Tradimento

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Un mese dopo
Dopo due giorni di addestramento continuo, in cui John mi insegna a sparare e ad usare le armature elettroniche, oggi finalmente sono al fiume con la mia migliore amica ed altre due nostre care amiche, ci stiamo divertendo, finalmente rido e gioco come una volta, posso di nuovo nuotare e sentire l'aria calda sul mio viso. Non tornerò mai più ad essere sua, ogni sera mi addormento con la paura di lui che torna da me, che mi picchia o mi violenta, ma c'è John accanto a me il mio amore ed il mio padrone, si diciamo che anche lui è un dominatore, ma non mi tratta come Erick o come molti altri nobili, lui è umano mi vuole bene ed è severo solo quando serve. Ad esempio se sapesse che sono qui oggi senza di lui mi ucciderebbe, ma non fa nulla ho bisogno di divertirmi, "Sonia" mi risveglio dai miei pensieri e via un bel tuffo vedo Marika allontanarsi da noi, "starà tornando a casa, oggi viene il suo ragazzo ed è gelosissimo" scoppiamo a ridere, si il suo dominatore soffre di una forte gelosia che le è spesso costato tante sculacciate, ma di certo ha detto lei non a tutti i segni e le cicatrici che sono sul mio corpo, già Erick da quando aveva scoperto che sapevo, era divenuto più crudele e sadico di come già non fosse.
Stiamo giocando a palla quando, ecco che rispunta Marika, ma con lei ci sono dei soldati e c'è lui il demone, Erick! "Ben tornata piccola" mi viene da piangere, no, non di nuovo, guardo Marika "perchè?" "Scusami, hanno la mia famiglia" la guardo come potrei giudicarla? Una famiglia è una famiglia, "va, bene Erick, però lascia stare loro" mi avvicino a lui lentamente e subito sento un un pugno arrivami in viso "padrone, piccola hai già scordato tutto?" No, non avevo dimenticato nulla, ma non volevo cedere un altra volta. Mi trascinò via scordandosi delle mie amiche, di nuovo sul mio collo ritornò il collare e di nuovo il guinzaglio a fargli compagnia, quegli strumenti che John avrebbe usato solo quando avremmo fatto l'amore o per punirmi, così mi aveva detto, lungo il tragitto per tornare a casa, mi riempi di botte e quando fummo a casa, continuò fino a farmi svenire, mi rinchiuse in una cella nelle segrete, priva di sole o di calore, si gelava ed io per suo volere ero tutta nuda. Ogni mattina veniva a svegliarmi e mi picchiava, urlandomi che ero sua e di nessun altro, al settimo giorno mi arresi e lui subito mi trasferì nella sua stanza, dandomi da mangiare, da bere e un letto caldo dove riposare, piansi tutto il giorno, pensando al mio John, in quelle celle avevo potuto parlare con la madre di Marika e dirle che la figlia stava bene e che presto sarebbe stata libera, in effetti pochi giorni dopo era stata liberata, ma io ora vivevo in una prigione, sempre legata. Lei mi aveva promesso che sarebbero tornati a prendermi, ed io in cuor mio speravo fosse così.
La sera quando sentii le sue braccia su di me, comincia a temere il peggio e così fu, mi violentò e picchiò per poi addormentarsi sereno sul mio petto. "bambina, bambina è tutta colpa tua, solamente tua" mi arrivò uno schiaffo in viso "è ora di svegliarsi sono le sette del mattino" finalmente slegò le mie mani, finalmente potevo lavarmi, togliermi di dosso tutto lo sporco che sentivo in me.

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