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"Bisogna perdersi nell'oscurità per apprezzare la luce."

Quel giorno il sole era alto nel cielo, nemmeno una nuvola ostacolava il suo passaggio e gli uccellini cantavano felici passando da un ramo ad un altro. Stavano arrivando le belle giornate, calde e solari, caratteristiche della primavera. Ragione per cui la famiglia reale non poteva uscire di casa e nemmeno aprire le finestre. Se ne stavano rinchiusi come topi nella loro reggia, tutti indaffarati per conto proprio. Il Re era da un po' che non dormiva, passava tutto il giorno nel suo studio sotto la luce di una lampada, a scervellarsi per trovare qualunque cosa potesse essere d'aiuto. La colpa era solo sua se stavano succedendo quelle cose, era solo sua se molte persone innocenti erano morte. La profezia era arrivata anche nel regno dei mutaforma, e presto sarebbe toccato anche ai maghi. Un terremoto scuoteva la loro terra allo scoccare di ogni ora, provocando valanghe e creando enormi voragini, dove le persone cadevano. Dove tutto cadeva e tutto veniva risucchiato al centro della terra. Non bastava essere degli enormi lupi per riuscire con agilità ad uscirne, le voragini si aprivano e dopo un minuto esatto si richiudevano, intrappolando le persone al loro interno. E, cosa peggiore, non c'era nemmeno modo di capire prima dove la terra si sarebbe aperta, succedeva da un momento all'altro. I mutaforma avevano dovuto abbandonare le loro case per trasferirsi nelle città degli umani, e vivere con loro come comuni nuovi vicini. Per fortuna la profezia non riguardava anche loro quindi lì erano al sicuro.

Re Morgan era profondamente turbato: aveva troppe morti sulla coscienza, e non voleva procurarne altre. Ne aveva uccise di persone in passato, ma erano tutti umani e di conseguenza poteva farlo.

Stava leggendo un libro che parlava delle streghe, dove sono nate per la prima volta, perché la maggior parte di loro erano cattive e roba così. Lo trovava molto interessante, ma non c'era niente che potesse aiutarlo, così lo chiuse nervoso e in un attimo volò in aria una nuvola di polvere. Quei libri erano molto vecchi, risalivano a tantissimi anni prima, e la maggior parte erano scritti in Latino, alcuni in Krillion e pochi in inglese. Non faceva molto caso alla lingua, aveva avuto modo di impararle tutte nel corso della sua vita. Per sbaglio urtò con il gomito un libro dalla copertina malandata, e quello cadde a terra aprendosi e sparpagliando pagine ovunque.

<<Dannazione!>> urlò e tirò un calcio al libro, che volò contro la finestra chiusa.

Mise le mani sulle tempie e chiuse gli occhi. Era esausto e aveva bisogno di riposare, ma non poteva farlo fin quando non avrebbe trovato la risposta che cercava. Ai vampiri servivano poche ore per rimettersi in sesto, ma non voleva sprecare neanche quelle.

Quando aprì gli occhi focalizzò un piccolo foglietto che era caduto dal vecchio librone ed era finito sulla scrivania, stropicciato e quasi cancellato.

Lo prese tra le mani e lesse la frase, scritta in Krillion: <<La risposta tu troverai, dove non guarderai.>>

Sentì un brivido freddo percorrergli la schiena e si alzò di scatto, catapultando la sedia con le rotelle contro il muro. Reggeva in mano quel piccolo pezzettino come se fosse oro colato, o meglio, la risposta che cercava. Lo girò da tutte le parti ma non trovò altre frasi, così raggiunse il vecchio libro nell'angolo dove lo aveva buttato e prese a sfogliarlo con delicatezza. Non era un libro di vitale importanza, parlava della creazione del mondo secondo i mondani, e di un uomo che aveva creato a sua volta altre due persone, che avevano dato vita al genere umano. Quante menzogne si erano inventati gli umani per giustificare ciò che non avrebbero mai capito.

Lo sfogliò in lungo e in largo, ma non c'era traccia di altri piccoli foglietti, così tornò alla scrivania e rovistò tra le pagine che erano svolazzate via. Quel libro era anch'esso molto vecchio, ma non quanto gli altri, di conseguenza le pagine erano più nuove e ben tenute, proprio perché nessuno lo sfogliava mai. Trovò tra le pagine un altro piccolo pezzettino di foglio, che era stato strappato. Lesse velocemente e si fermò un attimo per capire. "Se la risposta vuoi con urgenza, corri e non fermarti, lui non ti aspetta."

Corri e non fermarti. Che cosa c'era che correva sempre e non si fermava mai? La risposta sembrò piovergli dal cielo e si precipitò fuori dalla stanza, giù per le scale e dritto in salone.

<<Fuori di qui!>> urlò entrando verso le serve, che stavano spolverando.

