Gocce di tempo

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Una goccia è caduta. Subito, s'affaccia guardinga la successiva.

Subito è esagerato. Io la distinguo perché so che verrà, ma all'inizio la superficie sembra piatta. Poi sporge un po', una cupoletta rovesciata. Si gonfia lenta e prende a tremolare. Come intimorita di cadere, s'aggrappa all'orlo e resiste. Sempre più gonfia, sempre più tremante, finché non perde la presa e vien giù.

Due.

Attendo la terza. Vorrei chiedere se sia possibile fare un po' più in fretta. Ma tanto, conosco già la risposta. Non si può.

Trema la goccia, è già la terza. Stalattite o stalagmite? Non ricordo mai qual è il nome del cono allungato che scende e di quello che sale. Che poi... hanno la stessa velocità? Se la goccia che cade in diecimila anni fa crescere di un centimetro quello che si forma in basso... si allungherà di un centimetro anche quello che pende dall'alto? Chissà perché, ho idea che si allunghi più velocemente quello che punta verso il basso. 

La stalattite. 

O la stalagmite, non ricordo.

Se avessi i movimenti liberi potrei cercare 'sta cosa sul cellulare. Quasi quasi ci provo. Mi allungo, rinuncio.

Mi sono distratta, questa che precipita sarà stata la quarta o la quinta, a cadere? Potrei contare ogni quanti secondi se ne forma una nuova. Centouno, centouno, centouno, centouno, centouno, centouno. Goccia.

Mi pare di aver detto sei volte centouno; si dice che a pronunciare centouno si impieghi un secondo. Sei centouno, una goccia ogni sei secondi... dieci gocce al minuto. Seicento gocce all'ora. No, aspetta. Sessanta minuti a dieci gocce al minuto... Sì, sessanta per dieci seicento. È giusto.

Però, se pronuncio centouno più in fretta? A me pare che non passa un secondo... Io sono veloce a dire centouno. Secondo me è una goccia in otto secondi. Che al minuto fa sette gocce e qualcosa. Quattrocentoventi e rotte all'ora. Altro che seicento.

No, no aspetta... se lo pronuncio più in fretta, sei centouno sono meno di sei secondi. Allora è una goccia ogni cinque... un sacco di gocce all'ora di più... speriamo!

Questa goccia è strana. Sembra più grossa. Sì, è più grossa. Ci mette pure di più a cadere. Possibile? Possono venir fuori diverse le gocce dallo stesso foro? Non dovrebbero. Le gocce mica hanno una personalità. Sono un fatto di fisica. Conta il liquido. Il diametro del foro.

L'altezza da cui cadono? Conta? Ricordo qualcosa sui vasi comunicanti, l'altezza del contenitore... ma forse no, mica cambia la pressione. La pressione, sì, dovrebbe entrarci. Se spingo con più forza sul liquido lo faccio uscire più in fretta, credo. Il liquido non si comprime, questo lo ricordo bene. Il gas sì, il liquido no.

Quante gocce saranno cadute intanto? Quante ne devono cadere? Sapessi quante ne devono scendere, sapendo a che velocità vanno, potrei sapere quanto altro tempo devo star qui a guardare...

Dio, ci impazzisco oggi. Con tutto quel che devo fare... ho una lista lunga così. Avrete una lista anche voi, no? Sarete anche voi, sempre lì a cancellare e aggiungere... per ogni voce cancellata in cima, una o più aggiunte in coda, sempre più cose da fare, assolutamente.

Dunque mi capirete, avrete comprensione; correvo, in gara coi miei limiti, quelli di creatura finita che esige sonno, riposo e quiete.

I limiti sono subdoli: se strafai, ti bloccano e ti spediscono a guardare le gocce. Che cadono, lenta – mente. Lenta – mente.

Capito, mente? Lenta!

Ah, gioco stupido di parole. Non lo trovo divertente da me stessa. Sono proprio esaurita.

Ho perso il conto delle gocce, intanto, divagando. Quanto sarà passato, un minuto, due? Cavolo, saranno allora quindici, venti gocce almeno. Con quelle di prima trenta. Magari quaranta.

La mia fantasia corre avanti, esasperata. 

La verità è che è appena iniziata, la storia. Nella grotta non c'è alcunché che pende né che sale. Niente di niente. E la mia fretta mi rende ridicola.

Infatti appena posso ci riprovo, l'ennesima volta: "Non si può fare più in fretta?"

No, non si può. L'infermiera scuote la testa, severa. Rassegnata distolgo lo sguardo. Questo cavolo di flebo ci metterà ore a finire. Gente, di contare le gocce mi son stancata. Quasi quasi, dormo.

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