8. Bianco splendente

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Kate:

Ho l'ansia.
Sono quasi le tre e un quarto e Ashton dovrebbe tornare da un momento all'altro. Sono sicura che il suo appuntamento fosse con una donna, spero almeno non faccia tardi e rispetti l'orario. Non è da lui, ma non si sa mai.

Oggi è il mio terzo giorno di prova e mi deve far sapere se posso continuare a lavorare qui, oppure no.
Finora però mi ha lasciato in sospeso, non mi ha fatto sapere niente, perciò la mia ansia aumenta a dismisura ogni minuto che passa.

Certo, potrei lavorare in altri posti, ma ho sempre sognato di stare qui e non mi voglio far sfuggire questa occasione.
Tamburello la penna contro la scrivania davanti al computer, guardando tutti gli appuntamenti che sono fissati per oggi.
Dopo l'Empire State Building, in teoria non deve fare più niente, quindi potrei andare nel suo ufficio e chiedere cosa ha deciso. In alternativa, aspettare che sia lui a dirmi qualcosa.
Giusto.
Deve farlo lui.
Devo solo aspettare...

                                  ♡♡♡

Sono passate due ore, sono le cinque del pomeriggio e lui non si è fatto né vedere, né tanto meno sentire.
È strano, dato che è sempre così preciso su tutto.
Sono preoccupata, devo tornare a casa e non so ancora come comportarmi.
Spengo il computer, mi alzo dalla sedia e prendo la borsetta appoggiata alla spalliera.
Faccio un lungo respiro e mi dirigo verso la porta del mio ufficio, sto per abbassare la maniglia quando qualcuno la spinge verso la mia direzione e mi ritrovo con la faccia spiaccicata sopra.
«Ahia!»

Roteo gli occhi e mi sposto un po' intontita. Mi sembra di vedere una persona, il problema è che non è ferma. Sta girando. La sua testa sta ruotando da una parte all'altra.
Dio, che capogiro! Porto la mano sulla fronte. Mi fa male anche il naso.
«Signorina Fischer, oddio!»
«Perché sta ballando?» farfuglio. «C'è la musica?» sembra guardarmi in modo strano e abbastanza confuso.
Passa qualche secondo, mi focalizzo su di lui e l'immagine di Ashton Crew si fa più limpida. Finalmente è fermo, o forse ero solo io a vederlo così.

«Kate, ti sei fatta male?»
Sarà che sono ancora mezzo fusa, ma penso mi abbia appena chiamata per nome. Mi ha dato del tu.
La sua mano si appoggia sul mio braccio e sento dei brividi. È calda, piacevole. Sorrido come un'idiota.
«Nooo, mi è solo finita la porta in faccia, mi succede continuamente.»
Sorride, di nuovo per merito mio e delle cavolate che dico.

«Credo ci vorrà un po' di ghiaccio sul naso, prima che si gonfi. Aspetta un attimo» subito dopo sparisce dalla mia vista uscendo dall'ufficio.
Non lo sto immaginando. Mi sta dando del tu. Devo ammettere che suona in modo totalmente diverso, più confidenziale, quasi più intimo.
Mi piace.
Non ho il tempo di pensare a niente che ritorna nel giro di pochi secondi con una bustina blu di ghiaccio istantaneo.
Me la piazza sopra il naso e la tiene ferma. In pratica vedo solo quella.

Si sta raffreddando piano piano.
«Questo ti farà bene» dice in modo dolce. Arrossisco, perché si sta preoccupando per me.
«Grazie, posso tenerla io.»
Sollevo la mano per prendere la bustina, ma per sbaglio la metto sopra la sua, che subito scivola via. È stato un secondo, eppure ho di nuovo i brividi ovunque.

«Vieni, siediti Kate.»
Con questa frase realizzo anche il fatto che il mio nome detto da lui diventa molto più bello da sentire.
Sposto la bustina per vedere qualcosa e faccio come dice, sedendomi sulla sedia davanti alla scrivania.
Appoggio la borsetta in terra, l'ansia comincia a sopraggiungere. È arrivato il momento.
«Sono passati i tre giorni di prova»
Inizia, prendendo posto anche lui, stavolta dall'altra parte, al mio posto.
Deglutisco, agitata.
Ora mi licenzia.

«Sono venuto qui per dirti che domani non serve che...»
Una brutta sensazione mi avvolge e vado nel panico.
«Nooo, la prego, mi dia un'altra possibilità» non gli lascio neanche il tempo di parlare che appoggio la bustina sulla sedia, mi alzo e unisco le mani in segno di supplica.