La piccola ragazzina bionda abbassò lo sguardo terrorizzata e imitò l'altra inchinandosi, poi velocemente si dileguarono fuori dalla porta. La prima cosa che subito vide fu il grande orologio a pendolo che ticchettava ad ogni secondo, senza fermarsi un attimo. Giunse di fronte ad esso e guardò ovunque alla ricerca della risposta, ma non trovò nulla. Né sotto, né sopra, neppure nei piccoli cassetti marroni alla base. Ancora una volta arrabbiato, tirò un pugno su di esso e il vetro esplose in mille pezzi, graffiando la sua mano. Vide qualcosa di strano al suo interno, qualcuno aveva alzato un piccolo pezzo del meccanismo dell'orologio e l'errore si notava, ora che non c'era il vetro che rimandava il riflesso. Allungò una mano e sollevò con forza tutto il meccanismo dell'orologio, che si ruppe subito lasciando scoperto un pezzo che non aveva mai notato. Era come se ci fosse un altro spazio che nessuno poteva usare, creato per nascondere i segreti. Infilò ancora la mano al suo interno e toccò qualcosa, la prese e tirò via la mano. Un altro pezzo di carta, dello stesso foglio degli altri.

<<Hai trovato la prima ragazza: una dolce e intrepida licantropa bionda, nata in una notte d'estate, 17 anni fa.>> sorrise finalmente per la gioia e girò il foglio. <<La prossima nascosta nell'acqua tu la troverai.>>

Mise il foglio in tasca, non curandosi del macello che aveva fatto e né del sangue che gli era uscito dai graffi sulle nocche, si stavano rimarginando e l'adrenalina gli offuscava ogni altra esigenza che non fosse trovare la prossima. Correndo si diresse verso l'uscita, dove trovò il maggiordomo sorpreso per la sua presenza.

<<Mio Re.>> fece un inchino. <<Desiderate qualcosa?>>

<<Si, devo uscire subito fuori.>> disse distrattamente.

Il maggiordomo restò un attimo a guardarlo: sembrava un pazzo che cercava di scappare dalla sua prigione. I capelli sconvolti, gli occhi ben aperti e le mani che tremavano per l'impazienza. Poi vide i graffi sulle nocche e decise di non fare domande.

<<Signore, c'è il sole oggi.>>

Imprecò e prese a girare per il corridoio, nervoso e impaziente allo stesso tempo.

<<Denise!>> urlò poi.

La ragazza non tardò molto ad arrivare, per fortuna era nelle vicinanze. Giunse sotto il suo sguardo e fece un inchino timido.

<<Sai nuotare?>> le chiese con troppa foga, infatti la ragazza restò sorpresa dal suo tono.

Il Re non era solito perdere le staffe, per questo sembrava estremamente strano il suo comportamento ai domestici. La ragazza guardò Hobbes, che rispose con una scrollata di spalle e uno sguardo che diceva 'Non ho idea del perché, rispondi e basta.'

<<No, signore. Però posso andare a chiedere a qualcuna delle altre, se volete.>> rispose timidamente.

<<Sbrigati!>> urlò il Re. Denise saltò in aria per lo spavento. <<E porta qui almeno due donne, devono saper nuotare alla perfezione.>>

Scomparve subito verso la porta, e tornò dopo qualche minuto, in compagnia di due ragazze.

<<Signore, loro due hanno detto di saper nuotare.>>

<<Perfetto.>> rispose e le guardò bene. Una non poteva avere più di trent'anni, l'altra la conosceva bene. <<Andate in piscina, immergetevi nell'acqua e cercate un foglio simile a questo.>> estrasse dalla tasca il foglietto e glielo mostrò. <<Veloci!>>

Fecero un inchino e tutte e tre sparirono oltre la porta.

Il Re voltò le spalle e tornò di sopra, diretto nella sua stanza, dove si vedeva bene il giardino. Arrivò in camera e aprì la finestra; fuori dalla sua camera era stata costruita una tettoia capace di ripararlo dai raggi solari. Vide le tre donne avvicinarsi alla piscina, poi dopo qualche minuto vide una di loro immergersi nell'acqua. Deve essere fredda, per un'umana. Pensò, ma liquidò i pensieri e si concentrò su quello che stava succedendo. Giorgia saliva e scendeva spesso in superficie, a prendere lunghe boccate d'aria, ma mai tornava con qualcosa in mano. Il Re era nervosissimo, se qualcuno lo avesse toccato in quel momento lui lo avrebbe sicuramente azzannato senza pensarci due volte. La donna finalmente uscì con qualcosa in mano e il Re sgranò gli occhi e mise a fuoco: era qualcosa che lei teneva stretto in pugno, quindi non riusciva a vedere bene. Non perse altro tempo e scese di nuovo giù, raggiunse il portone e trovò di nuovo il maggiordomo seduto a leggere il giornale. Subito dopo entrarono le tre domestiche, e Giorgia con un asciugamano sulle spalle. Denise gli porse quello che avevano trovato e Re Morgan si affrettò a prenderlo: era una piccolissima bottiglia di vetro, grande quanto il suo mignolo, e al suo interno c'era il piccolo foglietto che stava cercando.

