Prologo

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Gonçalo

Non possiamo più continuare.

Mi rimbombano nella testa le parole che la mia ragazza – o meglio ex ragazza – mi ha appena detto. Non ci credo che sta gettando all'aria tutto il tempo che abbiamo passato a far funzionare questo rapporto. Io che ho sacrificato ogni mio momento di svago pur di starle vicino nonostante la lontananza.

Che stronza.

Me lo ripeto mentre sto facendo i miei allenamenti giornalieri, non mi rendo conto di essermi distratto fino a quando il coach Sanchez non me lo fa notare.

«Garcia, dove hai la testa?» urla il coach dall'altra parte, disintegrandomi col suo sguardo duro. Non faccio che pensare ad Ester che mi ha lasciato in quel modo, stamattina quando ho aperto gli occhi non credevo che sarebbe accaduto.

«È solo un idiota, coach!»

Il solito Lopez mi dileggia, ce l'ha con me da che ho messo piede in questa squadra perché gli ho soffiato il posto da titolare. Solo che non è giornata.

«Che hai detto?» mi avvicino a lui con fare minaccioso, mentre sul suo viso rimane quell'espressione da sbruffone. «Ripetilo se hai il coraggio!» lui non fa né un passo avanti né indietro, sono io ad accorciare ancora di più le distanze e sento sul viso il suo alito al formaggio.

«Idiota!» sorride, e quando lo colpisco sul viso, preso dalla frustrazione per la giornata passata, capisco di esserlo davvero un idiota e di essere caduto nel suo tranello.

Ci ha sempre provato a provocarmi, ma fino ad oggi c'ero cascato solo una volta al suo gioco di provocazioni, oggi perdo tutto...

Lo capisco dall'espressione del mio allenatore che mi guarda deluso con le mani conficcate sui fianchi.

Prendo aria e quando mi fa segno di seguirlo, capisco che oggi non andrà bene nulla.

«Ma che ti passa per la testa, Garcia?» si passa le mani tra i capelli. «Lo sai cosa significa il gesto che hai fatto, sai chi è la famiglia di Lopez, io... diavolo, Garcia!»

Lo so che tiene a me, che vorrebbe trovare una soluzione, glielo leggo nello sguardo, come gli leggo che probabilmente ho appena fatto la cavolata che mi costerà il mio sogno.

«È la seconda volta che lo picchi, ti avevo detto che se lo avessi rifatto, ti sarebbe costato l'espulsione dalla squadra e... senti, esci di qui, parlerò con chi di dovere e ti farò sapere!»

Senza aggiungere una parola lascio questa stanza, prendo il mio borsone ed esco fuori. L'aria gelida sfiora il mio viso, ma non riesco neppure a sentirlo il freddo. Sarà per gli allenamenti o per il fatto che non riesco a togliermi dalla mente le parole di Ester che, bellamente, si è liberata di me come se tra noi non ci fosse stato nulla.

L'avevo chiamata stamattina, mi ero svegliato con un sorriso che mi partiva da guancia e guancia, avrei voluto averlo il tempo di dirle che sarei tornato per le vacanze di Natale e che, finalmente, le avremmo passate insieme.

È troppo tempo che non ci vediamo, troppo tempo che non ci viviamo.

Ha sussurrato tra le lacrime, io la guardavo da dietro il mio schermo e avrei voluto dirglielo di aspettare ancora un po' che, nonostante la distanza, eravamo destinati a stare insieme. Ma non mi ha neppure lasciato parlare perché tanto aveva già preso la decisione anche per me.

Sbuffo frustrato e chiedo ad un passante una sigaretta, so che non dovrei fumare e non lo faccio per vizio, ma alcune volte ho bisogno di farlo quando devo sfogare la mia frustrazione. Se mi vedesse il coach mi urlerebbe contro il suo disappunto e non avrebbe neppure torto, poi penso che probabilmente neppure sarà più il mio coach, che ho appena perso la mia occasione preso dalla delusione per ciò che è successo con Ester. Quello stronzo, poi, non vedeva l'ora di trovare il mio punto debole e ci ha camminato sopra quasi lo sapesse.

Il telefono mi avvisa che mi sono arrivati dei messaggi, controllo nella speranza che sia Ester che dice che ha avuto un ripensamento, ma non accade. Sono gli amici che ho lasciato a Madrid, Felipe il mio migliore amico, Ramon e Santiago.

Decido di chiamare Felipe, che poi tra l'altro è l'unico che sa che fra due mesi torno a Madrid.

«Ehi, amico, come va?» al di là del telefono sentire una voce amica mi fa sentire meglio..

«Male... credo di aver appena fatto una cavolata!» frustrato ammetto.

«Cioè?»

«Ho picchiato Lopez!»

Ne segue un momento di silenzio che tra me e Felipe non c'è mai stato. Lui è uno che parla tanto, io molto meno, quindi quando rimango in silenzio c'è sempre lui che lo soffoca con le sue parole. Credo di averla fatta grossa se non sa cosa dire.

«Perché lo hai fatto? Sai che ti avevano avvisato!»

Annuisco perché ne ho consapevolezza, ma lui non può vedermi.

«Ester mi ha lasciato!» gli racconto, lui continua a rimanere in silenzio. «E lui ha fatto lo stronzo nel momento sbagliato!»

«Lo sa che torni?» ovviamente si riferisce ad Ester.

«No, non lo sa nessuno. Doveva essere una sorpresa, ma l'ha fatta lei a me!»

🦋🦋🦋🦋

Il prologo è breve, ma vi ha incuriositi?
Per iniziare ci saranno più aggiornamenti poi passeranno una volta alla settimana, ovvero il lunedì!

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