Capitolo 11 - Sarah

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Mentre mi avvicinavo a Tempesta riflettevo su ciò che aveva appena detto mia sorella e mi ripromisi di chiederle spiegazioni. Io e Derek eravamo così diversi, così incompatibili. Io ero solo una serva e lui un duca, in più appena sarebbe terminato il viaggio non ci saremmo mai più rivisti: io sarei rimasta con mia mamma a servire dei signori e lui sarebbe tornato a fare la sua vecchia vita da duca.

Quando Derek salì sul cavallo mi prese le braccia e le mise intorno ai suoi fianchi.
"Martha, dobbiamo galoppare. È più sicuro se ci allontaniamo un bel po' oggi, ormai nostra madre avrà chiamato l'intero esercito per darci la caccia" disse ed io rabbrividii a quel pensiero.
Poi si girò e guardandomi negli occhi mi disse "Tieniti forte così non cadrai" ed io mi aggrappai a lui, l'ultima cosa che volevo era cadere da lì sopra.

Derek prese in mano le redini e con un movimento di esse Tormenta partì a grande velocità.

Urlai.

Derek fermò immediatamente il cavallo e girandosi verso di me allarmato mi chiese "Che succede?"
"Non potremmo andare un po' più piano" chiesi imbarazzata. Mi ero spaventata dalla velocità con cui era partito.
"Piccola, dobbiamo allontanarci altrimenti sarà pericoloso".
Di nuovo quel "piccola". Di nuovo il mio cuore perse un battito.

Derek sembrò capire cosa aveva appena detto e si girò per non farsi vedere in faccia.
"Vuoi provare a sederti davanti? Così non rischierai di cadere. Ti aiuterò io con le redini" mi disse con tono distaccato.
"Ma non sono capace!"
"Ti aiuto io" disse con tono molto più dolce.
"Mmh... va bene..."
Derek scese dal cavallo ed io scivolai in avanti.

Lui si sedette dietro di me ed infilò le sue braccia tra i miei fianchi e le mie mani che tenevano le redini. Appoggiò le mani sulle mie e si avvicinò ancora di più al mio corpo. Incominciai a pensare che i nostri corpi combaciavano alla perfezione e lasciai vagare la mia immaginazione facendo pensieri poco casti.

"Guarda, devi fare così!". Derek interruppe i miei pensieri. Fortunatamente non poteva vedermi in faccia perché sicuramente ero arrostita.
Diede un leggere colpo alle redini e Tempesta partì al galoppo.

"Tranquilla" mi sussurrò all'orecchio, troppo vicino.
Continuai a tenere con forza le redini per non cadere, Derek invece tolse delicatamente le mani dalle mie e mi circondò i fianchi con le sue braccia proprio come facevo io con lui. Sotto a quella camicia sudicia gli si vedevano le braccia muscolose.

In poco tempo raggiungemmo Martha e Sophie che si erano allontanate da noi quando ci eravamo fermati.

Quando ci videro si scambiarono un'occhiata d'intesa a cui cercai di non dar peso. Ma che andavano a pensare quelle due?

Derek dietro di me era rilassato, io invece ero ancora un po' tesa, più per la sua vicinanza che per la paura di cadere.

Il pomeriggio trascorse tra una risata e l'altra tra noi quattro e per fortuna Sophie e Martha non ci lasciarono più soli.

Il sole stava piano piano tramontando, ma nessuno di noi se n'era ancora accorto talmente eravamo impegnati a chiacchierare.
"È tardi, dobbiamo trovare un posto dove passare la notte" disse Derek come se mi avesse letto nel pensiero.

"Non dovremmo allontanarci ancora un po'?" domandai ricordando che ormai c'erano centinaia di uomini che ci davano la caccia.

"Oggi abbiamo già percorso molti chilometri, siamo tutti stanchi e i cavalli sono stremati. Tra meno di un'ora sarà completamente buio"

"Abbiamo ancora qualche spicciolo?" domandò Sophie.
"Mmmh... non ricordo... Derek, potresti controllare nello zaino?" domandai. Io stavo ancora tenendo le redini e non sarei riuscita a prendere lo zaino senza cadere, lui invece sì, era esperto nel cavalcare.
"Sì certo!"
Aprì una tasca, poi l'altra, ma nulla.
Nell'ultima tasca trovò qualche spicciolo: non avremmo avuto soldi ancora per molto.

