Dialogo a due

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 "Non voglio"

"Purtroppo, deve!"

"Chi l'ha stabilito?"

"È inevitabile"

"Mica è legge"

"La prego... È proprio la legge delle cose, invece"

"Non la conosco, questa legge"

"La legge non ammette ignoranza"

"Il mio avvocato troverebbe come ribattere a questa affermazione"

"Qui l'avvocato non c'è, siamo noi soli"

"E questo non è corretto, è un abuso"

"Ma cosa? Smetta d'essere ridicolo e si lasci andare"

"Non voglio"

"Le ripeto che deve, tutto è pronto, compiuto, se preferisce"

"Ma per favore, questi toni apocalittici... mi consenta!"

"Mi consenta? Cos'è, un tentativo di scherzo? Le piacerebbe impersonare Lui, professore? E comunque neanche il Cavaliere sfuggirebbe, si rassegni"

"No, mi rifiuto, voglio altro tempo"

"Io non capisco, ha una certa età... dovrebbe pur aver avuto modo di prepararsi! Con i bambini lo capisco, e sono particolarmente paziente; non è naturale, non è nell'ordine naturale delle cose... ma a una certa età, suvvia!"

"A una certa età? Ma seriamente dice? Un tempo, forse, quando il lavoro consumava, l'alimentazione era insufficiente e tutto faceva invecchiare precocemente. Oggi sono da considerar ancor giovane, sa!"

"Giovane o vecchio, ricco o povero, io sono sempre diligente allo stesso modo. Ho un'etica che mi guida con fermezza, professore, e vorrei che infine prendesse la cosa con serietà"

"Perché, sembra che stia scherzando? E lei, lei che afferma certe cose... come non vede quanta retorica, quanta sufficienza nelle affermazioni che fa... giovane o vecchio, ricco o povero... ma non è vero affatto, vorrei proprio vedere, com'è attenta con tutti! Routine! Il dolore e la paura non son altro che routine, per lei!"

"È vero che paura e dolore li gestisco continuamente, ma non per questo sono insensibile, e neppure cinica. Ma se devo procedere, lo faccio, non posso farmi impietosire"

"Nel mio caso, insisto che non è possibile, non è possibile che questa sia l'unica soluzione! Sono sempre stato attento, ho seguito tutte le regole con buona volontà, come le raccomandazioni del Vangelo, ecco. Ora voglio essere curato, voglio"

"Le assicuro che ho visto di tutto, e potrei convenire con lei che la giustizia non è di questo mondo. Giovanissimi che non hanno avuto tempo di sbagliare nulla, e già perdono tutto, perché il DNA che hanno ereditato è dei peggiori. E gente molto anziana che non ha neppure mai tentato di curare il bene affidato loro, che ride di me e delle mie prediche, in ottime condizioni.

Ma non sono io a decidere, questa è la pura verità, e per lei è tempo di arrendersi. È stato curato fin dove l'attuale scienza medica poteva, ora non abbiamo altro da farle tentare; e in fondo, non credo che preferirebbe trascinarsi ancora a lungo il dolore che ha già conosciuto.

Ora è svanito, ma è solo una tregua, che tra l'altro ho fatto 'io'  in modo che avesse. Mi creda, la scongiuro, si lasci andare e le garantisco che sarà una liberazione"

"Non voglio"

"Ora basta, professore, mi sta facendo perdere tempo prezioso. Sono necessaria altrove e lei comunque non ha scelta. Dovrebbe essermi grato per la delicatezza che userò e per la fortuna di non soffrire. Non è per tutti, questo, nonostante le mie capacità"

"Non voglio"

"Vuole che faccia chiamare suo figlio? Non è regolare, ma se serve a farla tranquillizzare, potrei farle tenere la mano. Sarebbe più sereno?"

"Non vedo il guadagno. Quell'idiota di mio figlio non è mica dentista; nessuno può garantirmi che lei non mi ficcherà la pinza in bocca per strapparmi un dente sano"

"Ma professore... come le viene in mente una cosa simile?"

"Marta Salviati, io non sono rimbambito, sa? Lei trent'anni fa era ripetente in quinta B ed era una poco di buono, una fannullona. Mi giurò odio eterno perché le mettevo giustamente insufficienze a catena. Ora è dentista e chissà come cavolo s'è laureata. Chi non ama tradurre Seneca, come può studiare alcunché? Metta via quelle pinze, non la lascerò vendicarsi. 

Vade retro, Salviati!

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