Capitolo 46.

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Le parole di Draco continuavano a vagarmi per la mente, con una sola frase aveva distrutto le mie sicurezze, quelle parole mi avevano scavato dentro un vuoto immenso.

Non si era soltanto limitato a baciare Pansy, ci era andato addirittura a letto. Meritava l'inferno quel ragazzo.

Non mi ero mai dichiarata a lui, non gli avevo mai parlato apertamente di ciò che provavo; ma lui lo sapeva, eccome. Sapeva benissimo che ogni suo tocco, ogni suo bacio, mi rendevano nervosa, incandescente, desiderosa di avere di più.

Ancora una volta, mi aveva distrutta. Avevamo la possibilità di stare insieme, potevamo vivere la nostra storia alla luce del giorno senza nasconderci da Narcissa o da altri ma, l'aveva mandata in frantumi. Odiavo come mi faceva sentire, odiavo quella gelosia che mi accelerava il battito e mi faceva contorcere lo stomaco in una morsa brutale.

Per anni ero rimasta nella sua ombra, avevo vissuto una vita di insulti spregevoli, di cicatrici che esternamente poteva sembrare guarite ma non era così. Esse formavano la mia più grande ferita, quella che mi provocava in dolore immenso.

Mentre tornavo verso la villa, vidi Narcissa sull'uscio della porta, mi avvicinai a lei chiedendomi cosa ci facesse fuori casa.

"Cissy, che ci fai qui?"

"Oh Grace, ti stavo cercando. Immaginavo fossi uscita a fare due passi, tu ami la neve." Mi sorrise con gli occhi immersi nei ricordi di anni prima. "Comunque, è arrivato questo per te!"

Mi diede un pacco rosso fuoco con un biglietto attaccato alla corda che avvolgeva la scatola.

Al tuo arrivo ci sarà il matrimonio del fratello di Ron, mi sono permesso di farti un piccolo regalo.
Ho chiesto ad Hermione quale fosse il tuo colore preferito, spero che ti vada bene.

Harry Potter

Un calore immenso mi riscaldò interamente il corpo, per un attimo quel vuoto provocato da Draco fu colmato da quelle quattro righe.

"Mh vedo che hai stretto nuove amicizie." La voce di Narcissa mi riportò alla realtà, e quella realtà era la sensazione di sconforto che mi chiudeva lo stomaco. "Parlami di lui." Continuò facendomi l'occhiolino, il suo gesto mi provocò un sorriso imbarazzato.

"Oh no, è solo un amico tutto qui." Farfugliai alzando gli occhi al cielo.

"Un amico eh?"

In quel momento sentii dei passi alle mie spalle, mi voltai e vidi Draco, il suo sguardo si spostò velocemente da me alla scatola che tenevo tra le mani. Pochi secondi dopo ci passò davanti.

"Ma cosa gli prende? Ultimamente è così strano." Sbuffò Narcissa guardando Draco. Alzai le spalle.

"Si gela qui fuori, entriamo." Le dissi mettendo il braccio sotto il suo.

Mi tolsi il cappotto e mi sedetti sul divano davanti il camino seguita da Narcissa e la sua curiosità per ciò che si trovava dentro scatola.

"Avanti, aprila." Sorrise lei come una bambina. Imbarazzata tolsi il coperchio e presi il contenuto.

Era un vestito. Un vestito bellissimo.

Mi alzai in piedi e lo aprii completamente: era un vestito lungo da cerimonia, verde smeraldo e con una scollatura profonda dietro la schiena, le maniche si stringevano lungo i polsi. Il tessuto era liscio, lucido e semplice.

"Oh mio dio, è bellissimo." Narcissa si portò le mani alla bocca guardando il vestito. "Dovresti provarlo." Suggerì.

"Non lo so-"

"Avanti, Grace. Vediamo come ti sta!" Battè le mani incoraggiandomi. Con riluttanza andai nel bagno e cominciai a spogliarmi.

Ero incantata da quell'abito, era semplice ma non aveva niente da invidiare ad altri abiti. Mi meravigliai di come Harry ci sapesse fare, la sua scelta rispecchiava decisamente il mio essere.

Entrai nella stanza dove si trovava Narcissa, indossando il vestito. Il cuore cominciò a battere più forte quando vidi Draco in piedi davanti il tavolino degli alcolici, stava versando nel bicchiere in vetro un liquido scuro.

