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"L'essenziale è invisibile agli occhi."

Sono ormai venti giorni che sono in questa prigione, e devo dire che è sopportabile vivere quando nessuno mi dà retta e i signori non hanno bisogno di niente. Non so per quanto si fermerà ancora Joey, per fortuna non mi dispiace la sua compagnia, nonostante quello che mi ha fatta. Evito il principe il più possibile, cerco in tutti i modi di non stare nella stessa sua stanza e funziona per la maggior parte delle volte. Ancora non riesco a guardarlo, mi ha provocata troppo dolore e io non perdono facilmente. D'altronde, lui non ha mai cercato di chiedere scusa o parlarmi.

E così tutto quello che voglio sapere lo chiedo a Joey, che è sempre felice di rispondere. Mi ha spiegato della profezia, delle streghe, e che ancora non hanno trovato nessuna ragazza. E la cosa peggiore è che quando in qualche modo le troveranno tutte non sapranno davvero cosa fare. Mi ha detto che esistono altre quattro dimensioni oltre a quella dove viviamo, ovvero quella dove risiedono tutti i vampiri. Non è facile viaggiare da una parte all'altra, bisogna recarsi in un posto chiamato il portale e da lì scegliere dove andare. L'accesso non è libero a tutti, bisogna avere qualcosa che Joey non mi ha voluto dire. Le altre dimensioni sembrano interessanti: i mutaforma, le fate, i Sybaris (creature marine), e i maghi. In tutte le dimensioni risiedono gli umani che non sono a conoscenza del mondo nascosto, e alcune di queste creature vivono con loro, mimetizzandosi tra la massa. Lavorano, studiano e si divertono come chiunque altro, tranne i vampiri, perché loro non possono vivere alla luce solare. La temperatura e l'aspetto estetico varia da dimensione a dimensione, per esempio in quella dei mutaforma il 75 % del posto è coperto da fitti boschi, il resto da centri frequentati dagli umani.

Un'altra curiosità che mi ha detto riguarda la parte politica. In tutte le dimensioni non c'è un comune o qualcosa del genere che riguarda solo quelle creature, quindi alcuni di loro lavorano in quelli mondani per "giustificare" tutte le cose non nella norma. Tranne per la mia dimensione, infatti a capo dei vampiri c'è il Re, ed io lavoro per lui e per il suo erede antipatico. Tutti i vampiri nati tali hanno un potere che li distingue, per la maggior parte diversi tra loro. C'è chi può vedere il futuro, come Victoria. Chi può comandare gli umani e anche fargli credere di vivere qualcosa che non è reale, come Diego. Chi può far rivivere qualcosa passata a sé stesso e a chi voglia, come Joey. E c'è anche chi può parlare nel pensiero, come Daiana. Non è andato oltre in questo argomento, mi ha solo detto che per elencarli tutti ci vorrebbe un giorno intero.

Lui ha esattamente duecentoventicinque anni, i vampiri crescono come umani fino a venticinque anni poi invecchiano molto lentamente. Joey comanda Ambra insieme ai suoi genitori ora che il Re vive qui, lontano dal suo regno. Esso è molto grande, non so di preciso e anche se me lo avesse detto non avrei capito lo stesso. Si chiama Ambra e si trova poco distante da qui, invisibile agli occhi degli umani. La luce solare ha distrutto le barriere create per proteggerli, quindi ora non possono uscire di casa e hanno paura persino di chiamare un vicino. Non sanno come fare e il Re da quando è successo questo ha smesso di pranzare e cenare con il resto della famiglia. Per quel che so io qualcuna di noi gli porta da mangiare quando lo dice lui, e passa tutto il giorno tra carte e roba cosi, a cercare di capire come salvare tutti.

La profezia ha raggiunto anche la dimensione dei Sybaris, prosciugando il lago dove vivevano. Ora vivono da umani, e non possono cambiare posto perché se uno di loro tocca l'acqua, anche quella si prosciuga. La loro dimensione è formata dall'80 % circa di acqua, il resto sono montagne alte e colline abitate. Le creature marine vivono solo nell'acqua dolce, e quei posti ormai ce ne sono davvero pochi.

<<Mi togli una curiosità?>>

<<Certo.>>

Io e Joey siamo seduti su uno dei tanti divani, nella mia ora pomeridiana libera. Solitamente è in quest'ora che mi racconta tutto.

<<Prima di venire qui, dove stavi? E che facevi?>> mi chiede girandosi con il corpo verso di me, le gambe fuori dal divano.

Io non so come lui faccia ad essere sempre composto in qualunque posizione, è sempre ordinato ed elegante.

<<Io e mia sorella non avevamo una casa, vivevamo con nostro>> mi fermo e mi schiarisco la voce. <<Suo padre in un capanno abbandonato e mal ridotto. Poi un giorno ci lasciò una lettera dove diceva che non sarebbe tornato e che io non ero sua figlia. Mangiavamo solo se durante la giornata riuscivamo a guadagnare qualcosa, in strada...>> mi fermo con il mio racconto, lasciandomi prendere dalla malinconia.

