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Il mio turno inizia fra cinque minuti e devo assicurarmi di essere perfetto. Il ristorante Lerchet è uno dei più lussuosi della città e ha un codice molto severo di regole di ogni genere, che vanno dal vestiario al portamento. Ho lottato anni per poter entrare a far parte dello staff a causa delle liste chilometri di curriculum che ricevono ogni anno.

Ho avuto una gran fortuna e ci tengo ad essere impeccabile per poter rimanere al mio posto il più a lungo possibile.
Sistemo l'uniforme rossa e nera del ristorante, mi assicuro che sia tutto perfetto, dalle pieghe del pantalone alla targhetta con il mio nome: "William Kopfer" e finalmente entro in sala.

Saluto i colleghi che incrocio con un cenno del capo e poi giro nella lussuosa sala rossa, circondata da dipinti super costosi e tavoli accessoriati non meno sontuosamente, in cerca di qualche cliente con una qualsiasi necessità.

E dopo non troppo tempo sento qualcuno che richiama la mia attenzione.

Mi avvicino al tavolo e noto, con mio dispiacere, di chi si tratta.

James Boyce.

Uno dei ragazzi più viziati e ricchi di questo universo.

Nonostante il suo carattere però devo ammettere che è attraente...molto attraente.

Il suo viso, con quegli occhi verdi e quelle labbra carnose, circondato da capelli ricci e biondi è quasi irresistibile.

Ma ovviamente non ho intenzione di dargli corda, non sarò una delle sue stupide conquiste.
Perché se c'è una cosa che tutti sanno su James è che il suo scopo è soltanto farsi più persone possibili. Non gli importa del sesso o dell'età.

Vuole solo avventure di una notte o al massimo frequentazioni a brevissimo termine.

E dato che è anche molto intelligente, il metodo che usa per lasciare le persone che gli si affezionano troppo è sempre lo stesso. Ho saputo che lascia un bigliettino con una faccina triste, due righe di addio (uguali per tutti) e dei soldi (a quanto pare più è rimasto soddisfatto più soldi lascia).

E questa cosa mi disgusta, come si può fare una cosa del genere?

Il bello è che non fa nulla per smentire le voci che ormai girano sul suo conto, se ne frega. Vive nel suo mondo, sul suo piedistallo dato dall'enorme eredità che la sua famiglia possiede.

"Cosa desidera?" Domando.

Lui alza lo sguardo verso di me e mi sembra come se avesse incatenato i miei occhi ai suoi. Distolgo leggermente lo sguardo.

"La vuoi una sigaretta?" Mi chiede con un sorrisetto da criminale.

"Non fumo, la ringrazio ma se non ha bisogno di qualcosa che le possa procurare io passerei ad altri clienti" rispondo con tono freddo.

"Quanta fretta..." continua.

Io non lo sopporto quando fa così.

"Sai vero che questo ristorante lo possiede un caro amico della mia famiglia..."

No, questo non lo sapevo. Ci voleva solo questo.

"Potrei farti dare una promozione, un aumento di stipendio, qualsiasi cosa...solo con una telefonata, una semplice telefonata" e tira fuori dalla tasca il suo cellulare, sventolandomelo sotto gli occhi. "Dovresti solo venire un secondo in bagno con me"

"Oh no no, non ho intenzione di fare...certe cose per soldi, non mi interessa, sono apposto così, si vada a cercare qualcun altro per queste cose" rispondo cercando di rimanere calmo.

Come può chiedermi una cosa del genere?

"Fai troppe supposizioni, Willy; e ora, per favore, vieni in bagno, sennò mi tocca farti licenziare" e fa una risatina

Non ci credo che l'ha detto davvero ridendo.

"Sto lavorando, non posso assentarmi e il mio turno è appena iniziato, non credo ti voglia aspettare così tanto" cerco di farlo cedere.

"Non ho bisogno di aspettare" si alza, mi prende la mano e mi tira verso il capo della sala.

"Cosa?!" Ma non posso fare scenate, il ristorante è pieno. La sua presa è anche più forte di come me l'aspettavo.

"Gabriel" chiama per nome il mio capo "devo un attimo parlare con questo tuo cameriere in privato, lo sequestro un attimo dal suo turno"

E senza dire niente Gabriel annuisce. Non ci voglio credere. Non voglio credere a ciò che è appena successo.

"Ho un accordo con il proprietario, io posso chiedere qualsiasi cosa a chiunque e mi viene concessa; anche se si tratta di abbattere turni di lavoro, far licenziare qualcuno o dare promozioni" mi fa l'occhiolino e io sono costretto davvero a seguirlo in bagno.

Ho paura di cosa possa farmi, ma non esiterò a difendermi nel caso si voglia imporre su di me.

Chiude la porta a chiave e in un secondo mi afferra e mi placca tra il muro e il suo corpo.

Ecco, è la fine.

"Cosa fai?! Togliti!" urlo.

"Shh cucciolo, stai tranquillo" mi trovo davanti i suoi occhi verdi smeraldo che mi fissano e le sue labbra umide.

Dio quanto cavolo è bello.

Si avvicina lentamente, il suo sguardo sempre fisso nei miei occhi. Il suo respiro è calmo, appena percettibile.

Poi, a pochi centimetri dal mio viso, chiude gli occhi, inclina leggermente la testa e, con una delicatezza inaspettata, sfiora appena le mie labbra con le sue. Un tocco praticamente impercettibile.

Nel momento mi viene voglia di baciarlo e non posso fermare l'istinto che mi manda avanti, ma prima che il contatto potesse trasformarsi in un vero bacio da parte mia, lui si ferma, spostandosi leggermente indietro e restando sospeso in quell'attimo di tensione.

Poi, con un sorriso enigmatico, si allontana.

"Sarai tu a pregarmi di darti un vero bacio Willy, io non farò niente, sono sicuro che verrai tu da me prima o poi"

Dice solo questo ed esce dal bagno, lasciandomi con il cuore che batte fortissimo e la necessità di un bacio mai dato.

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