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Killian.

L'odore della zuppa di piselli manda lontano i miei pensieri.

Di tanto in tanto la mia vecchia vita fa capolinea nella mente, ma sembra tutto così dannatamente lontano e finto. Come un copione di una serie tv comedy dal 2015 in poi. Tutte pessime e sbiadite. Pallide imitazioni delle vere serie tv che occupano il gradino più alto e assoluto del podio. Come Friends, ad esempio. O The big bang theory. Cavolo, adoravo quei ragazzi. Ho sempre avuto il desiderio di essere come loro: amici che si riuniscono al bar a bere qualcosa insieme e a raccontarsi storie o semplicemente come fosse andata la giornata. Vivere un amore incompreso, litigare con i propri genitori. Opportunità lavorative. Sesso.

Io non ho mai avuto niente di tutto ciò.

Eloise non mi permetteva di frequentare la scuola come i miei coetanei, era un professore che veniva a casa ad insegnarmi tutte le materie. Mi è sempre venuto facile apprenderle, in quanto dotato di una memoria eidetica. Mi era permesso uscire solo per frequentare i corsi di tiro con l'arco, perché la mia dimora non era abbastanza grande. Tutte le altre discipline fisiche invece potevo impararle nel salotto. E, quando avevo modo di mettere il naso fuori casa, c'era comunque costantemente Eloise con me.

Tutto ciò che mi restava allora da fare era perdermi nelle serie tv. Di tanto in tanto aguzzavo l'orecchio e ascoltavo le conversazioni dei liceali che ogni giorno passavano davanti la mia casa, poi di nascosto guardavo la ragazza che viveva di fronte: qualche anno più grande di me, con degli occhi scuri e a mandorla, vestita sempre di nero. Si chiamava Herisa, aveva origine giapponesi e le piaceva il nero. Era tutto ciò che sapevo di lei.

Il cucchiaio si perde nella zuppa mentre osservo i broccoli accanto al piatto. Li ho sempre detestati; orrendi mostriciattoli verdi e insapori. Ma qui non sono io a scegliere cosa mangiare, anzi, io non decido proprio niente in questo posto.

È Coraline che comanda in questo centro di addestramento popolato da Esiliati, istruttori e maghi. Non credo sia lei a decidere il menù del giorno, e neanche quel fedele cagnolino malato che si porta dietro. Loro hanno cose più importanti a cui pensare, ad esempio elaborare piani che io non posso conoscere.

Perdo il filo dei pensieri quando un uomo dalla testa calva posa il suo vassoio di cibo di fronte al mio, sul tavolo dove stavo pranzando da solo.

<<Abbiamo saputo delle cose.>> dice mentre altri due Esiliati fanno la sua stessa cosa. <<Cose che non ci sono piaciute.>>

Metto in bocca la zuppa. <<Ovvero?>>

Quello alla sua destra apre una lattina di birra strizzandola e facendone uscire un bel po' fuori. <<Girano voci che dicono che sei tu il responsabile di alcune morti dei nostri compagni, durante l'attacco di qualche giorno fa.>>

<<Non li ho uccisi io.>> rispondo. <<Prenditela con il principino Loveblood.>>

Non è la prima volta che questi tre mi infastidiscono: sono Jerry, Chill e Oliver. Un ex mutaforma, un vampiro e un demone. Criminali che si sono arruolati con Coraline solo perché non avevano niente di meglio da fare o posti da saccheggiare.

Chill, il vampiro, si lecca le labbra e poggia la schiena contro lo schienale. <<Diego Loveblood.>> si sporge giusto per sputare una abbondante dose di saliva e birra sul pavimento. <<Seccia.>>

Oliver, il demone dagli occhi neri e il naso aquilino, prende in mano il coltello dal suo vassoio. <<Eppure queste voci dicono ben altro. Sostengono che sì, è stato Diego Loveblood ad ucciderli, ma loro non hanno potuto difendersi perché qualcuno li costringeva a non muoversi.>>

<<Non ne so niente.>> mento prendendo un boccone di zuppa.

