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"Tu sei il mio c'era una volta."

Apro leggermente gli occhi, tutta indolenzita e stanchissima, come se avessi lavorato per l'intera notte. C'è un odore strano nell'aria, un profumo familiare ma che non riesco a definire, e nemmeno uno spiraglio di luce penetra dalla finestra; l'unica fonte di luce proviene da una piccola lucina sul comodino affianco a me. Non la avevo mai notata prima.

All'improvviso ricordo tutto: la casetta, il bacio, il morso, il buio. Diego deve avermi portata qui, nella sua stanza per riposare, forse perché non voleva far vedere a nessuno che mi aveva morsa. Cerco di muovermi ma sono come bloccata, infatti poco fa non mi ero resa conto che c'è qualcuno che mi sta abbracciando, e che sono poggiata con la testa sul suo petto. Mi scosto leggermente: c'è il principe Diego addormentato, con i capelli tutti davanti al viso e le labbra rilassate, che mi tiene tra le sue braccia. Ma cosa è successo ieri sera? Non ricordo niente se non tanto buio, e ora mi sveglio con Diego che mi stringe a sé. Faccio un movimento troppo azzardato e mi scoppia la testa, come se mille martelli pneumatici mi stiano martellando sulle tempie. Mi rendo conto di essere molto calda, e subito mi viene in mente il dettaglio più importante.

Ho la febbre.

<<Buongiorno fiorellino.>> sussurra lui, aprendo un occhio azzurro. Con questa flebile luce sembra grigio.

<<Buongiorno.>> rispondo sedendomi, dandogli le spalle.

<<Come ti senti stamattina?>>

<<Sono stata meglio, grazie.>>

Faccio per alzarmi, poggio entrambi i piedi a terra e subito mi alzo, non curandomi di fare movimenti troppo azzardati, ma la vista si scurisce e le gambe deboli non sorreggono il mio peso e perdo l'equilibrio. Il mio corpo non tocca mai terra, Diego mi ha presa al volo e mi sorregge per la vita.

<<Torna a letto, mi procurerò una coperta e del cibo, tu non muoverti.>>

Mi posa di nuovo sul letto dalle lenzuola nere, faccio per protestare ma mi zittisce con un'occhiataccia che dice "sono il principe, devi obbedirmi."

Così poso la testa sul cuscino e lo vedo sparire dietro la porta della sua camera.

Ho freddissimo, ma nonostante questo un brivido di eccitazione mi attraversa. Sono qui, nella sua camera, lui non è arrabbiato e si sta prendendo cura di me, o meglio, della mia febbre.

È successo così velocemente. Un momento prima ci siamo lasciati andare ad un bacio represso per troppo tempo, l'attimo dopo avevo gli occhi sbarrati e la bocca aperta in un urlo muto, mentre lui succhiava via le mie forze vitali e non riuscivo a sorreggermi da sola. Sono svenuta, questo è chiaro. Ma dopo? La febbre deve essere salita di molto, non ricordo niente se non Diego che mi porta come una sposa tra l'erba alta del fitto bosco.

Diego entra nella stanza e chiudo gli occhi, fingendo di dormire. Lo sento avvicinarsi e posarmi delicatamente la coperta caldissima sul corpo troppo esposto, poi sento il rumore di qualcosa che viene poggiata sul comodino accanto al letto, poi ancora silenzio. Borbotta qualcosa riguardo al fatto che dormo sempre, poi sento la pressione del letto accanto a me, e capisco che si è seduto.

<<Chissà se hai ascoltato ciò che ti ho detto ieri notte.>>

Che mi ha detto ieri notte? Cavolo, non ricordo niente.

<<Speravo tu fossi sveglia ora per parlarne, o per lo meno per lasciarti chiedere scusa, quindi, mi limiterò a fartele ora, mentre assaggio di nuovo il tuo sangue.>>

Sbarro gli occhi e mi sento mancare l'aria, ma delle risate riempiono la stanza e vedo Diego piegarsi in due.

<<Sapevo che eri sveglia.>> dice non perdendo il sorriso.

<<Tu volevi mordermi di nuovo!>> biascico con la voce ancora impastata dal sonno.

Lui mi rivolge uno dei suoi sinceri sorrisi. <<No, volevo solo un po' ridere, tutto qui.>>

<<Non farlo mai più!>> ora rido anche io.

<<Cosa? Morderti o scherzare?>>

Mi siedo sul letto e porto le gambe al ventre, la coperta che mi copre come un involtino. Abbasso lo sguardo. <<Mordermi...>>

Lui perde il sorriso.

<<Mi dispiace, non avrei dovuto farlo, ho perso il controllo e l'ho riacquistato quando era ormai troppo tardi.>>

Decido di cambiare argomento. Sembra davvero dispiaciuto.

