Alieni - Stranieri

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Oggi è incredibile ricordarlo, ma c'è stato un tempo in cui la scoperta della curva temporale mise a rischio la vita degli scienziati che la studiavano. Gli esponenti delle maggiori religioni tuonarono che si pretendeva di fissare negli occhi Dio, manipolando la vita e l'universo come mai l'uomo doveva osare. Poi i primi esperimenti confermarono l'esistenza di leggi fisiche che spiegavano il fenomeno, e la scienza semplicemente spostò più oltre l'asticella dell'impossibile.

Sfruttando le nuove conoscenze, si rese possibile far viaggiare grandi corpi fisici nello spazio ma non nel tempo; o meglio, lo spostamento poteva realizzarsi con velocità non identiche: tanto bassa da sembrare immobile lo scorrere del tempo all'interno del corpo, cioé della nave spaziale, che viaggiava però nello spazio a velocità pari a un quarto di quella della luce.

I viaggi interstellari all'interno della galassia, ritenuti impossibili per via delle migliaia di secoli che l'equipaggio avrebbe dovuto trascorrere nelle astronavi, apparvero finalmente fattibili, potendosi sfruttare le curvature del tempo.

Tuttavia, se pure gli equipaggi avessero trascorso periodi ridotti nel nucleo dell'astronave, fuori di essa il tempo di viaggio sarebbe rimasto interminabile e avrebbe consumato l'esterno nella nave.

Si ritenne di poter ovviare progettando una serie di gusci protettivi di cui il mezzo si spogliasse periodicamente, via via che gli infiniti microimpatti cosmici, nei millenni, avessero usurato il rivestimento. Un numero di gusci crescente in ragione della distanza e dunque della durata del viaggio.

Sfruttando la curvatura temporale ogni secondo nell'astronave equivaleva a più di tre giorni di spostamento effettivo nello spazio. Un minuto 'interno'  significava duecento giorni, un'ora circa trentaquattro anni,  e un solo giorno equivaleva a ottocentoventi anni di viaggio, cioè  al coprire una distanza di duecentocinque anni-luce.

Teoricamente un equipaggio umano avrebbe potuto attraversare la Galassia in un paio d'anni. Ma il fatto che il tempo rallentasse nella nave, scorrendo regolarmente all'esterno,  non comportava solo la necessità dei gusci. Già i viaggi più brevi, quelli verso le stelle più vicine, distanti soli cinque o sei anni-luce, tra andata e ritorno comportavano che passassero più di quaranta anni sulla Terra.

L'equipaggio delle astronavi doveva allora portare con sè la famiglia, e dire presumibilmente addio a chiunque lasciasse a casa.

Eppure, l'eterno sogno di colonizzare nuove terre si fece concreto, il numero di pianeti oramai raggiungibili infinito, e la sfida divenne trovare quello o quelli compatibili con la vita umana.


NuovaTerra


Quindicesimo giorno di viaggio. All'esterno diversi dei gusci dell'Arca sono andati distrutti, logorati. Milleseicentoquaranta anni trascorsi per ogni giorno 'interno', ventiquattromilaseicento anni in totale, per raggiungere un sistema stellare a seimilacentocinquanta anni-luce dal sole.

La meta del viaggio, un pianeta che pare incredibilmente simile al nostro per massa, per volume, per distanza da un astro orbitante intorno a due stelle gemelle, in un sistema caratterizzato da una singolare danza a tre. Ottanta anni di osservazioni dei telescopi orbitanti terrestri hanno fatto sperare che sia perfetto, ricco d'acqua, con una atmosfera respirabile che proverebbe la presenza di vita vegetale, o comunque ad essa assimilabile. Così, è stata costruita l'Arca. Quindici giorni per arrivare. Un anno per studiare e decidere se avviare la colonia. Quindici giorni per tornare. Tornare su una Terra invecchiata, nel frattempo, di quasi cinquantamila anni.


Ritorno


Il pianeta era idoneo. La colonia è stata sbarcata. Duemila persone e popolazioni vegetali e animali in numeri di difficile comprensione, tanto sono elevati. Le proiezioni sono favorevolissime, un incredibile numero di embrioni congelati potrà essere gradualmente avviato all'incubazione appena avranno attecchito le prime popolazioni vegetali terrestri. Le poche forme autoctone sono risultate incredibilmente compatibili, la sovrapponibilità degli elementi chimici costituenti questo mondo sembra abbia determinato un avvio della vita identico a quello terrestre. E questo dimostra che DEVONO, devono esserci altri come noi, nell'universo.

Non nel poco spazio che l'uomo è riuscito a esplorare, certo, ma altrove... altrove per forza! Purtroppo, se loro sono in una delle infinite galassie che vediamo brillare nel cielo notturno, il vuoto che ci separa sarà invalicabile. Ma nella galassia, qualcuno potremmo incontrarlo!

Non fosse che... centotrentamila anni-luce di asse maggiore, e il luogo più lontano dal Sole raggiunto, a oggi, è questo, a soli seimila anni-luce. La verità è che non incontreremo mai nessuno così, sperarlo è come pretendere che una luce di candela in aperta campagna sia distinta da un aereo di linea che sorvola la zona.

Il piccolo numero di addetti che non è sbarcato su NuovaTerra si è congedato con commozione dai coloni. Abbiamo trascorso un anno insieme, e non ci rivedremo mai più. Riporteremo l'Arca sulla Terra, impiegheremo nuovamente quindici giorni, che sulla colonia saranno ventiquattromila anni.

Arriveremo e che l'umanità sia intanto sopravvissuta non è affatto scontato, il nostro viaggio nel tempo sarà stato talmente enorme...

Siamo solo cento, noi dell'equipaggio, compresi bambini e adolescenti, trenta nuclei familiari. La nostra è davvero la missione umana più folle che sia stata concepita. Arriveremo e l'Arca avrà conservato solo due scudi, tutti gli altri saranno andati distrutti. E il carburante nucleare sarà quasi esaurito. Non potrà affrontare altri viaggi, se sulla Terra troveremo sorprese non avremo nessuna alternativa, nessun altro luogo, nessun piano di riserva.

Avendo l'Arca una velocità d'un quarto della luce, dalla Terra avrebbero dovuto lanciare un messaggio diciottomila anni circa dopo la nostra partenza, e ci avrebbe raggiunti all'arrivo a NuovaTerra.

Ma non abbiamo raccolto nulla. E dal mancato invio sono trascorsi altri trenta millenni.


Terra raggiunta


Il primo colpo ferale: inversione del campo magnetico. Ma deve essere accaduto molto altro. Secondo la strumentazione l'atmosfera è ancora respirabile, ma sul pianeta è in corso una nuova glaciazione. Le terre emerse sono schiacciate sotto uno scudo di ghiaccio, e la loro disposizione è mutata. Gli oceani si son ridotti a mari chiusi, disabitati. L'intera superficie pare sterile e solo un campione marino palpita sotto il microscopio: l'ultima vita, la specie unica sopravvissuta e nuova dominatrice del pianeta. Alga unicellulare e pure tossica. Ormai, NuovaTerra è il luogo dove, speriamo, la nostra razza sta fiorendo vigorosa. Qui, l'Arca è un oggetto sconosciuto, un Unidentified Flying Object e noi siamo gli stranieri, gli alieni. Li abbiamo desiderati tanto. Bastava guardarsi in uno specchio

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