27•capitolo -Voglio stare con te-

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Ester

Mi sveglio intorno alle sette e, nel guardarmi intorno, mi accorgo che Gonçalo non è più vicino a me. Stringo le gambe nel ripensare a ciò che è successo tra noi stanotte e la paura che lui si possa essere pentito mi assale.

Perché non è vicino a me?

Mi chiedo mentre mi alzo e prendo la felpa che il giorno prima mi ha fatto rendere conto che Gonçalo, così indifferente a me, non è. Ispiro forte l'odore che è rimasto addosso a questa felpa e la indosso. Poi prendo il telefono per scrivergli un messaggio.

-    Dove sei? Ester ore 7:05

Aspetto una sua risposta con ansia, che però non arriva e questo mi fa aumentare i dubbi. Non voglio, né ci posso credere che si sia pentito, anche se, il suo continuo astio di questi giorni, mi fanno pensare che le cose potrebbero stare così.

Decido di fare una doccia veloce per lavar via tutte le ansie, ma non c'è molto da fare perché quelle mi perseguitano. Quando ormai sono vestita e con un leggero trucco in faccia, controllo se Gonçalo mi ha risposto. La risposta è no, non l'ha fatto. Trattengo le lacrime e scendo di sotto per andare a mettere qualcosa tra i denti, la fame comincia a farsi sentire, ma non ne ho il tempo poiché sento mia madre piangere. Ha le mani a trattenere il viso, si vede quanto sta soffrendo per colpa di mio padre. Vorrei davvero fare qualcosa per alleviare le sue sofferenze, ma mi sento impotente verso questa situazione. Mi avvicino piano, appoggio una mano sul suo braccio e mi rendo conto che non mi era mai successo di vedere mia madre ridotta così. Lei è una donna sempre sorridente e intraprendente. È lei quella che ti consola e che sembra che la vita le sorrida sempre.

«Oh, tesoro, non... non dovresti vedermi così» si asciuga le lacrime e le mani le tremano. Si alza per andare verso il frigo e mi passa il latte così da farmi mangiare, sta tentando in qualche modo di mascherare il suo dolore di fronte a me, pensando che non è giusto farmi vedere che non sta bene. «Mangia qualcosa che sei dimagrita» mi fa notare, io la osservo.

«Papà non tornerà, vero?» le chiedo e mi manca l'aria nel farle questa domanda. Non voglio credere che non ci sia un modo per risolverla e che la mia famiglia sta per sgretolarsi, loro sono sempre stati il mio punto fermo.

«Tuo padre è giusto che si faccia la sua vita!» non glielo dico che mi fa male sentirla parlare così, mi siedo e mangio in silenzio, poi vado a scuola.

Ad accogliermi per fortuna ci sono le mie due migliori amiche, quella più perspicace, ovvero Ana si accorge subito che qualcosa non va.

«Tutto a posto, Ester?» non ho detto a nessuno che, forse, i miei genitori potrebbero separarsi. Al solo pensiero mi vengono i brividi, non posso accettare una cosa del genere. Loro sono la coppia più compatta che conosco e se si separassero non reggerei all'impatto.

«Sì» annuisco. Mi guardo intorno per capire se ci sia o meno Gonçalo, ma di lui non c'è traccia. Il pensiero che si possa essere pentito di ciò che è successo tra noi diventa più forte e mi atterrisce. Non posso perderlo di nuovo, non ora che l'ho riavuto. «Gonçalo non c'è?»

Ana e Beatriz scrollano le spalle in sincrono.

«Io non l'ho visto» dice la prima.

«Neanche io» dice la seconda.

Trattengo le lacrime che urlano di uscire e controllo ancora il telefono. Da lontano vedo Roman insieme a Santiago e Felipe. Stanno parlando tra di loro ma del ragazzo che amo non c'è traccia. Ho paura, una fottuta paura che sia con Lola, e adesso mi chiedo dove sia andata a dormire questa notte. Lui è rimasto per tutto il tempo con me, lo so perché quando ho aperto gli occhi questa notte, aveva le braccia strette attorno al mio corpo, al solo pensiero sento ancora il brivido, il nostro brivido, percorrermi la schiena.

«È successo qualcosa tra voi?» non si fa sfuggire l'occasione di chiedere Ana. Beatriz invece sembra intimidita da qualcosa, stringe le nostre braccia per farci allontanare.

«C'erano troppe persone» esclama, poi rivolge la sua attenzione a me. «Dicevi?» mi domanda, sicuramente perché ha paura che Ana si accorga del gesto strano che ha fatto. Ma ovviamente non le è sfuggito.

«Da chi scappi: Santiago o Roman? O magari tutti e due» ridacchia la mia amica mora.

«Da nessuno. Solo che sicuramente Roman ci avrebbe interrotto» Ana annuisce, poco convinta, poi rivolge ancora l'attenzione alla sottoscritta.

