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"I tuoi demoni si nascondono sotto il letto. I miei nella mia testa."

Quando le sue labbra lasciano le mie, apro gli occhi ancora incredula per quello che è appena successo. I suoi occhi sono tornati alla loro familiare sfumatura azzurra, lo sguardo all'improvviso incerto. Le sue mani smettono di tenermi stretta e le lascia cadere sui fianchi. Il mio respiro irregolare continua ad essere l'unico rumore presente nell'intera stanza.

<<Maledizione...>> sussurra, abbassando lo sguardo.

Io lo guardo come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. Non so che dire, vorrei tanto fare qualcosa, qualunque cosa ma mi sento come congelata. Sensazioni che non avevo mai provato prima, emozioni troppo forti per descriverle mi hanno attraversato il corpo con il solo tocco delle sue labbra.

Avevo visto tante volte le coppie che si scambiavano piccoli baci in piazza, e tante volte avevo desiderato provare quelle emozioni anche io. Ora lo so cosa si prava, so cosa vuol dire "avere le farfalle nello stomaco". E ora so anche che chi dice questo si sbaglia, perché di certo ciò che sento ora io non è lontanamente paragonabile al battito di qualche farfalla. Credo di avere un intero zoo ora nello stomaco.

<<Non hai risposto alla mia domanda, principe.>> dico dopo qualche secondo di estremo imbarazzo. Siamo ancora molto vicini.

<<La tua proposta è molto allettante, ma il rischio per te sarebbe troppo grande. Potrei non riuscire a fermarmi e ti potresti fare davvero tanto male.>> risponde incurvando leggermente in su un angolo delle labbra.

Mi fermo per un attimo ad osservarle. Così precise, così morbide, così delicate...

<<Il dolore non mi spaventa. Ho bisogno di sapere e sei l'unico qui che mi possa dare le informazioni che mi servono.>>

Sembra studiare la mia espressione, e spero tanto di essere convincente.
Mi sento avvampare, non so nemmeno perché ma le guance mi vanno a fuoco e non riesco a nasconderlo. Il cuore continua a fare di testa sua e di certo la sua vicinanza non mi aiuta. Sorride e mi sposta una ciocca dal viso.

<<Perché sei diventata tutta rossa? Il rosso non è il colore che ti dona di più.>> mi dice.

<<Non lo so, so solo che qui dentro fa caldo.>> sposto lo sguardo da lui e lo poso alle sue spalle. <<Ecco infatti! La finestra è chiusa.>>

Prendo coraggio e supero la sua figura, diretta verso la porta finestra. Quando la raggiungo e la apro il vento freddo mi riporta per un attimo alla realtà, come un secchio d'acqua gelato. Fa troppo caldo. Ed ecco la seconda cosa che non mi sembra nella norma. Sono in questo palazzo da poco, ma se una cosa l'ho notata è che qui hanno l'abitudine di tenere le finestre sempre aperte di notte, in modo da far entrare aria fredda. E invece sono passati ormai minuti e minuti che la finestra è chiusa, e non ho caldo solo perché sono nervosa e agitata, fa davvero caldo.

Quando mi giro verso il principe lo trovo seduto su una sedia a fissarmi, lo sguardo concentrato e spento allo stesso tempo, gambe incrociate una sull'altra e un braccio a sorreggere la testa. C'è qualcosa di strano in lui, qualcosa che c'entra con il suo comportamento. Una persona non può cambiare da nero a bianco in meno di qualche ora, o deve essere successo qualcosa o è uno psicopatico bipolare.

<<Perché non dici niente?>>

<<Preferisco stare in silenzio, se non ho niente da dire.>> risponde.

Ce ne stiamo così, a guardarci l'un l'altra senza dire una parola. Il vento mi ha schiarita le idee e solo ora capisco che c'è qualcosa di troppo strano, una sensazione troppo negativa. Perché mi ha baciata? Perché adesso se ne sta seduto lì, impassibile, come se non fosse successo niente? D'un tratto la sua espressione cambia, sembra stia soffrendo internamente e cerca di nasconderlo, poi perde la sua postura e cade con le ginocchia a terra e lo sguardo basso.

Me ne sto immobile a guardarlo mentre si dispera tra mezzi gridolini trattenuti. Vorrei tanto fare qualcosa, da ciò che posso vedere sta soffrendo davvero tanto, i muscoli del collo tirati e le unghie delle mani ficcate nel tappeto. Ma che posso fare io? Non so nemmeno cosa abbia, se mi avvicinassi a lui potrei anche peggiorare tutto. Intanto continua a guardare in basso, con i denti serrati per evitare di urlare e la testa che fa avanti e indietro come per liberarsi da qualcosa.