Posa la mano sulla mia e mi guarda malinconico. <<Mi dispiace.>> mi dice sincero.

<<Era sopportabile, qualche volta...>>

Ma qualche altra volta no.

<<E che facevate in strada?>>

Sorrido appena. <<Una vecchia signora ci aveva regalato una bellissima chitarra. Abbiamo imparato a suonarla e con l'aiuto della nostra voce riuscivamo a richiamare l'attenzione di qualcuno.>>

<<Una chitarra hai detto? Immagino fosse classica...>> dice tornando in posizione composta e guardando davanti a sé. <<Domani Zoe.>> e si alza, incamminandosi verso l'uscita.

<<Domani cosa?>>

<<Domani avrai un regalo. Alla stessa ora di sempre.>>

Scompare dietro la porta, lasciandomi sola. Un regalo.

Non ho mai ricevuto un regalo tutto per me.

. .. . .. .

<<Ora chiudi gli occhi e aprili quando lo dico io.>>

Obbedisco e li chiudo, posizionandomi per bene sul divano. Ieri Joey è sparito dicendo che mi avrebbe fatto un regalo, e oggi è arrivato in tutta fretta dicendomi che avrei dovuto chiudere gli occhi. Ed io ho obbedito, anche se non ho idea del perché si faccia così.

<<Ok, aprili ora.>>

Quando i miei occhi tornano a vedere, resto qualche secondo immobile a fissare l'oggetto che regge in mano con delicatezza. Dalla sua espressione capisco che è contento di vedere la mia reazione. È una bellissima chitarra nera, con una decorazione azzurra che parte dal manico a finire al centro; la decorazione consiste in delicate foglie azzurre che sembrano cadere giù portate dal vento. È la chitarra più bella che abbia mai visto.

<<Non ho parole...>> ammetto commossa.

<<Non c'è bisogno di parlare, la tua espressione dice tutto.>> si avvicina e me la porge. <<Tieni, ora è tua.>>

La prendo in mano cercando di essere delicata, e scopro sia più pesante di quel che pensavo. Passo le dita sulle corde e sento il familiare suono delle note e questo mi provoca tanta malinconia.

<<Nonostante tutto, mi manca suonare e cantare per qualcuno, era l'unico momento in cui mi sentivo meglio.>> dico sorridendo a Joey, il quale se ne sta in piedi con un'espressione soddisfatta.

<<Quando ieri mi hai detto che suonavi e che ti piaceva, ho subito pensato che la mia chitarra sarebbe stato il regalo perfetto. E a quanto pare avevo ragione.>>

Gli sorrido. <<Non so che dire, grazie. Ma non capisco perché questo regalo, io non ho fatto niente...>> sussurro.

<<Non hai fatto niente, come no.>> si siede e mi guarda. <<Da quando sono qui tu sei l'unica con cui parlo. Gli altri non mi calcolano e sospetto che non mi sopportino, e tanto meno li vedo spesso. Se non ci fossi stata tu, credo che sarei uscito pazzo, prima o poi.>>

Credo di arrossire. <<Beh oltre mia sorella anche tu sei l'unico con cui parlo, quindi anche io dovrei farti un regalo.>>

Porge le braccia verso di me e sorride. Cavolo quanto è bello quando sorride. <<Mi basta un abbraccio.>>

Arrossisco ancora di più e sento il cuore correre per una maratona. Poso la chitarra accanto a me e accetto il suo invito. Non mi stringe forte, è un abbraccio dolce e lui profuma di qualcosa che non so distinguere. Mi lascia e torno al mio posto.

<<Posso chiederti una cosa?>>

<<Se posso rispondere.>>

<<Nella mia vita ho sentito svariati tipi di profumi sui passanti in strada. Persone che se ne mettevano addosso almeno un litro. Ma mai come il tuo. Come si chiama? È l'aroma di un fiore per caso?>> chiedo in imbarazzo.

<<Si chiama Armani, lo ha inventato un tizio che ora è molto famoso. E no, non deriva da un fiore.>> risponde non abbandonando il sorriso. <<Dai, suonami qualcosa.>>

Prendo in mano la chitarra e la faccio adattare al mio corpo, poi posiziono le dita sulle corde e mi preparo a suonare, ma... che suono? Non tocco una chitarra da più di un mese e non ricordo subito le note delle canzoni che ero solita suonare.

<<Che c'è?>> dice dopo un po', vedendo la mia espressione spaesata.

<<Niente, è solo che non suono da un po' e mi sembra strano farlo ora.>>

<<Non ricordi le note?>> chiede.

<<La maggior parte sì, ma solo una ricordo bene perché la melodia è la mia preferita.>>

Joey sorride radioso. <<Allora vai, fammi sentire che sai fare.>>

Faccio un bel respiro e posiziono le dita, e subito dopo inizio a suonare. È un po' diversa da quella che avevo prima, ma comunque è pur sempre una chitarra. Che canzone ho scelto? Ovviamente figlio della luna. Peccato che non so cantare il testo, avrei cantato divinamente ora. Joey mi guarda e non capisco se la sua espressione è sorpresa per la mia bravura, o per qualcos'altro.
Quindi mi blocco, vedendolo troppo strano.