«Abbiamo fatto l'amore» confesso alle mie migliori amiche che mi guardano stranite, non si aspettavano questo risvolto. Be' non me lo aspettavo neppure io.

«Tu e Gonçalo? Davvero?» si aggiusta i capelli convulsamente. Io chiudo gli occhi e sento ancora le sue mani addosso mentre mi sfiorava questa notte. È stato tutto così magico che non mi aspettavo sarebbe scappato.

«Si, ma stamattina è scomparso. Magari è con Lola»

«Non credo!» esordisce Beatriz, che però se ne pente un attimo dopo. Chissà per quale motivo, poi. «Vabbè ve lo dico...» lascia la frase in sospeso e io la guardo come un'assetata in cerca di acqua. «Roman e Lola, stanotte, erano insieme.» afferma con sdegno.

«Davvero?» diciamo all'unisono io e Ana. «E bravo Roman!» ridacchia lei, Beatriz invece sembra piuttosto scocciata.

«Poteva anche portarla in uno squallido motel, invece che portarla a casa, quel ragazzo non conosce la buona educazione, né il concetto di privacy!» mette le mani conserte e sbuffa facendo svolazzare i capelli.

«Sta di fatto che dopo aver fatto l'amore con me, è sparito» il rammarico si fa spazio dentro di me e non mi lascia, non lo fa per tutto il tempo che passo con le mie amiche, finché non dobbiamo entrare in classe al suono della campanella. Ci inoltriamo verso il corridoio e mi fermo solo quando due mani, che conosco bene, si fermano sui miei fianchi e una bocca sul mio orecchio. Rimango intontita nel sentirlo così, inaspettatamente, vicino a me.

«Ester» sfiata nel mio orecchio, come ne avesse qualche diritto, tuttavia mi sento ferita per come si è comportato con me. Mi ha lasciata sola dopo aver fatto l'amore con me, come fossi una qualsiasi ragazza che si è portato a letto. Sono così arrabbiata che ho la vista annebbiata.

«Lasciami!» sbotto, mi volto verso di lui, ha i capelli scarmigliati e gli occhi stanchi, sembra non abbia dormito questa notte. Mi guarda stordito, quasi non capisse perché io stia reagendo così. «Te ne sei andato, mi hai lasciato come non fosse successo niente e ora mi metti le mani addosso?» apre la bocca per replicare, ma continuo io, getto su di lui tutta la mia frustrazione delle ultime ore, anche quelle legate al pianto di mia madre. «Cosa? Potevi almeno rispondere al telefono!»

Forse lui capisce che non gli darò modo di parlare arrabbiata come sono, si getta a capofitto su di me, mi stritola in un abbraccio capace di farmi mancare il respiro e di mandarmi in cortocircuito i pensieri, poi prende il mio viso e mi bacia. Mi bacia davanti a tutti, mostra al mondo quello che c'è tra noi, non si nasconde e questo è un buon motivo per fare decadere tutti i peccati che gli ho attribuito nelle ultime ore. Poi fa una cosa che non mi aspettavo: «Scusa» sfiata sulle mie labbra. «Ho dimenticato il telefono a casa, dovevo accompagnare Lola all'aeroporto ma c'è stato un'incidente per strada e ho perso tempo a ritornare. Credevo di farcela per il tuo risveglio se no ti avrei scritto un bigliettino» mi confessa tutto d'un fiato, con gli occhi nei miei e le labbra troppo vicine per non desiderarle più di ogni cosa al mondo. «Lo so che avrai pensato che mi sono pentito, ma non l'ho fatto!» afferma, fa scivolare le sue mani sulle mie braccia e prende le mie. «Voglio stare con te!» aggiunge, umettando le labbra. Due lacrime scendono giù dal mio viso e lui si affretta a raccoglierle con il pollice e il sorriso che mi rivolge successivamente mi manda in escandescenza, mi fa battere così prepotentemente il cuore da farmi girare la testa. «Mi perdoni?»

Annuisco, mi avvicino e lo abbraccio, appoggio il viso al suo petto e mi stringe ancora.

«Pensavo fossi pentito...» gli confesso, e le lacrime scorrono ancora giù dal mio viso.

«Lo so» bacia i miei capelli, «ma non lo sono!»

Poi intreccia le nostre dita, così, davanti agli studenti e andiamo insieme in classe. Ana però prima di entrare lo ferma e lo guarda storto.

«Se la fai soffrire di nuovo...» non aggiunge altro perché ha già capito. «Ecco bravo!» ridacchia.

Quando torniamo a casa, mia madre non c'è. Mi chiedo dove sia. Non me lo chiedo poi più di tanto perché Gonçalo mi afferra da dietro, mi bacia il collo e fa scorrere le mani fino a sfiorarmi la pancia, scendendo sempre più giù.

«Gonçalo» mormoro, quasi mugolando.

