7. Che imbarazzo!

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Kate:

«James, è ora di dormire» gli dico, inventando questa scusa per fare in modo che si allontani.
«Sono solo le otto di sera» si avvicina ancora di più al mio viso.
Oh, mamma mia.
Come faccio?
E perché deve essere così bello per essere un robot?
«Sì, ma io ho sonno» e per renderla più credibile, faccio finta di sbadigliare come una vera attrice.
«Quindi non mi vuoi baciare?»
La sua voce è davvero una tentazione, tutto di lui lo è!
Dio, dammi la forza di dire no.

«Sss...No! Non voglio» dico decisa, scuotendo la testa. Stavo quasi per arrendermi.
Lui mi fissa attentamente con quegli occhi verdi, stupendi.
Si sposta e fa un piccolo sorriso.
«Okay. Ai tuoi ordini» mi risponde e io sono confusa.
«Quindi se io ti dico di no, tu non insisti neppure?»
Ride. E a differenza di quanto mi aspettavo, anche la risata non assomiglia affatto a un robot. È fatta benissimo, sembra reale al cento per cento. Come è possibile?

«Non posso, sono stato programmato così.
Quando la mia padrona mi dice di no, devo subito obbedire. Perciò no, non insisto»

E mentre mi guarda inclina la testa fissandomi attentamente.
Cosa che io faccio con lui.
Capisce ogni cosa che gli dico. La robot Crews ha creato una persona, non un robot, senza contare il suo modo di parlare, sembra addirittura che pensi a quello che dice.
«James, posso sapere una cosa?»
«Certo, puoi chiedermi tutto quello che vuoi.»
«Come posso controllare che tu sia davvero un robot?»
A questa domanda scoppia a ridere, ma io sto avendo seri dubbi. Solo una essere umano potrebbe comportarsi così.

«Dentro sono fatto di vari cicuiti, mentre lo stato superficiale è stato realizzato per sembrare vera pelle umana. Se tu mi facessi un taglio in qualsiasi parte del corpo, al posto del sangue, vedresti le parti di ferro.»
«Ma se sei un robot, allora come fai a capire ogni cosa che dico?
Tu pensi realmente.»

«Ho un cervello molto potente in grado di capire il 99,99% delle cose e rispondere a tutto ciò che mi dici. Sono stato creato con l'intelligenza artificiale.»
«Sì, okay, e questo ci può stare.
Ma tu ti arrabbi, ridi e sorridi come una persona vera. Tu puoi provare delle emozioni?»
Mi guarda serio e nel mentre si siede sul divano mettendosi comodo.
«Diciamo di sì. Posso provare rabbia e gelosia, ovviamente anche felicità.»

«Ma se la tua padrona trovasse una vera persona con cui stare e... non ti volesse più?»
«Basta semplicemente che mi spenga.
La frase: "chiudi gli occhi", serve per spegnermi. Nel momento che dovesse aver di nuovo bisogno di me, dovrà pronunciare la frase al contrario, quindi se mi dirà "apri gli occhi", sarò di nuovo attivo e non potrò sapere che mi ha spento.»
Wow. Ashton Crew è un genio.
Come ha fatto a creare un robot così perfetto? Ha pensato a tutto. Ogni minimo particolare.

All'improvviso il mio stomaco decide di borbottare, così mi tocco la pancia, in imbarazzo per via del rumore che produce. Lui sorride.
«Cosa era quello strano rumore?» mi chiede, curioso.
«Oh, sarà stato fuori. La...la finestra aperta, i rumori della strada» invento. Inclina la testa e continua a guardarmi incuriosito.
Non sono brava a dire bugie, inutile. Eppure ne dico ogni giorno.
«Devo preparare la cena, tu hai fame?» chiedo in modo che non mi faccia altre domande imbarazzanti.

«Oh, non mangio. Ma preparo io per te, dimmi ciò che vuoi.»
«Perché non mangi?» poi mi rendo conto di ciò che ho chiesto. Mi sto dimenticando che è un robot! Il fatto è che è troppo difficile da credere, mi ci devo abituare.
«Non ho uno stomaco.» Sorride.
Ovvio. Sono io che sono un'idiota, ma nonostante lo sappia, non sono capace di trattenermi.

