La strada nascosta

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Calore del sole sulla pelle. Sole rovente, nel terso cielo di fine estate. Sabbia calda, soffice, sotto il telo di spugna disteso. Capelli umidi contro la nuca, odore di salsedine, profumo di mare. Dalle palpebre chiuse, filtra un color roseo e dorato.

Nel benessere della nuotata, delle risate, del silenzio della spiaggia quasi deserta, esclusi noi due, spunta improvvisa una sensazione nuova. Sdraiata supina, la braccia allargate come ad abbracciare il cielo chino su di me, avverto un solletico bizzarro, nel palmo della mano.

Sbircio e sono le tue labbra che mi sfiorano, caute. Perde un colpo il cuore, in un improvvisa bufera di pensieri. Cosa fai? Colta totalmente di sorpresa, resto passiva e le tue labbra risalgono appena, verso il polso. A occhi chiusi mi sfiori con delicatezza, come da bambina facevo io con le rose dell'aiuola, amando la sensazione di scivolare con la bocca su qualcosa di setoso, liscio e morbido.

La pressione delicata sul polso, il sentore caldo, appena umido, sveglia brividi sconosciuti. Sospiro e serro gli occhi. Nel miscuglio agitato di pensieri uno si è fatto strada impertinente, tra tutti gli allarmati e spaventati che ronzano. Ascolta, mi dice.

Non un suono ma la sensazione tattile, del tuo procedere lento lungo il mio braccio. A occhi chiusi concentro su quello l'attenzione, ammaliata. È così leggero, il tuo tocco. Appena mi sfiori; eppure ogni mio senso si è proteso verso quel che lasci, una traccia che sembra prender fuoco.

All'incavo del gomito sospiro nuovamente, senza potermelo impedire. C'è un ronzio assordante di voci allarmate, ma le sento lontane: Siamo amici... amici... amici... rovineremo tutto, così. Che fai? Che fai? Ma sento il tessuto caldo della tua bocca salire ancora, verso la clavicola. Prima hai sfiorato con la guancia il seno, e ho desiderato inarcare la schiena.

Mai avuto vicino un uomo, in questo modo. Ho preso amici sottobraccio, mi son stretta a compagni di scuola, ho ballato dei lenti, ma mai ho 'sentito' un corpo d'uomo, mai ho provato l'attrazione fortissima che mi sta inchiodando a questa spiaggia, che mi sta tenendo gli occhi chiusi, consapevole solo della morbidezza che sale, sfiora, esita. Infine ti allontani, mi stringe istantaneo il freddo.

Hai staccato la bocca e forse mi guardi, indeciso. Siamo amici, da tanto. Tanto bene ci vogliamo da non poter rischiare. Lo sappiamo entrambi, non corrispondiamo affatto ai reciproci desideri. Saremmo una coppia così malassortita che in un nulla ci trasformeremmo in nemici. Non possiamo permetterci di fare questa sciocchezza, sei il mio miglior amico, sono la tua migliore amica.

Adagio, mi sfiori le labbra. Un bacio. Il mio primo bacio. Se non conti quello che tentò di impormi un ragazzotto scemo, che mentre chiacchieravamo tranquilli mi spinse contro un albero premendo la bocca forte contro la mia. Ne ricordo ancora il sapore amaro, la sua lingua contro i miei denti, le mani contro il petto a resistere al suo peso. Mi mollò all'improvviso, più stupito di me, dicendo che ero un iceberg.

Me lo son portato dietro per anni quel dolore, quel disgusto e infine anche quella paura, che fosse vero, che non sentissi quel che sentivano le altre, che fossi sbagliata.

Le tue labbra sono così delicate, così leggere, sanno di buono. D'improvviso tutte le voci tacciono. Non sento più nulla, solo tranquillità. Nessuna paura. Di te non ho nessuna paura.

È stato un bacio dolcissimo e sorrido, ancora ad occhi chiusi. Non ho detto nulla, non ho fatto nulla. Non ho arretrato, non sono scappata. Il bacio che segue è diverso. Chiedi permesso con le labbra, e non so per cosa ma tu lo sai. Non conosco questa strada, ma mi fido di te. Intrecci la mano alla mia e la stringo con forza.

Il bacio è più profondo, ora, e io ho un solo pensiero: eccomi.

Un bacio per dire questo sono io. E per rispondere questa sono io.

Un bacio per dire ti vorrei per me. Un bacio per rispondere anche io.

Un bacio per dire non capisco, ma è più forte di me, più forte della ragione, più forte della prudenza e lo stesso bacio per rispondere lo so, è lo stesso per me.

Ti allontani e siamo senza fiato, abbiamo perso la bussola entrambi. Ricordo ancora cosa dissi subito dopo: appena mi laureo io lavorerò. Dimostrai quanto fossi disorientata, credo.

Tu d'altronde non lo eri da meno, mi rispondesti: per me va bene.

Quel bacio mi aveva precipitata nel futuro, come fosse qualcosa di assolutamente importante, come una proposta di impegno, come... ero persa, sì, non sapevo più in che tempo fossi.

Tu sentisti come me, incredibilmente. Ti fece lo stesso effetto e come me reagisti nel solo modo possibile: accetto. Non potemmo far altro, che accettare.

Ogni giorno, da allora, anno dopo anno dopo anno, non possiamo che accettare il mistero di questa strada nascosta nel mare, che si snoda, buffa, tra il sale e il sole, fatta di vento, di pioggia e di baci.

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