6. Sono qui per soddisfarti

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Kate:

Ci sono dei momenti, nell'arco della giornata, dove ho solo bisogno di sederm
i sul divano e mangiare senza pensare a niente.
E in questo momento sono proprio così. Libera da tutti i pensieri, tranquilla e rilassata
Sono a casa mia che sto gustando il mio buonissimo gelato alla fragola con un sorriso da ebete stampato sul viso.
Io amo le fragole.
E quando mangi qualcosa che ami, il mondo sembra più bello, talmente tanto, che chiudo gli occhi emettendo un piccolo gemito di piacere.

Improvvisamente, sento dei colpi alla porta di casa, talmente forti che sussulto spaventata, alzandomi di scatto.
Appoggio la coppetta sopra il tavolino di vetro, di fronte al divano e mi alzo per aprire la porta.
Mi ritrovo davanti una scatola di cartone lunga, più alta di me e abbastanza robusta.
Che cosa è?
Avranno sbagliato indirizzo?

Non vedo nessuno oltre la scatola, così la afferro da entrambi i lati, pronta per spostarla.
«Signoraaa, buonaseraaa» una voce squillante mi fa sussultare e la lascio andare cacciando un urlo.
Oddio, che è stato??
Un ragazzo alto quasi quanto la metà della scatola, spunta fuori all'improvviso con un sorriso enorme. «Signora, il suo pacco, anche bello grosso, direi.»
Si copre la bocca con la mano e fa una piccola risatina.
Perché ride?
Io non ho ordinato nessun pacco.

«Buonasera. Mmh, ci deve essere stato uno sbaglio. Non ho ordinato niente.»
A questo punto abbassa lo sguardo sul foglio che tiene in mano e poi lo solleva di nuovo verso di me.
«Lei è la signorina Kate Fischer?»
«Si» confermo, un po' confusa.
«Be', allora è proprio lei. Ha ordinato un robot Crew's due giorni fa. Firmi qui, per favore» mi porge un piccolo tablet e una penna. Senza pensare, firmo velocemente.
Lo ritira e lo mette in tasca.

«Perfetto. Come preferisce pagare? C'è la possibilità di fare anche delle rate.»
«Ma che....» non ricordo un accidente!
«Sono cinquantamila dollari, grazie» continua, senza farmi finire la frase.
Spalanco la bocca scioccata, aprendo e chiudendo gli occhi in continuazione.
Sbianco in viso e il mio cuore rallenta improvvisamente i battiti.
Mi sembra che mi manchi addirittura il respiro, ed è proprio in questo momento che la mia memoria ritorna all'improvviso.
Io davanti all'azienda.
Il telefono.
Stavo leggendo...

Complimenti!
Ha appena acquistato un Robot Crew's!
Verrà recapitato al seguente indirizzo: West 49st, Street, New York, Stati uniti.
50.000$ che verranno pagati alla consegna del pacco o in comode rate!

Chiudo la bocca e deglutisco spalancando completamente gli occhi.
Come cavolo ho fatto a dimenticare una cosa del genere?
E ora che diavolo dovrei dirgli?
«Mi dispiace, ma deve riportare questo pacco indietro, io l'ho ordinato per sbaglio.»
Scoppia a ridere.
Ma perché ride? Non c'è niente di divertente.

«Certo, dicono tutte così. Non si vergogni. Sono un uomo, ma capisco le necessità delle donne single, anche se io continuo a preferire il classico... » lascia la frase in sospeso.
Ma di che diavolo sta parlando?
E perché sul suo viso è spuntato uno strano sorrisetto malizioso?
«Ma di che sta parlando?» chiedo, dando voce ai miei pensieri.
«Capisco che ora lei sia un po' su di giri per il suo nuovo acquisto, ma almeno mi faccia entrare dentro.
Quando le donne ordinano questi tipi di robot, normalmente non vogliono essere viste da nessuno.
Lo dobbiamo tirar fuori dalla scatola e la prima persona che deve vedere è proprio lei.
Ai soldi penseremo dopo, le faccio vedere come funziona.»

