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"Solo chi è pronto a morire avrà in dono la vita eterna."

Cena tranquilla, nessun gesto strano, nessuna mezza parola nel tavolo della famiglia. Questo continuo ticchettare delle posate su ogni portata mi irrita e non poco, e il silenzio è opprimente. L'unica che mangia a testa bassa e ringrazia le serve per le varie portate, è Victoria. Ancora non ho capito perché è l'unica diversa della famiglia, la pecora nera. Eppure sembra così normale.
Le domestiche hanno servito diversi pasti, tutti con un odore così invitante da far venire l'acquolina in bocca a chiunque. Infatti il mio stomaco brontola, e vorrei tanto chiedere a Denise quando mangiamo noi, ma per paura di dare ulteriore spettacolo me ne sto ferma in un angolo a guardare la famiglia reale che consuma la sua cena.

<<Ma insomma!>> urla all'improvviso Daiana, spaventando tutti. <<Che modi sono questi?!>>

Tutte si guardano impaurite e credo di essere l'unica che vorrebbe ridere davanti a questa scena.

<<Hai ragione, è davvero insopportabile.>> dice la Regina, posando elegantemente coltello e forchetta sul piatto.

E in un attimo ho tutti gli occhi puntati su di me, tutte le domestiche e tutta la famiglia. Credo di arrossire per l'imbarazzo, ma non voglio dargli ulteriori soddisfazioni.

<<Posso esserti d'aiuto?>> dico guardando la rossa infuriata che ricambia il mio sguardo.

<<Da quanto tempo non mangi?! Giorni?!>> urla stringendo i pugni.

<<In verità sì, non mangio da qualche giorno.>> rispondo non curandomi del suo tono. <<È un problema?>>

<<Si!>> urla alzandosi e sbattendo i pugni sul tavolo.

E ancora una volta sono costretta a trattenere una risata.

<<Stai disturbando la nostra cena con il rumore del tuo stomaco!>> urla in preda ad un attacco isterico.

<<Non è di certo colpa mia.>>

La fatidica goccia che fece traboccare il vaso.

La vampira butta in aria un bicchiere di vetro e si catapulta di fronte a me, con i nervi tesi. Il resto dei presenti assiste alla scena senza dire una parola. <<Come osi darmi del tu e disturbare la mia cena?>>

Ha calcato per bene la parola cena e ora mi guarda con degli occhi di fuoco. Di fuoco letteralmente, perché da azzurri che erano fino a poco prima, ora sono rossi come il sangue. La voglia di ridere mi passa e indietreggio, fin quando la mia schiena tocca la parete fredda. Non ho paura. Continuo a ripetermi, anche se il suo sguardo sprizza rabbia da tutti i pori.

<<Imparerai a comportarti bene, proprio da stasera, la prima di una lunga serie.>> ringhia a pochi centimetri da me, a bassa voce per mettermi più paura possibile. Ma non sa che con me non funziona.

<<Che cosa vuoi farle?>> interviene il principe alle sue spalle. Daiana è così alta sui suoi tacchi, che mi supera in altezza non di poco.

<<Le farò capire una volta per tutte cosa significa servire in questa casa.>>

Sebbene i suoi occhi mi intimoriscano, non perdo il mio atteggiamento superiore. <<E cosa hai intenzione di fare? Mordermi?>>

Sulle sue labbra compare un sorrisetto arrogante pieno di desiderio, e scorgo due canini che non avevo ancora notato. Non molto lunghi, appuntiti e letali.

<<Fallo, io non ho paura.>> affermo guardandola fissa negli occhi.

Sembro io qua la vampira. Me lo hanno sempre detto, io ho coraggio da vendere. Scorgo Alba con la coda dell'occhio e la vedo con le mani alla bocca, impaurita a morte. Vorrei rassicurarla, dirle che è tutto a posto ma non è il momento. La scena mi ricorda quando dovevo combattere contro Cole, con Daiana non è molto diverso.

Le iridi della vampira si tingono di una sfumatura rossa che tende al nero, poi strizza gli occhi e apre la bocca. E proprio quando sta per avvicinarsi di più, si ferma.

<<No, non voglio sangue in questa sala.>>

La Regina si è alzata dal lungo tavolo e tiene Daiana per un braccio. Lei ha gli occhi tinti di nero.

La rossa sta per dire qualcosa, ma viene nuovamente interrotta. <<La Regina ha ragione, ci penserò io a lei.>>

Diego compare al fianco di sua madre e, a differenza delle due donne, i suoi occhi sono della loro vera sfumatura azzurra. Io guardo le tre figure imponenti che mi guardano, ognuno con una diversa emozione che segna il loro sguardo e i loro occhi. Com'è possibile che possono cambiare il colore dei propri occhi a loro piacimento?