«Che c'è?» ridacchia, baciandomi sempre più piano. Stringo le cosce quando scende giù fino a sfiorarmi l'intimità, non aspetta neanche di essere in camera per girarmi verso di lui e baciarmi con irruenza. «Tu lo sai che io ti voglio da morire?» e infatti neppure il tempo di finire, che andiamo in camera e ci lasciamo andare ancora una volta.

Finito l'amplesso, lui mi accarezza i capelli, io gli bacio il petto.

«Perché Lola e Roman erano insieme questa notte?» glielo chiedo e mi mordo il labbro.

«Te l'ha detto Beatriz?» annuisco, aggiusta i miei capelli con la mano e mi bacia ancora. «Io e Lola... non stiamo più insieme!» tentenna nel dirlo, vorrei approfondire ma non voglio rovinare questo momento.

«Mia madre stamattina piangeva» cambio discorso e gli racconto. «Credevo che le cose tra loro si sarebbero sistemate, invece...»

«Ester, loro vedranno cosa fare. Lo so che ci stai male, ma il fatto di continuare a preoccupartene non li farà tornare insieme.» Dice sempre molto schietto. «Mi dispiace essere duro, ma è così» poi sfiora il mio mento e mi fa alzare il viso verso di lui. «Le cose tra te e tuo padre non cambieranno. Lo so che è questo a preoccuparti» mi legge nel pensiero, ricordandomi che nessuno mi conosce meglio di lui. Lo ricorda anche a me dopo tutto quello che è successo lo avevo dimenticato.

«Ho paura che si farà una nuova vita, che si dimenticherà del rapporto speciale che c'è tra noi»

«Felix è come un padre per me» confessa ciò che ho sempre saputo. «Quindi adesso che le cose stanno così anche io ho le tue stesse paure. Credevo di venire qui e avere finalmente una famiglia normale, invece è successa una burrasca. Mi dispiace, Ester, sono io che porto male alle famiglie»

«No» scuoto la testa, mi alzo quel tanto che basta per prendergli il viso e guardarlo dritto negli occhi. «Non devi pensarlo perché non è così. Capito?» annuisce, poi lo bacio. «Sei la cosa migliore della mia vita e se non avessi te, non potrei... non riuscirei a stare in piedi. Non so come ho potuto pensare di starti lontano!» gli confesso, abbasso gli occhi perché mi sento in colpa per quello che è successo. So che ho avuto le mie buone ragioni, ma mettermi con Felipe è stata l'idea peggiore mai balenata nella mia mente.

«Posso chiederti una cosa?» domanda, cambiando discorso volutamente. Sono certo che il pensiero di Felipe sia venuto anche a lui. «Come mai la professoressa Perez voleva parlarti?» mi fa la domanda che tanto mi preoccupa, io trattengo le parole e guardo tutto tranne che lui.

Gonçalo se ne accorge e mi obbliga a guardarlo dritto negli occhi.

«Sono l'unica a non aver ancora scelto l'università e siamo a Febbraio. Voleva capire cosa ne sarà del mio futuro, quali sono le mie scelte»

«Perché non l'hai ancora scelta? Non volevi fare l'architetto come tuo padre?» le domande si susseguono, mi scruta per capirmi meglio. E si, ha ragione, è sempre stato quello che ho detto di voler diventare, ma non era per me stessa che lo facevo ma per compiacere mio padre. Invece voglio qualcosa che sia mio, solamente mio, qualcosa che mi appassioni.

«Quello lo volevo fare per mio padre, ma non è ciò che desidero» gli racconto. «In questi mesi la mia vita è cambiata: tu non sei più stato il mio punto fermo, i miei si sono... separati» fa male dirlo. «E io ho preso decisioni sbagliate. Queste mi hanno aiutato a capire che sono stanca di essere la ragazza che compiace gli altri, voglio qualcosa che mi faccia sentire viva, per davvero. Voglio amare qualcosa tanto quanto amo te. Come te con il calcio, Ana con la moda, Beatriz con la matematica, Santiago con la fotografia e la videocamera e Roman... be' Roman con sé stesso» ridiamo all'unisono.

«C'è qualcosa, o qualcuno che ama più di sé stesso, anche se non lo ammetterebbe neanche sotto tortura» ma so che non devo fargli ulteriori domande perché non potrebbe dirmelo, anche se comincio a capire chi, è talmente evidente, che non so come Beatriz non se ne sia ancora accorta. «In ogni caso, Ester, hai solo diciotto anni, capirai cosa vuoi nella vita!»

Mi dice per rassicurarmi, si prende il tempo di guardarmi.

«Lo spero!»

🦋🦋🦋

Lo so che non ve lo aspettavate, ma alla fine Gonçalo ha ceduto e ha deciso di concedere un'altra occasione al suo cuore che continua a volere solo Ester. Siamo a metà della storia. Idee su quello che succederà da ora in poi?

A giovedì!

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