.51. Non tenere le verità nascoste.

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Barcellona,
19 Marzo 1809.

<<No...>> sussurrai lasciando andare la mano di Juan. <<Non penserai sul serio che...>>

<<Sì!>> affermò felice Alexander. <<Non è una coincidenza assurda che sei scappata proprio nel bordello gestito dal tuo defunto padre?>>

Scossi ancora la testa. Il mondo cominciò a girare, l'aria non bastava più.

<<Non può essere vero.>>

Alexander guardò Jonathan, momentaneamente lucido. <<Perché non confermi tu, Jonathan Aguilar?>>

Aguilar.

Mi resi conto che non avevo mai chiesto quale fosse il cognome del capo. E non poteva essere una coincidenza che fosse lo stesso del mio. No. Iniziai a pensare che fosse tutto uno scherzo del destino.

<<Geneviève...>> balbettò lui, tra veglia e sonno. I suoi occhi trovarono nuovamente i miei e li vidi riempirsi di lacrime. <<Mi dispiace...>>

Il mondo tornò a girare e Juan mi prese appena in tempo, poco prima che il mio corpo si accasciasse in terra.

Mio padre. Il gestore di un bordello, nonché cacciatore di donne, mio padre. Un uomo che per tanti anni era stato senza volto, senza nome, solo un eroe che si era sacrificato in uno scontro. E invece eccolo lì, l'uomo che aveva abbandonato me e mia madre, disteso morente sotto il mirino di Alexander.

Per una frazione di secondo pensai che si stava meritando ogni cosa. Non sapevo perché se ne fosse andato ed era palese che non fosse morto, allora perché non era tornato da noi? Perché ero cresciuta senza di lui? Poi però ricordai come mi aveva guardata quando era morta mia nonna. Era stato lui ad insistere per vendermi come domestica e non istruirmi al mondo della prostituzione. E qualche mese prima mi aveva guardata come se mi avesse ritrovata dopo tanto tempo. Ed io non avevo capito niente. Continuavo a chiedermi perché, perché mi riservava quel trattamento? Perché mi voleva a tutti i costi sotto la sua casa? Ero stata una stupida a non capirlo prima. Non poteva essere solo gentilezza la sua.

Mia nonna mi diceva sempre che gli uomini avevano sempre un doppio fine. Che non dovevo mai fidarmi perché non volevano mai semplicemente la mia compagnia, ogni cosa era finalizzata ad un solo ignobile obbiettivo. Jonathan non era eccezione: anche se non era lo stesso obbiettivo degli altri uomini, mi aveva comunque riempita di menzogne e manipolato per tutto quel tempo. Ed io mi ero fidata.

<<Come hai potuto abbandonarci?>> riuscii a dire con un filo di voce.

Il capo fece scivolare una lacrima che si mischiò al sangue. <<Non volevo abbandonarvi, devi credermi.>> tossì sputando altro sangue. <<Io e Adelaide abbiamo fatto dei sacrifici per cercare di vivere una vita migliore. Vi ho dovuto lasciare per cercare un lavoro meglio retribuito, e per qualche anno funzionò, poi mi hanno vietato di lasciare la Spagna. Nell'ultima lettera dicevo a tua madre di aspettarmi, che sarei tornato per rivedervi.>>

<<E poi?>> urlai piangendo. <<Hai deciso di non tornare più?!>>

Jonathan fece cadere numerose lacrime dai quei suoi occhi grandi. <<Poi è scoppiata l'epidemia e lei si è ammalata. Tua nonna non mi ha mai voluto dire dove vi foste traferite e ho perso del tutto le vostre tracce.>>

Scossi ancora la testa, non curandomi che forse stavo apparendo più debole di quello che in realtà ero. <<Non ti credo. Eravamo a casa dei miei nonni paterni! Una vecchia casa abbandonata in un paese sperduto! I tuoi genitori! La tua vecchia casa!>>

Alexander prese parola. <<È la verità, mia Geneviève. È un peccato che tu abbia trovato tuo padre poco prima della sua dipartita.>>

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