White Rose -parte seconda-

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Appena Kaila ebbe spalancato le ali, nella grande sala si creò il caos. Assieme a lei, altri giovani seguirono l'esempio e mostrando le ali da angelo o da demone. Gli invitati umani erano impazziti, scattavano foto e condividevano ossessivamente video e contenuti a più persone possibili.
Lucifero era rimasto impietrito qualche istante, sconvolto da quanto stava vedendo. L'hotel prevedeva un piano d'emergenza per arginare eventi fuori dall'ordinario, come qualche demone ubriaco che dava spettacolo o mortali in luoghi inopportuni, ma non esisteva un protocollo per una trentina di ragazzi con le ali in bella vista. Tentarono comunque di rimediare al problema come potevano.

"Sicurezza!" ordinò Azazel dall'auricolare, mostrandosi incredibilmente rapido nel reagire "Tenete lontani gli umani dagli eterei".

I mortali infatti allungavano le mani, nel tentativo di toccare le piume e le code degli immortali, spingendo e accalcandosi.

Subito dopo, il messaggero disattivò la rete wifi nel salone e mandò un segnale di disturbo, nel tentativo di arginare le condivisioni. Nulla poteva fare però per impedire che scattassero foto o filmassero. Spense poi tutte le luci, ma Kaila era quasi accecante.

"Un applauso ai nostri performer!" urlò, incoraggiato da altri demoni "Lei è White Rose, ricordate? L'assistente del mago...".

Lucifero finalmente si scosse e, calpestando i cocci del calice che aveva frantumato sul pavimento, camminò a passo svelto verso la figlia. La afferrò saldamente per un braccio, poco prima che spiccasse il volo, e la trascinò fuori dal salone da una delle porte secondarie. Qualche altro giovane demone volò sul soffitto e rise. I flash circondavano i presenti, che ignoravano le richieste della sicurezza e continuavano a immortalare Kaila mentre veniva trascinata con la forza lontano dai curiosi. La porta sbattè alle spalle del proprietario dell'hotel, che sollevò la figlia e con ben poca grazia la obbligò ad entrare nel suo ufficio praticamente lanciandola. Sbattendo anche quella porta, mostrò alla festeggiata lo sguardo aranciato ed intimidatorio.

"Ma che cazzo hai fatto?" ringhiò "Era tutto preparato da quanto tempo?!".

"Mi hai fatto male" si lagnò Kaila, stringendosi il braccio con una smorfia.

"Sono stato fin troppo gentile! Ora resta dove sei e non osare muoverti, mentre cerchiamo di rimediare al tuo casino!".

"Non puoi chiudermi qui!".

"Posso e lo faccio, principessa!".

"No!".

Lucifero afferrò il cellulare che la figlia stringeva fra le mani e lo distrusse stringendo il pugno. Kaila protestò ma il padre la ignorò, chiudendola a chiave e tornando al salone.

Grazie al lavoro degli addetti alla sicurezza, i mortali non erano riusciti a raggiungere i giovani eterei dalle ali aperte e si stavano calmando. I ragazzi dalle ali in vista erano spariti, molto poco propensi a incrociare il proprietario di quel luogo in quel momento.
Lucifero usò i propri poteri ammalianti e convinse gli umani presenti ad andarsene, lasciando il salone solo per i demoni dello staff.

"Azazel, dimmi che non è grave come sembra!" esordì il padrone dell'hotel, notando la strana faccia del receptionist.

"Vorrei tanto poterlo dire, ma...".

"Tu sei il mio demone dei miracoli, dimmi che puoi fare un miracolo anche in questo caso".

"Purtroppo i video e le foto sono ormai letteralmente ovunque. Anche eliminando gli originali, sicuramente c'è chi li ha salvati da qualche parte".

"In così poco tempo?!".

"La tecnologia corre veloce".

"E in queste foto e nei video si vede tutto? Intendo le ali. Si vedono chiaramente, senza ombra di dubbio?".

