Capitolo 23

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E anche quel mattino, il sole fece il suo ingresso dalle imposte dell'abbaino dell'appartamento Landi-Ferrero, al sesto piano dello stabile in cui vivevano i Bassi, quattro piani più in basso.
Anche quella notte Beatrice non aveva dormito molto a causa della brutta tosse di suo marito Dario, che in quel momento, per fortuna, dormiva profondamente: verso le tre gli aveva somministrato uno dei tanti medicinali dai quali il giovane uomo dipendeva da ormai qualche anno.
I coniugi Ferrero avevano lasciato la Sicilia sei anni prima, lasciando l'amata Aci Castello per cercare fortuna al Nord: nel giro di poco tempo avevano trovato casa - piccola e scomoda, ma pur sempre un tetto sulla testa - e Dario era stato impiegato alle Seterie Silkway come tintore, nello stesso reparto dei cugini Grandi, di cui era subito diventato amico.
                                   ***

I primi tempi Beatrice raramente usciva: lasciava l'appartamento solo per andare a messa la domenica, al mercato o a fare una passeggiata con le nuove amiche Elena, Agata e Cecilia, quando tornavano dal lavoro.
Ma due anni prima Dario si ammalò, manifestando una brutta tosse che non lo lasciava in pace: polmonite da intossicazione, diagnosticò il medico della mutua; gli era venuta lavorando tutte quelle ore a contatto coi coloranti usati nel suo reparto per tingere le sete.
Non potendosi permettere di denunciare Lorenzo Cristaldi, e dovendo sostenere le costose cure per suo marito, Beatrice era stata costretta a cercarsi un impiego ai telai, con l'aiuto di Elena e Agata: la vita era più dura di prima, ma le sembrava che col tempo la salute di Dario avesse dei miglioramenti.

                                    ***

Quella mattina, preparando la colazione per lei e per il marito, pensò che avrebbe dovuto chiamare il medico della mutua e successivamente chiedere alla De Sanctis di poter fare delle ore di straordinari ai telai, al fine di mettere un po' di soldi da parte, per aggiungerli all'indennità di malattia di Dario pagata dalla Silkway e avere così abbastanza denaro per cambiare casa: quel sottotetto in cui stavano era troppo basso, troppo umido, troppo buio e freddo, non di certo il luogo adatto dove tenerci una persona malata.
Indossò la vestaglia e fece il caffè.
《Amore? Sei già sveglia?》chiese Dario dalla camera da letto, l'ultima parola subito susseguita da colpi di tosse.
《Sì, tesoro mio. Sto facendo il caffè e poi vado al lavoro》rispose Beatrice.
《Vengo a farti compagnia》fece il giovane, ma non ebbe la forza di alzarsi dal letto. Era da parecchio che non ce l'aveva, e Beatrice lo sapeva bene.
《Non ti preoccupare, te lo porto io in camera》disse infatti con voce roca e strozzata, un misto di rabbia, rassegnazione e nostalgia di quando erano giovani e spensierati.
Spesso ripensava a quei tempi: si erano sposati senza un soldo in tasca ma pieni d'amore, appoggiati dal sostegno di tutto il paese quando si trasferirono a Bergamo; arrivarono carichi di speranze che la vita sottrasse loro giorno dopo giorno, e adesso se ne stavano lassù in cima a quello stabile a cercare di non morire.

                                    ***

Si lavò e si vestì in fretta, salutò il marito e uscì di casa: le sue amiche la stavano aspettando.
《Bea, come stai? Hai una faccia...》osservò Cecilia.
《Dario ha tossito per metà della notte.
Oggi devo assolutamente chiamare il medico della mutua 》rispose la siciliana.
《Speriamo che sia solo un po' di umidità e che non si sia aggravato...》sospirò Agata.
《Vedrai che andrà tutto bene 》la incoraggiò Elena.
《Grazie, ma anche tu ricordatelo allora, e trova il coraggio di parlare con Maurizio 》le ricordò Beatrice.
《Non puoi continuare a evitarlo per sempre 》le fece eco Agata.
《Già, prima o poi dovrete affrontare il fatto che potreste essere fratelli》aggiunse Cecilia.
《Avete ragione, ragazzi. Devo parlare con Maurizio. Sarà difficile ma devo farlo》si convinse la Bassi.
Sicuramente il giovane Cristaldi l'avrebbe cercata. Doveva farsi trovare e risolvere una volta per tutte la questione.

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