Ashton corruga la fronte. «Kate, siediti.»
Mi fulmina con lo sguardo e a me diventano gli occhi lucidi.
Sapevo che non sarebbe andata bene, ho combinato troppi disastri. Non ne faccio una giusta.
«È arrabbiato per il pollo, vero? Mi è andato di traverso, non pensavo di sputarlo sul suo piatto.»
Mi siedo e sento qualcosa sotto il sedere, ma non ci faccio caso.
«Il pollo?» ripete, confuso. «Ma che c'entra adesso?»

Passano giusto due secondi e sento un liquido bagnarmi. Strabuzzo gli occhi, ricordandomi della bustina di ghiaccio.
Merda, l'ho rotta con il mio peso!
No, no, nooo. Ora sembrerà che mi sono appena fatta la pipì addosso.
Mi volto per controllare, ma mi rigiro subito in modo da fingere che sia tutto a posto. La mia faccia, comunque, parla da sola. E penso si sia accorto di qualcosa, visto che comincia a guardarmi incuriosito.

«Lasciamo perdere il pollo» continua, fingendo sia tutto normale. «Stavo dicendo che domani...»
Non lo faccio finire.
«La prego! Cercherò di scrivere sempre tutto, odio questi vuoti di memoria, ma se è per quello, io posso cercare di recuperare.»
A questo punto, alza un sopracciglio.
«Quali vuoti di memoria?»
Sgrano gli occhi, deglutisco rumorosamente.

Oh, santo cielo!
Perché mi agito così tanto in sua presenza? Non riesco a tenere a freno la lingua, parlo a vanvera e senza pensare.
E ora che invento?
Perché cavolo ho nominato i vuoti di memoria?!

«I vuoti di memoria di...di mia cugina. Già, le dico sempre di non disperarsi.
Di scrivere sempre tutto in modo da ricordare. Dovrei fare la stessa cosa, è un consiglio molto utile, dovrebbero seguirlo tutti.»
«Tua cugina?»
«Sì, lei» confermo, provando a stare più seria possibile. «Mi è venuta in mente all'improvviso.»
«Hai appena detto, però, che puoi cercare di recuperare.»
Assottiglia gli occhi e appoggia le mani sulla scrivania guardandomi in modo attento e serissimo. Mi sta studiando. Sta indagando.

«Sì, esatto. Intendo, di recuperare, iniziando a scrivere ovunque.
Per quanto la mia memoria sia...»
Indugio un istante, il suo sguardo mi sta agitando e non poco. «Perfetta» continuo, poco convinta.
Non riesco a guardarlo negli occhi e ho preso come punto di riferimento il mento.
Dannazione!

«Kate, non so cosa stai dicendo, ma domani non serve che tu venga alle sette e mezza. Puoi venire dalle otto in poi.
Ti sto assumendo, non farmene pentire.»

Oooh! Ho detto tutte queste cavolate quando lui invece mi voleva solo dire di non venire alle sette e mezza.
Ma perché non dirlo prima?
Certo, se lo avessi fatto parlare, magari...

Mi alzo di scatto e sorrido, radiosa.
«Oh, mio Dio. Grazieeee!» strillo come una pazza e lo faccio sorridere. Il mio entusiasmo lo contagia.
«Sei stata brava anche senza l'aiuto di Yoky. Purtroppo si è messa in malattia e oggi sarebbe stato il suo ultimo giorno. Ma in ogni caso, te la sei cavata bene.»
Sentire i complimenti da parte sua è come un grandissimo regalo, infatti non riesco a contenere la gioia. Mi sento euforica. «Grazie ancora.»

Si alza anche lui e ci stringiamo la mano.
Subito dopo, mi chino a prendere la borsetta e sorrido euforica.
Sono talmente felice da essermi dimenticata di essere bagnata sul sedere, quindi prendo la borsetta e raggiungo la porta quando sento la sua voce.
«Kate?» mi richiama e io mi volto, tutta sorridente.
«Si?»
I suoi occhi sono puntati in basso, ma subito si sollevano verso i miei. 
Sorride, divertito.
«No, no, niente. A domani.»
Gli sorrido, ignara. «A domani.»

                              ♡♡♡♡

Questo è il mio primo giorno di lavoro, ufficiale, e sono talmente felice, che sul mio viso è spuntato un sorriso che non riesco a eliminare neanche quando entro nell'edificio e davanti a me vedo la guardia all'ingresso che mi guarda come sempre serio e gli occhi di ghiaccio.
Non capisco cosa posso avergli fatto, ma mi odia. Sicuro.