Mi scuoto finalmente dal ghiaccio iniziale e mi avvicino lentamente, ma a metà strada mi blocco di nuovo perché lui stesso mi ha detto con una mano di stare ferma. Non so nemmeno descrivere cosa sta succedendo ora, il principe sembra essere tornato alla normalità e quindi tento di avvicinarmi, ma nuovamente qualcosa me lo impedisce. Una figura sguscia fuori dal suo corpo, atterrando sulle gambe e tentando di prendere l'equilibrio per non cadere. Diego se ne sta con la schiena poggiata sul letto, ad osservare infuriato e stremato la persona che mi ritrovo davanti. È un ragazzo, molto alto, con i capelli neri mossi e gli occhi scuri. Veste con abiti semplici, maglia grigia e un pantalone nero. Si guarda intorno come se si fosse appena svegliato, poi fa partire una risata divertita.

<<La vista è molto più bella dal mio corpo.>> dice.

La temperatura nella stanza cala di botto e rabbrividisco per il freddo e il vento alle mie spalle non mi aiuta. Una statua di cera in questo momento saprebbe meglio di me cosa dire.

<<Brutto figlio di...>>

Diego si alza di scatto da terra e si avvinghia contro il ragazzo, che porta le mani in avanti per proteggersi. Cadono insieme sul tappeto, Diego tenta di tenerlo fermo ma il suo avversario è molto forte. Lottano così per un po', rompono sedie, comodini, vasi e tutto quello che va ad intralciare la loro lotta. Per non parlare degli insulti, parole che non avevo mai sentito da nessuno.
Dopo qualche minuto, Diego, con gli occhi iniettati di sangue, riesce a bloccare il ragazzo a terra tenendogli le braccia ferme e le gambe con il suo corpo. Tira fuori i canini e glieli mostra, i capelli neri davanti al viso come un separè.

<<Perché?!>> urla lui. <<Perché lo hai fatto?!>>

<<Volevo solo divertirmi un po'! Come sei permaloso cugino.>>

Cugino?

<<Ti faccio vedere io come ti divertirai ora.>> ringhia di rimando tenendolo strettissimo nella sua morsa.

<<Non c'è niente di male in quello che ho fatto! Siamo cugini, fatti dello stesso sangue.>>

<<Non c'è niente di male?!>> ripete il principe. <<Hai frugato nella mia testa e ti sei impossessato del mio corpo!>>

<<Oh andiamo, lo facevo sempre quando eravamo piccoli!>>

<<E ricordi anche che ogni volta finiva così? Non ti stanchi mai di prenderle da me eh?>>

Il ragazzo a terra non risponde e lascia stare i tentativi di sfuggirgli, Diego è più forte.

Faccio per sbaglio rumore con le scarpe ed entrambi si voltano di scatto verso di me, Diego ancora infuriato e il ragazzo con un mezzo sorriso divertito. <<Posso sapere che sta succedendo?>>

<<Questo è mio cugino Joey, viene dalla città e starà per un po' con noi. Tu invece hai già avuto modo di conoscerla eh?>> dice guardando Joey.

<<E non solo, sono arrivato dove tu non arriverai mai.>> risponde e si libera dalla presa.

Diego, sebbene ancora infuriato, lo lascia andare e si alza da terra. Joey gli porge una mano per farsi aiutare ad alzarsi, Diego la guarda, sorride e si aggiusta i capelli con una mano. <<Va al diavolo.>>

Joey ha detto qualcosa che lo ha davvero colpito, altrimenti non mi spiego il motivo per cui lo ha lasciato così facilmente.

<<Non sto capendo niente...>> dico io. Non sono mai stata così confusa in vita mia.

<<Tu non devi capire niente, sei solo una schiava.>> risponde il principe paralizzandomi con uno sguardo.

Faccio fatica a credere a ciò che ha appena detto. Il Diego gentile e sensibile di poco fa se ne è andato lasciando il posto a quello stronzo e arrogante. Ed io mi arrabbio. Tutte quelle parole, quelle confessioni... il bacio. Tutto finto ed io ci sono cascata.

<<Fino a poco fa non mi sembrava di essere solo una schiava!>>

<<Ma lo vuoi capire che non ero io!? È stato lui a fare tutto, io ero bloccato in me stesso!>>

Con gli occhi ancora rossi si siede su uno dei letti, poi alterna lo sguardo da me a Joey, che se ne sta zitto con le spalle al muro e le braccia incrociate.

