Capitolo 1 - Sarah

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Quel pomeriggio si prospettava difficile per me e Sophie: Karen aveva invitato le sue amiche per il the delle cinque e quella sera si sarebbe svolto il ballo nella reggia del futuro duca d'Irlanda, e ovviamente le sorelle Davis non potevano non partecipare.

Mancavano pochi minuti alle cinque, ma tutto era già pronto: la merenda doveva solo essere servita e la sala era stata preparata a dovere.

In quel momento Karen arrivò e qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire, era la signora Smith.

"Signora Smith" dissi facendo l'inchino come se fossi stata una serva qualsiasi e non la figlia di Alfred Williams.
"Buongiorno cara, accomodati pure", si intromise Karen come una perfetta padrona di casa, con quella gentilezza che riservava solo alle sue figlie e ai nobili come lei, non di certo a me.

Mi avvicinai e presi il cappello che la signora Smith mi porse. Con addosso un completo rosa, che all'apparenza sembrava costosissimo, con tanto di cappello abbinato, la signora Smith era una donna sulla sessantina che amava spettegolare.
Se volevi sapere qualcosa di qualcuno, potevi chiedere a lei, la signora Smith la sapeva sicuramente!

Le due donne si allontanarono per accomodarsi nella sala e incominciarono a chiacchierare.

Dopo mezz'ora tutte le invitate erano sedute nella villa della famiglia Williams, la "mia" casa, a chiacchierare.
C'erano proprio tutte: la signora Jones, la signora Taylor, la signora Evans, la signora Thompson e la signora White; tutte donne nate in famiglie nobili sposate con uomini ricchi.

Le donne avevano superato tutte la soglia dei cinquant'anni, ma si comportavano come ventenni, passavano il tempo a spettegolare e, quando uscivano di casa, indossavano abiti che costavano quanto una casa per essere notate dagli uomini: nessuno dei loro matrimoni, infatti, era stato celebrato per amore ma per convenienza.
A volte si portavano dietro anche le figlie che erano amiche con le tre vipere, ma quel giorno no, quel giorno erano tutte occupate a prepararsi per la serata.
Le signore in quel momento stavano proprio parlando del ballo previsto per quella sera e di quanto erano agitate le loro figlie; anche Lydia e Jocelin erano intrattabili da giorni.
Quella sera si sarebbero presentate entrambe alla reggia, nonostante Lydia fosse già troppo vecchia.

"Servite il the!" ci disse Karen e io e Sophie, come due cagnolini ubbidienti, scomparimmo in cucina.

Per l'occasione avevo preparato varie torte che la mamma mi aveva insegnato a cucinare quando ero piccola.

Mamma non mi aveva solo insegnato a cucinare, ma anche a lavare, stirare e a fare tutti i lavori di casa; era lei infatti che di occupava di quella casa prima che mio padre la cacciasse.
Non avevamo mai avuto una serva in casa, mamma sosteneva che una vera donna doveva sapersi occupare della propria casa.

Di mamma mi ricordavo tutto quello che mi aveva insegnato negli anni, ma soprattutto mi ricordavo i suoi abbracci.
Quando io e Sophie eravamo piccole e piangevamo, mamma ci abbracciava e, con quelle sue braccia grandi, riusciva a stringerci a sé entrambe contemporaneamente: se mamma mi abbracciava, Sophie si infilava in mezzo per farsi abbracciare anche lei e così facevo anch'io.
Mi mancavano i suoi abbracci, gli abbracci di mamma, erano la cosa che mi mancava di più di lei.

Servimmo il the e i dolci e le signore incominciarono a mangiare.

"Avete messo pochissimo zucchero in questo the. Non sono mica a dieta! Portate subito altro zucchero!" ci richiamò Karen.
"Ci scusi signora Williams" risposi io per entrambe assumendomi la responsabilità dell'accaduto in modo che successivamente si sarebbe arrabbiata solo con me e non con mia sorella.

Ci allontanammo con la testa bassa per andare in cucina e intanto sentii Karen che si lamentava con le altre signore di quanto fossimo stupide e le altre concordarono.
La signora Taylor domandò a Karen chi fossi, sostenendo che non avrebbe mai voluto una serva come me a casa sua e Karen le rispose come rispondeva a tutti quando domandavano chi fossi.

Elizabeth, Elizabeth Lee.

Era quella la cosa che più mi faceva stare male in assoluto: nessuno sapeva che io ero una Williams, la figlia di Alfred e Anne.

Io ero per tutti solo una misera serva.

Nessuno sapeva la mia vera identità perché quando mamma se n'era andata, Alfred aveva sparso la voce che anche le sue figlie se n'erano andate con lei.

Ci aveva rinnegate come moglie e figlie e aveva fatto credere a tutti che ci avesse cacciato di casa.

La gente non vedendoci più per molto tempo, poiché eravamo sempre occupate con i lavori di casa, gli credette, ed ora eravamo troppo grandi perché ci riconoscessero.

Ed era brutto.

Ma non ci potevo fare niente.

Era così e basta.

Papà ora si vergognava di noi.

Alfred non ci riconosceva più come sue figlie e dovevamo accettarlo.

Dovevo accettarlo e basta.

Quella sera le due sorelle Davis più grandi si erano preparate per andare al ballo. Le due giovani si erano fatte fare apposta per l'occasione due vestiti su misura tutti ricamati a mano.

Lydia indossava un abito azzurro con un corpetto ricamato e un'ampia gonna e aveva i capelli raccolti in uno chignon, ma nonostante i quintali di trucco che aveva sul volto non riusciva a coprire quel bruttissimo naso che aveva e le due righe che aveva sulla fronte, che si erano formate poiché aveva sempre la faccia imbronciata. Era una delle poche chance che le rimanevano per trovare marito, ma lei un marito lo voleva solo per i soldi e il cognome, del resto (in primis dell'amore) non le importava nulla.
Jocelyn indossava un bellissimo vestito rosso simile a quello della sorella, ma molto più vistoso e appariscente. La madre le aveva consigliato di lasciare i capelli sciolti e così, ad incorniciare il tutto, vi era una cascata di lunghi ricci biondi. Avrebbe fatto invidia a qualsiasi ragazza e dovevo ammetterlo, lei si che era bella.
Sicuramente il futuro duca d'Irlanda, anche se non lo conoscevo, avrebbe scelto lei come sua futura moglie.

Quando le due giovani uscirono seguite dai due coniugi Williams e Shantel (che andavano a rappresentare la famiglia di appartenenza delle giovani), io e Sophie tirammo un sospiro di solievo: era tutto il giorno che correvano da una parte all'altra, eravamo stremate, non ce la facevamo più.

Scendemmo nella nostra stanza e ci preparammo per andare a dormire.

Sentii Sophie piangere e così mi avvicinai a lei e la abbracciai.
"Forza Sophie, ti prometto che tutto questo finirà" la rassicurai.

Erano mesi che ci pensavo e avevo pianificato e preparato tutto nei minimi particolari. Sophie non sapeva ancora niente, avevo deciso di non dirle niente così, nel caso fosse finita male, non sarebbe stata punita anche lei.

"Presto", aggiunsi "Molto presto".

-----spazio autrice-----
Ecco il capitolo 1!!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stellina se vi è piaciuto😘

Grazie❤

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