<<Dove lo avete trovato?>> chiese.

Non ci fu risposta, ovviamente Giorgia non poteva parlare.

<<Non ha importanza.>>

Scomparve di nuovo su per le scale, lasciando a bocca aperta la servitù.
Raggiunse nuovamente la sua stanza e si buttò sul letto. Strinse nella mano la bottiglia e quella si ruppe in mille pezzi. Aprì il foglietto e lesse velocemente. <<Hai trovato la seconda ragazza. È una dolce e bellissima ragazza dagli occhi neri e i capelli corvini, nata in una notte d'estate 17 anni fa.>> girò il foglio. <<La terza la troverai nel suo caldo elemento.>>

Pensò velocemente. Caldo elemento... il fuoco! Ma dove? Fornelli o camino? La risposta più logica fu nel caminetto, quindi corse via dalla stanza e si precipitò nell'unica stanza dove c'era un camino che non usavano mai. Si inginocchiò davanti ad esso e guardò ovunque, sotto ogni pezzo che lo componeva, rompendo anche diverse mattonelle. Era un camino d'epoca, una delle poche cose che non cambiavano mai, ma a chi poteva interessare di quello, se aveva finalmente trovato la risposta? Il camino era perfettamente pulito, quindi non si sporcò di cenere, per sua fortuna. L'unico posto dove non aveva cercato era dove nessuno poteva vedere, così tirò un pugno fortissimo sulla canna fumaria e crollò quel pezzo, aprendosi un grosso varco grande quanto una testa. Vide dentro e quasi saltellò per la gioia vedendo il terzo foglietto, sporco di cenere e quasi completamente bruciacchiato. Per fortuna chi lo aveva messo lì aveva curato il fatto che qualcuno prima o poi avrebbe acceso il fuoco, quindi aveva nascosto il foglietto in una parte dove il fuoco non sarebbe arrivato. Lo prese e levò via con cura la cenere, senza danneggiare ulteriormente le frasi.

<<Una solitaria maga dall'aspetto semplice aspetta te, ella ha occhi color giada e capelli color fuoco ed è nata una notte d'estate di 17 anni fa.>> girò il foglio. <<La quarta tu troverai, se davvero lo vorrai. Non importa quanto tu dovrai aspettare, sarai tu a doverla cercare. Solo con la tua mano la troverai, e in aria cercherai.>>

Si fermò un attimo e si sedette a terra, non facendo caso alle persone che avrebbero potuto vederlo. Il foglietto diceva che solo con la sua mano avrebbe trovato il prossimo, e che questo si trovava in aria. Aveva già trovato le ragazze degli altri elementi, quindi fuoco, acqua e terra, mancava solo l'aria. Ma cosa si trovava in aria? Pensò subito ai lampadari, ma poi si immobilizzò. Avevano cambiato parecchie volte quei lampadari da quando erano in quella casa, se il biglietto fosse stato lì sarebbe stato impossibile recuperarlo. E se si trovava nella sua vera casa? Ad Ambra? Ma poi pensò agli altri bigliettini: erano stati collocati tutti in posti che lui non avrebbe mai tolto da quella casa, quindi il quarto non poteva essere un lampadario, si poteva rompere come niente e subito sarebbe stato sostituito. Quindi, cosa rimaneva? Pensò al terzo piano del palazzo, ma capì che l'unico posto dove potesse nascondersi era il tetto, e anche quello lo avevano cambiato. Si guardò in giro, come se la risposta potesse piombargli dal cielo. Si fermò ad osservare la cristalliera, poi subito accanto c'era un enorme quadro di un paesaggio scuro, e subito dopo una piccola finestra, anch'essa dotata di un para sole. Si alzò e guardò fuori: non c'era niente che potesse aiutarlo, vedeva solo il suo giardino e più in lontananza l'inizio del bosco.

Aveva paura. Ora che aveva trovato finalmente la risposta non riusciva a trovare la soluzione, ed era troppo orgoglioso per chiedere aiuto. E se non fossero riusciti a trovare il quarto bigliettino? Mancava una fata e una vampira all'appello, quelle che aveva letto nei bigliettini non sarebbero state difficili da trovare. Avrebbe mandato la descrizione delle ragazze nei vari regni, poi se la sarebbero sbrigata loro per trovarle. E se invece di gioire per questo, lo avrebbero preso per pazzo? Di una cosa era certo: ciò che parecchi anni prima sembrava una cosa lontana e impensabile, ora era diventata pura ossessione.


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