Capitolo 9 Il potere dell'attrazione

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Rafflesia si era trattenuta a casa. Nat, Bruce, Steve e Thor andavano al cinema ma aveva declinato la loro proposta, all'ultimo momento. Il Falco, infatti, si vedeva con la cameriera della mensa e lei era di umore nero.

Le veniva da piangere al pensiero che stesse con la biondina, ma non poteva farci nulla. Se non riusciva a superare le proprie paure, a legarsi a qualcuno anima e corpo, per il terrore di perderlo, per il senso di colpa, per l'idea che potesse accadergli qualcosa di brutto a causa sua, Clint non c'entrava. Era la sua rigidità il problema. Accese la tv, senza sentire una parola del notiziario che scorreva in sottofondo. Udì un rumore alla porta e aprì, preoccupata. Vide Barton, di spalle, tornare al suo appartamento: le aveva lasciato una busta con cibo thailandese da asporto 'Clint, te ne vai così?'.

'Ciao, Rafflesia' l'uomo si voltò. 'Non eri al cinema coi colleghi?'.

'No, ho rinunciato. Grazie per il cibo da asporto, non ho mangiato; la tua cena, invece?' chiese, curiosa.

L'arciere non voleva mentire e le disse la verità, affranto 'Stare con una donna e pensare a un'altra, tutto il tempo è la cosa più brutta che ti possa capitare. Scusa, non avrei dovuto confessartelo ma è così. Comunque, sono scappato prima possibile. Ti auguro la buonanotte'. La collega non riuscì neanche a salutarlo o ringraziarlo. Barton scappò via pure da lei.

***

Clint fumava, stravaccato sul divano, guardando fuori dalla finestra, intristito dalla desolante serata.

Sentì bussare lievemente. Gli sembrò strano fosse lei, ma ne era sicuro, ci avrebbe scommesso il suo arco: l'agente Tyler si stagliava in accappatoio sull'uscio del suo appartamento, scalza.

'Ciao...' la salutò, incerto; data l'ultima sparata di mezz'ora prima, non si aspettava proprio di vederla.

La donna entrò, zero parole e un viso indecifrabile.

Mentre richiudeva la porta, l'arciere notò che sotto l'accappatoio indossava le calze di seta nere, quelle famigerate, santo cielo! La vide dirigersi, diretta, in camera, mentre si toglieva la spugna. Portava il reggicalze senza nemmeno le mutandine come l'ultima volta che erano stati insieme.

Gli sembrò una fine e forse un altro inizio, un atto di belligeranza, una mezza follia. Voleva fare sesso, era un chiaro invito. Si era stesa a letto e lo continuava a scrutare, muta.

Aveva un'immensa brama di lei, come sempre, ma si chiese se fosse possibile davvero, visto quello che era accaduto. Capì di doverlo scoprire a proprie spese.

Fece quello che aveva sempre fatto. Si spogliò e le si mise accanto in attesa di una sua mossa, sperando ardentemente che lo baciasse; moriva per quelle labbra e i suoi baci gli erano mancati moltissimo, più di tutto il resto.

La donna lo capì e si avvicinò, sfiorandolo leggermente sulla bocca. L'attrazione che provava per il Falco era stata più forte delle sue paure, lo aveva compreso quando si era affacciato alla sua porta. L'urgenza di lui e di fare l'amore assieme avevano avuto la meglio anche sul potere della mente; lo carezzò sui capelli e sul viso, si alzò, e gli si posizionò sopra per farlo entrare in sé.

Clint era fermo, immobile, sospeso tra il timore di essere troppo precipitoso e passionale dopo che l'aveva forzata l'ultima volta e il suo folle desiderio. Ritenne fosse preferibile lasciare l'iniziativa alla sua amica, in quella serata dove non le era certo mancata. Un lampo doloroso squarciò la sua testa: non era vero, maledizione, non era la sua amica, era il suo amore, tesa, nervosa, nemmeno pronta. Avrebbe potuto amarlo come un tempo, con la stessa passione?

Il dubbio svanì senza attese in pochi istanti; mentre cominciava a muoversi ritmicamente, le vide l'intimità schiudersi a mo' di un bocciolo di rosa, gli umori abbondanti bagnarle l'adorato triangolino, la fragolina tesa e pulsante, in un incastro erotico, incastonato nella stoffa nera sublime che la cingeva.

Sentì delle gocce di liquido sul torace, alzò lo sguardo e osservò il latte candido sgorgare dalle sue ciliegine: era l'elisir della cupidigia che li legava.

Gli parve di avere una macedonia nella testa, soprattutto vedendola eccitata, come in nessuna delle innumerevoli volte che si erano congiunti.

Lei pensò la stessa cosa nel medesimo instante: che mai era stata così coinvolta con qualcuno, e Clint, turbato, non la toccava nemmeno.

Quando erano insieme tutto il resto del mondo scompariva, come non esistesse altro, come non ci fossero problemi di alcun tipo: era sempre stato in quel modo, dal primo istante, dalla prima volta che si erano sfiorati.

Non esitò. Si carezzò il latticello sui capezzolini e lo portò alle labbra per gustare il proprio inusuale sapore, sapendo che il gesto avrebbe deliziato il suo partner; lo ripeté, ricoprendone le labbra del compagno  che prontamente lo leccò  con un gemito, gli occhi azzurri colmi dello splendore della sua donna.

