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"Tratta gli altri come vorresti essere trattato."

Diego se ne stava nella sua camera, sdraiato sul letto con la testa sui durissimi cuscini e con le gambe poggiate su altri cuscini, più alti e più numerosi, che lui usava solo per quel motivo. Non lo sapeva nemmeno perché quella posizione lo rilassasse, quando era nervoso faceva ingresso nella sua enorme stanza e senza che se ne potesse rendere conto aveva tra le mani i cuscini che usava per posare le gambe. Ma in quel momento non era nervoso, aveva solo bisogno di pensare. Doveva essere più duro con lei? Eppure non riusciva a trattarla troppo male. Quando era con lei non pensava nemmeno a farle del male, almeno fino a quel momento lei non aveva fatto niente per scatenare la sua collera, tranne per qualche parola in più con sua sorella, ma quello lo aveva addirittura divertito. Gli piaceva quando cercava di fare la dura, quella determinata pronta a qualunque cosa per difendere il proprio orgoglio o quello di sua sorella. Ma c'era qualcosa che ancora non sapeva: quanto oltre quella razza poteva spingersi pur di soddisfare ogni capriccio morale, sessuale o fisiologico.

E un assaggio lo aveva avuto guardando ciò che aveva fatto ai due poliziotti. Con loro si era spinto un po' troppo oltre, ma la gola gli bruciava e non aveva saputo resistere alla vista del loro sangue.

Il suo sguardo si posò per sbaglio sul grande quadro proprio di fronte al suo magnifico letto: raffigurava una donna in posa, con il corpo girato verso un lato indefinito e il viso verso il pittore. Rabbrividì sotto il suo attento sguardo, come se un fantasma gli si fosse appena materializzato ai piedi del suo letto. Lo aveva conosciuto, quel pittore, e andava molto d'accordo con sua figlia. Liquidò con un movimento del capo i vari ricordi legati a quel periodo, e si concentrò sulla donna. Era bellissima, di una bellezza indescrivibile. Ogni centimetro del suo corpo era perfetto, e il pittore era stato bravissimo a rappresentarla alla perfezione. Lunghi capelli neri e lisci come spaghetti scendevano lungo un solo lato, gli occhi chiari puntavano dritto verso l'osservatore, e sulle sue labbra rosse c'era un sorriso appena accennato, che lasciava alla luce due timide fossette sulle guance arrossate. Era stata ritratta con gli abiti che si usavano in quell'epoca: lunghi e maestosi, degni di una Regina. Il vestito bianco e rosso era decorato da piccole rose nere e sulla testa portava una corona bianca che luccicava. Non aveva difetti, quella Regina. Bella, decisa e letale. Forse ne aveva solo uno, troppo grave per lasciarlo nascosto: era troppo buona, il suo cuore non aveva mai conosciuto il veleno dei vampiri.

Era umana.

La prima Regina umana della storia, e anche l'ultima, dopo il suo assassinio. Solo Diego sapeva quanto ne avesse sofferto il suo regno, quanto ne avesse sofferto lui stesso. Di certo molto più di quello che voleva far vedere, lui odiava mostrare i suoi sentimenti, e questo lo portò alla conclusione di non amare mai più nessuno come amava lei. E odiava sé stesso quando, nelle lunghe notti insonne, non riusciva a piangere. Nemmeno una lacrima, nemmeno un accenno ad una piccola goccia che esprimeva rabbia e vendetta. Se ne stava seduto di fronte alla finestra, con lo sguardo perso verso la grande eredità che le aveva lasciato sua madre, mentre una marea di gocce trasparenti varcavano il cielo scuro e andavano a schiantarsi contro la finestra. Un giorno sarebbe stato il Re di tutto quello che vedeva, il Re di un regno che aveva potuto visitare troppe poche volte nell'arco di tanti anni. E un giorno avrebbe anche trovato il suo assassino, e gliela avrebbe fatta pagare cara a colui che le aveva strappato via quel pizzico di umanità che gli era rimasto dopo la sua trasformazione, avvenuta a quattro anni mondani. Quando sarebbe tornato nella sua vera casa, ad Ambra? Non distanziava molto da dove si trovavano, un vampiro a piedi ci avrebbe messo meno di un umano in macchina. Eppure non poteva ancora tornarci, prima le acque si sarebbero dovute calmare, e subito dopo il figlio legittimo della Regina Chiara sarebbe partito per andare a regnare sul suo regno. Ormai erano anni che abitava in quella casa, e non ne poteva più delle regole imposte dalla sua matrigna e dalle sue sorellastre. Odiava Daiana, odiava tutto di lei, per questo motivo aveva imparato a parlarle sempre meno e ad acconsentire ad ogni suo capriccio. Victoria invece era come se non ci fosse in casa, la sua presenza passava spesso inosservata. Poteva benissimo essere catalogata come un fantasma. C'era, sentivi la sua presenza, ma era come se non ci fosse, e lui non aveva mai capito il vero motivo del suo comportamento, e tanto meno gli era davvero interessato. Suo padre aveva sposato Kristel, rendendola Regina, qualche anno dopo la morte di sua moglie, e Diego non glielo aveva mai perdonato. Lo reputava un traditore. Continuava a ripetergli che lei non sarebbe mai stata come sua madre, che sposandola aveva deluso sia lui, che infangato il loro nome. Eppure lui tutte le volte aveva detto 'non sono affari tuoi, ciò che sento qui dentro' e tutte le volte aveva indicato il suo petto, uno spazio vuoto dove ci sarebbe dovuto essere un cuore che pulsava sangue rosso. Diego lo sapeva, che anche il suo di cuore aveva smesso di battere alla morte della sua amata, ma non si spiegava il motivo del matrimonio con quella donna. Si vedeva che non la sopportava, acconsentiva ad ogni suo volere senza a volte nemmeno degnarla di uno sguardo. Aveva persino dichiarato esplicitamente di non volere altri figli, ne aveva tre e questo gli stava più che bene. Diego non poteva nascondere che Kristel fosse una bella donna, una delle più belle che avesse visto, ma non era il tipo di suo padre. Lui amava le cose semplici, le bellezze delicate, per questo aveva sposato Chiara, e dalla loro unione era nato Diego, la sua identica fotocopia. Lei rappresentava tutto quello che voleva suo padre: semplicità, bellezza e pugno negli affari. Essere Re non era così facile, era difficile a volte tenere a bada l'intero regno, e spesso era sua moglie ad occuparsene. E a lui piaceva tornare a casa con lei, al suo fianco, dopo un'intera giornata sommersi nelle stupide scartoffie o stupidi problemi che avevano i cittadini del suo regno.