«Io quel robot non lo voglio.
L'ho ordinato per puro sbaglio» provo a ripeterlo, ma lui sembra non ascoltarmi.
Non mi crede, né sono sicura. 
Prende la scatola con entrambe le mani e se la abbraccia, diventando rosso in viso, poi la solleva e strabuzza gli occhi.
«Dio, quanto è pesante, si sposti, presto!»
faccio come dice e con uno sforzo sovrumano entra dentro con la scatola sollevata che è esattamente la metà di lui.
Dà un calcio alla porta per chiuderla e appoggia il pacco in terra, asciugandosi il sudore dalla fronte.

«Uuh! Che faticaccia. Bene, signora, non resta che aprirlo!»
«Noi non dobbiamo aprire un bel niente, ho detto che...» e mentre sto parlando, lui sta già aprendo la scatola e tirando fuori tutto il nastro adesivo presente.
Ma è sordo?
Io non posso neanche pagarlo!

Lo toglie per metà, poi sbuffa.
«Quanto odio essere basso, adesso tocca a lei signora. Una volta che ha aperto il pacco dica solo: "Apri gli occhi", e lui si attiverà all'istante.»
«Ma.. Ho appena detto che...»
«Signora, non ho tutto il giorno a disposizione. Ho altre consegne, perciò apra questo pacco e poi io andrò via una volta essermi accertato che funzioni correttamente. Poi, ovviamente, vi lascerò soli» dice strizzando un occhio.
E non capisco perché continui a fare queste facce strane.
Sbuffo e mi avvicino per continuare a togliere il nastro. Non so nemmeno io perché lo sto facendo, dato che non me lo posso permettere!
Inizio a staccare tutto e mi sollevo con la punta dei piedi per togliere via anche la parte finale. È veramente gigante. 

Una volta finito, apro le due ante della scatola e quando realizzo ciò che ho davanti agli occhi, caccio un urlo così acuto che le mie corde vocali vibrano.
«Ma quello è un cadavere?!» urlo con il cuore che mi sta uscendo fuori dal petto.

Di fronte a me, dentro la scatola, si trova un ragazzo in piedi, con gli occhi chiusi, il viso pallido, capelli neri, spalle larghe con un corpo possente e muscoloso. Pettorali ben definiti e una serie di addominali talmente scolpiti che formano una vera e propria tartaruga.
Per di più è nudo, solo un paio di boxer neri coprono le sue parti intime.
Mi soffermo proprio lì, deglutendo, sconvolta. Perché la sua parte intima è così grande?

Mi giro verso il corriere che in questo momento si sta tappando le orecchie con entrambe le mani.
«Dovrebbe fare canto lirico, sarebbe bravissima glielo assicuro!» farfuglia, indicandomi il robot.
«Le presento, James Carter!
Gli abbiamo dato un nome e un cognome, per farlo sembrare ancora più reale. Ma fa parte della categoria "007", come ovviamente sa già» mi dice con quel sorrisetto fastidioso.
Ovviamente no, non so niente. 007, in che senso?
Appena nomina questo numero, penso ai vari film che ho visto e non posso evitare la mia stupida battutina.

«Agente, 007?» rido da sola.
Lui inclina la testa e mi guarda accigliato. Non lo ha fatto nemmeno sorridere, quando fino a poco fa non faceva altro.
Antipatico!
«Sto scherzando. Davvero non conosce l'agente 007?»
«No» scuote la testa.
Mi stringo nelle spalle. «Non importa.
Comunque, quindi è questo il robot?»
Lo osservo di nuovo. Sembra una persona vera e propria.

«Sì, e adesso gli dica, "apri gli occhi", in modo che memorizzi la sua voce e sappia riconoscerla.
Apre gli occhi solo se a dirglielo è una donna, una volta che glielo avrà detto, non li aprirà più con nessuno se non con lei. I nostri robot sono fedeli solo e soltanto alla padrona. Faccia pure» mi invita a farlo, e io nego con la testa.
Fedeli alla padrona?

