgoglio il suo hotel e gli altri ereditati dal padre.
Il suo modo di fare era piuttosto contagioso e i dipendenti erano molto soddisfatti. Quasi tutti coloro che prestavano servizio con Lucifero erano rimasti fedeli alla stessa casata, lavorando per Ahriman.
Azazel lo trovava particolarmente simpatico, per lui era come avere a che fare con un Lucifero meno brontolone e con i capelli ramati, che amava far festa e improvvisare balletti informali per i corridoi. Inoltre Ahriman non aveva alcun problema con la tecnologia, cosa che di certo non si poteva dire di suo padre.

Lilith era ancora una splendida tentatrice, di quelle in grado di far vacillare ogni uomo e donna con un solo sguardo. Lailah le facilitava il compito intrattenendo gli eventuali bambini dei suddetti uomini o donne e lasciando campo libero alla succubus.

Il mondo umano negli anni si era fatto sempre più impersonale, freddo e ateo. Ottenere anime non era semplice ma l'erede dell'ex sovrano infernale si impegnava al massimo e adorava il suo lavoro. Amava vantarsi dei suoi successi con suo padre, quando ne aveva l'occasione, e questi non risparmiava le lodi.

Era tutto perfetto. Il figlio di Lilith e Lucifero gestiva con maestria gli hotel e tutto andava per il meglio.

Poi comparve Magdalena.


Ahriman nella sua vita aveva avuto a che fare con diverse donne, principalmente le amanti di suo padre: Sophia, Lailah e sua madre Lilith. Ovviamente anche Najira, nata solo pochi minuti prima di lui, era piuttosto prestente. E come regina dei demoni era anche piuttosto esigente.
Tutte queste donne avevano una cosa in comune: erano agguerrite e nessuno poteva mettere loro i piedi in testa.
Così, quando conobbe Magdalena, rimase piuttosto spiazzato dal suo modo di essere.

La giovane, dai tratti vagamente orientali, piangeva a bordo piscina, piagniucolando e sospirando. Ahriman, informato dal personale che qualcuno disturbava gli ospiti con lagnanze continue, l'aveva raggiunta per tentare di farla smettere.
La mortale gli aveva raccontato di essere vittima di un fidanzato violento, che la maltrattava e la faceva soffire.

"E perché non lo rispedite da dove è venuto?" le aveva pacatamente risposto lui. Non riusciva a concepire la passività davanti a simili eventi. Tu mi picchi? Io faccio altrettanto, con gli interessi! Le donne che conosceva avrebbero fatto così, o peggio. Magdalena invece no, lei piangeva e tremava.
Fu quella fragilità ad incuriosire e attrarre Ahriman. Quella ragazza era diversa dalle demoni che frequentava abitualmente. Era umana. Era fragile. Aveva bisogno di protezione e aiuto, di qualcuno che si prendesse cura di lei e la difendesse.
Non gli era mai successo di dover difendere una fanciulla, gli parve quasi di essere in una favola in cui faceva la parte del cavaliere in armatura. Gli piacque molto allontanare il fidanzato di lei e fargli capire che d'ora in poi doveva girare al largo. Provò un brivido d'orgoglio e un pizzico d'eccitazione.
Magdalena lo osannò come suo salvatore e lo abbracciò.

"Non è niente!" le disse lui, con un sorriso compiaciuto.

Non è niente, disse anche a se stesso. È un'umana? Certo. Ma questo è solo un abbraccio...

Il fidanzato della mortale si dimostrò particolarmente testardo e con nessuna intenzione di demordere. Avevano un figlio nato da poco, che fece aumentare ancora di più l'istinto di protezione di Ahriman. Lei era scappata di casa, per inseguire un amore poi rivelatasi sbagliato, e non sapeva dove andare.

"Mi occuperò io di tutto" aveva rassicurato "Potete restare qui tutto il tempo che volete, tu e il bambino".

Magdalena aveva smesso di piangere e si era sistemata in una bella stanza, mentre il demone controllava che nessuno di avvicinasse con cattive intenzioni. Agli occhi dei suoi sottoposti la stava tentando, trasformandola lentamente in una peccatrice accanita. In realtà non era lei a trasformasi ma lui, giorno dopo giorno.

L'umana portava con orgoglio una piccola croce d'oro attorno al collo e definiva il suo salvatore "un angelo mandato da Dio". Lui aveva tentato di lasciarla al suo destino, dopotutto ora era al sicuro, ma non ci riusciva. Le aveva chiesto se riusciva a tornare dalla sua famiglia ma lei non aveva voluto: si sentiva al sicuro con il suo angelo!
L'angelo che periodicamente doveva allontanare quel fidanzato manesco che non demordeva e tentava di rientrare in hotel. Purtroppo per quell'essere, la sicurezza era perfetta al Kerigma. Visti i tempi che correvano, perfino Azazel alla reception aveva una pistola. Ahriman portava la sua ben nascosta, sotto la giacca in velluto della divisa, ma non se ne separava mai.

"Perché non informate la polizia?" chiese Azazel, dopo l'ennesimo allontanamento.

"Lei mi ha supplicato di non farlo" fu la risposta di Ahriman.

"E perché? È deficiente?".

Il ragazzo si accigliò leggermente e lo sguardo arancio scintillò.

"Attenzione, principe" lo ammonì il demone alla reception "Ci sono delle regole. Tu sei un demone, lei una mortale. Tentala. Non puoi fare altro che questo, o ne subirai le conseguenze".

"Lo so. Le conosco le regole. Non sto facendo niente".
Il tono di voce di Ahriman era infastidito e si allontanò senza dire altro.

Azazel storse il naso. Chissà cosa ne poteva pensare Lucifero di tutta quella faccenda...

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