<<Cosa mi hai detto ieri sera?>> chiedo.

Il suo viso cambia in una smorfia infastidita. <<Niente di importante.>>

<<E allora perché volevi parlarne prima?>>

<<Stavo solo scherzando.>>

Lo guardo come quando una mamma deve far sputare il rospo al proprio figlio. <<Ne sei sicuro?>>

<<Sicurissimo.>> risponde con freddezza, e cambia argomento. Non saprò mai cosa mi ha detto ieri sera. <<Ti ho portato qualcosa da mangiare, quando ti sarai ripresa un pochino ti porterò io stesso nella tua camera. Non devi preoccuparti per il lavoro che non puoi svolgere, ci penserò io.>>

Rispondo con un sorriso debole. Mi fa cenno di sdraiarmi e così faccio, poggiando il viso dal lato destro.

<<Fa tanto male...>> sussurro, non sono nemmeno sicura di averlo detto o semplicemente pensato. <<Il morso, intendo. Quanta fame avevi?>>

Il principe mi porta le coperte sulle spalle nude, coprendomi il più possibile. <<Tu mi fai questo effetto.>>

Mi mordo le labbra. Lui le osserva ed io osservo lui.

Starnutisco e una lacrima cade involontariamente. <<Non andare via.>>

Sono posizionata alla parte estrema di un lato del grande letto, così il principe fa il giro e si sdraia accanto a me, dietro, poggiando una mano sul mio fianco. Al suo tocco rabbrividisco, anche se ho il lenzuolo fin sopra il collo. Poi con un gesto fulmineo e allo stesso tempo delicato mi porta vicino a sé, facendomi girare. Ora siamo l'uno di fronte all'altra, l'uno perso negli occhi dell'altra. Si sporge un po' e per un attimo sono convinta che mi vuole di nuovo baciare, ma invece sale un po' di più e da un piccolo bacio sul naso congelato.

<<Io non vado da nessuna parte.>>

. .. . .. .

I regni erano in agitazione, ancora di più di come lo erano già per conto loro, con l'arrivo della profezia. Il Re dei vampiri aveva raccontato ai familiari quello che aveva scoperto, poi aveva mandato nei vari regni la descrizione delle ragazze, e ora tutti erano in frenetica ricerca disperata. Ogni dimensione veniva setacciata da cima a fondo, ogni ragazza di 17 anni che corrispondeva alla descrizione del foglietto veniva mandata in un luogo di ritrovo, e fino a quel momento erano almeno cento per ogni mondo. E dei vampiri invece? Non sapevano nemmeno da dove iniziare. Di lei sapevano solo che era nata in una notte d'estate, come le altre, di 17 anni prima. Il Re aveva dato a tutti i rappresentanti delle dimensioni indicazioni ben specifiche: da lì ad una settimana tutti sarebbero andati allo specchio del lago, e insieme avrebbero cercato di capire come fermare tutto quello che stava accadendo. Aveva chiesto più giorni a disposizione, ma poi tutti avevano accordato per sette giorni, non volevano convivere un giorno di più con quella calamità che li stava distruggendo a poco a poco. Ai maghi era toccato in sorte un incendio che nessuno di loro poteva spegnere, infatti stava avanzando verso la città dove risiedevano la maggior parte di quelle creature. Però loro avevano capito come combatterlo, non come annientarlo: semplicemente a quel fuoco di natura sconosciuta aggiungevano il fuoco dei loro poteri, e in questo modo erano riusciti a rallentare il momento dell'impatto contro il regno. Gran parte di quel popolo viveva con gli umani mascherandosi tra loro, ma altri avevano scelto di condurre una vita propria, per questo motivo avevano fondato una città, la città di Byzantium, che ospitava i maghi di ogni genere e forma.
Alle fate era toccata una pioggia incessante, capace di distruggere tutto con dei chicchi di ghiaccio grossi quanto un pugno. Essendo loro di dimensioni più piccole rispetto ad un umano o a qualunque altra creatura, le fate vivevano in colonie formate da milioni di case su mille rami di un albero enorme, che era il nucleo della terra. Lo chiamavano l'albero della vita. L'albero si stava sgretolando sotto quella pioggia di grandine, distruggendo le loro case. Dovettero anche loro trasformarsi in umani e vivere con loro, lontano dal loro nucleo, lontano dall'albero che aveva donato la vita ad ognuno di loro. La situazione peggiorava giorno dopo giorno, ora dopo ora, secondo dopo secondo.

. .. . .. .


