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No! No! No!

"Che cazzo?!" Karim si alza di scatto.

"No scusa, ti prego, continuiamo pure" dio che situazione, questa non ci voleva.

"Non ci penso proprio, se pensi ad un altro mentre stiamo per scopare William hai un problema! E menomale che non c'era nulla fra voi! Sono stato uno stupido" scende dal letto e si rimette i pantaloni.

"Vattene William" e mi lancia i vestiti che erano finiti a terra.

"No senti Karim, aspetta-" ho rovinato tutto.

"Non ti voglio sentire! Esci da casa mia, ora!" Sta urlando e capisco che ho fatto un'enorme cazzata. Era perfetto, gentile, rispettoso, bello...aveva tutto ciò che ho sempre cercato.

Ma quel bastardo di Boyce è sempre nella mia testa, ormai ci vive, non riesco a tirarlo fuori e averlo visto prima di sicuro non ha aiutato.

Dopo essermi rivestito velocemente esco a testa bassa dalla casa, lasciando Karim con gli occhi lucidi dietro di me.

Mi dispiace davvero tantissimo.

La mia macchina l'ha presa Jesse e io sono venuto qua con lui, quindi mi tocca camminare per tornare a casa mia. Non chiamo nessuno, né la mia migliore amica perché non voglio rovinarle la serata né un taxi perché ho bisogno di aria.

Il mio passo riecheggia sul marciapiede, non c'è nessuno in giro a quest'ora.

Perché mi deve piacere proprio lui? È così difficile accettarlo.

Cammino con questi pensieri fissi nella mente e non mi accorgo neanche di essere arrivato di nuovo al Kessy fino a quando i led dell'insegna non mi colpiscono gli occhi.

Dovrei entrare di nuovo? Non lo so, non sono molto in vena adesso ma potrebbe pur sempre aiutarmi.

Mentre sto davanti all'ingresso a pensare a queste cose qualcuno esce di corsa con una birra in mano e barcollando si mette a sedere a lato del locale senza considerarmi, forse non mi ha proprio neanche visto. E' davvero ubriaco questo qui.

Ma guardandolo meglio e dopo un paio di minuti che ho passato a osservarlo mentre sorseggia la sua birra, lo riconosco, quello è proprio lui: James.

Ma che cosa? 

"James..." inizio a dire avvicinandomi.

Lui si alza di scatto ma per poco non cade per terra, non si regge in piedi. Ha davvero bevuto troppo.

"Che caaaazzo vuoii?" butta indietro la testa, si siede di nuovo e poi beve un altro po'.

Mi avvicino ancora un po' a lui con cautela.

"James...ma quanto cavolo hai bevuto!" Gli dico accovacciandomi accanto a lui.

"Soloo...un po'! Sto, sto beneeee" dio mio come si è ridotto. Non è normale. Ma ha idea di cosa potrebbe succedergli in queste condizioni.

"Ti porto a casa, dimmi dove abiti, ce la fai a dirmelo?" domando mentre gli tolgo la bottiglia di birra, ormai vuota, dalle mani.

"Mi sono scopato unaaaaa, una bombaaaa" ma che c'entra? Poi questo dettaglio non mi serviva visto che questa serata è già decisamente degenerata.

"D'accordo, bravo, ma ora andiamo dai, alzati" lo tiro per un braccio per farlo tornare in piedi ma lui fa resistenza "E andiamo, James!"

Lo devo lasciare lì, che se la veda lui da solo. Non vuole il mio aiuto, poi lui mi ha rovinato la vita quindi...perchè io dovrei salvare la sua?

Una parte di me pensa questo mentre l'altra, quella fottutamente innamorata di questo stronzo, mi urla di aiutarlo in ogni modo possibile.

"Senti fai come ti pare, io me ne vado" esordisco e inizio ad andarmene.

Lo sto facendo? Cosa sto facendo?

Proprio prima dell'angolo che devo girare per lasciarmi alle spalle il Kessy, il mio senso di colpa inizia ad essere insopportabile.

CAZZO! NON CE LA FACCIO!

Perciò mi giro, ma quando lo faccio vedo che c'è un uomo accanto a James, che lo sta toccando in un modo che non mi piace per niente e se lo riesco anche a vedere da un po' di metri...

Faccio una corsa per arrivare il prima possibile e in quel momento davanti a me vedo il tipo, alto e piuttosto grande, credo sia sulla quarantina, che lo tira su con la forza e gli mette una mano sul culo.

"Vieni via con me, bellino; ti porto a casa mia" gli sento aggiungere poco prima di riuscire a piazzarmi davanti a loro.