«Non posso, le ho appena detto che io l'ho ordinato per sbaglio, lo deve riportare indietro» insisto.
«Non posso farlo. Non sono autorizzato a fare resi. Deve risolvere con l'azienda.»
«Ma io non ho i soldi» preciso, e lui fa un respiro.
«Lo pagherà a rate. Ormai è suo» insiste.
Spalanco la bocca, sempre più sconvolta.
«Non posso pagare a rate 50.000 dollari. Si rende conto di che cifra stiamo parlando?» mentre lo dico mi ritrovo a urlare come un'isterica.

«Allora chiami l'azienda, le ripeto. Io sono solo un semplice corriere» guarda l'orologio e sospira. «E sono anche in estremo ritardo. Devo andare.»
Infila le mani in tasca e tira fuori un bigliettino da visita.
«Questo è il numero di Ashton Crew, il capo dell'azienda.
Lo chiami, ha solo tre giorni di tempo, se non paga, verrà arrestata.
Il suo indirizzo, insieme al suo nome sono in tutti i nostri database.
Non provi a scappare, perché la troveremo, sempre e comunque» mi dice assottigliando gli occhi, facendola risultare come una minaccia.
È meglio non dire che lavoro proprio per lui, a questo punto.

Mi arrendo e mio malgrado afferro finalmente il bigliettino.
«Adesso dica quella maledetta frase, perché non ho altro tempo» dice, scocciato.
Porca paletta. Ashton mi licenziará in tronco, ne sono certa.
Inspiro aria, poi mi decido.
«Apri gli occhi» dico con una voce disperata, guardando il ragazzo di fronte a me. O dovrei dire, robot?
Non mi sembra per niente un robot.
Siamo sicuri che lo sia?
E se invece lo avessero rapito?

I suoi occhi improvvisamente si aprono e io deglutisco quando vedo le pupille verdi più belle che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Sono enormi, con un colore vivo e bellissimo.
In questo momento guardano proprio me.
«C-c-c-ciao», dico balbettando come un'idiota. Non so perché, ma sono imbarazzata.
«Io sono... Sono Kate» mi presento. Le mie guance diventano rosse come due pomodori.
Sto arrossendo per un robot. Non sono normale!

«Ciao, Kate, io sono James Carter» la sua voce è qualcosa di spettacolare. Molto bella, non troppo profonda, dolce e allo stesso tempo ha qualcosa di molto sexy. Persino come pronuncia il mio nome.
Si gira a guardare la scatola da entrambi i lati, poi fa un passo avanti uscendo da essa, quindi io mi ritrovo a farne uno indietro, dopodiché la prende con entrambe le mani e la accartoccia riducendola in una specie di pallina deforme.
Rimango sbalordita dalla velocità con cui lo fa, ma soprattutto dal modo.

Tiene in mano la scatola accartocciata e mi guarda negli occhi.
«Dove posso buttarla?» mi chiede e io rimango immobile senza rispondere niente, sono semplicemente senza parole e lo sto fissando imbambolata.
«Kate?» mi richiama e io guardo il corriere che sta deglutendo anche lui, un po' spavantato.
Si gira verso di me e fa un sorrisetto nervoso.
«Bene, io scappo!»
Quando James sente la sua voce si gira verso di lui e lo guarda malissimo.
«E questo chi è?»
«Il... Il... Il corriere» dice lui colto alla sprovvista.
«Mmh. Bene. Può andare» dice facendolo risultare più come un ordine.
A questo punto si gira di scatto, corre verso la porta e quando l'ha aperta si gira verso di me.
«Buona fortuna! Arrivederci»
mi dice per poi uscire e sbatterla forte.
Io intanto sono ancora nello stesso stato.
«Dove posso buttare la scatola?»
mi chiede nuovamente, come se niente fosse.

Kate, riprenditi.
Ricordati che è un robot.
Sei tu che comandi.

«Faccio io» dico e lui annuisce.
Ma a me sembra reale.
Forse anche troppo.
Come faccio a capire se sia davvero un robot? Ogni movimento è semplicemente perfetto. Persino la pelle lo è.
Mi passa la scatola tra le mani e mi guarda negli occhi.
«Sei molto bella, Kate. Qual'è il tuo cognome?»