Quegli Esiliati che ho condannato a morte erano una sorta di richiesta di momentanea pace. Se li avessi tenuti in vita, non mi avrebbero seguito quando avrei ordinato loro di non attaccare. Ho preferito ucciderli per parlare meglio con mia sorella.

<<Sai chi era l'Esiliato che hai condannato a morte?>> Oliver guarda Chill. <<Il fratello di Chill.>>

Poso il cucchiaio accanto al piatto. <<Ti ho già detto che non ne so niente.>>

Chill batte forte un pugno sul tavolo e tutti gli Esiliati nella sala da pranzo si voltano verso di noi.

Nelle loro versioni umane, queste persone non fanno poi così paura. Ma io lo so come appaiono nella loro vera natura: mostri orrendi e privi di un minimo di pudore felici di far ciondolare i loro gioielli a destra e a sinistra. Rivoltanti.

<<E io dico che tu credi di essere al di sopra di noi solo perché qualcuno ti ha fatto credere di esserlo. Ricorda però che in questo posto siamo tutti umani e fragili.>>

Si alzano tutti e tre facendo cadere le sedie in terra. <<Dormi con un occhio aperto stanotte.>> ringhia Oliver.

Se ne vanno dalla sala sotto lo sguardo complice di tutti gli altri.

È chiaro che sono giunte le voci in qualche modo di ciò che è successo a Imperium, ma da lì sono tornato solo io, quindi non ho idea di chi possa averle fatte circolare.

Umani e fragili.

Ci addestriamo senza i nostri poteri, qui dentro. È concesso solo a me di tanto in tanto manovrarli per migliorare, il resto del tempo siamo tutti umani privi di potere perché una sorta di incantesimo ci toglie ogni tipo di magia. Ed io, che dicono sia la creatura più potente e bla bla bla, sono ridotto ad allenarmi come uno stupido umano e ad essere al pari livello di chi quasi sicuramente morirà tra qualche giorno.

Passata ormai la fame, mi dirigo nella mia camera al piano di sotto deciso a riposare per l'allenamento fisico che mi aspetta tra un'ora. Attraverso la sala da pranzo sotto gli sguardi affilati degli altri Esiliati, finché non mi intercetta Aria. L'Esiliata dai capelli ramati mi gira intorno da quando sono qui, è palese che sia interessata a fare ben altro oltre che a parlare con me. Però in una vita passata era una ricercatrice scientifica o qualcosa del genere, credo vorrebbe anche aprirmi il cranio e esaminarmi se ne avesse l'opportunità.

<<Bella sceneggiata.>> commenta affiancandomi. Mugugno una risposta veloce, sperando che mi lasci andare a riposare il più presto possibile, ma non demorde. <<Scommetto che ti stai chiedendo come facciano gli altri a sapere cosa hai fatto a Imperium.>>

Cattura la mia attenzione, facendomi fermare. Aria però mi indica di seguirla in una stanza un po' più riservata, così ci appartiamo in uno stanzino poco illuminato privo di sguardi indiscreti. È una dispensa di frutta che, a giudicare dall'odore, sta andando a male.

<<Dimmi.>>

<<Quanta fretta che ha l'unico Dark Hunter mai esistito.>> mormora mordendosi il labbro inferiore, poi con un movimento veloce sbottona il primo bottone della camicia, mostrando il bordo superiore di un reggiseno di pizzo nero.

<<Se fossi nella mia posizione, capiresti.>>

Sorride. <<Posizione...>> dice con gli occhi persi tra i pensieri e la testa tra le nuvole. <<Posizione...>>

Mando giù un groppo di saliva, ma resto calmo. <<Aria.>> la interrompo con tono grave. <<Non perdere tempo nelle tue fantasie su di me e dimmi quello che voglio sapere.>>

Si morde di nuovo il labbro, ammiccando. <<Non avere fretta, Killian Hunter. Non sanno che siamo qui, e nessuno ci cercherà almeno per i prossimi venti minuti. Se ti bastano...>>

La interrompo di nuovo strattonandola leggermente per una spalla. <<Perché ti rendi così ridicola? Non è palese che con me questo atteggiamento non funziona?>>

Sospira e gli occhiali dalle grandi lenti le finiscono sulla punta del naso. <<Sono vere allora le voci che girano sulla tua verginità. Però a quanto pare qualcuno lì sotto non è d'accordo con le tue parole.>>

Indietreggio quanto basta per scontrarmi con una cassa di pere mature, vergognandomi dell'erezione spuntata senza neanche accorgermene e parecchio visibile attraverso il pantalone di tuta grigio.

