Capitolo 39

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Gianfranco Rizzieri si presentò l'indomani mattina al reparto dei telai, dove fu accolto calorosamente dalla De Sanctis e da Sofia, che era una sua vecchia amica d'infanzia.
《Sei la futura sposa più bella di Bergamo e della Lombardia!》esclamò l'uomo.
《Gianfranco! Io lo sapevo che Maurizio ti avrebbe convinto a tornare!》lo abbracciò lei. Lui ricambiò la stretta.
《Quel ragazzo sarebbe capace di convincere le statue a parlare...》intervenne Virginia.
《Signora De Sanctis, vedo che per lei il tempo non esiste!》la salutò Gianfranco con il baciamano.
《Sempre spiritoso, signor Rizzieri!》replicò la donna tra l'imbarazzato e il divertito.
《Come sono contenta che tu sia qui! Non ti avrei mai perdonato se fossi mancato al mio matrimonio...》lo rimproverò dolcemente la Lanciani di Vallefiorita.
《Non potrei assolutamente mancare al matrimonio della mia migliore amica!》rispose lui, circondandole la vita con un braccio e dandole un bacio sulla testa.
《E non sarebbe mai accaduto tutto questo se non fosse per il mio angelo custode!》spiegò lei.
《Angelo custode?》chiese Rizzieri.
《Sì, si chiama Elena Bassi e lavora qui ai telai. Elena!》rispose Sofia, chiamano la ragazza.
《Sì, signorina Sofia?》arrivò quest'ultima.
《Questo è il mio carissimo amico Gianfranco Rizzieri. Gianfranco, lei è Elena, e se non fosse stato per lei Maurizio non mi avrebbe mai chiesto di sposarlo!》fece la Lanciani di Vallefiorita, presentandoli.
《Lei è Gianfranco Rizzieri il chimico?》domandò Elena, sgranando gli occhi.
《Un chimico che ha dovuto mettere da parte l'orgoglio e tornare 》spiegò l'uomo, stringendole la mano.
《Ho letto le sue scoperte sui giornali. Le sue intuizioni per ottenere delle sete più resistenti sono geniali!》si congratulò la ragazza.
《Non è comune per una signorina leggere l'inserto di scienze nei quotidiani... È un'appassionata per caso?》chiese Gianfranco.
《Oh sì. All'istituto chimico biologico adoravo stare in laboratorio...》rispose Elena.
《Dove ha studiato, signorina Bassi?》chiese Rizzieri.
《Al Giulio Natta, dottor Rizzieri 》sorrise la Bassi.
《E con quanto è uscita?》domandò ancora lui.
《Con sessanta sessantesimi 》rispose lei.
《Ma sei bravissima! Come mai non me lo avevi raccontato prima, Elena?》s'intromise Sofia.
《Perché lei non me lo aveva chiesto 》rispose giustamente quest'ultima.
《Mi venga a trovare nel laboratorio di chimica qui accanto in cui lavorerò. È proprio sulla strada che porta al reparto delle tinture》propose Gianfranco.
Elena lo conosceva bene quel posto: molte volte aveva sognato di entrarci e lavorare con le pipette, le purine e i becker, estrarre gli acidi tenuti sotto cappa e scoprire gli odori rilasciati dagli anelli di benzene, ma a nessuno importava che avesse del talento; il suo posto era ai telai e non sarebbe potute cambiare questo. Almeno fino ad allora.
《Vuole... Vuole davvero?》chiese emozionata.
《Ne sarei felice, signorina Bassi》rispose sorridendo il chimico.
《Ti prego, Elena, di' di sì!》la incoraggiò Sofia.
《D'accordo 》rispose la ragazza.
《Che bello! Allora stasera siete invitati a casa mia. Verrà anche Maurizio, dobbiamo festeggiare tutti insieme!》esclamò la Lanciani di Vallefiorita.
《Verremo volentieri, vero, signorina?》fece Gianfranco.
《Con molto piacere》accettò Elena, un po' spiazzato.

                                  ***

Nel frattempo Virginia aveva chiamato Beatrice: 《Signorina Landi, è arrivato questo pacco per lei 》
《Per me?》domandò spaesata la ragazza.
《Lo metta a posto, penserà ad aprirlo in pausa pranzo. Tanto è tra cinque minuti 》rispose la caporeparto.
Beatrice fece come le aveva detto la De Sanctis, chiedendosi cosa ci fosse dentro quel pacco e chi glielo avesse spedito.
《Cosa c'è dentro quel pacco?》le chiese Agata.
《Non lo so》tagliò corto la Ferrero.

                                  ***

E quando venne la pausa pranzo prese il pacco e sgattaiolò di fuori, nascondendosi in un punto appartato del cortile interno.
Tremante e dubbiosa su chi potesse essere il mittente, la ragazza lo aprì: dentro c'era un bellissimo vestito rosso senza maniche e varie sottogonne; Beatrice vide anche che il vestito era accompagnato da un biglietto, che lesse subito: "Avevo detto che dovevo decidere come ti saresti sdebitata. Raggiungimi questa sera alle dieci al Grand Hotel del Parco a Stezzano, poco fuori città. Mettiti quel bel vestito che ti ho regalato e non mancare. Pietro."
Improvvisamente capì che Salvatore aveva sempre avuto ragione, ma lei non gli aveva mai dato ascolto: pensava che Pietro Lanciani di Vallefiorita fosse un benefattore, un eroe, un principe che veniva a salvare lei e Dario da un'esistenza di miseria; e invece altro che principe! Era uno svergognato, un uomo senza valori che tradiva la moglie e che probabilmente aveva adescato e ricattato tante altre ragazze prima di lei. Ma doveva pensare prima di tutto alla salute di Dario. E se questo significava andare contro i princìpi con cui era stata cresciuta, lo avrebbe fatto.
A malincuore, ma lo avrebbe fatto.

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