"Lascialo stare!" urlo. Non gli farà niente, non lo permetterò.

"E tu saresti?" mi domanda l'uomo.

"Io sono...un suo amico, è con me!" Spero di fargli capire che deve lasciarlo stare.

Ma non sembra voler cedere facilmente, dato che noto la mano passare da stringere il suo culo a stringere il suo fianco.

"Ma lui vuole venire con me, non è vero, caro?" domanda riferendosi a James.

E lui è talmente ubriaco che muove la testa in un cenno di assenso. Lo vedo proprio che è completamente andato.

"No, lui viene a casa con me" mi avvicino di più e afferro James per un braccio tirandolo via dalla presa di quel maniaco.

"OH! Willy...voglio andare a letto con-" non gli lascio finire la frase, non voglio che dia un altro motivo a quell'armadio di uomo che abbiamo davanti di imporsi su di lui e perciò gli tappo la bocca e spingendolo dietro di me finisco io di parlare.

"Noi ce ne andiamo e se non vuoi che chiami la polizia ti conviene fare lo stesso!" A questo punto molla la preda, evidentemente James gli piace ma non rischierà altro per portarselo a letto.

Quando lo vedo rientrare nel locale mi tranquillizzo e mettendo il braccio di James sul mio collo cerco di portarlo in un posto un po' più sicuro.

Arriviamo ad un piccolo parco e lo faccio sedere su una panchina.

"James, ma ti rendi conto?!" ma cosa lo chiedo a fare? ovvio che non lo sa, è annebbiata la sua mente, annebbiata da chissà quanto alcool.

"Dove abiti? Dimmi l'indirizzo" chiedo nuovamente.

L'aria fredda della notte ormai inoltrata mi fa venire un brivido e vedo che anche James sta tremando.

Mannaggia a me!

Mi tolgo il maglioncino che avevo addosso, rimanendo praticamente in canottiera e poi, facendogli alzare le braccia, glielo infilo.

E' così bello, anche così. Capisco quel tipo e tutte le altre persone che fanno lo stesso.

Vederlo nel mio maglione inevitabilmente mi fa sorridere. Ora posso dire che per un piccolo pezzo è quasi mio.

"James, l'indirizzo!" alzo leggermente la voce, nel caso prima non mi avesse sentito.

"Io...io" niente, mi sa che non me lo riuscirà a dire. Se ha la carta d'identità però lo posso trovare lì.

Inizio a cercare, tastando le tasche, ma non sento niente, se non un mazzo di chiavi, che evidentemente sono quelle di casa sua.

"Tocchiiii? Cosa tocchi!" mi dice quando passo a sentire le tasche nel retro del pantalone.

"Ehm scusa, sto cercando un documento, il tuo" ma probabilmente ha capito un quarto delle cose che ho detto.

Niente. E ora?

Mi viene in mente un'unica cosa in questo momento: lo devo portare a casa mia.

Prendo il telefono e chiamo un taxi da un servizio che garantisce autisti 24 ore su 24.

Dopo una decina di minuti arriva e io do al guidatore il mio indirizzo dopo aver messo, a fatica, James dentro la macchina.

Arrivati davanti a casa mia trovo molta difficoltà a fargli salire le scale, ma dopo un po' riusciamo ad arrivare alla mia porta.

"Dove...siamo?" domanda barcollando nel mio piccolo salotto.

"Siamo a casa mia" lo informo e lui tace, non dice niente.

Gli tolgo le scarpe e poi lo porto in camera, facendolo sdraiare sul letto.

"Ti ho messo anche una bacinella di plastica accanto al letto, se ti venisse da vomitare, per favore fallo lì" aggiungo.

"Prima non...non mi hai fatto, fatto finire" cosa sta dicendo?

Si rotola un po' tra le coperte. "Vorrei andare...a letto con tee"

Cosa?! Che cosa?! Cosa ha appena detto?

Sto per chiedergli spiegazioni ma noto che ha chiuso gli occhi e quindi preferisco lasciarlo dormire.

Vado sul divano e penso a cosa ha appena detto...non è possibile.

Ma da ubriachi non è forse vero che si dice la verità?

Non lo so... l'unica cosa di cui sono certo, è che quel ragazzo mi è entrato nella mente e nel cuore come un uragano e che sono disposto a proteggerlo da tutti, anche da se stesso se sarà necessario.

Perché ripensando anche a quando è andato a vomitare nel bagno del Lerchet, potrebbe essere stato sempre per un eccesso di alcool.

Non vorrei che rischiasse di rimanerci secco se continua così.

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