.26. E la neve si tinse di rosso.

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Barcellona, 
16 Dicembre 1808.

Ci aveva scoperti.

Avrei dovuto aspettarmelo, il padrone sapeva sempre ciò che succedeva in casa sua e di certo non mi avrebbe lasciata andare così facilmente.

Trattenni il respiro e sentii le mani sudare, poi Juan parlò.

<<Conte.>> fece una piccola pausa e immaginai che si fosse leggermente inchinato. <<Non la abbiamo sentita arrivare.>>

Io non potevo vederli perché ero al di fuori della tenuta però li sentivo bene.

<<Smettila con queste false dimostrazioni di rispetto, Garçia. Hai appena tradito mia figlia e me, soprattutto.>>

<<No, non ho tradito vostra figlia. Non posso averlo fatto perché noi due non ci siamo mai amati come io amo Geneviève.>>

Il cuore mi martellava nel petto ad un ritmo anormale.

<<Lei è mia e non ti permetterò di portarmela via.>>

Una donna, in un altro momento, si sarebbe sentita lusingata da due uomini che si contendevano il suo amore. Ma io ero terrorizzata da quella situazione e non vedevo l'ora che tutto finisse.

<<Lei non è mai stata vostra!>>

A quel punto sentii un rumore che mi fece spalancare gli occhi dal terrore.

Il padrone era armato e aveva appena tolto la sicura al fucile.

<<Hai cinque secondi per decidere come finirà questa storia, dopo di che sparerò e giuro che non mi pentirò delle mie azioni.>> disse il padrone con una carica di rabbia.

<<Non avete il diritto di decidere per lei!>> rispose Juan a denti stretti.

<<Quattro secondi.>>

Il tempo si fermò.

Da un lato avevo la libertà, dall'altra avevo la speranza di riuscire a salvare l'amore della mia vita.

Cosa era più importante?

La strada deserta mi chiamava tra le sue braccia invogliandomi a seguirla. Il rumore della neve calpestata all'interno della tenuta mi spingeva ad entrare nel varco e a tentare di salvare la vita di Juan.

Lui lo avrebbe fatto per me. Avrebbe rischiato la vita per salvarmi e io me ne stavo impalata a fissare il sentiero buio.

Non avrei avuto altre occasioni per uscire da lì. Non ce ne sarebbero state altre, lo sapevo, per questo motivo dovevo scegliere con molta attenzione.

<<Tre secondi.>>

Il respiro mi si mozzò e toccai i rampicanti secchi coperti di neve.

Dovevo salvarlo.

La sua vita per me era più importante della mia libertà.

<<Un secondo.>>

Ebbi appena il tempo per allargare il buco e farmi spazio attraverso di esso. <<Aspettate!>> urlai, ma Alexander aveva già preso la mira e sparato.

Un colpo secco, un boato che mi sarebbe rimasto nelle orecchie per sempre. Di istinto chiusi gli occhi e portai le mani alle orecchie per coprire quell'assordante rumore.

Qualche secondo dopo li riaprii e mi bloccai in mezzo al varco. Vidi Juan cadere toccandosi il petto.

Da terra, adagiato sulla neve fresca, girò il viso verso di me e vidi una lacrima scendere giù dai suoi splendidi occhi azzurri come il mare. Le labbra serrate in un'espressione dolorosa.

<<Mi dispiace.>> sussurrò e molteplici lacrime scivolarono anche a me.

Era finita.

Tutto finito. Per sempre.

La neve presto si tinse di rosso e una voce riuscì ad abbattere il muro di dolore. <<Torna a casa con me mia Geneviève. Insieme saremo felici, te lo prometto. Lui non ti serviva, lui non ti meritava.>>

<<Scappa.>> implorò Juan con le ultime forze rimaste. <<Ti prego, scappa via da qui.>>

Con la gola in fiamme e gli occhi gonfi serrai la bocca per non urlare e feci marcia indietro. Non mi curai neppure di fare troppo rumore, tanto sapeva dove mi trovavo.

Voltai le spalle alla tenuta e al corpo quasi senza vita del ragazzo che avevo sempre amato.

Corsi. Corsi così veloce fino a non percepire più la presenza del mio corpo.

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