Prologo 2 - Derek

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"Madre!" urlai infuriato scendendo l'imponente scalinata della villa che portava ai piani superiori "Mia sorella mi ha appena detto del ballo che voi avete organizzato per domani sera. Dovete annullarlo, i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e!" dissi scandendo bene le parole in modo che lo capisse.
"Figliolo, ma non possiamo annullarlo. Ormai sei diventato adulto e la tradizione prevede che il futuro duca d'Irlanda a vent'anni prenda una delle fanciulle del regno in moglie e con questo ballo avrai l'occasione di scegliere una tra le figlie delle famiglie nobili che domani sera si presenteranno qui a palazzo" mi rispose lei con la solita voce calma e gentile.
"No, madre. Sono anni che vi dico che voglio decidere io chi sposare e quando sposarmi e voglio essere innamorato della mia futura moglie, non sposarla solo per il suo cognome. Dovete annullare questo ballo" risposi in tono deciso a mia madre.
Avendoci sentito gridare Martha ci raggiunse.
"Madre, mio fratello ha ragione, i tempi sono cambiati e anche la tradizione deve cambiare."
"Lo sapete benissimo che la tradizione non si cambia!"
"Madre io non intend..."
"Basta Derek! È così e basta." e così dicendo se ne andò mettendo fine alla solita discussione che avevamo da anni ma che ripetutamente si concludeva con lei che diceva l'ultima parola.

Era davvero "così e basta" e non ci potevo fare niente. Da quando ero nato in questa immensa reggia, che a me sembrava solo un modo inutile per dimostrare quanto fossimo più ricchi degli altri, la mia vita era stata scandita dalle tradizioni: a sei anni la tradizione imponeva che i bambini figli di nobili andassero nella scuola migliore d'Irlanda, e così ero stato obbligato a fare; a dodici anni bisognava imparare a cavalcare in modo eccellente.
La tradizione era molto rigida: non si potevano avere fidanzate e bisognava sposarsi rigorosamente a vent'anni e, quando il giovane avrebbe raggiunto quest'età, la famiglia avrebbe organizzato un ballo in cui venivano invitate solo le figlie dei nobili scelte dai genitori in modo che dall'unione entrambe le famiglie traessero potere o denaro.
Le fanciulle, come prevedeva la tradizione, potevano sposarsi solo all'età di diciannove anni, né prima né dopo; le ventenni non sposate venivano già considerate zitelle dalla società!
Ma la nota più dolente erano i centinaia di banchetti a cui tutti gli anni venivamo invitati e non si poteva rifiutare o "Se i duchi e il futuro duca non si presentano ad un banchetto a cui sono stati invitati, il popolo la vedrà come una mancanza di rispetto nei confronti di quella famiglia" come diceva sempre mia madre Isabelle. Questi banchetti erano di una noia mortale e si spingevano sempre fino a notte fonda.
Papà faceva affari mentre io e Martha ci annoiavo tantissimo.

Ma non potevo farci niente.

Non potevo.

Quella era la tradizione che i nobili dovevano rispettare e sicuramente il futuro duca d'Irlanda non faceva eccezione.

"Mi dispiace", Martha mi guardò triste e mi abbracciò, si sentiva impotente, ci sentivamo impotenti.

La pensava come me sulla tradizione: faceva schifo e andava cambiata.

In quel momento lei mi capiva più che mai: anche lei, infatti, avrebbe dovuto partecipare a breve ad un ballo dove nostra madre avrebbe scelto chi sarebbe stato il suo futuro marito.
Era cresciuta, ormai non era più la mia piccola sorellina da proteggere, ormai aveva diciannove anni.

Era sempre stata la mia spalla su cui piangere, con lei mi potevo confidare perché mi capiva, mi supportava e mi difendeva anche davanti a mamma e papà quando io ero fermo sulle mie idee, ma non serviva mai a niente.

Quando vidi arrivare le prime serve chiamate da mia madre a supporto di quelle che già avevamo in questa casa per preparare la cerimonia di domani sera, uscii.

Vidi in cortile mio padre e mia madre che davano ordini alle serve. A Richard non importavano quelle cose, lo faceva solo per far felice mia madre.

Mi diressi verso il maneggio e salii sul mio cavallo per andare a fare una passeggiata.

Era il mio modo di sentirmi libero e non oppresso dai miei genitori e dal loro titolo che un giorno sarebbe diventato anche il mio, con tutte le conseguenze che una tale carica comportava.

Era il mio modo di allontanarmi dalla realtà per un po'.
Per poter sognare una vita scelta da me.
Una vita in cui la duchessa, la mia duchessa, l'avrei scelta io e sarebbe stata l'unica donna che avrei mai amato.

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