«Buongiornooo» lo saluto felicissima e lui come segno di risposta si limita ad alzare lievemente la testa, per poi continuare a guardarmi con quegli occhi scuri e severi.
Che simpaticone.
Non mi faccio abbattere e proseguo per la mia strada, diretta al mio ufficio. Prendo l'ascensore e lo raggiungo in pochi minuti.
Mi siedo sulla sedia girevole e inizio a girare da una parte all'altra, come una bambina euforica, poi decido di accendere il computer e vedere gli appuntamenti che sono previsti per Ashton.

«Buongiornooo, Kate Fischer» una voce assordante e vivace, mi fa saltare dalla sedia facendomi venire un colpo al cuore.
Nel mio ufficio è appena entrato un ragazzo che sono sicura di aver già visto, ma non ricordo più il suo nome.
Ho lasciato la porta aperta ed è fiondato dentro.

«Ti ricordi di me? Okay, dalla faccia non si direbbe.
Sono Barton Evans, lavoro anche io qui, sono il medico dei robot, così mi chiamano tutti. Ci siamo presentati l'altro giorno nell'ufficio del capo.»
Giusto.
Ora mi sto ricordando.
«Sì, scusa mi ero dimenticata. Come stai?»
Sorride, tutto contento. Ha un viso molto simpatico ed è anche carino.

«Non ti preoccupare. Comunque bene, grazie.
Ho saputo che sei stata assuntaaa, wow! Sono contento di poterti vedere tutti i giorni, sei davvero bella» mi guarda e io arrossisco immediatamente.

«Ehm, grazie» si avvicina e si siede di fronte alla mia scrivania, come se niente fosse.
«Dato che ho un po' di tempo libero,
sono venuto a fare la tua conoscenza.
Allora, dimmi tesoro. Quanti anni hai?»
Si passa una mano tra i capelli neri.
«Quasi 28» dico facendo un piccolo sorriso, imbarazzata.
«E tu?»
«Io 29. Di che segno sei?» toglie la mano dai capelli e si avvicina ancora di più con la sedia, spingendola in avanti.
«Leone.»
«Io invece sono vergine...» sembra che stia per continuare, ma poi ride.
«Non nel vero senso della parola, insomma sarebbe alquanto imbarazzante parlare di queste cose, dato che ancora non ci conoscia...»

«Ma che diavolo stai dicendo?»
Una voce improvvisa, ci fa saltare per lo spavento e io metto una mano sul cuore, convinta di avere un infarto in corso.
Con gli occhi spalancati e il cuore in tumulto, sposto lo sguardo verso la porta trovando il mio capo che sta guardando Barton, malissimo.
Quest'ultimo si gira verso di lui,  terrorizzato.
«Stavamo parlando di segni zodiacali» fa una risata nervosa e isterica e Ashton assottiglia gli occhi guardandolo ancora peggio.
«E lei di che segno è?» continua a dire.
«Non ti importa un accidente» urla e lui sussulta.

Barton si gira verso di me e fa un sorrisetto. «Scusa, Kate, il capo non vuole ammettere che anche lui è vergine.»
Lo fa sembrare un doppio senso, infatti Ashton si arrabbia ancora di più.
«Non sono...» si trattiene, fa un lungo respiro e cerca di calmarsi.
«Vai via, prima che ti sbatta fuori» gli urla contro.
«Mi dice sempre così, ma non lo fa mai»
Si gira a guardarmi per niente spaventato, anzi con un'aria spavalda e convinta.

Ashton lo fulmina con lo sguardo e in due grandi e lunghi passi, lo raggiunge subito.
Lo prende per le spalle e lo fa alzare il malo modo, facendo forza su di lui.
Barton inizia a strillare come un pazzo.
«La pregoooo, scherzavooo» strilla con una voce acuta e squillante.

Prima che Ashton possa attuare la sua minaccia, Barton sfugge dalla sua presa e scappa via, ma poco prima di uscire si gira verso di me.
«Ciao bellissima! A più tardi» e dopo corre, veloce come il vento.

Spalanco gli occhi e le mie guance diventano rosse.
Guardo Ashton che adesso sta ancora respirando profondamente, cercando di calmarsi. Subito dopo sposta i suoi occhi blu su di me.

«Buongiorno, Kate.»
«Ehm, buongiorno a lei» mormoro, ancora in imbarazzo.
«Puoi darmi del tu» mi dice, serio.
«Ehm, okay, mi scusi. Cioè...»
mi correggo. «Scusami.»
Non so neanche perché mi sia scusata. Forse perché sembra nervoso e ho paura di dire qualcosa di sbagliato.
«Non scusarti, sono solo un po' nervoso oggi, ma tutto a posto.
Puoi dirmi gli appuntamenti di stamattina?»