<<Cosa c'è? Suono così male?>>

<<No, non è questo, anche se ci sono diversi errori. Zoe, dove hai imparato questa canzone?>> chiede senza l'accenno ad un sorriso.

È completamente serio, l'esatto opposto di come era prima che iniziassi a suonare.

<<La madre di Alba me la cantava da piccola e crescendo sono riuscita a mettere insieme le note. Ma...>> mi fermo un attimo anche io, all'improvviso incerta. <<Ora che ci penso non lo so dove l'ho sentita, la so e basta.>>

<<Quella che stai suonando può essere identificata come la canzone degli invisibili, non capisco proprio come tu faccia a saperla.>>

La canzone degli invisibili?

<<Come?>>

<<Non ti sembra troppo strano il testo? Non hai mai fatto caso al suo significato?>> chiede perdendo la compostezza e poggiando un braccio sullo schienale e la testa sulla mano.

<<In verità non conosco il testo, non sono brava con le lingue, è Alba quella che la canta.>> rispondo.

<<Vuoi che ti racconti? Ti avverto, è una lunga storia.>>

Poso la chitarra, curiosa di sapere. <<Sarò molto contenta di ascoltarla.>>

Schiarisce la voce e inizia. <<Noi vampiri non siamo nati così, dal nulla. Siamo stati creati dalla luna, noi siamo i suoi figli. La leggenda narra di due creatori, Luna e Sole, i due Dei che comandavano la terra. Erano inseparabili, l'uno non poteva vivere senza l'altro, finché un giorno Luna tradì Sole. Arrabbiato e deluso, decise di non volerle fare del male, bensì di allontanarsi da lei. Dalla loro separazione nacque il buio e la luce, il bene e il male, la morte e la vita. Sole non la parlò più, e fece in modo che dove fosse lui non potesse esserci anche lei. Quando venne al mondo il figlio di Luna, Sole lo maledì, bandendolo dal suo regno di luce. È per questo motivo che noi non possiamo stare alla luce solare, qualcuno anni fa ha sbagliato e tutt'ora noi ne paghiamo le conseguenze. Inoltre, lo maledì anche riguardo la sua voglia irrefrenabile di sangue, l'assenza quasi totale del cuore e, soprattutto, la consapevolezza di poter vivere per sempre, senza poter amare davvero qualcuno. Certo, come si poteva amare un mostro? Solo un altro mostro avrebbe potuto amarlo, ma fece in modo che quel figlio, che avrebbe dato il via ad una razza eterna, non provasse sentimenti e né emozioni se non odio rabbia e orgoglio. Donò a quel figlio maledetto solo un dono, quello della bellezza, nient'altro. I figli di Sole furono quattro, e donò ad ognuno un potere diverso. Ad uno donò la possibilità di trasformarsi nel più potente animale, per difendere sé stesso e la propria famiglia. Ad un altro mise le ali, in modo da poter scappare via e andare lontano. Un altro ancora ricevette le branchie, così da poter nuotare liberamente negli oceani dolci. E all'ultimo donò la cosa più potente di tutte: la magia. Nelle sue vene scorreva magia, poteva fare qualunque cosa lui desiderasse. La canzone che tu conosci non è altro che un riassunto di quel che successe più di 3000 anni fa, è stata creata per ricordare a tutti cosa successe, anche se il compositore ha deciso di cambiare un po' di cose. Io non ho idea di come tu faccia a saperla, la conoscono solo gli abitanti del mondo invisibile.>>

Finisce e nemmeno riprende fiato, non è per niente stanco per aver parlato così tanto.

<<Non ne ho idea... sembra essere qui da sempre, sempre qui a echeggiare nella mia testa. Non conosco nemmeno il testo...>>

<<Possiamo rimediare, basta che io te lo scrivi da qualche parte e tu potrai impararlo subito, è molto...>> si interrompe quando poggio la mano sulla sua.

<<Joey, non so né leggere e né scrivere.>>

Non risponde subito, è molto sorpreso dalla mia rivelazione.

<<Non lo sapevo...>> dice dopo un po'.

<<Il padre di Alba sapeva farlo, ma non ci ha mai voluto insegnare.>>

<<Posso farlo io, se ti va.>> nota il mio sguardo sorpreso. <<Insomma, se hai voglia di imparare.>> dice di fretta, pentendosene subito.

Sento il sangue arrivare alle guance. <<Perderesti del tempo con me, una serva?>>

<<Amore, sono immortale, ne ho di tempo io.>> sorride. È dannatamente bello. Non sembra nemmeno un vampiro, non ha l'aria arrogante e presuntuosa che hanno tutti in questa famiglia. Lui è diverso.

<<Allora accetto.>> rispondo al sorriso.

Imparerò finalmente a leggere e scrivere il mio nome.

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