'Sei la mia Stella d'argento, in tutto!' furono le prime parole scambiate; forse non era il momento più adatto ma Barton si buttò 'Rafflesia, amore mio, mi dispiace tanto' mormorò tentando di trovare un equilibrio fra l'eccitazione e la razionalità, tra la concupiscenza e il profondo senso di colpa che lo attanagliava e da cui doveva liberarsi.

'Anche a me, Falco' la moretta sussurrò a sua volta aumentando in quel momento il ritmo dell'amplesso, con frenesia. La forza delle proprie contrazioni all'inguine la sconvolse. Cerchi concentrici di piacere  si irradiavano per raggiungere ogni cellula del suo corpo e della sua testa. Dovette abbracciarlo per non venirne sopraffatta nel momento stesso in cui lui fece la medesima cosa, alzandosi a sedere  per aggrapparsi ai suoi fianchi e alla sua schiena, mentre godevano insieme di un'immensa beatitudine.

Poterla stringere ancora, sentire i suoi gemiti nelle orecchie, i suoi brividi addosso: che meraviglia, pensò Clint.

Rafflesia si staccò e distese con il viso verso Barton che non aveva smesso di rimirarla ed era ancora seduto, in affanno. Con naturalezza, l'uomo scese a sfiorarle le ciliegine con la bocca, prima l'una e poi l'altra, ed a seguire la baciò, sulle labbra, leggero e tenero. Dio, quanto l'amava!

Le si mise vicino, gli occhi nei suoi ametista.

'Lo volevo immensamente. Non riesco a starti lontana, Falco, perdonami: ho incasinato tutto e di nuovo' si rimproverò, soddisfatta ed infelice.

'Lo volevamo entrambi, certe cose si fanno sempre in due, ricordatelo. Per mio conto, non è mai stato bello ed intenso, come stasera. Pensavo non sarebbe più accaduto, in seguito all'ultima notte passata insieme. Non avrei dovuto forzarti e dire quelle cose sulla Siria. Scusarmi non sarai mai abbastanza' era solo lui che doveva fare ammenda, non il suo amore.

'È stato un momento di rabbia, tu sei diverso; non ti giustifico però ti capisco, e... so che ti volevi fermare quando sei venuto via, che non desideravi umiliarmi'.

Almeno lo aveva intuito, meno male, rimuginò lui.

'Ti avevo provocato, di proposito, per la storia del sesso...'.

L'arciere annuì.

'Falco, io, non l'ho mai confessato a nessuno' si interruppe, bianca come la federa che ricopriva il cuscino 'Negli ultimi mesi prima che Bryan morisse, ho percepito che qualcosa fra di noi era radicalmente cambiato'. Lui si girò di fianco, curioso e le si accostò, ancora di più: ecco il centro della questione, finalmente. 'Era diverso, mi guardava in maniera indecifrabile, mi aveva detto che voleva lasciare sua moglie; ho fatto finta di nulla sulle prime, ho messo la testa sotto la sabbia. Provava dei sentimenti diversi per me; ho tentato a parlargli, era il mio amico più caro, ma ha negato, ovviamente. Si trattava di lavorare a stretto contatto e di mettere la mia vita nelle sue mani e forse non voleva tensioni sul lavoro o sapeva che io non lo amavo. Comunque sia, mi ha confessato di amarmi poco prima dell'operazione. L'ho respinto e si è innervosito, è impazzito, non lo riconoscevo più. A causa di questo turbamento, in Siria ha perso la lucidità che lo contraddistingueva'.

Aveva gli occhi colmi di lacrime mentre lo diceva. Aggiunse 'Sono una pessima amica, è questo il problema, solo questo: le persone a cui voglio bene si fanno sempre male per causa mia'.

'Non mi meraviglia che il tuo collega si sia innamorato di te, cosa di cui non hai nessuna responsabilità, tra l'altro, e che non incide, in alcun modo, su quello che vi è accaduto quando eravate in missione, a parer mio. La questione è che io e te non siamo amici e non lo siamo mai stati. Ci eravamo conosciuti da dieci minuti e ci stavamo già baciando... questo gli amici veri non lo fanno; non vuoi ammetterlo, nemmeno con te stessa. Forse non riesci ad aprirti completamente, per il tuo senso di colpa, o perché hai paura di soffrire, ma non è più una mia preoccupazione...' oramai il gioco al massacro era già durato troppo, per i gusti dell'Avenger.

'Non voglio perderti, Clint' lo pregò, disperata, capendo che fosse l'inizio delle fine.

'Nemmeno io lo vorrei ma a questo punto non dipende da me. Non ce la faccio a continuare questo legame perverso, voglio tutto o niente. Io ti amo, Rafflesia, ciò che provo non è amicizia e se non posso averti in modo completo, me ne farò una ragione... Non so quando...' singhiozzava, il Falco, a pezzi 'Ma non posso più stare così: tu sei il mio amore e non la mia amica. Sei la mia stella d'argento, la stella d'argento del mio cuore'. Si rigirò di spalle per piangere in pace ma sentì subito che lo abbracciava da dietro singhiozzando più forte di lui. Gli rimase attaccata qualche minuto, quindi si alzò, si rivestì e andò via. Nell'aprire la porta udì il cicalino del cercapersone di Barton che suonava!

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