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"Io..." mi stacco da lui e torno in piedi, nonostante sia piuttosto difficile "non posso" dico, continuando a guardare verso la direzione in cui ho visto correre via James, poi mi impongo di guardare Karim.

Sentivo di poter parlare con James e anche di potergli tirare fuori una confessione, ma dopo quello che ha appena visto non credo che sia disposto a prendermi in considerazione.
Sono così confuso, provo un cocktail di emozioni che non so neanche descrivere. Non mi è mai capitato prima e questo mi da la conferma di quanto il mio rapporto con James sia profondo, almeno per me.

"Chi hai visto Will?" Mi domanda poi Karim, con il volto segnato dal dispiacere. "Era quel ragazzo, vero?James se non sbaglio?" Aggiunge.

Io mi limito a rimanere in silenzio, ma d'altra parte il silenzio vale mille parole.

"Era lui. Va bene William, non avrei dovuto, scusa, me ne vado, sono stato uno stupido" si alza dalla panchina e senza sfiorarmi inizia ad andare via, ma io non faccio nulla per fermarlo.
Resto a guardarlo camminare sempre più lontano da me.

Gli posso volere bene, è un bravo ragazzo, ha tutte le migliori qualità, ma non posso provare altro per lui. Il mio cuore è troppo impegnato a capire i comportamenti di James che non accetta nessun altro.

Decido di correre verso la direzione che aveva preso anche lui poco prima, nella speranza di trovarlo dietro l'angolo. Ma ovviamente appena mi affaccio rimango deluso: non c'è. Non è mai dove voglio che sia.

Devo dire che mi sono praticamente ripreso, non sono più tanto annebbiato, anche se sento la pancia brontolare: vomiterò sicuramente.

E infatti, come avevo predetto, questo avviene poco dopo.

Mi trovo a concimare il prato accanto al marciapiede con il mio reflusso.

Ho sempre odiato vomitare e la mia "fobia", se così si può chiamare, si è aggravata quando sono caduto in depressione. All'epoca avevo smesso di mangiare, non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto e ho avuto anche un disturbo alimentare legato a quello. Sono diventato anoressico e se mangiavo anche solo un cracker mi sentivo in colpa, mi sentivo bruciare lo stomaco e mi imponevo di vomitare, mi mettevo le dita in gola per riuscirci.

Perciò il mio rapporto con il vomito non è dei migliori. Ed è anche questo il motivo per cui mi sono preoccupato così tanto per James quando l'ho sentito vomitare nel bagno la prima volta.

Per fortuna sono uscito da tutto, dalla depressione e dall'anoressia, ma non è stato per niente facile. Non parlo mai di queste cose e ricordarle mi fa male, rivedo gli ospedali, le flebo, lo psicologo...tutto.

Mi impongo di smettere di pensarci, non voglio più ricordare quella parte della mia vita, vorrei potermene dimenticare.

Sono stato debole, ho lasciato vincere le voci nella mia testa. E anche se so che non mi dovrei dare la colpa di niente, come da consiglio dello psicologo, non ce la faccio.

Inoltre, nessuno sa tutta la verità. Jesse pensa che io sia andato in depressione per la rottura con Hanna, ma non è stato solo quello. Sono sempre stato il tipico ragazzo sempre sorridente, che aiuta gli altri e che tralascia se stesso. Per gli altri capire quando sto male è quasi impossibile, sono diventato troppo bravo a nasconderlo.

Ero morto già da tempo.

Ma mi sono ripromesso anche che non avrei mai più passato un periodo del genere.
Anche perché so che non sarei in grado di reggere una ricaduta.

Una volta tornato a casa prendo il telefono e dal divano decido di scrivere a James.
Scrivo solo un messaggio, breve e coinciso:

"Ci vediamo? Ti devo parlare"

Solo questo.
Mi fermo anche a guardare il suo nome salvato "James psicopatico Boyce" e ripenso a quando l'ho chiamato così.