La regina annuisce e i suoi occhi tornano azzurri. Diego mi prende per un braccio e con prepotenza mi conduce verso la porta, con una velocità che a stento riesco a sostenere. Riesco a scorgere di sfuggita lo sguardo terrorizzato di mia sorella, e mi tranquillizzo un po' quando vedo Denise accarezzarle la schiena. Prima di sparire oltre la grande porta, lo sguardo cade su Daiana, sui suoi occhi ancora di fuoco, e sono felice che per la seconda volta qualcuno le ha tolto la soddisfazione di farmi male.

Ora la domanda è questa: sono riuscita a scamparla per stasera, oppure il principe mi procurerà ancora più dolore di quanto avesse potuto infliggermi Daiana?

Intanto Diego non mi lascia, mi strattona e non mi lascia il tempo per parlare o oppormi. Mi trascina su per le scale, senza minimamente rallentare. La sua presa è salda sul mio polso, il sangue quasi non circola più tra le mie dita. E la fame. La fame mi consuma, vorrei tanto mangiare qualunque cosa che riesca a saziarmi per almeno qualche ora misera. Il principe mi conduce nel corridoio delle camere, superiamo la sua stanza ed entriamo in quella degli ospiti senza aspettare altro tempo. Mi butta sul letto e io ricado sulle coperte, ora scomposte.

<<Che cosa credi di fare?>> ringhia davanti a me.

<<Che ho fatto?>> rispondo tranquilla sistemandomi il vestito.

<<Ci manchi di rispetto, fiorellino, e questo alla mia famiglia non piace per niente.>>

<<E a me non piace quando mi chiami fiorellino.>>

Mi alzo il più velocemente possibile e mi posizione di fronte a lui. Cavolo quanto è alto.

<<Peccato che qui io sono il principe e tu la serva.>>

Con una sola mano mi spinge nuovamente sul letto e cerco di attutire il colpo con l'aiuto delle mani, senza però riuscirci. È dotato di una forza sovrannaturale.

<<Quando capirai che in questa casa il tuo atteggiamento ti porterà solo dei guai?>>

Si gira e prende a camminare per la grande stanza, poi sembra scegliere un punto ben preciso dall'altro lato del letto e si accomoda con eleganza. I suoi capelli neri sono un po' scomposti e devo ammettere che questo dettaglio lo rende ancora più bello. Io mi fermo ad ammirare la famosa camera degli ospiti: è molto grande, ha due letti matrimoniali posti l'uno di fronte all'altro con ampio spazio tra i due, le federe sono rigorosamente nere e non sono molto morbidi al tatto. Le pareti sono tinte di viola scuro, come avevo già potuto vedere in altre stanze del palazzo. Non ci sono quadri, forse perché agli ospiti non piace la sensazione di essere osservati costantemente. Una porta dipinta di nero socchiusa porta ad un bagno che non posso vedere, mentre un'altra aperta lascia vedere un'altra stanza, più piccola, che credo sia destinata a tutti gli abiti degli ospiti. Un lampadario imponente posto al centro esatto della stanza ci illumina debolmente, probabilmente perché infondo ai vampiri non serve la luce, vedono benissimo anche e soprattutto con il buio. Almeno credo. Sul pavimento scuro è posto un tappeto larghissimo, nero. Oltre al lampadario l'unica fonte di luce è quella della luna, fuori dalla porta finestra che porta ad un balcone. Tutto in questa stanza è terribilmente inquietante.

<<Noi odiamo anche quando voi serve non ci rispondete.>>

La frase del principe mi fa tornare alla realtà e il mio sguardo si posa su di lui. Non sa se essere arrabbiato oppure farmi capire dove sbaglio. Per quanto tempo sono rimasta immobile? Secondi? Minuti?

<<Voglio delle risposte.>> affermo allora.

<<Immaginavo.>> risponde sorridendomi. Non è un sorriso amichevole, è un sorriso di chi ha in mente qualcosa.

<<Quindi sa anche le mie domande, sua maestà?>> stuzzico facendo finta di fare una riverenza, anche se sono ancora seduta sul letto.

<<Ovviamente sì.>> si alza di scatto e si dirige verso la porta finestra, che dà su tutto il giardino dei Loveblood. <<Tu vuoi sapere cosa siamo realmente, vuoi sapere cosa facciamo per vivere... cosa mangiamo, per vivere.>> si gira leggermente verso di me e mette le braccia dietro la schiena, poi torna a guardare fuori. <<Vuoi sapere perché Daiana è così irritante, e soprattutto perché Victoria non parla mai, un po' come mio padre.>> passa una mano tra i capelli e poi quella torna stretta nell'altra. <<Ma soprattutto, vuoi sapere perché ho scelto proprio te.>>

Ha indovinato tutto, ovviamente. Persino l'ultima affermazione, e ha ragione anche sul fatto che è la cosa che voglio sapere più di tutte.