«Quindi tu non hai neanche... ecco... Come fai a... fare quello che fai?» sto diventando rossa come un pomodoro, ma sono curiosa. Troppo, curiosa.
«Cioè?»
«Hai... hai capito!»
Ti prego non farmelo dire a voce alta.
Che vergogna. Devo starmi zitta.
«Mi dispiace, non ho capito. Puoi spiegarti meglio?»
Okay, Kate, se vuoi avere le risposte devi anche avere il coraggio di fare le domande.
Andiamo, è solo un robot.
Puoi farcela.
Tre, due, uno...

Prima di parlare il mio sguardo cade senza volerlo sul rigonfiamento dei suoi pantaloni.
È troppo grande...
È impossibile che quello non sia...
«Tu... tu non hai.. ecco... la parte intima?»
A questa domanda, spalanca gli occhi e poi scoppia di nuovo a ridere.

«Kate Fischer, non ti posso toccare se tu non mi dai il permesso, ma ti posso assicurare che c'è eccome.
E te lo posso dimostrare in qualsiasi momento tu voglia» e quando lo dice si alza di scatto dal divano e il mio viso diventa così rosso che mi sembra mi manchi l'aria per respirare.
Lui mi strizza un occhio e io deglutisco cercando ossigeno.
Porca pupazza.
Domani devo parlare con Ashton e devo farlo al più presto!
Fa un passo verso di me, sta per avvicinarsi e io vado in tilt.

«Chiudi gli occhi, James!» ordino improvvisamente, presa dal panico.
Non passa neanche un secondo, che chiude gli occhi e rimane immobile.
Non si muove più.
Oddio. Funziona davvero!
Faccio un lungo respiro e metto la mano davanti ai suoi occhi muovendola da una parte all'altra per vedere se reagisce in qualche modo.

«James? Mi senti?» provo a chiamarlo ancora incredula, ma niente.
È immobile con ancora quel sorrisetto stampato in faccia e le braccia scese lungo i fianchi. Anche l'espressione e la postura del corpo, a quanto pare, rimangono tali.

Faccio un respiro di sollievo e gli passo accanto. Lo lascio fermo lì dov'è e vado in cucina.
Preparo la cena e una volta finito, mangio cercando di non pensare all'uomo che è immobile e in piedi in soggiorno.
Accendo persino la televisione e non mi muovo dalla cucina per tutta la sera, finché alla fine non inizio a sbadigliare e spengo la tv.

Con gli occhi mezzo chiusi e la mente libera da tutti i pensieri, raggiungo di nuovo il soggiorno per andare in camera da letto.
Poi mi giro e vedo un uomo fermo e immobile. Inizialmente strillo, spaventata, poi lo guardo bene e cerco di calmare il mio cuore impazzito.
Il mio cervello finalmente ritorna in sé e mi accorgo che quello è James e io mi ero dimenticata di lui.

Ho un robot in casa! Devo scriverlo da
parte, santo cielo.
Maledetti vuoti di memoria.
Sospiro e raggiungo la mia camera.
Metto il pigiama e mi corico, faccio un lungo respiro e chiudo gli occhi pensando a domani.
Come farò a dirlo ad Ashton e ad evitare di pagare così tanto per un robot che neanche volevo?

♡♡♡♡♡

Sono arrivata da poco nel mio ufficio, ho lasciato James nella stessa posizione di ieri e adesso ho un'ansia terribile di parlare con il capo.
Faccio un lungo respiro e fisso il telefono davanti a me.
Dovrei andare nel suo ufficio o chiamarlo?
Proprio quando sono indecisa sul da farsi, il telefono squilla, facendomi saltare dallo spavento.
Prima o poi mi verrà un infarto. Ne sono certa!

Prendo il telefono in mano e faccio un lungo respiro.
«Pronto?»
«Buongiorno signorina Fischer, può segnare un appuntamento per me stamattina alle 11:05?»
«Certo. Dove?» chiedo mentre digito al computer.
«All'Empire State Building.»
Scrivo il posto un po' sorpresa e non so perché, ma penso subito debba incontrare una donna.