È stato così poco tempo fa, ma la situazione era completamente diversa.
Quante cose possono cambiare in così poco...?

Aspetto in ansia una sua risposta per ore, fino a quando non mi addormento.

Quando mi sveglio e guardo l'ora sono le 9:00 di mattina. Sono ancora leggermente stordito ma i miei pensieri volano subito al messaggio che ho mandato ieri.

Tuttavia, il mio telefono è scarico ed è morto. Per rivelare se ci sarà una risposta dovrò aspettare ancora un po'.

L'attesa è straziante, nonostante si tratti di un lasso di tempo molto ridotto.

Ma sono così agitato...

Finalmente sento il beep della carica minima affinché si possa accendere e vado subito a controllare i messaggi.

Ma ributto il telefono sul comodino, con ancora il filo del caricatore attaccato, quando noto che non ha risposto, non lo ha neanche letto. Ma gli è arrivato.

Mi sta ignorando?

Il primo impulso è quello di chiamare Jesse, ma alla fine non lo faccio, non voglio sempre stressarla con ogni cosa che mi succede, lei ha una sua vita e io devo imparare a gestire queste situazioni da solo.

Perciò, dato che è il mio giorno libero, decido di andare a fare una passeggiata nel mio parco preferito. Ci arrivo in poco tempo e mentre i miei piedi si alternano uno davanti all'altro penso a James.

Cosa c'è che lo blocca? Di cosa ha paura?

Da quello che sono riuscito a captare credo che abbia un problema abbastanza importante con l'alcol e che non è solito avere rapporti stabili o anche solo leggermente più seri degli incontri di una notte. Sarà per questo che con me fa così, potrebbe aver paura dei sentimenti più seri che prova per me. Ma queste sono tutte supposizioni, alla fine non ne sono sicuro al 100% che provi quello che provo io.

Quanto vorrei capire il suo dolore e aiutarlo, vorrei davvero farlo.

Io ci sono passato in un periodo buio e sono la persona più adatta per tirarlo fuori dal suo, di buco nero.

Deve solo lasciarmelo fare.

Mentre continuo la mia camminata mi rendo conto di avere fame e quindi faccio una deviazione verso al bar più vicino che riesco a trovare.
Ordino un cappuccino, che arricchisco con una bustina di zucchero di canna, e un cornetto alla marmellata.

Mi siedo ad un tavolo all'esterno del bar e mi gusto la mia colazione. Quanto amo il cappuccino.

Dopo una decina di minuti, quando ormai ho già finito tutto e mi sto solo riposando guardando le persone passare, lo vedo.

James è praticamente davanti a me ma mi ha dato le spalle e per questo non mi ha notato, sto per dire qualcosa alzandomi dal mio posto, ma una ragazza mora mi precede, approcciandolo.

Allora decido di sedermi nuovamente e ascoltare che cosa hanno da dirsi.

"Sei JB?" Domanda la ragazza toccandogli la spalla.
Lui si gira verso di lei, dando a me la visione del suo bellissimo profilo, e annuisce.

"Io sono Anne, è un piacere; dove vuoi andare?" Non si conoscevano allora.

"Ho preso una stanza in un hotel qua vicino" si limita a dire, con tono freddo.

"Va bene, ma prima non vorresti parlare un po'?" Chiede giustamente la ragazza.

"Pensi che mi interessi conoscerti, non sono su una fottutissima app di incontri per parlare, non ti sembra?! Se non vuoi andare avanti dillo subito" e fa un passo indietro.

Ma perché fa così?

"No, voglio, andiamo" finisce la ragazza, con la voce quasi tremante e si avviano insieme.

Dio mio James...che cosa stai facendo...

Non può andare avanti così, è impossibile, finirà per distruggersi da solo.

Vorrei anche seguirlo ma non so quanto ne valga la pena.

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