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"Prima della rovina, c'è l'orgoglio."

Una cosa che saprò di sicuro da ora in avanti, è che odio il sapore dei broccoli. Non so come possano piacere alle altre, a quanto pare è il piatto più atteso della settimana. Mi hanno spiegata che ogni giorno si mangia qualcosa di diverso, e ad ogni giorno della settimana corrisponde un pasto diverso. Oggi è mercoledì, il giorno dei broccoli sia a pranzo che a cena, e non esistono eccezioni. O mangi quel piatto, o non mangi proprio, e io sono stufa di non mangiare niente.

Ce ne stiamo tutte sedute attorno ad un piccolo tavolo, tutte strette a mangiare del cibo quasi avidamente. Ho sentito due donne dire che sono le 21:30 e lamentarsi per la tarda ora in cui stiamo mangiando; pare che di là in cucina i cuochi abbiano battuto la fiacca. Mi chiedo quante di loro abbiano vissuto come me e Alba, quante non hanno mangiato qualcosa di sostanzioso per giorni e giorni. Accanto a me c'è mia sorella che mangia con gusto il suo piccolo piatto di roba verde, alla mia sinistra c'è una donna che consuma il suo pasto con molta lentezza, sembra quasi che sia già sazia. Non è molto grande, ma non è nemmeno mia coetanea. Lunghi capelli neri legati nella standard coda alta cadono fin quasi oltre la metà della schiena, e intravedo qualche capello grigio alla base. Ha sempre gli occhi bassi, non so né colore e né forma. Credo di aver capito che è quella che non ha stretto amicizia con nessuna, nessuna le parla e nessuna la guarda, mentre attorno a questo tavolo si sono formati gruppetti di domestiche che spettegolano animatamente. Ad occhio e croce siamo in dieci, un paio delle quali non avevo ancora visto, probabilmente perché lavorano in altre parti del palazzo.

I broccoli sono un buon pretesto per iniziare a pensare seriamente a quello che sto vivendo e a quello che mi è appena capitato. Il principe mi ha fatto provare delle sensazioni strane, felicità per qualche momento e terrore in un secondo momento. La sua proposta mi sembra equa, e poi comunque prima o poi avrei dovuto portare rispetto a questa famiglia, e ora ho un buon motivo per farlo. Da domani potrò porgli una domanda a mio piacere, e lui mi dovrà rispondere con sincerità.

Quasi mi sembra di essere di nuovo in piedi su quella ringhiera del balcone, con le braccia aperte e lo sguardo assente, e invece mi accorgo che semplicemente una donna ha aperto una piccola finestra per far entrare un po' d'aria pulita. Cosa mi sarebbe capitato se il principe non mi avesse presa all'ultimo secondo? Ma lui non era questo che voleva, no. Lui voleva spaventarmi, voleva che io avessi paura di lui, ma ha fallito nel suo tentativo. Ho timore riguardo questa mia nuova vita, ho timore se penso che qualunque componente della famiglia possa manipolarmi a suo piacimento, senza che nemmeno me ne renda conto. Ma paura no, mai. Avrai tempo per avere paura di me. Ancora sento le sue parole nell'orecchio, il solletico che mi provocano i suoi capelli ribelli sul collo e il suo sguardo acuto come due lame azzurre. E io lo sentivo, quello sguardo penetrante sul mio collo nudo e indifeso. Non potrò mai capire quanto possa essere difficile frenare la tentazione di mordere quando si è così vicino alla propria preda. Eppure, lui non mi ha morsa. Ancora non vuole farmi del male, e non ho idea del perché, e questa strana sensazione mi opprime.

<<Zoe, Zoe, ti senti bene?>>

Torno con i piedi per terra e scopro che ho fatto a pezzi buona parte della mia cena. Perfetto.

<<Si?>> rispondo guardando mia sorella.

<<Sono minuti che non parli, minuti che operi un povero broccolo. Se non ti piace lo mangio io.>> afferma sorridendo appena.

È preoccupata per il mio atteggiamento da quando siamo qui, glielo si legge in faccia.

<<Mangialo tu paperella, non ho più fame.>> mento passandole il mio piatto.

<<Non ti senti bene?>>

<<Sto bene.>>

<<Non mi hai ancora raccontata cosa ti ha detto il principe poco fa.>>

Addenta il mostriciattolo verde e si concentra su di me.

<<Abbiamo parlato, sta tranquilla non mi ha fatta del male.>> la rassicuro abbozzando un sorriso.

<<E di cosa?>> chiede piuttosto interessata.

<<Del nostro soggiorno qui, abbiamo fatto un patto.>>

<<Cosa hai fatto Zoe?>>

Nella nostra conversazione interviene Denise, che chiaramente stava origliando. Insieme a lei anche altre due donne prendono a guardarci interessate.

<<Ho fatto un patto con il principe.>> ripeto guardando un po' tutte.

In un attimo si crea una reazione a catena, tutte le altre donne smettono di chiacchierare tra loro e mi guardano come se fossi un'aliena. Un sinistro silenzio si infila in questa stanza troppo piccola, e non so cosa fare.