«Ah, stavolta non c'è bisogno che venga anche lei. Non ci sarò neanche a pranzo.
Tornerò qui per le 15:15.»
«Oh, okay.»
«Bene, ci vediamo questo pomeriggio allora.»

Be', forse ora che è di buon umore, dovrei approfittarne.
«Ehm, posso... Posso parlarle un attimo?»
«Sì. Può venire nel mio ufficio se vuole.»
«Ehm, ma... Anche per telefono volendo!» mi agito.
Preferisco non guardarlo negli occhi, quando gli dirò chi c'è a casa mia.
«Oh, allora mi dica.» Risponde un po' sorpreso. In effetti siamo letteralmente a due passi. So che è stupido, ma non importa.

«Io... Ecco...» mi schiarisco la gola mentre il cuore inizia a martellare nel petto.
Nonostante ci stia solo parlando per telefono, mi sento agitatissima anche perché so che potrebbe raggiungermi in due secondi.

«Ecco, io potrei... Potrei aver ordinato per sbaglio un... un..."
Faccio un lungo respiro cercando invano di calmarmi.
È normale che stia sudando freddo??
«Un?» mi incita a continuare.
Basta, lo dico!
«Un robot dalla sua azienda» sputo fuori, velocemente.
«Un robot dalla mia azienda?» ripete, come se non fosse convinto di aver sentito bene.
«Mmh, è probabile.» Sollevo gli occhi, e mi mordo le labbra.
«È probabile, oppure l'ha ordinato sul serio?»
«Ehm, io l'ho anche già ricevuto in realtà» ammetto.
Sta in silenzio per qualche secondo.
«L'ha ordinato per sbaglio?»
«Mmh, sì.»
«Che tipo di robot ha ordinato?»
Sgrano gli occhi. Perché mi fa queste domande?
«È importante saperlo?»
«Certo che è importante. Okay, sto controllando io stesso, mi basta inserire il suo nome per....» e non continua la frase, stando in silenzio.
Oh, merda.
«Signor Crew, c'è ancora?»
Ho quasi paura a chiederlo. Sono tremendamente imbarazzata.
«Ha ordinato un robot 007?»mi chiede, sembra scioccato.

«Mmh, è... è probabile» ripeto, nuovamente.
Sospira. «Si chiama James Carter?»mi chiede ancora.
Porca pupazza.
Il corriere non scherzava quando ha detto che nel loro database era segnato tutto.
«E...esatto, ma l'ho ordinato per sbaglio, gliel'ho detto» specifico.
Di nuovo silenzio.
Perché non parla?
Oddio, mi sto agitando.

Sono ancora con il telefono all'orecchio aspettando che dica qualcosa, quando improvvisamente la porta del mio ufficio si spalanca, ritrovandomi proprio lui.
Salto dalla sedia e mi alzo di scatto, gli occhi spalancati. Il panico totale.
Mi vuol far venire un infarto, per caso?
Chiude la porta alle sue spalle e mi guarda.
Il viso serissimo e un sopracciglio sollevato.

«Sa cosa sono i robot 007?»
Mi siedo, perché sento le gambe molli per via dall'agitazione.
Nego con la testa, ma poi di nuovo faccio cenno di sì. Sono confusa anche io, mi sta mandando in tilt.
«Sono robot che sono stati fatti per andare a letto con le donne e fare qualsiasi cosa dal punto di vista sessuale.
Possono anche svolgere tutte le mansioni che fanno gli altri robot.
Sono completi. Sanno fare tutto. Ma principalmente, chi ordina questo tipo di robot, è proprio perché li vuole per via dell'aspetto fisico e del sesso.
Hanno una memoria che dura nel corso del tempo e sono capaci di ricordare tutto ciò che fanno, da quando sono stati attivati. Perciò si può avere anche un'effettiva relazione. Sono così richiesti per questo motivo.»

Sono senza parole. Tutto ciò di cui sono capaci questi robot, mi fanno capire perché sembrano così umani.
«È come avere un fidanzato, in poche parole» ragiono a voce alta.
«Esatto.»
Si avvicina alla mia scrivania e mette entrambe le mani sopra, chinandosi con la schiena. Ci separa solo quella.
Mi guarda negli occhi attentamente senza staccare mai lo sguardo e io sento di dovermi giustificare di nuovo.
«È stato uno sbaglio» sussurro.

