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"Ho iniziato a leggere perché la vita non mi dava le stesse emozioni."

<<E perché? Non sei stato tu.>>

<<Mi sento in colpa per non averle detto che le volevo bene tutte le volte che lei ne aveva bisogno. Io a voi umani non vi capisco proprio. Un attimo prima sembra essere tutto apposto, l'attimo dopo scoppiate in lacrime dicendo che la vita fa schifo. Poi ve ne uscite con la frase ho bisogno di stare da sola. E poi non tornate più... Non c'era niente che non andava bene! Tutto era perfetto, eppure voi umani in qualche modo a noi sconosciuto riuscite a capire prima che sta per succedere qualcosa. Non avete poteri, niente visioni del futuro, niente di niente. Ma lo sentite, anche se alcuni di voi non sanno come, ma lo percepite. Avremmo potuto sistemare tutto, se solo quel giorno non fosse uscita da sola, senza guardie.>>

L'enorme camera si riempie di silenzio, nell'aria c'è solo il rumore del mio respiro. Questa versione del principe è addirittura sensibile. Non posso fare altro di chiedermi: fino ad adesso ho conosciuto solo la maschera di Diego? E se fosse questo il vero Diego Loveblood?

<<Mi dispiace tanto...>> dico dopo un po'.

<<E perché?>>

<<Mi dispiace per tutto, principe.>> prendo coraggio e vado verso di lui, che intanto guarda fuori. <<Mi dispiace per averti trattato subito male, per essermi subito opposta e per non aver capito che mi stavi regalando una vita migliore. Mi dispiace per non aver trattato come si deve te e la tua famiglia. Mi dispiace per l'odio incondizionato che provo verso di te. Mi dispiace di aver rotto il patto, e mi dispiace per aver cercato di ucciderti con una stupida bottiglia.>>

Non so da dove mi siano uscite queste parole. Non sono sicura che se le meriti, dopo tutto quello che mi ha fatto. Eppure sentivo che ne aveva bisogno.

Si gira leggermente, quanto basta per vedermi con la coda dell'occhio. <<Fiorellino, se a te dispiace per le cose che hai fatto a me, allora io che devo dirti? Ti ho letteralmente portata via senza che tu lo volessi fino in fondo. Ti ho portata qui, dove mia sorella ed io ti abbiamo trattato peggio di un'inutile cortigiana. Ti abbiamo inflitto dolore, tanto dolore morale e fisico, e... guardati.>> ora il suo viso è completamente rivolto verso di me, gli occhi che brillano sotto la luce della luna e le ombre che provocano i capelli sul volto sfregiato ma ugualmente bello. <<Sei una ragazza forte, forse la più forte che abbia mai conosciuto, oltre mia madre. Lei come te non si abbatteva, guardava in faccia i problemi e rideva, rideva di gusto e diceva è tutto qui ciò che sapete fare? Tu me la ricordi tantissimo, forse è per questo che ho scelto proprio te, in un mare di volti troppo sconosciuti.>>

Le sue parole mi mettono in soggezione. Mi sento come un fantasma, come se fossi la presenza visiva di qualcuno che non c'è più. Mai avrei creduto fino a pochi giorni fa che il principe mi avrebbe chiesto scusa. Ora la domanda è: perché? Ero più che convinta che avrei aspettato mesi se non anni per ascoltare dalla sua bocca quel mi dispiace. E invece me lo ha detto, proprio qui, nella sua stanza, proprio oggi, dopo appena tre giorni.
Cosa sta accadendo nella sua testa? Da quando mi ha salvata non è più lo stesso, ha risposto alle mie tante domande e si è pure scusato per tutto. Cosa è cambiato?

<<A che stai pensando?>>

<<Se non te lo dico mi mordi?>>

Passa una mano tra i capelli. <<No, per stavolta no, ti permetto di non dirmelo.>>

Toc toc! Che fine ha fatto il ragazzo stronzo di poco prima?

<<Zoe.>> si avvicina di un passo. <<Grazie per avermi ascoltato. Nessuno da quando lei non c'è più mi aveva permesso di sfogarmi liberamente, quindi te ne sono molto grato.>>

Un po' forse arrossisco. <<Sono brava ad ascoltare, ho passato una vita a cercare di capire le persone, e ora credo di farlo bene. Io non ti giudico, non posso sapere cosa hai passato e quindi non so come darti una mano... Se ti può consolare ho vissuto per cinque anni con una mamma che credevo fosse mia e con un padre che mi trattava malissimo. Ora che sono grande non posso dare un vero volto ai miei genitori, non li ho mai visti, tu invece sì! Hai avuto l'onore di averli sempre al tuo fianco, fino a pochi anni fa. Hai un padre che ti vuole molto bene e non smetterà mai di volertene.>> mi fermo e gli prendo la mano.