«Fischer» finalmente riesco a parlare,  guardandolo incantata.
Wow, è uno spettacolo. Veramente bellissimo. Ed è molto alto, infatti devo per forza sollevare la testa.
«Bene, Kate Fischer, avresti un vestito per me?» mi chiede abbassando lo sguardo verso il suo corpo quasi totalmente nudo.
Ehm... Questa si che è una bella domanda!

«Guardo cosa posso trovare!» e subito scappo in camera mia chiudendo la porta a chiave. Non si sa mai.
Appoggio quello che resta della scatola, sopra il letto, e faccio un lungo respiro.

Apro il mio mobile e oltre vestiti da donna, ovviamente non c'è altro che possa andare bene per un uomo, soprattutto con tutti quei muscoli.
Frugando tra i vestiti vedo una vestaglia rosa, così la prendo in mano e la guardo attentamente.
Be', è abbastanza grande per coprirlo.
Faccio un lungo respiro, chiudo il mobile, apro la porta girando la chiave e lo raggiungo nuovamente.
«Ehm, ho solo questa. Scusa»

La osserva e sorride. Ha dei bellissimi denti, bianchi, perfettamente dritti. Un sorriso radioso. 
«Grazie» la prende e la indossa, la chiude, poi fa un nodo con la cintura e mi guarda.
«Sono sexy, così?»
Arriva fino alle sue ginocchia, eppure mette comunque in risalto il fisico statuario. Non avrei mai pensato di dirlo.
Ma, sì, è decisamente sexy persino così!

Non rispondo alla sua domanda, ma ne formulo un'altra. «James, sei davvero un robot o ti hanno rapito?» chiedo, più seria che mai.
Lui scoppia a ridere e fa un passo verso di me.
Allunga la mano e con delicatezza sistema una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, sfiorandomi la guancia.

«Sì, sono un robot, non farti ingannare dal mio fisico, dentro sono tutti macchinari. Ma ti piaccio almeno un pochino?» mi chiede con un sorriso super sexy. Le labbra... sono perfette. Non troppo grandi, ma neanche troppo sottili.
I suoi occhi fissi nei miei, quello sguardo ipnotizzante...
Questa situazione mi imbarazza. Stare sola con lui, tutto. E perché si sta comportando così? Ci sta provando?

Dio mio, devo chiamare Ashton al più presto e risolvere questo probema!
Mi sposto e faccio una risatina isterica.
Mi guardo attorno e con uno scatto fulmineo scappo verso il tavolino dove ho lasciato il gelato.
«Devo ancora finire il mio gelato alla fragola» dico e prendo la coppetta tra le mani guardando il gelato ormai completamente sciolto.
Lui sorride e si avvicina
pericolosamente a me.
«Ti posso imboccare io» fa un sorrisetto malizioso.
Nego, immediatamente.
«Posso imboccarmi da sola!» Prendo il gelato con il cucchiaino e lo metto tra le labbra.
Lui si avvicina e sorride ancora, poi una volta arrivato di fronte mi strappa la coppetta dalle mani e con mio grande orrore la butta in terra.
Oh no, no, no.
Il gelato alle fragole, no!

«Dopo pulisco io, ora assaggia me, come quel gelato» sussurra con una voce bassa e profonda.
«Ma tu... tu chi sei?»
«Sono James Carter, e sono un robot fatto apposta per soddisfarti.»
«Soddisfarmi?» ripeto, confusa.
«Soddisfarti, sessualmente parlando.»
Mi afferra i fianchi e mi attira verso di lui con una scatto deciso.
Oh, Gesù. Ora ho capito cosa intendeva il corriere.
Ma in che guaio mi sono cacciata?
Come farò a dirlo ad Ashton?
Mi prenderà per una pervertita!

                             ♡♡♡♡

Cosa succederà adesso, quando dovrà dirlo al suo capo?? 😂 😂 😂 😂
E come sfuggirà alle grinfie del nostro James? 😏
Un bacione 😍
Lasciatemi un commento e ditemi se vi è piaciuto. ❤️

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