"Temo di sì. La risoluzione degli apparecchi moderni è spaventosa".

"Merda...".

"Tuttavia..." Azazel sospirò, notando lo sguardo del suo capo illuminarsi speranzoso "Potremmo mettere in rete dei filmati in cui spieghiamo con quale effetto speciale sono state fatte queste ali. Ormai la gente non sa capire la differenza fra realtà e finzione, da dietro uno schermo, e penso di riuscire a convincerli".

"Grazie! Lo sapevo che eri il mio demone dei miracoli".

"Resta il fatto che quei ragazzi hanno agito in modo sconsiderato e...".

"A quello provvedo io. Credimi, gli passerà la voglia di fare certe cagate!".

"Non ne dubito...".

Azazel ghignò, controllando lo schermo del tablet con cui gestiva molte funzioni dell'hotel. Ripristinò il wi fi del salone e sollevò un sopracciglio.

"Signore, c'è qualcuno nel vostro ufficio?" domandò, perplesso.

"Mia figlia. L'ho chiusa lì. Perché?".

"Le avete dato accesso al vostro computer?".

"Certo che no!".

"Risulta una connessione in corso".

"Ma il mio portatile è protetto da password e tutte quelle altre... cose che ci hai ficcato dentro tu per sicurezza! È impossibile!".

"Così mi dice il sistema. Forse c'è un errore, ma...".

Lo sguardo del Diavolo aveva già cambiato colore. Senza aggiungere altro, si diresse a passo di carica verso l'ufficio. Azazel non trattenne una smorfia preoccupata: non avrebbe mai voluto trovarsi nei panni di Kaila!

Per la ragazza era stato fin troppo facile bypassare la sicurezza di Azazel. Lo conosceva, e conosceva quanto suo padre fosse impedito con la tecnologia, e in pochi attimi si ritrovò online. Con la telecamera attiva, iniziò a trasmettere un video con le ali ben in vista.

"Grazie per essere venuti alla mia festa" esordì, con un sorriso "Come vi avevo chiesto, avete condiviso tantissimi video e inviato tantissime foto! Vi adoro! Era prevedibile che tentassero di fermarci, per questo vi ho chiesto di agire il più in fretta possibile. E siete stati meravigliosi!".

Kaila fece ruotare la sedia dell'ufficio di suo padre, con una risata.

"Scusate se son dovuta andar via così, mio padre mi ha trascinata via in una maniera davvero poco delicata. Mi  ha lasciato perfino un segno sul braccio! E poi mi ha chiuso qui, spaccandomi il telefono! È un despota, questo ormai è chiaro. Ma del resto che cosa ci si può aspettare dal Diavolo? Sì, il Diavolo è il mio papà. Pensava non riuscissi a collegarmi dal suo portatile ma è lui quello che ha problemi con la tecnologia, non io!".

La ragazza rise ancora, mentre i numeri delle persone in diretta salivano vertiginosamente.

"Il programma resta quello stabilito, troverò il modo di raggiungervi a breve. Tanto prima o poi deve farmi uscire da qui! Nel frattempo, per i più curiosi, vi mostro un po' di cosucce di questa stanza. Qui più di qualcuno ha perso l'anima, sapete? E poi sapete che...".

Non finì la frase, perché la porta si spalancò e un Lucifero chiaramente in collera entrò in ufficio.

"Ma allora è vero che faccio figli scemi, porca puttana!" ringhiò, rivolto alla festeggiata "Ma che cazzo stai facendo?!".

"Papà..." sorrise lei, imbarazzata "Non è come sembra. Non sto facendo niente. Sto solo...".

"Di tecnologia, social e compagnia bella non ci capisco proprio una sega ma non trattarmi come fossi un povero coglione!".

Con uno scatto, il demone spinse con forza il portatile giù dalla scrivania e lo fiondò contro il muro, mandandolo in frantumi.

"Papà, andiamo! Adesso calmati!".