<<Che c'è?>>

<<Cara, non si fanno i patti con i vampiri, è una delle prime regole di sopravvivenza qui dentro.>> dice una Denise preoccupata.

<<Non credo sia la fine del mondo...>>

Che c'è di male? Abbiamo solo fatto uno stupido patto, garantendo l'uno all'altra la totale fiducia. Eppure gli occhi delle altre esprimono paura, disgusto e ribrezzo.

<<Si che lo è Zoe. Vieni con me, lascia che ti spieghi due cosette.>> Denise si alza dalla sedia e mi porge la mano. <<Voi altre quando finite andate pure a dormire, riordineremo io e lei.>>

Titubante mi alzo anche io e accarezzo la spalla di Alba. <<Torno subito.>> Prometto prima di lasciare la piccola stanza affollata.

. .. . .. .

Attraversiamo i corridoi vuoti e bui ed entriamo nella mia stanza, Denise si accomoda sul mio letto e mi fa cenno di sedermi accanto a lei. I suoi capelli castani, ora sciolti, splendono sotto la luce della luna che penetra dalla piccola finestra in alto. Si sistema il vestito come per cercare le parole giuste, poi quando la raggiungo alza lo sguardo e mi sorride nervosamente.

<<Dimmi tutto quello che devo sapere.>> affermo non reggendo più l'ansia.

Fa un lungo respiro. <<Non bisogna mai fare un patto con i figli del demonio, Zoe.>>

<<Questo lo avevo già capito, ti prego va avanti.>>

<<Chi fa un patto con un vampiro, difficilmente ne esce vivo. Ora io non voglio spaventarti, ma devo dirtelo per forza. Se non lo manterrai e sbaglierai anche una piccola cosa, lui potrà cambiare le regole a suo piacimento. Potrebbe farti di tutto, a partire da una sciocchezza come non mangiare per qualche giorno, fino ad una morte lenta e dolorosa.>>

Denise durante il racconto è tesa e le sudano le mani. Sembra che abbia provato tutto ciò in prima persona, e sa bene quanto possa essere pericoloso perché lo ha vissuto sulla sua pelle.

<<Sembra quasi che tu lo abbia vissuto in prima persona.>>

Do libero sfogo ai miei pensieri e lei annuisce, come se sapesse già la mia affermazione. <<Non io, ma ad una mia cara amica si.>>

Le sue parole mi fanno venire la pelle d'oca, e ho la sensazione che quello che sto per ascoltare non mi piacerà. <<Raccontami, ho bisogno di sapere.>> le stringo le mani in segno di forza.

Fa l'ennesimo lungo sospiro e mi guarda fissa negli occhi. <<C'è una donna, tra le domestiche, si chiama Giorgia. Ti sei chiesta perché non ti ha guardata, parlata e nemmeno si è presentata?>>

Certo, la donna seduta accanto a me durante la cena, quella che non ha alzato lo sguardo nemmeno per un attimo e non ha detto una parola.

<<Pensavo fosse solo timida.>> penso ai suoi lunghi capelli e alle sue movenze lente.

<<No, purtroppo non è timida. Lei anni fa ha fatto un patto con la Regina, un patto che noi domestiche non sapremo mai, perché ha proibito lei di parlarcene nel modo più brutto e atroce che esista.>>

Mi preparo psicologicamente ad una cosa brutta, chiudendo gli occhi per qualche secondo e cercando di frenare la voglia di piangere.

Denise distoglie lo sguardo e lascia andare le mie mani, chiudendo in grembo le sue. <<Le ha tagliata la lingua, Zoe. Un giorno, quando tutte eravamo indaffarate con i nostri soliti servizi, lei in persona la venne a chiamare e la condusse nella stanza proibita, la stanza dove la famiglia commette le cose più atroci mai viste prima. Noi non possiamo entrarci, nessuna di noi tranne Giorgia la ha mai vista, per fortuna.>> abbassa anche lei lo sguardo e, facendosi coraggio, prosegue. <<Ricordo come se fosse ieri le sue urla strazianti, e poi un rumore secco seguito da un silenzio di tomba. La poverina non si è mai ripresa del tutto, e non poterne parlare la distrugge.>>

Rabbrividisco e freno le lacrime da dietro le palpebre. <<È terribile...>>

<<Non è finita qua. Giorgia era fidanzata anni fa, con uno degli uomini che lavoravano in questa casa. Alla Regina non le è bastato toglierle per sempre la possibilità di parlare, ha anche ucciso il suo amato proprio davanti ai suoi occhi.>>

Denise si alza dal letto e si dirige verso la porta, poggiandosi su di essa con un braccio e tenendo lo sguardo basso. Dandomi le spalle, prosegue. <<Purtroppo non le è bastato nemmeno questo. Io non so cosa le avesse fatto Giorgia, non so la grandezza del suo errore, so solo che qualche mese dopo ha strappato via dal suo ventre l'unica cosa che potesse renderla felice.>>

Sospira. Una, due, tre volte... come per cercare di continuare a parlare senza scoppiare in lacrime. E poi, lo dice. Getta su di me la bomba che tanto la fa stare male.

<<Le ha strappato via dal ventre suo figlio.>>


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