Guardo il computer di fronte a me e non ha alcun impegno per qualche ora.
«Stamattina è libero.»
Scuoto la testa, accorgendomi di avergli dato di nuovo del lei. «Voglio dire, sei libero, il primo appuntamento inizia alle 16:00.»
È un po' strano parlargli così, ma è piacevole, meno formale.
Ashton fa un respiro di sollievo, si passa una mano tra i capelli sembrando un po' agitato.

«Vuoi venire a fare colazione insieme a me?» mi propone all'improvviso.
Oddio.
Colazione con Ashton Crew?
Non me la perderei per niente al mondo!
«Sì! Certo» mi affretto a rispondere.
«Andiamo.»

Nel giro di pochi minuti siamo già nel bar che c'è all'interno dell'azienda, al quindicesimo piano, di cui io non ero ancora a conoscenza.
Siamo seduti l'uno di fronte all'altro e per me è ancora stranissimo, più che altro perché ho desiderato questo momento da così tanto...

Per di più oggi è stupendo.
Ha una camicia bianca e aderente che sottolinea il suo fisico muscoloso e dei pantaloni neri e stretti sulle gambe che gli stanno benissimo.
I miei occhi stanno scivolando su quei pettorali scolpiti come una roccia e mi ritrovo quasi a sbavare.

«Wow» mormoro, sognante. Mi sfugge dalle labbra senza neanche rendermene conto.
E subito dopo, qualcuno si schiarisce la voce.
Sposto lo sguardo di scatto e trovo Ashton che mi sta guardando con un sorrisetto divertito e il cameriere che ha gli occhi puntati su di me.
Oddio. Qualcuno mi dica che non l'ho detto a voce alta!

Apro e chiudo la bocca più volte nell'imbarazzo totale.
Il mio sguardo va da Ashton al cameriere.
«Lei cosa prende, signora?»
si rivolge a me e io cerco di dire una frase di senso compiuto, nonostante il mio viso sia appena diventato come una sorta di arcobaleno.
«Un...un...un caffè, grazie» balbetto,  agitata al massimo.
Ashton continua a guardarmi allo stesso modo, io evito il suo sguardo.

Ordina la stessa cosa e il cameriere subito dopo ci lascia di nuovo soli.
Punto gli occhi su di lui, facendo un respiro.
«Bello questo bar.»
Mi guardo intorno provando a dire qualcosa, nella speranza si dimentichi la figura di merda che ho appena fatto.
«Mmh, considerando che il nostro tavolo è in fondo alla sala e che dietro di me si trova un muro, il wow, era per quello, giusto?»
Ha ragione.
Dietro di lui c'è un caspita di muro.

«S-s-ssssi, ha un colore.... particolare»
e lui si gira guardando alle sue spalle, per poi voltarsi di nuovo verso di me.
«È bianco.»
«Già, ma... ma è un bianco splendente!»
Lo faccio sembrare come se fosse il muro più bello del mondo.
Scoppia a ridere.
Mi ricorda la stessa scena con la pioggia.

«Mh, okay, è un bianco splendente» ripete, divertito.
Mi sento orgogliosa perché ho appena fatto ridere mister nervosismo.
Sorrido anche io, riuscendo a rilassarmi.
Passa giusto qualche secondo e arriva il cameriere portando il caffè che avevamo chiesto.
Lo lascia sopra il tavolo e sparisce subito dopo.
Ashton beve il suo caffè, seguito subito dopo da me.

«A pranzo saremo di nuovo insieme, dove ti va di andare?»
mi chiede, proprio mentre sto bevendo.
Oh, mio Dio, pranzerò di nuovo con lui?
E sta facendo scegliere me?

Il caffè inevitabilmente mi va di traverso e inizio a tossire come una pazza.
Riesco a calmarmi e quando sposto lo sguardo, spalanco gli occhi presa dal panico completo.
La sua maglietta bianca è sporca di caffè e questo vuol dire solo una cosa.
«Wow, grazie Kate, in effetti, anche questa camicia era di un bianco splendente» dice, sarcastico.

Nooo!

********
Ahahahahahahaha.😂😂😂😂😂
Prima il pollo, ora il caffè. Non ne combina una giusta 😂😂😂😂😂😂😂

E cosa vi sembra Barton?
Per chi conosce Nathan (di Brandon) assomiglia a lui, ma in versione etero. Vi dico solo questo 😂 anche se i caratteri vi accorgerete che sono completamente diversi. Ma per certe cose si somigliano 🤣

Spero vi sia piaciuto😍
Fatemi sapere 😍








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