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Finito il mio turno, come ogni volta in cui sono in difficoltà mi ritrovo a chiamare Jesse.

Le spiego velocemente ciò che è successo la sera in cui mi ha lasciato solo con Karim in modo che sia completamente aggiornata dato che non avevo risposto ai suoi messaggi in merito.

Una volta finito, la sento sospirare. Mi dice che sono stato uno stronzo patentato, il che è vero, non le posso dare torto. Mi sono comportato davvero male nei confronti di Karim e me ne pento, lui è stato così gentile, così perfetto e io...

"Te lo dico, Will, prima che sia troppo tardi: lascialo stare; ti potrà sembrare interessato ma magari non lo è, non lo conosci abbastanza per poterlo dire e a me non sembra una bella persona, so che ti piace ma sforzati di fartela passare, per favore" esordisce bloccando il flusso dei miei pensieri.

"Prima che sia troppo tardi, in che senso?" domando, dato che in questa situazione piena di contraddizioni non sono sicuro di aver capito cosa intende.

"Will, lo sai benissimo; prima che tu venga risucchiato..." c'è un secondo di silenzio "prima che il vostro rapporto diventi tossico e pericoloso per la tua persona"

Tossico?

 Beh...capisco cosa intende Jesse.

Non è molto sana questa situazione, però se mi piace non ci posso fare niente. Non è facile spegnere i sentimenti. Quando lo vedo qualcosa dentro di me viene smosso in un modo che non mi era mai capitato prima, sia in positivo che in negativo.

"Will, ci sei?" mi ero un po' perso.

"Si, ci sono...è solo che non riesco a non pensarci e trovarlo sempre lì al Lerchet non aiuta" averlo allo stesso tavolo ogni giorno, sempre elegante e con la sua solita aria di superiorità ormai è una routine e non sono neanche sicuro che, ora come ora, potrei farne a meno.

"Io ti sto cercando di far aprire gli occhi, Will, perchè ti voglio bene; James, dati tutti i suoi comportamenti, è evidentemente una persona molto problematica e non credo che tu saresti in grado di cambiarla...certe persone non cambiano, non possono, non vogliono" me lo ripeto ogni volta che lo vedo, ma subito dopo mi viene voglia di aiutarlo e sono abbastanza convinto di potercela fare, sento che anche da parte sua c'è qualcosa di nuovo e più profondo.

"Jesse non lo so, in questo momento la mia unica certezza nei suoi confronti è che mi attrae moltissimo nonostante tutto" è vero, ormai è fisso nella mia testa.

"Oh William...cerca di stare attento per favore" dice prima di chiudere la telefonata, senza darmi la possibilità di risponderle.

Non ha tutti i torti ad essere dubbiosa, in realtà lo sono anche io, ma in un certo senso non mi importa, sto più o meno ignorando la parte di me che mi urla di stargli alla larga.

Oggi poi ho anche il turno serale: lo rivedrò? Ci sarà dopo la nostra ultima conversazione?

Spero di sì. Lo voglio vedere e vorrei anche provare a parlarci di nuovo, forse pressandolo di meno questa volta. Non voglio che si possa sentire schiacciato, voglio che si senta a suo agio per potermi dire che cosa prova.

Passo tutto il pomeriggio a casa a prepararmi una specie di discorso di scuse miste a dichiarazioni già fatte. Mi sembra di essere tornato uno stupido ragazzino di quindici anni con le sue altrettanto stupide cotte adolescenziali. 

Mi sembra di essermi rincoglionito.

Guardandomi allo specchio, prima di partire, penso a come sarebbe stata la mia vita in questo momento se non avessi mai lavorato al Lerchet. Se non avessi conosciuto James.

Sarebbe stato tutto diverso, è vero, ma alla fine non sarebbe stata la mia vita.

Comunque andrà, sarà un successo. Mi diceva sempre mia madre, anche quando sapeva che avrei fallito in qualcosa (tipo la partita di rugby che ho provato a fare quando avevo 16 anni). Non mi ha mai scoraggiato, era la mia sostenitrice numero uno e sono sicuro che adesso mi direbbe di seguire il mio cuore, che spesso non si sbaglia.

Una volta tornato a lavoro cerco immediatamente la figura di James nel suo tavolo, ma non c'è nessuno.

Non verrà. Non oggi.

Da un lato me lo aspettavo ma ho sperato fino all'ultimo di vederlo seduto al tavolo 69 come ogni volta. 

Ma ovviamente dopo la nostra ultima discussione nel bagno non se l'è sentita. E' capibile.

La serata procede tranquillamente fino a quando Katie non mi prende da parte. Questa è anche la prima volta che la guardo attentamente, è carina, capelli scuri, quasi neri e occhi marroni.

"William, hai saputo?" mi domanda, ma io non ho la più pallida idea di che cosa stia parlando.

"No? Che cosa?" non credo di aver afferrato l'argomento della conversazione.