«Sbaglio?» Scuote il capo.
«I robot sono divisi in categorie a seconda del numero con cui iniziano.
Quelli che iniziano con due zeri, sono quelli che le ho appena detto, mentre a partire dall'uno in poi, sono robot per così dire 'normali'. Quando entra nel sito della mia azienda, sotto il link per ordinarlo ci sono scritti anche i numeri corrispondenti.
E sotto il link dei numeri è spiegato tutto quello che sono in grado di fare.
Perciò, lei ha dovuto per forza selezionarlo per poterlo ordinare.»

«Le posso assicurare che c'è stato uno sbaglio. Io non li ho neanche visti tutti questi link.
È successo e basta. Non volevo ordinare quel tipo di robot, ma nemmeno altri tipi. Quindi, posso restituirlo?»

Mi fissa negli occhi e poi sospira abbassando per un attimo lo sguardo, per poi alzarlo di nuovo subito dopo.
«Dato che non l'ha ancora aperto, sì. Può restituirlo senza problemi.» Sto per fare un respiro di sollievo, quando realizzo quello che mi ha appena detto.
Dato che non l'ha ancora aperto...
Oh, no!

«Ehm» mi esce una risatina isterica. «Ci sarebbe un piccolo, irrilevante, dettaglio.
Ecco...Ehm...Io l'ho già... attivato!»
Sgrana gli occhi, scioccato.
«Attivato?» alza la voce. «Lei ha fatto sesso con il robot 007?» lo chiede del tutto esterrefatto.
«No!» mi affretto a dire. «Gli ho fatto chiudere di nuovo gli occhi e adesso è nel mio soggiorno, in piedi, fermo e immobile come una statua.»

Si solleva dalla scrivania e improvvisamente inizia a ridere, rilassandosi.
«Non ci posso credere.
Ha ordinato un robot per fare sesso, non l'ha pagato e per di più non ne ha neanche approfittato? Non so se continuare a ridere o arrabbiarmi perché rischio di perdere 50.000 dollari.»
«Perdere? Perché?»
«Una volta che il robot è attivo, è suo a tutti gli effetti. Che abbia pagato o meno.
Non si può più restituire.
Kate Fisher, mi dispiace per lei, ma dovrà pagare il robot a rate o sarò costretto a farla arrestare» si stringe nelle spalle e lo dice talmente serio che deglutisco sbiancando completamente in viso.

«Ma io non voglio quel tipo di robot, né nessun altro! E poi, da quando, la Robot Crew's, crea robot per fare sesso?»
«Da sempre, signorina Fischer. Sono i robot più costosi, infatti. Ci sono sia uomini che donne, ovviamente.»
«Ma... Ma come le è venuto in mente?»
«Sta parlando con un uomo. O forse l'ha dimenticato?»
Incrocia le braccia al petto e sulle labbra gli si forma un sorriso malizioso.

Non potrei mai dimenticare con chi sto parlando. L'uomo più geniale, intelligente, sexy, che io abbia mai conosciuto. Ma soprattutto, reale. Umano.
Le mie guance si infiammano.
«Davvero non c'è modo per restituirlo?»
Cambio argomento.
Si siede sulla sedia di fronte alla mia scrivania e mi guarda attentamente.
«No, nessun modo. Deve tenerlo a casa sua e pagarlo a rate.»

«Ma...» oddio, sono spacciata.
Tutti i miei soldi se ne andranno per un robot!
«Non si può resettare, in qualche modo? Fargli dimenticare di me?»

«Chi lo ordina sa già a cosa va incontro. Mi dispiace.»
Si alza dalla sedia e mi guarda divertito.
«Le auguro un felice fidanzamento!» subito dopo scoppia a ridere ed esce dal mio ufficio lasciandomi a bocca aperta.

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😂😂😂😂😂😂😂

Vi piacciono Kate e Ashton?😂😂😂
A me troppo😂😂😂😂
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