E ricordo ancora

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Ancora su Roma, ancora sui richiami del passato. A volte i desideri si realizzano quando ormai avevi smesso di pensarci. Io sognavo di essere un'artista, ma non avevo il coraggio di seguire la mia strada, e così ne presi una che non era la mia. Mi schiantai contro un muro. Poi, un passo alla volta, su quella strada mi ci ritrovai in maniera quasi naturale. E i vecchi paesaggi cambiarono colore. 

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Me lo ricordo di quando eri mia.

È forse ciò che meglio ricordo di te.

Ed è significativo che io ritorni da te in una veste che allora non avevo il coraggio di sognare e proprio quel giorno, lo stesso giorno, solo esattamente dieci anni più tardi.

Dieci anni da quella sera di luci in lontananza che inesorabilmente e definitivamente mi spinse nel tuo incantesimo.

Dieci anni che avrebbero potuto essere dieci vite, tanto sono cambiate le cose, eppure a pensarci non sembra un giorno. Tu incredibilmente immutata, io rinata e ricostruita più di una volta.

Era l'inizio della mia strada nel mondo ed è cominciata con te. Il posto dove ho conosciuto la speranza più pura e l'inquietudine più profonda. Dove ho combattuto con la parte più oscura di me, imparando a riconoscere il rumore assordante che fanno i sogni quando si infrangono. Quel rumore che poi mi è rimasto dentro in un ricordo annebbiato, sedimentato, che risuona in lontananza come un'eco passata a indicarmi i sentieri da non seguire.

Che forse anche la sconfitta ha un senso. Sentirsi affievolire inesorabilmente per imparare a brillare con più forza e splendore.

Però c'è stato, prima di tutto questo, quel tempo in cui eri la mia città e nient'altro aveva importanza. Me lo ricordo ancora. Sarà per questo che, dopo anni, mi ritrovo ancora a scrivere di te.

(gennaio 2014)    

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