"Sei bellissima!" Narcissa si alzò correndo verso di me, guardai Draco che aveva appena poggiato lo sguardo nella nostra direzione. "È perfetto!" Disse Narcissa sistemandomi il vestito.

"Beh sì, è proprio un bel vestito." Arrossii lisciando il vestito e sentendomi ancora lo sguardo di Draco addosso.

"Dovremmo ringraziare questo ragazzo, perché non lo inviti a cena qualche volta?" Alle parole di Narcissa mi pietrificai, sapevo perfettamente quanto quell'idea potesse essere stupida.

"Come no!" Mormorò a voce alta Draco portandosi il bicchiere alle labbra, la testa di sua madre si girò verso di lui.

"Perché?" Gli chiese confusa.

"Lui è... timido, ecco." Mi sbrigai a dire, sperai che la discussione troncasse con le mie parole.

"Ci vogliono degli accessori! Aspetta qui." Strillò Cissy correndo al piano di sopra lasciando me e Draco da soli nella stanza. Mi mossi sul mio posto imbarazzata, i suoi occhi mi facevano sentire a disagio e allo stesso tempo mi infastidivano.

"Timido, eh?" Bisbigliò appoggiando il bicchiere sul tavolino e venendo verso di me. Guardai fuori dalla finestra senza dire una parola. "Che c'è, Grace, il gatto ti ha mangiato la lingua adesso?" Si avvicinava sempre di lui, chiusi gli occhi un istante prima di guardarlo indifferentemente e sorridergli falsamente.

"Cosa vuoi, Draco?"

"Ci sarebbero molte cose che vorrei, ad esempio," si fermò davanti a me e una sua mano scivolò lungo il mio fianco avvolgendolo, con uno strattone mi avvicino a lui. La sua colonia invase le mie narici, cercai di non guardarlo. "Toglierti questo orrendo vestito di dosso." Disse guardando le mie labbra. Espirai lentamente fissando il camino.

"Credo che non avrai mai questo privilegio, Malfoy." Lo guardai sorridendogli.

I passi di Narcissa lo fecero allontanare dandomi la possibilità di riprendere a respirare, Draco si recò dal suo bicchiere e continuò a bere.

"Ecco qui." Narcissa si piazzò davanti a me con una collana e un anello. Mi prese la mano e mi guardò con le lacrime agli occhi. "So che non sei mia figlia, so anche che ho fatto tutto il possibile per farti sentire parte di questa famiglia." Si bloccò e tirò su col naso.

"Ma questo... questo anello, fa parte della mia famiglia da generazioni, viene tramandato alla figlia minore." Disse rigirandosi l'anello tra le dita.

"Adesso io voglio darlo a te, non abbiamo un legame di sangue, non sono tua madre ma tu sei lo stesso mia figlia, sei la mia bambina." Mi accarezzò il viso, le sorrisi commossa.

"Tu sei mia madre, Cissy!" Le dissi scacciandomi qualche lacrima dalla guancia. Narcissa mise l'anello al mio dito.

Era un anello abbastanza grosso, con una pietra grande verde incastonata sopra e altre due più piccole ai lati di essa.

"Grazie!" Sussurrai guardandola.

Draco rimase in silenzio tutto il tempo guardando un momento così bello tra me e sua madre. Conoscevo il suo vecchio risentimento nei miei confronti e cercai di non sbilanciarmi troppo con Narcissa.

Passarono giorni senza che io e Draco parlassimo, raramente ci ritrovavamo in una stanza da soli. Il Natale era passato e il giorno dopo avrei dovuto incontrare Harry ed Hermione ad Hogsmeade per andare alla tana.

Avevo sistemato la mia roba in uno zaino, il vestito di Harry era ripiegato con cura. Avevo cenato, fatto la doccia e stavo leggendo un libro sotto le coperte. Per tutto il giorno mi ero sentita agitata all'idea di passare alcuni giorni con la famiglia di Ron.

Dopo essermi addormentata, mi svegliai durante la notte con la gola secca. Mi alzai dal letto, presi la vestaglia e andai in cucina per un bicchiere d'acqua, mi bloccai quando vidi Draco seduto sul divano con un bicchiere in mano.

"Cosa ci fai qui?" Gli chiesi con la voce assonnata, mi avvicinai alle sue spalle e lui si voltò. Aveva gli occhi piccoli e rossi, le occhiaie facevano da contorno ad essi.

