Capitolo 12 - Derek

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Stavamo seguendo la donna che stava chiacchierando con Sarah della sua gravidanza. Era bellissima Sarah con un bambino in braccio: si vedeva che era a suo agio e che le piacevano i bambini. Mi ritrovai a pensare che sarebbe stata una brava madre. Me la immaginai circondata da tanti bambini belli come lei che la facevano esasperare. Incominciai a pensare al padre di quei bambini e provai una fitta di gelosia al petto. Ma perché pensavo queste cose?
Mi immaginai un uomo che tornava a casa la sera e la baciava e le diceva che lei era la cosa più bella che c'era. Immaginai che quell'uomo fossi io.

Mi scontrai contro qualcuno. Mi destai da quel sogno ad occhi aperti e mi ritrovai davanti Sarah: si era fermata ma non me ne ero nemmeno accorto.
"Ehm... scusa" le dissi mettendomi le mani tra i capelli, mi capitava di farlo spesso quando ero nervoso.
"No, niente" mi disse sorridendo con gli occhi luminosi e le guance arrossate.

"Siamo arrivati finalmente: con l'aumentare della gravidanza la strada mi sembra sempre più lunga!" fece una piccola pausa e poi riprese "Prego, entrate pure, i cavalli potete lasciarli legati a quella staccionata" disse guardandomi ed indicando una staccionata lì vicino. Mi allontanai dagli altri e legai i due cavalli a quella staccionata sperando che nessuno si avvicinasse a loro.

Rientrai e trovai la donna ai fornelli con mia sorella e Sophie, Sarah invece era seduta su una sedia e stava facendo giocare il piccolo.

Mi sedetti vicino a loro e incominciai a fissare Sarah. Potevo sembrare un pazzo, ma ero solo pazzo di lei... tossii come per scacciare dalla mente quel pensiero.

In quel momento un ragazzo giovane entrò dalla porta e come prima cosa si avvicinò alla donna e le diede un bacio sulla bocca. Quella scena mi ricordò il mio sogno ad occhi aperti di poco prima...

Il piccolo corse dal padre urlando un "papi" e si aggrappò alle sue gambe. Il ragazzo lo prese in braccio e solo allora sembrò accorgersi di noi.

"Oh, ma che sbadata che sono, non mi sono nemmeno presentata. Io sono Avril e lui è Nick".

"Io sono Derek e lei è mia sorella Martha, loro sono Sarah e sua sorella Sophie" dissi.

"Buonasera", le tre ragazze salutarono l'uomo in coro.

"Stavano cercando un posto per cenare e Sam mi era scappato quando Sarah gli ha corso dietro e l'ha preso, quindi li ho invitati a cena" spiegò la donna al ragazzo.

"Oh, questo monello che scappa sempre - disse facendo il solletico al piccolo che scoppiò a ridere - hai fatto bene amore ad inviatarli, siete i benvenuti".
Vidi Sarah sorridere a quell'uomo e anche se sapevo benissimo che era solo un sorriso di gratitudine mi sentii geloso: Nick era un bel ragazzo, non potevo negarlo.

Il giovane andò nell'altra stanza per cambiarsi e Sarah aiutò la padrona di casa a preparare il tavolo.

"Sam, siediti a tavola!" lo richiamò la madre.
"Voglio stale vicino a Sala"
"Si chiama Sarah e comunque va bene siediti lì"
"Sala"
"No Sarah" ripeté sua madre
"Sala"
Sarah scoppiò a ridere e il piccolo rise con lei anche se probabilmente non sapeva nemmeno lui perché rideva.

Ci accomodammo a tavola e il minestrone emanava un buonissimo profumo.
Mi sedetti di fianco a Sarah mentre Nick con mio grande dissenso si sedette di fronte a Sarah.

Avril ci raccontò che il piccolo o la piccola sarebbe dovuto nascere dopo circa un mese ma non avevano ancora scelto i nomi; Sarah la ascoltava emozionata. Nick faceva il contadino, suo padre aveva vari appezzamenti di terra e lui lo aiutava. Non erano una famiglia ricca ma di certo l'amore non mancava, si vedeva da come Nick guardava sua moglie e il piccolo. La mia famiglia invece era ricca, ma l'amore, quello non c'era. Mi soffermai a pensare alla diversità tra la mia e la loro famiglia e mi resi conto che avrei mille volte preferito faticare tutto il giorno per avere un pasto per cena ma avere l'amore e la felicità invece di avere tutto ma allo stesso momento non avere la cosa più importante.

"Sala" la richiamò ad un certo punto il bambino "dov'è il tuo bimbo?"
Sarah arrossì. "Io non ho figli, ma quando sarò più grande mi piacerebbe averne e poi non sono sposata"
"Tu no sposata?" ripeté il piccolo.
"Aspetta, quindi voi due non siete sposati?" chiese Avril scioccata indicando me e Sarah.
"No" disse Sarah imbarazzata.
"Ero convintissima che steste insieme" rispose Avril un po' dubbiosa.
Ci fu per un po' di tempo silenzio, nessuno osava parlare dopo quel momento imbarazzante.

Finita la cena aiutammo a spreparare la tavola.

"Mi dispiace di non potervi dare un posto per la notte, ma questa casa è molto piccola e non abbiamo posto" si scusò Avril.
"Non ti preoccupare. Avete già fatto tantissimo per noi e ve ne siamo molto grati" la tranquillizzò Sarah.
"Sala? - chiese il bambino con le lacrime agli occhi - Vai via?"
"Sì piccolo - disse abbassandosi all'altezza del bambino - noi ora dobbiamo andare". Il bambino corse tra le sue braccia e si abbracciarono. Anche Sarah aveva le lacrime agli occhi.
"Tieni questo. Così mi avrai sempre vicino!" gli disse Sarah porgendogli un piccolo braccialetto di filo.
"Glazie" disse il bimbo smettendo di piangere mentre Sarah gli infilava il braccialetto nel piccolo braccio.

Ringraziammo ancora i padroni di casa, uscimmo e recuperammo i cavalli.

Era completamente buio. Eravamo tutti stanchi. E non avevamo un posto dove passare la notte.



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Sono tornata!

Fatemi sapere cosa ne pensate ❤

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