"Tu hai superato ogni limite possibile, ragazzina!" gridò lui, accendendo le iridi "Prega che tua madre abbia un po' di pietà perché dipendesse da me saresti già appesa al lampadario del salone a suon di calci nel culo!".

Kaila ridacchiò di nuovo imbarazzata, iniziando a spaventarsi.

"Suvvia... non è successo nulla di male!" tentò di dire, rimanendo al sicuro dietro il tavolo in legno scuro.

"Ma secondo te la regola del non mostrarci fra i mortali per quel che siamo, è stata messa lì per divertimento? Perché Dio si annoiava e mentre si grattava le palle ha pensato a 'sta cosa?!".

"No, ma... Non è...".

"Tu hai infranto l'unica regola che nessuno, fra angeli e demoni, si sognerebbe mai di infrangere! E insieme a te si sono uniti altri dementi con i bruchi al posto delle sinapsi!".

"Va bene. Mi dispiace. Ma sbraitare non credo possa...".

"Mi dispiace?! Credi che basti questo?! Davvero non hai idea di quel che hai combinato?!".

"Io ho... mostrato le ali".

"Tu hai scardinato il dogma attorno a cui ruota tutta questa menata di Paradiso e Inferno! La Fede! Se l'uomo sa per certo che esistiamo e cosa siamo, non andrà in Paradiso o all'Inferno per fede o peccato, ma per paura. Nessuno sano di mente commetterebbe peccati sapendo per certo che poi c'è l'Inferno! Ma non potrebbe comunque entrare in Paradiso per azioni compiute per puro terrore e non per fede. Lo capisci adesso?".

"Io... forse...".

"Tutto questo si basa sulla fede, nel non avere una prova di quel che c'è ma crederci fermamente e agire di conseguenza. E allora chi ha fede e buon cuore e altre menate simili va in Paradiso. Chi non ha fede ed è un bastardo finisce al piano di sotto. Se sanno per certo che esistiamo, non è più fede. È... non so... una nuova branca della zoologia?".

"Io non...".

"Non ci hai pensato? Lo avevo intuito, signorinella. E immagino tu non abbia nemmeno minimamente pensato alle conseguenze dirette che le tue cazzate possono avere sull'hotel e su chi ci lavora. No, vero?".

Kaila non sapeva che dire. Tentò di scappare, mentre Lucifero ribaltava la scrivania. Riuscì a raggiungere una finestra e la aprì.

"Non osare!" la ammonì il padre, intuendo la sua idea.

La ragazza lo ignorò, spalancò le ali e volò via.


"Dove sta andando?" domandò Lailah allarmata, vedendo la figlia volare nel cielo terrestre come nulla fosse e allontanarsi velocemente.

"Non ne ho idea" ammise Lucifero.

"Perché l'hai fatta scappare? Cosa è successo?".

"Secondo te l'ho fatto apposta?!".

"No, certo che no. Solo che...".

"È notte. È buio. Non credo andrà lontano e, se siamo fortunati, nessuno riuscirà a vederla mentre svolazza qua e là. Provo a raggiungerla in macchina".

"Temo che il tempo non sia dei migliori, capo" commentò Azazel "È sparita tra le nuvole".

"Merda!".

"Magari è solo andata dal fratello in Cielo o si è nascosta per un po' dalla vostra comprensibilissima ira".

"Non conosce il mondo umano. Non è consapevole dei pericoli che può correre".

"Posso connettermi a tutte le telecamere della città e tentare di localizzarla".

"Ricordamelo che non ti pago abbastanza!".

"Io vado in Cielo per vedere se ha raggiunto Espero e Kairos" annunciò Lailah, correndo a utilizzare il portale già aperto nelle sue stanze.

"Io allerto la sicurezza e quel cagacazzi di Michael. Quello sa sempre dove sono, magari sa pure dove si trova lei!" annuì Lucifero, muovendo le mani nervosamente.
Camminò poi verso il salone principale, dove apprese che molti altri giovani avevano lasciato l'edificio verso una meta non identificata.