Non risponde. Lo sguardo assente, come se stesse pensando solo adesso a quanto lui sia stato fortunato. Poi fa una cosa inaspettata: si avvicina ancora di più e mi stringe tra le sue braccia. Ricambio il gesto e mi lascio andare ad un contatto che non sentivo da troppo ormai. Poggio la testa sulla sua spalla e cerco di rilassarmi, sono nervosa e non so nemmeno perché. Il silenzio cala nuovamente nella stanza ma non mi importa, niente ha davvero importanza in questo momento. Quando le sue braccia smettono di stringermi capisco che non posso più vivere senza quel contatto. Capisco che posso sopportare di tutto, se alla fine del dolore c'è lui. E capisco anche che se qualcosa in lui è improvvisamente cambiato, la stessa cosa sta succedendo a me in questo momento, secondo dopo secondo, attimi di vita che dovrebbero fermarsi e restare così per sempre.

<<Ho bisogno di chiederti una cosa.>> dice dandomi le spalle.

<<Ditemi.>>

<<Vuoi ancora andare via? Vuoi ancora tornare alla tua vecchia vita?>>

Il ghiaccio mi congela le gambe e il sorriso di poco prima svanisce.

<<Anche io ho bisogno di chiederti una cosa.>> rispondo cercando di essere convincente. <<Prima rispondi tu.>>

<<Sentiamo allora.>>

Non si gira, resta di spalle coprendomi la visuale del giardino. Non so se sia meglio così, quei due pozzi azzurri sono capaci di distrarmi come nient'altro.

<<In realtà sono un paio di cose. La prima è che voglio sapere di più riguardo questa profezia.>>

<<La seconda?>>

<<Stavolta ti propongo io un patto.>>

Resta sorpreso, infatti si gira e mi guarda incuriosito. <<Ne sei proprio sicura? Ne hai già rotto uno.>>

<<Lo so...>> sussurro portando una mano sul braccio opposto. <<Sono pronta ad accettare le eventuali conseguenze.>>

<<Se tanto ci tieni, ti ascolto.>> incrocia le braccia al petto.

Faccio un bel respiro e ordino il discorso nella testa, poi prima di parlare guardo nei suoi occhi. Così poco tempo per pensarci davvero, così poca razionalità nelle mie parole. Ma devo farlo.

<<Tu dimenticherai il vecchio patto, risponderai alle mie domande ogni volta che ne avrò e non mi tratterai più male.>> abbasso lo sguardo all'improvviso incerta. <<Ed io in cambio ti darò il mio sangue, ogni volta che tu lo vorrai.>> concludo abbassando il tono di voce.

Ho il respiro corto, le mani tremano leggermente e mordo le labbra per il nervosismo. Sto facendo la cosa giusta?

Invece di rispondere mi prende per un braccio e mi porta con le spalle al muro. Non ho la forza per oppormi e sono stata presa alla sprovvista, quindi l'unica cosa che posso fare è aspettare il momento tanto atteso. Non ho il coraggio di chiudere gli occhi, così me ne sto ferma come una statua rigida e priva di vita. La botta iniziale alla schiena ha fatto male, ma il dolore sta pian piano diminuendo. I suoi occhi sono rossi, il respiro affannato. In un attimo poggia un braccio sul muro accanto alla mia testa e quasi salto in aria dallo spavento. Con l'altra mano sposta delicatamente i capelli dal viso e li porta dietro l'orecchio, lasciando l'altra parte del collo scoperta, quella che non è stata ancora morsa.

Con lo sguardo affilato come due lame azzurre percorre la vena che pompa sangue a velocità della luce con l'aiuto del tocco delicato di un dito. Questo semplice gesto mi fa venire i brividi. E infine si avvicina ancora di più, prende a leccare la pelle che a momenti verrà recisa dai suoi denti, e... si ferma. Torna a guardare i miei occhi un po' terrorizzati, ed io solo adesso mi rendo conto che c'è qualcosa di strano nei suoi: le sue iridi sono azzurre con delle pagliuzze di rosso, segno che brama il mio sangue. Ma... sono diversi. Non so nemmeno io di preciso come, ma li vedo diversi. Estranei. La sua espressione cambia, le sue labbra si chiudono e formano una perfetta linea retta, i muscoli tesi come se stesse combattendo contro sé stesso. Persino il gioco di colori delle sue iridi cambia, ora sono completamente rosse e in uno posso distinguere bene un piccolo puntino nero. È arrabbiato con me?

Avvicina di più il viso al mio.

Non respira, il suo cuore non batte, ma il mio sì e sta pompando sangue per entrambi, e temo che questo possa solo peggiorare la sua sete. Perché non mi ha ancora morsa? Perché si ostina tanto a controllarsi? Gli ho dato il via libera, ha il mio permesso, eppure c'è qualcosa che ancora lo blocca, e sento che quel qualcosa sta cercando di uscire fuori. Apre leggermente le labbra, sento il suo freddo respiro sulle mie.

<<Al diavolo.>> sussurra, poi si lascia andare e mi bacia come se da questo bacio dipendesse tutto.


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