Mi pizzico la gamba per non piangere. Ho promesso che non lo avrei più fatto. <<Tutte quelle cose che mi hai detto, di tua madre, le scuse...>> poi abbasso il tono di voce. <<Il bacio...>>

<<Tutte stronzate!>> urla e abbasso lo sguardo, le lacrime che pulsano dagli occhi. <<Lui comandava tutto, lui si è scusato, lui ti ha baciata! Io non potevo comandare niente! Sapeva tutte quelle cose perché ha frugato nella mia testa, e quello che ti ha fatto vedere riguardo al quadro è un suo potere, non mio! Di mio c'erano solo i ricordi.>>

Vorrei tanto in questo momento avere un telecomando capace di portarmi indietro nel tempo e capire subito che le sue parole erano false.

<<Davvero hai creduto che un principe bacerebbe una serva?>> continua lui, gli occhi rossi e i denti stretti. <<Ma soprattutto, hai davvero creduto che io mi potessi scusare con te? Sono il principe, questo palazzo è mio, e tu devi solo obbedire ai miei ordini.>>

Le lacrime continuano ad implorare di poter uscire, ma faccio di tutto per bloccarle. Non devo piangere, lui non merita le mie lacrime.

<<No.>> dico in tono fermo alzando lo sguardo su di lui. <<Non ci ho creduto davvero. Sei un essere senza cuore, mai tu davvero saresti capace di scusarti con qualcuno, quindi, perché scusarsi proprio con una serva? Ma soprattutto, perché scegliere lei per sfogarsi liberamente per tutti problemi? No, sapevo che non poteva essere vero, i vampiri non hanno un cuore e non provano emozioni. Ora, se volete scusarmi principe, vado a dormire, domani devo alzarmi presto per recuperare il lavoro che non ho fatto questa sera.>> mi incammino verso la porta con lo sguardo alto e sicuro, poi, prima di aprirla e uscire, mi volto verso di lui e faccio il migliore dei miei inchini. <<Buona serata.>>

L'ultima cosa che vedo è la sua espressione, combattuta tra la sorpresa e la voglia di dire l'ultima parola, ma non gli do il tempo ed esco velocemente fuori, correndo verso la mia stanza. Solo adesso do libero sfogo alle mie lacrime.

. .. . .. .

<<Ancora non capisco il motivo per cui la tratti così.>>

Zoe era appena uscita dalla camera del principe, ed era subito calato il silenzio.

<<Come la dovrei trattare? È una serva, così si trattano le serve.>> rispose il principe aggiustandosi i capelli neri. Che brutto vizio che aveva.

<<No Darçy, non è questo che dicono i tuoi pensieri, e lo sai anche tu.>> Joey tornò in posizione eretta e si sedette sul letto, accanto a suo cugino, che intanto fissava il vuoto. <<Io ho potuto vedere cosa pensi quando la guardi.>>

<<Non ti ho ancora perdonato per quello che hai fatto, non ti conviene girare il coltello nella piaga. Ma soprattutto, non chiamarmi Darçy.>>

Sbuffó. <<Come la fai lunga.>>

<<Lo sai che odio quel nome.>>

<<Non mi riferisco al nome.>> si sdraiò sul letto e mise entrambe le braccia dietro la testa. <<Ma a quello che ho fatto.>>

<<Non farlo più.>> guardò suo cugino. <<Odio la sensazione di impotenza che si prova quando uno di voi entra in noi.>>

<<Noi, voi. Che importanza ha ora? Stiamo parlando di Zoe.>>

<<Ti sbagli su di lei.>> si alzò dal letto e andò verso la finestra, dando le spalle a Joey.

Fuori era ormai notte fonda, la luna piena illuminava per quel poco che poteva la sua proprietà e i pipistrelli volavano da una parte all'altra. Che stupidi gli umani, pensò, credono che i vampiri si possano trasformare in pipistrelli.

<<E poi sei tu che stai parlando di lei, non io.>> concluse il principe.

<<Però ne vuoi parlare.>> disse ridacchiando suo cugino.

<<No.>> rispose freddamente.

<<Va bene.>> si incamminò verso la porta e, prima di attraversarla e tornare nella sua camera, si fermò e senza girarsi disse: <<Ma non credo ci sia bisogno che ti ricordi qual è stato l'unico momento in cui ti ho lasciato comandare.>> e andò via, lasciando Diego da solo.

Finalmente, pensò il ragazzo.

Dopo qualche minuto uscì anche lui dalla camera e si diresse verso le celle: aveva bisogno di bere.

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