"Come fai a non sapere dove sia tua figlia?!" sbraitava Michael dall'altro capo del telefono "Sei un genitore di merda!".

"Fottiti, Michael! Voglio un aiuto, non la predica!".

"Ti consiglio di ritrovarla perché ai piani alti hanno già le palle girate dopo il suo spettacolo fra i mortali".

"Come se non lo sapessi!".

"Sai sempre tutto. Tranne quel che dovresti sapere, come dove sta tua figlia e che idee strane ha!".

"FOTTITI, MICHAEL!".

Lucifero riattaccò con rabbia e si guardò attorno, notando gli sguardi dei presenti.

"Ma che volete?! Pensate ai vostri figli!" sibilò infastidito "E vediamo di rimediare a questo casino".

"Io forse so dove si trovano" si fece avanti un ragazzo.

Il Diavolo lo squadrò per bene, intuendo subito chi fosse: aveva gli occhi viola di Astaroth. Vestito in modo molto elengante, con i lunghi capelli porpora solo leggermente acconciati, il giovane non era nel gruppo che aveva svelato le ali ai mortali.

"Parla" lo invitò il padrone dell'hotel.

"Ammetto di non essere del giro ma mi è sembrato di sentire che si erano dati appuntamento in un parco fuori città".

"Un parco?".

"Così ho capito. Parlavano di spazi aperti per dimostrazioni di volo. Non credevo volessero fare certe cose davanti ai mortali...".

"Il luogo esatto lo sai?".

"No, ma sul telefono di Kaila ci sarà sicuramente scritto".

"Il telefono di Kaila è finito accidentalmente in un milione di pezzi sul pavimento...".

"Capisco. Lasciate che faccia una piccola ricerca".

Con rapidità, il ragazzo digitò alcune frasi sul telefono e su un social comparve l'evento, che molti umani avevano condiviso. Già molte foto e video giravano in rete, con ali e voli.

"Sai dove si trovano?" domandò Lucifero, infastidito da quelle immagini.

"Sì. È un luogo dove a volte ci ritroviamo tra demoni. Un'oretta circa di macchina. Se volete vi imposto il navigatore sul telefono e...".

"Non voglio sentir parlare di cose più tecnologiche di una matita per giorni, grazie! Andiamo. Mi dirai tu che direzione prendere".

"Oh. Ok... io...".

Astaroth sorrise al figlio, incitandolo a seguire il Diavolo che già camminava convinto fino alla macchina.

"Sei uno degli Astarti dunque" parlò Lucifero, una volta in macchina e messo in moto.

"Sì, esatto. Sono uno dei figli di Astaroth".

"E tua madre chi è?".

"Astaroth. È mio padre che non mi è dato sapere chi sia".

"Giusto. Dimenticavo che può cambiare sesso... Da che parte vado?".

"A destra. Verso la chiesa".

Il Diavolo seguì le indicazioni, accendendosi nervosamene una sigaretta passando il volante da una mano a un'altra.

"Ce l'hai un nome, immagino" ipotizzò il guidatore "Non posso chiamarti per tutta la strada Figlio di Astaroth!".

"Sono Rashaverak".

"Un nomino semplice e conciso".

"Già" ridacchiò il giovane "Di solito mi chiamano Ver".

"Piacere, Ver" porse la mano il Diavolo, sempre passandosi il volante in modo non esattemente sicuro "Il miei nomi li sai. Chiamami come cazzo ti pare".

"Ok...".

Il cielo era scuro, denso di nuvole. Iniziò a piovigginare e in lontananza si vide qualche lampo.

"Dimmi una cosa, Ver. Come mai non sei nel giro? Di solito i giovani demoni si spostano in banchi come tanti piccoli tonni in compagnia, non so se mi spiego...".

"Lavoro per mia madre e mi piace farlo. Non ho molto tempo da perdere dietro a feste e cazzeggio libero".

"Ma quanti anni hai?".