Aria sghignazza, ma io mi spazientisco e finalmente capisce che non mi va più di giocare nonostante il mio corpo dica il contrario.

Si passa una mano tra i capelli legati in una coda e si aggiusta gli occhiali sul naso. <<Non sei tornato da solo da lì, Killian. Mi sorprende capire che tu non ti sia accorto della presenza invisibile di qualcuno accanto a te per tutto il tempo.>>

<<Demon.>> sibilo a denti stretti. <<Ma perché mettere tutti gli Esiliati contro di me? Non ha alcun senso.>>

Aria mi lascia uno sguardo interrogativo. <<Davvero non hai ancora capito?>>

Mi sto dando dello stupido da solo perché non riesco a capire. Davvero tutti qui dentro hanno capito cose a cui io sono lontano miglia?

<<Non ti seguo.>>

L'Esiliata dalle orecchie appuntite, segno di una vita passata nel regno delle fate, sospira esasperata. <<Killian, è chiaro che...>>

Bussano prepotentemente alla porta facendoci sobbalzare, e Aria si interrompe arrossendo di botto e nascondendo il petto per metà esposto. Senza aspettare il permesso, una sentinella entra spalancando la porta schiantandola contro la cesta di mele rosse e facendone cadere qualcuna in terra. L'uomo in divisa ci guarda con uno sguardo tagliente, poi ci punta un dito contro.

<<Non avete il permesso di stare qui. Se volete appartarvi ci sono le camere da letto.>>

Aria arrossisce ancora di più. <<No! Noi non, beh ecco... non è come sembra!>>

<<Ah no? Sminuisci così ciò che c'è tra noi?>>

Mi lancia uno sguardo confuso, poi realizza che probabilmente è meglio far credere che ci siamo appartati per amoreggiare che per parlare di complotti.

<<Non ha importanza.>> dice la sentinella. <<Fuori di qui.>>

Aria sorpassa l'uomo con lo sguardo chino, poi, senza nemmeno aspettarmi, si dirige verso la sala da pranzo.

La sentinella mi tocca un braccio. <<Puoi trovare di meglio.>>

Non mi piace quando gli uomini di questo posto sminuiscono o fanno distinzioni del genere sulle poche donne presenti qui. La trovo una cosa primitiva e sbagliata. Come se fossero autorizzati a farlo solo perché sono nati con un cazzo tra le gambe.

Vista la mia posizione però, mi conviene assecondarlo.

<<Già.>> rispondo. <<Però quando ti si buttano addosso così... perché rifiutare?>>

L'uomo, sulla trentina, sorride malizioso. <<Con la tua posizione qui dentro, immagino quante puttanelle porterai nella tua stanza ogni notte.>>

Mi infastidisce non poco questo suo modo di parlare delle donne, ma mi sforzo di restare calmo e bofonchio una banale scusa per defilarmi da questo momento imbarazzante per tutta l'umanità e non.

Chissà se nelle altre dimensioni gli uomini si sono evoluti e hanno capito di essere dei completi stronzi.

Sarà che sono cresciuto con una donna libera che mi ha sempre parlato di quanto nella storia le donne abbiano fatto il culo a tutti, di come lei stessa aveva dovuto combattere contro degli uomini per farsi largo nella sua vita. E mi piaceva ascoltarla mentre esaltava il ruolo della donna forte e superiore all'uomo, e pian piano credo di essermi convinto che in effetti ha ragione. Infondo, a comandare questi due enormi eserciti, ci sono due donne.

La sentinella ha interrotto Aria nel momento meno opportuno, mi toccherà parlarci di nuovo entro questa sera. La curiosità mi sta distruggendo e non sopporto sapere che ci sono cose che tutti conoscono e io no.

Mentre me ne torno nella mia camera, l'orologio che porto al polso scocca le 15: è l'ora di allenarsi. 

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