"Del signorino Boyce" che cosa c'entra ora James? Cos'è successo?

"Mi puoi illuminare, non so di cosa tu stia parlando" sono confuso, molto confuso e anche preoccupato.

"Ha detto che non sa quando tornerà al Lerchet, di non tenergli più il posto e che non pagherà più in anticipo fino a quando non deciderà di tornare, se deciderà di tornare; ho sentito che ne parlava con Gabriel e pensavo che, dato le vostre numerose interazioni, ne fossi al corrente"

Che cosa? Non verrà proprio più? Cosa vuol dire che non si sa quando potrebbe...

"Che...cosa?!" no. E' colpa mia, è per me che non verrà. No. Non posso rischiare di non vederlo più, non dopo come ci siamo lasciati.

"Mi dispiace Will, pensavo davvero che lo sapessi ma così almeno sai il momento della sua assenza e non puoi evitarti preoccupazioni inutili" mi abbraccia.

Questo non me lo aspettavo ma ricambio, ne ho bisogno in questo momento.

Tornare a servire i tavoli è più complicato del previsto, ed è ancora più dura vedendo degli altri clienti sedersi al tavolo 69, quello che, fin da quando ho ricordi, è sempre stato solo ed esclusivamente suo.

Allora è proprio vero. Se n'è andato. La verità mi colpisce come un macigno.

Al posto di tornare a casa, una volta finito, decido di fare una passeggiata.

Cammino sul marciapiede per tanto, per troppo tempo e perdo il conto del tempo. 

E alla fine arrivo fino al Kessy, di cui le insegne sempre accese illuminano l'ingresso.

Dovrei entrare?

Forse ho bisogno di bere o forse spero di trovarlo lì.

Decido di rischiare ed entro.

Nella folla di persone sudate e ubriache ovviamente però non riesco a vedere niente e nessuno e la musica decisamente troppo alta mi disorienta mentre mi scolo qualche drink per disperazione.

Ad un certo punto mi rendo conto di aver esagerato, mi inizia a girare la testa e vedo tutto un po' sfuocato. 

Ma non voglio tornare a casa, dal mio flusso di pensieri negativi, almeno qua dentro non penso a niente.

Mi butto in mezzo alla pista da ballo e ad un certo punto sento qualcuno che mi prende per i fianchi, risparmiandomi una caduta davvero poderosa e imbarazzante.

Quando mi giro, nonostante tutto l'alcool in corpo, riconosco immediatamente di chi si tratta: è Karim.

"William! Ma stai bene? Quanto hai bevuto? Vieni a sederti" mi prende per un braccio e mi fa sedere sui divanetti.

"Sto...bene" balbetto. "Scusa Karim, scusa" continuo a ripetere senza ordine.

"Non importa, in questa situazione almeno; usciamo, devi bere dell'acqua e prendere dell'aria" sembra davvero preoccupato per me. E' troppo buono dopo quello che gli ho fatto.

Non so come ci siamo arrivati ma quando riprendo conoscenza siamo entrambi seduti su una panchina e Karim mi sta facendo sorseggiare un po' di acqua dalla sua bottiglietta di plastica.

"Cazzo, ho...bevuto un po' troppo" riesco a dire, dopo essermi schiarito la voce con un lieve colpo di tosse.

"L'ho visto, scemo" mi spettina i capelli passandoci la mano. "Ora come ti senti?" mi chiede gentilmente.

"Meglio, decisamente meglio; menomale che domani è il mio giorno libero" faccio una piccola risatina cercando di sdrammatizzare.

Mentre finisco di parlare provo ad alzarmi ma dato che evidentemente l'ho fatto troppo velocemente mi gira nuovamente la testa e mi trovo a ricadere verso il corpo di Karim che si sporge verso di me per afferrarmi e per risparmiarmi la seconda caduta della serata. 

I nostri volti, a causa della mia condizione, ora sono a poca distanza fra loro e Karim non si fa sfuggire quest'occasione. 

Mi bacia, mettendoci anche abbastanza passione e io, per abitudine e per stordimento, mi trovo a ricambiare.

Una volta che si stacca dalle mie labbra inizia a dire: 

"Senti Will, voglio essere sincero con te, non mi è piaciuto come ti sei comportato con me quella sera, ma se mi assicuri che non hai una relazione con quel ragazzo e che ti dispiace per la tua uscita infelice, io sono pronto a perdonarti e a darti un'altra opportunità; ripartendo da zero, vorrei conoscerti" confessa.

Ma l'unica cosa su cui mi riesco a concentrare in questo momento è una figura di un ragazzo biondo che velocemente cambia la direzione e scappa via dal lato opposto al nostro.

Era arrivato abbastanza vicino alla panchina e per questo sono del tutto sicuro che fosse James. 

Lo riuscirei ad individuare ovunque, anche fra un milione di persone.

Ho riconosciuto il suo iconico completo rosso.

E lui deve aver riconosciuto noi.

Questo non va bene.

Per niente.


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