<<Vuoi qualcosa da me, o sbaglio?>> conclude non guardandomi.

<<Ho un ulteriore richiesta.>> incrocio le braccia al petto e mi preparo per parlare, ma lui mi interrompe alzando semplicemente una mano.

<<Lascia fare a me.>>

Me lo ritrovo proprio davanti ai miei occhi e quasi urlo per lo spavento. I suoi occhi chiari trovano i miei e non hanno alcuna intenzione di lasciarli andare. Ora mi sento stranamente bene. Fino a poco fa ero tesa come una corda di violino, ora invece sembra che tutti i miei problemi si siano risolti. Mi sento in pace con me stessa, e ho voglia di poggiarmi sul cuscino, chiudere gli occhi e lasciarmi cullare da questa fantastica sensazione di felicità. Infatti quasi non me ne rendo conto quando i miei piedi scendono dal letto e prendono a camminare decisi verso qualcosa che non so nemmeno io. Ma che importanza ha? È tutto troppo bello per pensare razionalmente a ciò che mi sta succedendo. Allungo una mano e apro la maniglia della porta finestra, e un vento freddo mi scuote. Non curandomene, attraverso il balcone e in un attimo sono alla ringhiera, ad ammirare ad occhi sognanti il paesaggio. La proprietà del Loveblood è immensa, quasi i miei occhi non individuano una fine, che sarà sicuramente oltre quella fila di alberi lì in lontananza. È così bello che vorrei essere lì, a correre tra i fiori e a cantare a squarciagola quanto la vita sia bella. I miei piedi esaudiscono il mio desiderio e salgo sulla ringhiera fredda. Il vento freddo mi spettina i capelli, infatti ora svolazzano sciolti e impazziti. Anche il vestito ondeggia secondo il volere del vento, e nell'aria c'è il classico odore di rose appena sbocciate e di alberi che non so definire con un nome. Mi basta solo un piccolo passo e potrò finalmente correre felice lontana da questo palazzo, lontana da tutti coloro che mi vogliono fare del male. Trovo per bene l'equilibrio e un mio piede ondeggia nel vuoto, pronto a fare qualunque cosa pur di arrivare alla sua destinazione.

E torno in me, con violenza, e solo ora mi rendo conto di dove sono realmente. Mi spavento e perdo l'equilibrio, e quando sto per cadere, delle braccia forti mi sorreggono per la vita. Il principe è in piedi come me sulla ringhiera, alle mie spalle, le sue mani strette sulla mia vita sottile. Respiro a fatica, non riesco a credere che fino a pochi secondi prima avevo il desiderio di correre via da qui passando per il balcone e precipitando dal terzo piano.

<<Visto di cosa sono capace, fiorellino?>> sussurra al mio orecchio, e non so se è per il vento freddo, ma rabbrividisco.

<<Io non ho paura.>>

Forse i miei atteggiamenti lo negano, ma le parole lo rafforzano: io non ho paura.

<<Avrai tempo per avere paura di me.>> aggiunge, accarezzando il mio collo con le sue fredde parole, solleticando la mia pelle e provocandomi brividi.

Mi aiuta scendere, e poi si posiziona davanti a me.

<<Ho una proposta.>> afferma.

Il vento ha scomposto anche a lui i capelli, che ora non hanno una vera forma o un verso senso logico. Scompigliati, è la parola giusta, e so per certo che gli dà fastidio.

<<Dimmi.>>

<<Ditemi.>> mi corregge incrociando le braccia.

Faccio un lungo respiro. <<Ditemi.>>

<<Io da domani risponderò ad una tua domanda, solo una al giorno, e non potrai pormene altre. In cambio tu tratterai noi tutti con il rispetto che devi darci e non ti caccerai in ulteriori guai.>>

Non rispondo subito. È una proposta abbastanza equa, e sembrano non esserci secondi fini.

<<Accetto.>> il vento gli ha scompigliato ancora di più i capelli, che si muovono freneticamente. <<Ad una condizione.>>

Fa un movimento leggero con la testa, e io capisco che è come un "dimmi". <<Se non dovesse piacerci questa nuova vita, io e Alba ce ne andremo. Ma abbiamo tempo da qui ad un mese, poi saremo chiuse per sempre in questo palazzo.>>

Sembra pensarci su, e questo mi tranquillizza. Mi aspettavo un no secco.

<<Mi piace come cerchi sempre di girare le cose in tuo favore, per questo motivo accetto la condizione. Il 17 del mese prossimo voi sarete per sempre chiuse in questo palazzo, senza la minima possibilità di uscire. Fino ad allora, voi potete in qualunque momento chiedermi di andare via, acconsentirò e vi porterò io stesso fuori da qui, ovunque voi vogliate.>>

Allunga una mano verso di me e io, titubante, gliela stringo.

<<Fiorellino, hai appena firmato un patto con il diavolo.>>



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