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"All the stories are true."

La mattinata passa molto lentamente, non sono abituata a fare tutto quello che fanno le altre con la stessa loro tempistica. Ho pulito varie stanze, ho tolto la polvere, ho lavato a terra e ho lucidato ogni singolo metro di ogni stanza a me assegnata.

Ancora non riesco a capire cosa abbia voluto dire il principe poco prima, con la frase "tu sei la mia schiava". Io sono solo una delle tante, lavo e lucido come tutte, non svolgo diverse mansioni solo perché sono la sua. E poi, io non sono proprio di nessuno e non apparterrò mai a qualcuno. Solo perché è stato lui a portarmi qui, non vuol dire che sono sua.

Il pranzo invece passa velocemente, nessuno parla, nessuno dà problemi, nessuna chiamata urgente pronta ad interrompere i pasti.

Che noia guardarli mangiare.

Sono vampiri! Perché non bevono sangue? Come fanno a resistere alla tentazione di mordere una di noi? Denise mi aveva detto che loro mangiano i nostri cibi solo per uno sfizio del palato, non perché hanno davvero fame. Eppure non saltano nemmeno un pasto, e nessuno lascia avanzi nel piatto. Quante domande, e quanti giorni dovrò aspettare per saziare la mia sete di sapere? Tanti, direi. Ogni ora che passa ne aggiungo una o due alla lista, e sta diventando piuttosto lunga da ricordare. La scriverei volentieri su un bel foglio, se solo sapessi farlo.

Il principe non mi guarda, come non mi guarda nessuno della famiglia. Perché dovrebbero guardare proprio me, l'ultima arrivata? Non ce ne è motivo. E poi non ho fatto niente stavolta, il mio stomaco non brontola e a stento respiro per evitare di fare rumore. Che altro posso fare, è il mio patto. Tratta bene la mia famiglia, devi portarci rispetto. Le parole del principe mi piombano in testa e le tolgo via strizzando gli occhi. Basta pensare a lui, basta pensare a cosa mi succederà se dovessi commettere un errore. Ma non riesco a non pensarci, è come se qualcuno si fosse impossessato dei miei pensieri.

Ti piace il principino eh?

E questa voce da dove sbuca? Non è di certo il mio inconscio a parlarmi.

Che c'è? Ti senti confusa? Non ti preoccupare, finirà presto.

Un dolore lancinante alle tempie sbuca dal nulla ed è come se qualcosa fosse scoppiato nel mio cervello, tanto è il dolore. Non resisto e porto le mani alla testa, accasciandomi a terra sulle ginocchia e strizzando gli occhi così forte che a momenti mi schizzano via. Una mano giunge sulla mia schiena e sento la voce di Alba in sottofondo, fa troppo male perché io possa riuscire a sentire le voci. È come se io sia in una bolla d'acqua, non riesco a sentire bene cosa accade all'esterno, so solo che dentro questa bolla c'è dolore.

Ti farò finalmente capire cosa vuol dire vivere qui dentro.

Quasi non riesco a respirare, prendo boccate di aria sempre meno profonde e temo che a momenti sverrò.

Ti passerà la voglia di guardare mio fratello come se fosse un tuo pari.

La voce giunge alle mie orecchie flebile e lontana, ma riesco lo stesso a distinguerla: <<Daiana, smettila!>>

<<Ma è così divertente!>> risponde sua sorella come se fosse una cosa normalissima.

Chi altri poteva essere se non lei?

<<Ho detto>> ribatte e sento altri rumori nella sala da pranzo, che posso collegare ad una sedia che cade a terra di botto. <<Smettila!>> ripete urlando.

E il dolore finalmente finisce, ma non riesco ad aprire gli occhi. Respiro a fatica, il cuore batte all'impazzata. Mi lascio andare completamente sul pavimento, e nell'impatto sbatto anche la testa su qualcosa di duro e freddo. Prima di chiudere completamente gli occhi, distinguo una figura scura china su di me che cerca di parlarmi, ma sono troppo debole e frastornata per reagire. Così mi lascio andare, sprofondando nell'abisso nero della mia mente.

. .. . .. .

Quando mi sveglio un dolore lancinante alle tempie di immobilizza. Non so dove sono, però distinguo sotto la mia testa un cuscino e delle coperte tirate fin sopra il collo.

<<Buongiorno fiorellino.>>

Mi spavento un po' ma subito mi rendo conto di chi ho davanti.

<<Dove sono?>> riesco a dire sforzandomi e poggiandomi con i gomiti sul materasso.