"Sedici".

"Guarda... ti do un consiglio spassionato: il cazzeggio libero è una cosa meravigliosa. Conceditelo, ogni tanto. Sei giovane, sei bello e sei anche piuttosto potente, lo percepisco. Perciò goditi la vita, finché puoi".

"Ma non voglio ritrovarmi in mezzo a dei deficienti che mostrano le ali ai mortali!".

"Quello è un'altro paio di maniche. E hai ragione. Meglio soli che i mezzo ai coglioni. E ti avviso subito che non sarò per niente delicato con mia figlia appena l'avrò caricata in macchina".

"La comprendo perfettamente".

Lucifero si voltò qualche secondo verso il giovane, che continuava a dare indicazioni.

"Tu... sei al corrente di certe idee che ha tua madre nei confronti di mia figlia?".

"Di accasarmi con una Lucifera? Sì, ci prova da un po'. Sperava di accoppiare Najira con uno dei miei fratelli maggiori, ma la regina ha altre idee. Così ora ci prova con me...".

"E la tua idea a riguardo quale sarebbe?".

"Perché?".

Sul viso del ragazzo comparve un leggero terrore e il Diavolo ridacchiò notando la sua faccia.

"Non ci pensare, Ver. La mia bambina ha tredici anni. Se ne riparla tra dieci o vent'anni".

Il buio della notte fu squarciato da un lampo e un fortissimo tuono, mentre iniziò a piovere abbondantemente. Lucifero sobbalzò a quel suono, lasciandosi sfuggire una colorita bestemmia. Erano arrivati e sotto il diluvio molti umani stavano fuggendo via.

"Resta in macchina. Recupero la mia progenie e torno..." borbottò il guidatore, sbattendo la portiera in malomodo.
Nel buio della notte e della tempesta, si era alzato un forte vento e quasi tutti avevano lasciato il parco. Tutti tranne tre creature dalle ali angeliche strette una accanto all'altra.

"Papà!" riconobbe gli occhi aranciati la foglia "Come mi hai...?".

"Fila in macchina! Subito! Anche voi due, di corsa! Zitti e muovete il culo!".

I tre ragazzini obbedirono e salirono in fretta sul retro della Bentley nera. Erano completamente fradici, come fradicio era Lucifero una volta rientrato in macchina.

"Ver! Sei stato tu a fare la spia!" sbottò Kaila, vedendolo seduto accanto al guidatore.

"Io...".

"Sei un leccaculo!".

"Kaila, chiudi quella cazzo di bocca!" tuonò il genitore, mettendo in moto "Non voglio sentirti dire una sola parola finché non ti darò il permesso di farlo. E questa volta vedi di obbedire perché hai superato davvero il limite!".

"Va bene" incrociò le braccia lei.

"E voi due piumini chi siete? I demoni sono volati tutti via e hanno lasciato lì voi tre, che con quelle belle alucce nella tempesta col cazzo che riuscite a volare?".

"Papà, andiamo! Sono i gemelli di Michael e Carmilla!".

"Punto primo: zitta! Punto secondo: chi?!".

"Siamo i figli più giovani di Michael e Carmilla" spiegò un ragazzino che doveva avere circa l'età di Kaila.

Lucifero non sapeva che l'Arcangelo avesse dei figli così giovani ma scoprirlo lo rallegrò parecchio. Schiacciò un paio di tasti sul cruscotto dell'auto e ghignò, quando Michael rispose dall'altro capo del telefono.

"Miky, caro, ho un carico speciale per te. Ci vediamo in hotel tra un'oretta circa. Sai dove sono i tuoi figli più piccoli?".

"I gemelli? A dormire a quest'ora, perché?".

"Controlla. Mi sa che stanotte ti unisci anche tu al club dei genitori di merda...".

Capitolo più lungo del normale, chiedo perdono ma dividerlo in più pezzi non mi piaceva. Nuovi personaggi, un po' di casino e avanti così! Alla prossima!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro