And then the curtain falls

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L'applauso finale è sempre un po' strano.

Ha in sé quel sentore agrodolce che definiresti come un luogo a metà tra gioia e nostalgia. Loro sono lì, ti hanno ascoltato, seguito. Con rispettoso silenzio si sono lasciati condurre nel tuo viaggio attraverso una vita che per qualche ora è diventata la tua. Hanno lasciato che tu compissi la magia: creare dal nulla un mondo di azioni, emozioni da sovrapporsi al reale come un telo ricamato, aderente ma senza falle né scuciture.

E alla fine eccoli. Li senti scrosciare, esultare. Sai di avercela fatta, di esserti commosso e aver commosso, di aver vissuto e fatto vivere. È un fiume in piena pronto a travolgere il vulcano che hai dentro, a pietrificare il tuo fuoco modellandolo nella forma del ricordo: un'emozione scolpita in fermo immagine. Ma poi il sipario si abbassa, i riflettori si spengono ed eccola lì. La nostalgia – inevitabile – dell'ultima replica.

Agrodolce, come il tramonto sull'ultimo giorno d'estate.

Perché è finito ma è stato stupendo. Perché a pensarci ne vorresti ancora.

Però c'è stato. E questo forse basta.

(ottobre 2013)

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