<<Non riconosci camera tua?>>

Il principe mi guarda ai piedi del mio letto, l'intera stanza è buia e l'unica fonte di luce proviene dalla flebile lampadina sul mobiletto accanto a noi. I suoi capelli scuri fanno ombra sul suo viso pallido e non riesco a vedere gli occhi chiari.

<<Perché sono qui?>>

Nemmeno un piccolo accenno di sorriso compare sul suo volto scuro e questo mi trasmette inquietudine.

Non mi risponde.

<<Come ha fatto? Non mi ha nemmeno sfiorata...>> mi copro bene con il lenzuolo.

Indosso una vestaglia bianca, quella che usiamo noi per dormire, e spero con tutta me stessa che non sia stato lui a mettermela.

<<Non posso rispondere alla tua domanda.>> afferma, e si alza di scatto.

<<Ti prego...>> sussurro abbassando il viso. Odio apparire così fragile.

<<Richiedimelo domani. Sarò felice di rispondere.>> si avvicina alla porta e mette una mano sulla maniglia. <<Ti ho lasciato un bicchiere d'acqua lì sopra.>>

<<Aspetta!>> gira leggermente il capo e io capisco che devo proseguire. <<Perché mi hai aiutata?>>

Fa un piccolo sospiro annoiato, poi, quando sta per parlare, lo interrompo. <<Mi scusi... perché voi mi avete aiutata?>>

Anche se non lo vedo in viso so che ha gradito il mio repentino cambio di tono. <<Non c'è un perché.>>

E ancora una volta, la sua figura scompare dalla mia vista e rimane solo il rumore del silenzio nell'aria. Sbuffo e mi rimetto nel letto, poggiando per bene la testa sul cuscino. Chissà che ore sono. Quanto ho dormito? Minuti? Ore? Giorni? E Alba? Durante la mia assenza ha saputo cavarsela? Proprio mentre la mia mente è concentrata a dare un senso a tutto questo, la porta si apre nuovamente e subito si richiude.

<<Che c'è? Avete deciso di rispondere alla mia domanda?>> continuo a restare con il viso rivolto verso una parete buia e spoglia.

Non ricevo subito una risposta, e quando una risatina risuona nell'aria rabbrividisco e salto fuori dal letto. Non c'è nessuno nella stanza, sembra tutto al proprio posto. La porta del piccolo bagno si chiude con un tonfo e arretro spaventata. Di nuovo echeggia nell'aria quella risatina fastidiosa e sadica, ma non riesco a capire da dove provenga, non c'è proprio nessuno in questa stanza.

Senza che me ne potessi rendere conto qualcosa, o meglio, qualcuno mi afferra per un polso e mi butta con prepotenza sul letto. Cado scomposta e disorientata, con gli occhi che scrutano ovunque per cercare qualcosa da usare come arma di difesa. Tutto ciò che c'è intorno a me è un bicchiere d'acqua pieno e una lampada piccola e inutile. Impreco mentalmente e mi preparo al peggio, infatti con una forza sovrumana qualcuno si butta su di me e mi afferra per i polsi, ringhiando a pochi centimetri dal viso. Il suo profumo mi inonda le narici ed io non ci metto molto a distinguere una chioma rossa e due canini bianchi come il latte.

<<Stavolta non c'è mio fratello a salvarti il culo, puttanella." ringhia tenendomi ferma, con una forza che di certo su di me è più che sprecata.

<<Perché? Perché? Che ti ho fatto?!>> riesco a dire trattenendo la rabbia.

<<Oh non è cosa hai fatto, è cosa farai.>> sorride mostrando i canini.

<<Lasciami!>>

Mi tiene ferma con l'aiuto di tutto il corpo, anche le gambe sono paralizzate e sono ancora più debole per via dello svenimento.

<<Certo ti lascerò, ma solo quando avrò finito.>>

Mi gira di botto il collo di lato e affonda i canini sulla vena. Urlo di dolore e una lacrima scivola via. Succhia il sangue con voracità, affamata, ed io mi trattengo dal vomitare. Non aveva appena mangiato?

I canini premono ancora sulla pelle quando i miei occhi si chiudono e aprono senza controllo. Non riesco più a distinguere la realtà dalla fantasia.

È troppo tardi, è troppo tardi...

Una rosa nera cade sul mio letto, coperta di sangue e mi sporca le lenzuola. Sotto di essa una macchia rosso scuro si espande fino a toccarmi il viso, ancora girato con forza da un lato.

Non mi hai ascoltata, piccola luna. È troppo tardi...

Prima che i miei occhi si chiudano del tutto, una frase abbatte le barriere e si infila nella mia mente con violenza. Ed io so a chi appartenga questa.

Stupida puttana, hai il sangue più buono che abbia mai assaggiato.


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