"Non riesco a dormire." Si girò di nuovo verso il camino, sospirai e mi diressi in cucina a bere.

Stavo per salire le scale per tornare a letto quando la voce di Draco mi fermò.

"Non andare." Disse alzandosi in piedi e fermandosi sotto l'arco che separava il salotto dalle scale.

"Ho sonno quindi-"

"No, non andare da lui, domani." Mi interruppe, i suoi occhi erano fissi sui suoi piedi. Lo guardai, il suo viso assonnato, le labbra leggermente aperte, aveva la camicia fuori dal pantalone e i primi bottoni aperti che lasciavano intravedere il suo petto. Scossi la testa allontanando quei pensieri.

"Draco, io, non posso." Mormorai sospirando.

"Ti prego, non andare lì, non riuscirei a pensarti con lui, per giorni." Alzò lo sguardo, incontrai i suoi occhi tristi, profondi da poter vedere con quanta sofferenza era riuscito a dire quelle parole.

"Siamo amici, Draco." Alzai gli occhi e cominciai a salire qualche scalino. La sua mano mi bloccò il polso.

"Grace, se tu vai lì io-"

"Cosa? Tu. Cosa?" Sputai velenosamente. Odiavo essere ricattata, odiavo come lui, si credeva in diritto di metter bocca sulla mia vita.

"Sono così stanca, Draco. Scappi e ritorni continuamente, mi tratti male e poi fai finta di nulla, vai a letto con altre ragazze e quando IO, mi avvicino ad un ragazzo ti scatta qualcosa, diventi geloso. Si può sapere cosa vuoi da me?" Dissi tutto d'un fiato. Quelle parole che mi tenevo dentro, trovarono la strada per uscire, trovai il coraggio per dire ciò che pensavo sul serio.

"Io non scappo." Disse a voce bassa, ridacchiai togliendo la sua mano dal mio polso.

"Tu scappi, sei un codardo. Non riesci a prendere ciò che il tuo cuore desidera, stai sempre in allerta, sempre a pensare a ciò che potrebbe dire la gente di te, tu scappi, eccome se lo fai." Dissi voltandomi e riprendendo a salire le scale. La rabbia aveva preso il sopravvento. Sentii i passi velocissimi di Draco e in un secondo mi bloccò al muro con le braccia.

"Forse ti servirebbe una bella lezione, io codardo?" Rise abbassando la testa. Il cuore mi rimbombava nelle orecchie, la schiena schiacciata al muro cercando di stare il più distante da lui. Il ricordo di Lucius, le sue mani su di me, le sue parole sputate con rabbia, si insinuarono nella mia mente facendomi tremare.

Draco mi guardò e tornò serio. "Hai paura di me?" I suoi occhi sprofondarono nella tristezza più assoluta. "Non ti farei mai del male, lo sai." Mormorò, deglutii e cercai di calmarmi.

"Per favore, allontanati." Sbattei le palpebre più volte per scacciare via l'immagine di suo padre davanti ai miei occhi. Draco si allontanò e si appoggiò sul passamano con gli occhi fissi nel vuoto.
Cominciai a rilassarmi, cercai di respirai più aria possibile e di ricordarmi che Draco non era suo padre. "Devo andare." Gli dissi sottovoce.

"Ti prego." Mi prese la mano e ci lasciò sopra un bacio. "Resta con me, resta qui." Sussurrò.

Draco era tossico, cambiava velocemente personalità, non riusciva a tenersi qualcosa di bello tra le mani, conosceva solo il disprezzo, la rabbia e la distruzione. Dopo mesi capii che se fossi rimasta tra quelle mani, mi avrebbe distrutta completamente.

Tirai via la mia mano dalla sua, il suo viso si segnò di confusione e incredulità. Gli avevo costantemente dato la possibilità di credermi un suo giocattolo, di credermi incapace di percorrere la mia via.

Con il cuore in frantumi e le lacrime bloccate in gola, me ne andai. Lo lasciai su quelle scale con una parte di me, del mio amore.

Spazio autrice
Capitolo un po' triste, spero che rispettiate le mie scelte, ho tutta una storia costruita e intendo seguirla.
Non criticate le 'scelte' di Grace, il suo personaggio è costruito su dolore e umiliazione da parte di Draco.
Prossimo aggiornamento domenica.

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