Dopo essermi finalmente ripresa, due giorni dopo, Diego mi ha riaccompagnata nella mia stanza e ho visto finalmente dopo giorni che mi sono sembrati una vita intera, la luce del sole. Credo di essere rimasta al sole per almeno venti minuti, con gli occhi chiusi a sentire sulla mia pelle quel calore che mi era mancato.

Diego mi aveva permesso di vedere Alba, e ho avuto modo di spiegare perché ero lì, ma ho omesso il fatto che mi aveva morso. Ho semplicemente detto che dovevo stare lì per evitare di contagiare le altre. Lei credeva che io riposassi nella camera degli ospiti, Diego mi ci aveva portata per giusto quei minuti a noi concessi per parlare. In seguito, mi aveva detto che Alba voleva ancora vedermi, ma lui gli aveva risposto che stavo troppo male.

Il principe è cambiato in una sola notte. Prima mi trattava male, litigavamo una volta su due, poi si è preso cura di me e ha fatto di tutto per evitare discussioni.

La porta si apre con un tonfo e salto in aria dallo spavento, ma quando mi giro non posso fare altro che saltare di gioia.

<<Paperella!>>

Alba si butta tra le mie braccia e insieme crolliamo sul nostro letto, lei che mi bacia su tutta la faccia e non mi lascia il tempo per respirare.

<<Mi sei mancata così tanto.>>

<<Ma se ci siamo viste appena ieri!>>

<<Appunto, ieri!>> risponde ridendo. <<È tanto tempo.>>

Riesco a staccarla da me e insieme ci sediamo sul letto, l'una di fronte all'altra. È vestita come al solito in divisa, la coda alta e i capelli biondi sulle spalle.

<<Non voglio mai più passare così tanto tempo senza vederti.>> dice con un pizzico di malinconia.

<<Te lo prometto.>>

Faccio la cosa che faccio sempre quando le devo promettere qualcosa: porto una mano sul cuore e faccio una croce. Lei sorride guardando quel gesto.

<<Di la c'è il finimondo, lo sai?>> dice abbassando la voce.

<<Cosa? E perché?>>

<<Per quel che ho sentito, sono tutti nervosi per una profezia. Pare che il Re abbia trovato degli indizi riguardo delle ragazze, ma non so altro. Il Re ha ricominciato a mangiare con il resto della famiglia, quel giovane ragazzo due notti fa è andato via, le altre donne dicono che sia tornato a casa sua, non so per quale motivo. La Regina è perennemente arrabbiata, guai a chi sbaglia anche solo di una sbavatura. Per le altre due ragazze non so dirti molto, stanno sempre zitte e io le vedo solo all'ora dei pasti.>>

Finalmente stanno risolvendo la questione della profezia. Strano che Diego non me ne abbia parlato. Pensandoci, io e lui non abbiamo parlato molto in questi giorni, nei momenti che sono stata sveglia ci siamo limitati a guardarci negli occhi, senza dire una parola.

<<Immagino che Ingrid sia arrabbiata, anzi furiosa con me.>>

<<Non lo so, so solo che il Principe le ha parlato riguardo te. Fossi al tuo posto non starei molto tranquilla.>>

Le prendo le mani e subito dopo l'abbraccio.

<<Ti voglio tanto bene, non dimenticarlo mai.>> dico tra i suoi capelli.

Profumano di salvia.

<<Te ne voglio anche io.>>

Sento le sue dita solleticarmi sul braccio, poco più sopra del gomito, sembra che stia studiando qualcosa.

<<Da quando hai una voglia sul braccio?>> chiede scostandosi da me.

<<Una voglia?>> ripeto. <<Io non ho nessuna voglia.>>

<<Invece si, guardala tu stessa allo specchio.>> indica il bagno.

Mi alzo scettica e mi specchio al piccolo specchio che riflette una me pallida con due occhiaie sotto gli occhi, ma decido di non pensarci e guardo il braccio destro: c'è una macchiolina nera, grande quanto una mandorla. Sono quasi sicura che questa non ci sia mai stata, quindi non so proprio cosa sia. La sfioro con le dita e non sento dolore, la strofino ma non va via. Poi come un flash improvviso la mia mente torna a qualche sera fa, quando Diego mi ha portata in braccio verso il palazzo. Ero cosciente a sprazzi, e ricordo che in uno dei pochi momenti di lucidità avevo visto una figura bianca vicino a me, poi la avevo vista dissolversi così come era apparsa. Quella figura mi aveva toccata, mi ricordo bene. Mi aveva sfiorata il braccio e poi mi aveva detto di fare silenzio.

Se ci penso ora mi vengono i brividi.

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Il disegno sopra lo ha realizzato la mia splendida amica AlexaShorty che non smetterò mai di ringraziare. ♥️

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