Ma quei tempi erano finiti, dopo l'assassinio della Regina tutto era cambiato. Le persone che abitavano ad Ambra avevano paura, soprattutto quando il Re e la sua famiglia si trasferirono in un'altra città, lasciando il regno incustodito. Ogni tanto Re Morgan riusciva ad andarci, parlava con i cittadini e poi tornava a casa, credendo che con due parole la gente smettesse di avere paura. Non gli importava delle lettere che riceveva di continuo, le suppliche di alcuni cittadini e i resoconti che gli comunicavano i suoi fedeli servitori, incaricati di mantenere l'ordine ad Ambra. Diego non sapeva il vero motivo per cui si erano trasferiti, immaginava che fosse per motivi di sicurezza, ma non credeva che sarebbe durato tanto a lungo. Si aspettava di tornare a casa dopo massimo due anni, e invece ne erano passati ben otto. Sarebbe scappato via, sarebbe andato a vivere nella sua vera città da solo, in uno dei tanti possedimenti che aveva se solo suo padre non glielo avesse categoricamente vietato. 'É per ragioni di sicurezza, tu non tornerai lì fin quando non te lo dirò io' diceva sempre. Era stufo di quella risposta, era stufo di vivere la sua vita solo tra delle mura. Aveva fame. Fame di qualcosa che lì non poteva ottenere, fame di qualcosa che nessuno poteva dargli.

Vendetta.

E anche per questo motivo aveva iniziato a parlare sempre di meno, stare con la sua famiglia solo nelle ore dei pasti. Cercava di evadere quando poteva, in fondo doveva pur fare qualcosa per passare il tempo. Ed è stato in uno di quei giorni che vide Zoe ballare a piedi nudi, con il sorriso di chi ne stava passando di tutti i colori ma lo stesso la voglia di ridere al mondo non la abbandonava, di dimostrare che niente e nessuno sarebbe riuscito ad abbatterla. Forse era solo quello il motivo per cui la aveva presa con sé: aveva bisogno di una persona che gli ricordasse che nonostante la vita faccia schifo, c'è sempre un motivo per sorridere.

Il suo regno era in subbuglio da anni, tutti erano impegnati a cercare la prescelta. La vampira giovane e forte che insieme alle altre avrebbe compiuto la profezia, iniziata con la morte della Regina.

<<Le giovani di ogni regno
Le più belle tra tutte
Con grazia e impegno
Cavalcheranno verso la libertà.
Con la morte dell'umana
L'unica Regina con il cuore buono
Avrà inizio la grande guerra mondana
E libereranno il regno dal frastuono.>>

La profezia parlava chiaro, in ogni regno c'era una prescelta che insieme alle altre avrebbe dovuto liberare tutti i mondi da una minaccia che ancora nessuno conosceva. Nessuno sapeva come cercarle, nessuno sapeva soprattutto dove. Tutti iniziavano a dubitare di questa profezia, infondo non era ancora successo niente di grave.

Ancora.



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