"Mmmh... non ci rimane molto" constatò Derek confermando il mio sospetto. Si vedeva che era imbarazzato: lui, il duca, senza soldi, costretto a spendere i pochi soldi di due serve...
"Forse ci conviene usarli per mangiare, per quanto riguarda la notte ci arrangeremo..." suggerii per tentare di toglierlo dall'imbarazzo.
"Si, è meglio così" dissero tutti e tre quasi in coro.
"Cerchiamo qualcosa da mangiare nel prossimo villaggio e poi vedremo dove dormire" disse Derek con tono autoritario.

Rallentammo i cavalli e presto arrivammo a quel villaggio che era ancora più piccolo di quello dove avevamo passato la notte.

Trovammo una piccola taverna e ci avvicinammo. Derek bussò alla porta ma nessuno rispose. La porta era chiusa.
"Siamo chiusi" disse un uomo aprendo una piccola finestra nella porta a cui non avevo nemmeno fatto caso.
"Stiamo cercando un posto in cui mangiare" gli disse Derek.
"In questo villaggio questo è l'unico posto dove potete mangiare, ma è chiuso"
"Non potrebbe per favore darci qualcosa? Va bene qualsiasi cosa..." disse Derek incerto, non doveva essere facile per lui pregare qualcuno per farsi dare del cibo.
"Mi spiace, e poi non avrei niente da darvi".
Di bene in meglio, pensai.
"Va bene, grazie per la sua cordialità" dissi all'uomo prima che Derek facesse qualcosa a quel poveretto. Sembrava infatti sul punto di tirare un pugno alla porta che si sarebbe facilmente spaccata. Mi avvicinai e lo presi per mano per cercare di calmarlo.

Aspetta cosa? Non potevo davvero averlo preso per mano! Quando me ne accorsi la levai subito, ma lui sembrava essersi comunque calmato. Per fortuna non fece commenti sarcastici sull'accaduto e sperai che Sophie e Martha non ci avessero visto.

"Che facciamo ora?" chiese Martha disperata.
"Non ci rimane più molto cibo e quel poco che abbiamo ci serve per il pranzo di domani" constatò Sophie.
In quel momento sentii una donna urlare.
"Sam, vieni subito qui!" urlò la donna.
Mi girai e vidi una ragazza giovane con un grande pancione che urlava dietro ad un bimbetto che stava scappando da lei, probabilmente consapevole che non lo avrebbe rincorso viste le sue condizioni. Il bambino non doveva avere più di tre anni.

"Ho detto vieni qui!" urlò di nuovo la donna.
Mi avvicinai al bambino e lo presi in braccio.
"Ma dove volevi scappare?" gli chiesi sorridendo e toccandogli il nasino. Lui scoppiò a ridere.
"Come ti chiami?" mi chiese in tono buffo. Era così carino con quelle guance paffute. Aveva gli occhi marroni e i capelli riccioluti.
"Io Sarah, tu Sam vero?"
Il bambino annuì.
Nel frattempo mi ero avvicinata alla madre.
"Grazie mille! Questa peste mi scappa sempre - disse prendendo in braccio il bambino ed io scoppiai a ridere - come posso ringraziarti?"
"Oh, ma non c'è problema, davvero. Non si preoccupì"
"Insisto. Ho visto che cercavate un posto in cui mangiare. Venite a casa mia, stavo giusto andando a preparare la cena per mio marito e per mio figlio, non sarà un problema se ci sarete anche voi. Anzi, scommetto che a Sam piacerebbe avere compagnia per cena, vero?". Il bambino mi guardò e sorridendo annuì.
"Nono davvero, non ce n'è bisogno" insistenti, non volevo approfittarmi di quella donna e poi non sembravano così ricchi da poterselo permettere.
"Oh, suvvia! Non accetto un "no" come risposta. Però non ho molto da offrirvi: ho appena comprato queste verdure e pensavo di fare un minestrone".
"Non si preoccupi, andrà benissimo" la rassicurai.
"Allora incominciamo ad andare. Casa mia è per di là" disse indicando la strada opposta a quella da cui eravamo arrivati.
"Mamma, mamma! Posso andale in blaccio a Sala?" Chiese il piccolo.
"Oh, non mi sembra il caso" disse la madre un po' imbarazzata.
"Non c'è problema, davvero. E poi lei ha già il pancione!" la rassicurai.
"Non puoi capire quanto è ingombrante" disse sorridendo mentre mi porgeva il bambino.
Lo presi in braccio e ci incamminiamo verso la casa della donna.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro